martedì 22 marzo 2011

29a giornata: Athletic 0-1 Villarreal.


Il colpo di testa vincente di Marco Ruben (foto As.com).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili (80' Gabilondo); David López (63' Urko Vera), Orbaiz, Javi Martínez, Muniain; De Marcos (68' Susaeta), Llorente.
Villarreal CF: Diego López; Mario, Gonzalo, Musacchio, Catalá; Bruno, Marchena, Cazorla (71' Cani); Borja Valero (83' Kiko); Marco Ruben, Rossi (87' Wakaso).
Reti: 58' Marco Ruben.
Arbitro: Estrada Fernández (Comité Catalán).

Il cammino dell’Athletic verso l’Europa si complica maledettamente dopo la sconfitta con il Villarreal, un risultato forse troppo severo per i Leoni ma che è comunque sintomatico di un momento poco felice della squadra di Caparros. Ed è proprio Jokin a finire per primo sul banco degli imputati: tutti (me compreso) si erano illusi che l’utrerano avesse trovato la quadratura del cerchio, ma il ripresentarsi dei soliti alti e bassi è un chiaro indizio dell’impossibilità di fare il definitivo salto di qualità con questo allenatore. Io per primo ho voluto dargli credito, arrivando anche a scrivere che si meritasse il rinnovo (pur non condividendo tale soluzione), però adesso sono del parere che abbia esaurito le prove d’appello. Se non è riuscito a dare continuità alle prestazioni della squadra in quattro anni, dubito che lo farà nel prossimo futuro e a questo punto penso che anche in società stiano cominciando a valutare altre soluzioni, come mostrano alcune critiche all’allenatore apparse su giornali vicini ad Ibaigane.
Per quanto riguarda la partita, ieri l’Athletic ha giocato davvero male e non è riuscito ad evitare la “trappola” preparatagli da Garrido. Con i suoi giocatori reduci dalla partita di Coppa UEFA, l’allenatore del Villarreal ha giustamente deciso di impostare una partita di puro contenimento e ha irretito la manovra dei bilbaini grazie a una perfetta organizzione difensiva: squadra corta, ottima occupazione degli spazi, pressing assente e pallino del gioco lasciato ai padroni di casa, notoriamente in difficoltà contro avversari schierati a protezione della propria area. Nel primo tempo il Submarino amarillo non si è quasi mai visto dal centrocampo in su, ma allo stesso tempo ha lasciato poco o nulla all’attacco dei Leoni, peraltro guidato da un Llorente in giornata-no e che necessita visibilmente di una pausa. Un colpo di testa alto di poco di Nando e un tiro-cross pericoloso di Muniain sono stati gli unici tiri in porta degli zurigorri, produzione francamente misera per poter avanzare pretese di vittoria. La ripresa ha visto un Villarreal maggiormente propositivo, e al 58’ un gran cross di Borja Valero (giocatore straordinario, di gran lunga il migliore in campo) ha pescato Marco Ruben solissimo a centro area per il colpo di testa dello 0-1. Lo svantaggio ha dato la sveglia all’Athletic e ha ravvivato la partita, fin lì poco spettacolare e giocata a ritmi davvero bassi, ma la reazione biancorossa è stata disorganizzata e anche piuttosto sterile. Palloni buttati in mezzo tanti, azioni manovrate poche, e alla fine si può solo recriminare per un colpo di testa fuori di un niente di Javi Martinez e per le grandi parate di Diego Lopez su Susaeta e Llorente (anche Iraizoz però è dovuto intervenire su Rossi e Cazorla, giacché il Villarreal ha goduto di ampi spazi per distendersi in contropiede). A nulla è servita la mossa di Caparros di mettere dentro l’eroe di Getafe, Urko Vera, ed è chiaro che un 23enne esordiente in Primera non può essere ogni domenica il salvatore della patria. Il punteggio dunque non è più cambiato e il Submarino amarillo ha potuto festeggiare una vittoria fondamentale con cui ha riagganciato il Valencia in terza posizione.
Tutt’altra musica in casa Athletic, raggiunto dal Siviglia al sesto posto e con un vantaggio di soli tre punti sull’ottava, l’Atletico Madrid. La situazione di classifica si è fatta improvvisamente complicata e la squadra non sta fornendo un’immagine convincente di sé: troppo giocatori sono fuori condizione, il gioco si è nettamente involuto e l’assenza di Toquero, l’uomo più in forma di tutta la rosa, si sta rivelando – incredibile a dirsi – una gran brutta tegola, perché là davanti nessuno riesce ad assicurare quel costante contributo di pressing, corsa e tagli sugli esterni ad allargare le difese che il numero 2 stava fornendo con grande continuità. Se a tutto ciò si aggiunge l’immobilismo di Caparros, sempre poco reattivo quando si tratta di dare una sterzata in corsa per ribaltare un risultato, il quadro è completo e non induce a pensare positivo. Dopo la pausa per le nazionali (a proposito: complimenti a Iraola, convocato da Del Bosque; della Spagna m’importa meno di zero, ma sarebbe stato scandaloso che il rendimento di Andoni continuasse a non venire premiato) i Leoni affronteranno l’Almeria, ed è inutile dire che servirà una vittoria per riprendere a correre nella volata per un posto europeo.

mercoledì 16 marzo 2011

28a giornata: Getafe 2-2 Athletic.


L'abbraccio dei compagni a Urko Vera dopo il gol (foto Athletic-club.net).

Getafe: Codina; Víctor Sánchez, "Cata" Díaz, Marcano, Miguel Torres; Pedro Ríos (79' Sardinero), Parejo (75' Casquero), Boateng, Manu; Albín (82' Borja), Arizmendi.
Ahletic: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; Javi Martínez, Gurpegui (46' Orbaiz); Susaeta (62' David López), De Marcos (62' Urko Vera), Muniain; Llorente.
Reti: 57' e 84' Manu, 69' Manu (ag), 93' Urko Vera.
Arbitro: Ayza Gámez (Comité Valenciano).

Un finale da romanzo consegna un punto insperato all’Athletic, che non rompe la maledizione del Coliseum Alfonso Perez (mai una vittoria in questo stadio) ma almeno salva le penne e non perde terreno prezioso in classifica. L’uomo-copertina è l’ultimo arrivato in casa biancorossa, quell’Urko Vera che all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero ha spedito alle spalle di Codina un corner di David Lopez: una bella soddisfazione per un ragazzo che solo fino a un paio di mesi fa giocava in Segunda B con la maglia del Lemona. Il suo gol, peraltro, è il primo messo a segno da un biscaglino in questa stagione, segnale positivo dopo le polemiche seguite all’assenza di giocatori nati in Bizkaia nella partita col Saragozza. Il risultato riacciuffato in extremis è stato comunque l’unico aspetto da salvare di una serata per il resto assolutamente dimenticabile, nella quale il gioco è stato il grande assente e le due squadre hanno fatto poco o nulla per vincere.
L’assenza di Toquero (out 3 settimane a causa dell’infortunio rimediato col Siviglia) costringe Caparros a cambiare qualcosa nella sua scacchiera ed a proporre una sorta di 4-2-3-1 con Llorente davanti a Muniain, Susaeta e De Marcos; Amorebieta deve ancora accomodarsi in panchina, dove finalmente trovano posto i due attaccanti di scorta Diaz de Cerio e Urko Vera. Il primo tempo, tanto per parlare chiaro, è un obbrobrio degno della denuncia per atti osceni: in 45 minuti le due squadre non riescono a creare la miseria di una palla gol decente, tolto un tocco ravvicinato di Gurpegi su palla inattiva disinnescato da una scivolata di Cata Diaz, giocano a ritmi da partita di calcetto over 50 e sembrano più impegnate a far scorrere il cronometro che a tentare di segnare. I portieri non devono intervenire neppure una volta e in campo solo pochi elementi provano a ravvivare il match; in casa biancorossa si segnalano un ottimo Javi Martinez e un Muniain che, pur sbagliando molto, sembra caricato dai fischi del pubblico (polemico con lui per alcune dichiarazioni rilasciate in settimana) e non rinuncia mai a tentare la giocata. La ripresa, sempre povera tecnicamente, per lo meno è più viva e viene disputata con maggior intensità, specie da un Athletic che rientra in campo con un piglio diverso. I Leoni, con Orbaiz in campo al posto dell'acciaccato Gurpegi, sfiorano il gol due volte in apertura: al 54’ Susaeta conclude centralmente di sinistro da ottima posizione, mentre al 57’ il colpo di testa di Llorente su cross di Muniain (grande spunto di Iker nell’occasione) è debole e viene abbrancato senza problemi da Codina. Nel momento migliore dei biancorossi è però il Getafe, fin lì mai pericoloso, a colpire alla prima azione del secondo tempo, con Albin che sfrutta una dormita di San José per strappargli il pallone e mettere dentro un assist impossibile da sbagliare per Manu del Moral. I bilbaini subiscono la mazzata e non riescono a riprendersi nonostante Caparros provi a dare la scossa inserendo David Lopez e Urko Vera per De Marcos e Susaeta, ma per loro fortuna lo stesso Del Moral si improvvisa puntero biancorosso e devia in rete di nuca una punizione del neo-entrato riojano. Le due squadre a questo punto sembrano accontentarsi e tornano ad abbassare i ritmi e a manovrare quasi sempre in orizzontale, anche se in contropiede l’Athletic punge con Muniain, lanciato da Urko e murato da un buon intervento del portiere di casa. I Leoni sembrano avere il pieno controllo del match, tuttavia all’84’ Manu del Moral (ancora lui!) scappa in contropiede, arriva al limite dell’area e lascia partire una gran botta di sinistro imparabile per Iraizoz. La beffa è servita: due tiri in porta del Getafe, due gol e partita praticamente persa. La garra della squadra basca, però, non è un mito o un elemento folkloristico e gli azuolones se ne accorgono negli ultimi minuti, nei quali gli uomini di Caparros si gettano in avanti con poco criterio ma con grande generosità e collezionano cross e calci di punizione. Al 93’ David Lopez va a battere un corner per quella che sarà l’ultima azione della partita e anche Iraizoz si porta in area: il cross del riojano è perfetto, Urko Vera stacca benissimo anticipando proprio Gorka e indirizza il pallone radente al palo alla destra di Codina. E’ il 2-2, è il meritato pareggio e l’arbitro fischia la fine senza neppure far riprendere il gioco.
Il punto non è da buttare per come si era messa la partita, seppur la prestazione della squadra sia stata francamente mediocre, come ha riconosciuto lo stesso Jokin. Peccato, perché le dirette inseguitrici avevano tutte pareggiato (tranne l’Espanyol) e in caso di vittoria l’Athletic avrebbe ripreso un po’ di quel margine buttato via con la serie di quattro sconfitte consecutive interrottasi una settimana fa contro il Siviglia. Un buon brodino caldo, insomma, ma per qualificarsi alla prossima Coppa UEFA serviranno pietanze più sostanziose.

Le pagelle dell’Athletic.

Iraizoz 6: la sua prestazione è più da senza voto che altro, ma è decisivo quando sale per il corner e crea lo spazio dove si infila Urko Vera per il colpo di testa decisivo.
Iraola 6: partita del tutto normale per il terzino di Usurbil. Impegnato poco in difesa, sale meno di quanto potrebbe e incide il giusto. Un lunedì di riposo.
San José 5-: sembra aver bisogno di tirare il fiato. Spesso in affanno e impreciso nelle chiusure, fa la frittata in occasione dell’1-0 facendosi soffiare un pallone ormai innocuo da Albin. Spompato.
Ekiza 6,5: più sicuro del compagno di reparto, ci mette spesso una pezza e mostra una maturità davvero sorprendente. Meritato il rinnovo contrattuale fino al 2013 (con clausola di 20 milioni di euro) che ha firmato in settimana.
Koikili 5,5: spinge pochino, ma soprattutto non chiude sull’avanzata di Manu del Moral e gli lascia lo spazio per scoccare il tiro del 2-0.
Javi Martinez 6,5: nel primo tempo è tra i pochi giocatori attivi sul terreno di gioco. Ripresa meno incisiva, ma comunque fa il suo.
Gurpegi 6: non brilla particolarmente nel contesto di una partita che nel primo tempo è davvero moscia. Sfiora il gol in chiusura, poi viene sostituito durante l’intervallo (dal 46’ Orbaiz 6,5: a ritmi bassi la sua visione di gioco, unita alla capacità di far girare bene il pallone, risulta sempre utile. Non è un caso che l’Athletic giochi meglio con lui in campo).
De Marcos 6: si piazza sulla fascia destra e dà un buon contributo di corsa, pur non riuscendo ad esprimersi con altrettanta qualità. Esce a mezz’ora dalla fine pur non avendo demeritato (dal 62’ David Lopez 6: entra praticamente solo per battere i calci piazzati, ma Caparros ci vede lungo perché è dal suo destro che partono entrambi i cross dei gol).
Susaeta 5: non riesce a trovare continuità d’impiego e anche in campo è troppo fumoso e intermittente. Jokin quest’anno non lo sta proponendo parecchio, ma anche lui ci mette del suo quando fallisce certe opportunità da titolare. Sbaglia un gol semplice e in generale ne azzecca poche (dal 62’ Urko Vera 6: rete a parte mostra qualche lampo di buon livello, ad esempio quando lancia Muniain in porta con un tocco di prima. Di testa è davvero bravo e anche con la palla a terra può dire la sua. Interessante).
Muniain 6: il Coliseum lo sommerge di fischi a ogni palla toccata, ma non per questo decide di nascondersi. E’ troppo nervoso e cerca la giocata per tappare la bocca al pubblico anche quando non dovrebbe, segno che ha una personalità incredibile per uno della sua età. Da rivedere l’esultanza dopo il gol di Urko Vera. Unico.
Llorente 5: abulico, quasi svogliato, i compagni lo innescano poco e dal canto suo non fa molto per procurarsi qualche buona occasione. Un colpo di testa e un tiro ciabattato nel primo tempo sono i suoi unici segni di vita durante i 90 minuti.

Caparros 5,5: ancora una volta la squadra delude in trasferta, peraltro contro un avversario di livello piuttosto scarso. Non riesce a caricare i suoi e sembra puntare al pari fin dall’inizio, anche se nella ripresa presenta un undici maggiormente convinto e rivolto alla ricerca del gol. Azzecca i cambi e questo non è poco. Si poteva fare di più, l’Athletic ha perso un’ottima occasione per avvantaggiarsi sulle rivali dirette per un posto europeo.

martedì 8 marzo 2011

27a giornata: Athletic 2-0 Sevilla.


I Leoni festeggiano Iraola (con la testa fasciata) dopo il rigore del 2-0 (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; David López (80' Orbaiz), Gurpegui, Javi Martínez, Muniain (83' Gabilondo); Toquero (47' De Marcos), Llorente.
Sevilla: Javi Varas; Cáceres, Fazio, Escudé, Fernando Navarro; Navas, Medel (80' Romaric), Rakitic, Perotti; Luis Fabiano (71' Capel), Negredo (16' Kanouté).
Reti: 66' Fazio (ag), 88' Iraola (rig.).
Arbitro: Álvarez Izquierdo (Comité Catalán).

Vittoria fortunata ma fondamentale per l’Athletic, che ritrova il successo dopo quattro sconfitte di fila proprio contro una rivale diretta per la corsa all’Europa. La partita non è stata indimenticabile ed entrambe le squadre hanno avuto la loro parte di responsabilità: i Leoni sono sembrati un po’ bloccati, probabilmente a causa dei risultati negativi collezionati nell’ultimo mese, mentre il Siviglia è squadra modesta, lontana anni luce da quella che solo un paio di stagioni fa vinceva anche fuori dai confini nazionali. Buon per gli uomini di Caparros che i due centrali andalusi, Fazio ed Escudé, abbiano indirizzato la partita con i loro errori; per Jokin è una vittoria che vale oro, specie di fronte al club che – si dice – vorrebbe riprenderlo sul ponte di comando a fine campionato. Da notare che i Leones Italianos hanno portato bene una volta di più: purtroppo io non sono potuto andare a Bilbao, ma i miei compagni sono stati della partita e come sempre hanno tenuto alti i colori della Peña.
Koikili, David Lopez e Muniain tornano titolari, Gurpegi è in campo dopo l’infortunio della scorsa settimana e per il resto la formazione è quella di Saragozza; in panchina si rivede Amorebieta, non convocato alla Romareda, mentre ancora una volta non ci sono punte di ruolo e il solo attaccante di riserva è De Marcos. L’Athletic deve fare risultato e prende subito in mano le redini del gioco, con il Siviglia inizialmente sornione e molto attento a non scoprirsi. I padroni di casa si fanno subito vedere dalle parti di Javi Varas con un colpo di testa di Llorente e alcuni calci piazzati messi in area da David Lopez, poi però la partita si blocca bruscamente a causa di uno scontro violentissimo tra Iraola e Negredo (quest’ultimo ha la peggio ed è costretto ad uscire: dieci punti di sutura e un dente saltato il bilancio della capocciata per il centravanti di Vallecas). Dopo alcuni minuti di interruzione il match riprende, tuttavia entrambe le squadre faticano a ritrovare il ritmo iniziale e ciò va a maggior detrimento dei Leoni, fin lì migliori per intensità e qualità della manovra. Pian piano il Siviglia guadagna terreno e nella seconda metà della frazione si fanno decisamente preferire, spaventando anche Iraizoz con un colpo di testa di Luis Fabiano e una gran botta di Rakitic che finiscono fuori di poco. La ripresa inizia con l’infortunio di Toquero, costretto a lasciare il posto a De Marcos (probabile lesione muscolare per il numero 2). La partita comunque non si accende, si trascina senza grandi squilli oltre l'ora di gioco e il pari sembra quasi segnato, quand’ecco Koikili mettere in area un pallone rasoterra su cui Fazio interviene goffamente battendo l’incolpevole Javi Varas. L’1-0 scuote il Siviglia e per due volte Iraizoz si supera su Kanouté, invano alla ricerca del 10° gol contro l’Athletic, con i bilbaini che non riescono ad allentare la pressione e soffrono le iniziative del Siviglia. Per fortuna ci pensa Escudé, fin lì positivo, a intervenire scriteriatamente su De Marcos, che si trovava in posizione innocua al vertice destro dell’area di rigore, e a commettere un penalty davvero sciocco. Dal dischetto Iraola spiazza il portiere e realizza il 2-0 che chiude l’incontro.
Non un grande Athletic, non una grande partita ma tre punti fondamentali per riprendere la corsa verso un piazzamento UEFA. Ora la squadra di Caparros è quinta in solitudine, pur con un vantaggio di sole tre lunghezze sulle immediate inseguitrici (Espanyol escluso, sesto a quota 40). Adesso serve la continuità che è sempre mancata negli anni scorsi e che ci eravamo illusi di avere trovato dopo le quattro vittorie consecutive di gennaio.
I migliori e i peggiori nell’Athletic: copertina per Gorka Iraizoz, che è un po’ il simbolo della squadra per questo suo passare da prestazioni molto positive ad altre davvero pessime, e viceversa. Stavolta il portiere navarro è in giornata-sì: pur non dovendo intervenire spesso, si fa trovare sempre pronto, è sicuro in ogni presa e mette la firma sulla vittoria con due parate fondamentali sul risultato di 1-0 per i Leoni. Bene Iraola e Koikili: il primo si riprende dopo la brutta prova di Saragozza annullando Perotti e siglando il rigore del raddoppio, il secondo controlla con profitto Jesus Navas ed è l’autore del cross da cui scaturisce l’autorete di Fazio. Gurpegi si fa sentire in mezzo al campo e dimostra che con la sua assenza la squadra perde tantissimo, De Marcos è in palla ed entra subito nel match, Ekiza gioca con grande sobrietà e non lascia occasioni facili a Luis Fabiano.
Non attraversa un gran momento Mikel San José: il centrale navarro sembra stanco e soffre oltremodo Kanouté, cui concede due conclusioni che avrebbero potuto essere fatali senza i grandi interventi di Iraizoz. David Lopez sembra tornato quello di sempre, invisibile se non sui calci da fermo e pressoché inutile all'interno della manovra dei Leoni; perché Susaeta e De Marcos devono fare panchina? Muniain è un po’ troppo fumoso, Llorente gioca bene un tempo e poi sparisce.


giovedì 3 marzo 2011

26a giornata: Zaragoza 2-1 Athletic.


Jarosik insacca il gol dell'1-1 (foto As.com).

Zaragoza: Doblas; Lanzaro (80' Da Silva), Jarosik, Contini, Obradovic; Ponzio; Boutahar (92' N'Daw), Gabi, Ander Herrera, Bertolo; Uche (76' Sinama-Pongolle).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Balenziaga; Susaeta (70' David López), Javi Martínez, Orbáiz (78' Iñigo Pérez), Gabilondo (57' Muniain); Toquero, Llorente.
Reti: 18' Llorente, 48' Jarosik, 55' Uche.
Arbitro: Undiano Mallenco (Comité Navarro).

Dopo la vittoria del 7 febbraio con lo Sporting, dalla quale sembra passato un secolo, scrivevo queste parole: “Erano 13 anni che l’Athletic non vinceva quattro partite di fila: nella stagione 1997/98 alla fine arrivò il secondo posto e la qualificazione alla Champion’s, stavolta cosa accadrà?”. La risposta, purtroppo, è arrivata dopo neanche un mese e non è stata quella che tutti aspettavamo con trepidazione e grande speranza. Ci eravamo illusi che l’Athletic fosse maturato, che avesse smesso di essere la squadra prigioniera degli alti (in casa) e bassi (in trasferta) che avevano caratterizzato finora la gestione Caparros, e invece… Invece, dopo quattro vittorie consecutive i Leoni hanno collezionato altrettante sconfitte di fila, buttando letteralmente nel cesso il patrimonio di punti che avevano messo tra loro e le immediate inseguitrici; intendiamoci, perdere con Barcellona e Valencia ci sta (specie giocandosela fino all’ultimo come hanno fatto i biancorossi), ma tornare a vedere prestazioni come quelle di Maiorca e di ieri sera è stato come precipitare di nuovo in un incubo da cui si sperava di essersi liberati per sempre. Particolarmente indecente è stata la sconfitta della Romareda: com’è possibile che una squadra giochi bene i primi 20 minuti, vada in vantaggio e poi SCOMPAIA dal campo? L’unica spiegazione è che l’accordo per l’acquisto di Ander Herrera (ieri molto positivo) prevedesse di dover pagare dazio al Saragozza nell’incontro di Liga, perché altrimenti non si spiega un crollo verticale come quello di ieri; contro il Valencia la rimonta avversaria era stata causata da un mix di sfortuna, errori e mosse azzeccate dall’allenatore altrui, mentre il Saragozza non ha fatto nulla di trascendentale per vincere, limitandosi a sfruttare gli spazi e la porzione enorme di campo gentilmente concessa dall’arretramento senza senso di tutta la squadra bilbaina.
Caparros cambia molto rispetto a domenica: Koikili, ultimamente a corto di fiato, viene sostituito da Balenziaga, fin qui mai utilizzato, Gabilondo e Susaeta sono titolari sulle fasce in luogo di Muniain e David Lopez (conferma del fatto che Jokin ha ormai in mente due coppie non intercambiabili di centrocampisti esterni) e l’infortunato Gurpegi viene rimpiazzato da Orbaiz; c’è poi il rientro tra i titolari di Iraola, con De Marcos unico attaccante, se ancora vogliamo considerarlo tale, portato dal mister a Saragozza. L’inizio del match è equilibrato, le squadre giocano a viso aperto e da ambo le parti ci sono gli spazi per far male: al 6’ Susaeta colpisce il palo con un tiro-cross, al 16’ Boutahar sfiora il gol con una bella volée e l’incontro si fa appassionante. Il vantaggio dei baschi al 18’ con Llorente (15° gol stagionale, record per il riojano) premia la pressione costante esercitata dall’Athletic nei minuti precedenti e sembra il viatico a una vittoria tranquilla, da portare a casa sfruttando l’organizzazione difensiva e il contropiede, ma dopo un’occasionissima propiziata da un’azione di Toquero la squadra sparisce letteralmente dal terreno di gioco. L’impressione è che gli uomini di Caparros siano alla canna del gas dopo neppure mezz’ora: in avanti non c’è una pressione unitaria (Toquero, poi, mostra di aver bisogno di riposare), il centrocampo si schiaccia sulla difesa e per Iraizoz comincia la paura. Il Saragozza sfiora il pareggio almeno in tre occasioni: prima Uche chiama Gorka all’intervento, quindi Herrera si vede alzare da un difensore un tiro da buonissima posizione e infine Contini colpisce di testa sopra la traversa un cross perfetto di Gabi. Si va al riposo sul punteggio di 1-0 per i Leoni, ma è chiaro che la squadra difficilmente potrà resistere altri 45’ giocando come ha fatto dopo il vantaggio, anche perché la velocità e i dialoghi palla a terra di Herrera, Bertolo e Uche hanno messo più volte in ambasce la difesa bilbaina. Dopo 3’ minuti della ripresa si concretizzano i timori di tutti: Jarosik colpisce di testa in area, Ekiza devia e il pallone torna sui piedi del ceco, che insacca con una botta di destro da due passi. L’Athletic è incapace di reagire e non riesce a mettere la testa fuori dalla sua metà campo, mentre il Saragozza ci crede e continua a spingere. Logico che al 55’ i padroni di casa trovino il vantaggio con Uche, che sfrutta un grossolano errore in anticipo di San José per scappare verso Iraizoz e batterlo con un piattone preciso. Una volta passata in vantaggio la formazione di Aguirre controlla senza problemi la partita, lasciando spesso il pallone ai biancorossi e limitandosi a difendere con estrema attenzione: tattica perfetta, visto che i minuti passano e i Leoni non tirano mai in porta. Caparros prova a smuovere la situazione con i cambi ma non ottiene risposte significative dai suoi, che riescono a riportarsi nei pressi della porta aragonese solo a una manciata di minuti dal fischio finale. L’Athletic, guidato più dalla forza della disperazione che da un’idea di gioco, inizia a buttare palloni “in the box” per sfruttare Llorente, che all’87’ quasi fa il miracolo: Nando riceve dopo un rimpallo, si libera per il tiro e conclude di potenza, trovando però un Doblas superlativo sulla sua strada.
Sarebbe stato un pareggio immeritato per quanto visto in campo e la sconfitta per 2-1 ha punito giustamente l’undici bilbaino, francamente sconfortante per quasi tutta la partita. I passi indietro compiuti dai Leoni sono ormai evidentissimi e non si capisce quale sia il problema: cattiva condizione fisica (d’altra parte per Caparros il turnover è sempre stato una parolaccia), scarsa tenuta mentale, fragilità psicologica? L’unica cosa certa è che la lotta per un posto UEFA, che sembrava praticamente chiusa due settimane fa, si è riaperta in modo clamoroso e coinvolge ora le squadre dal 5° al 12° posto, racchiuse in un arco di punti che va dai 40 dell’Espanyol ai 29 del Racing (che però gioca oggi con l’Almeria ed è in un ottimo momento grazie alla cura-Marcelino). Un altro dato su cui riflettere è che per la prima volta nella sua storia il club zurigorri ha giocato senza biscaglini in squadra, cosa che lascia un alone di tristezza ulteriore su una partita da dimenticare al più presto. E pensare che Imaz, il presidente di petroMerda, qualche tempo fa delirava di vittorie in Champion’s…
I migliori e i peggiori nell’Athletic: poche le prestazioni da salvare nel contesto generale di una prova pessima da parte dei Leoni. Llorente, al contrario di molti compagni, è in ottima forma e trasforma in oro ogni pallone toccato, ben supportato da un Toquero cui però non si può chiedere di correre come un disperato ed essere pure lucido in zona gol. Iraizoz si riprende dopo gli errori col Valencia, Susaeta è l’unico che prova ad inventare qualcosa, Balenziaga non demerita all’esordio stagionale.
Da incubo la partita di Iraola: in avanti non si vede mai, non riesce ad arginare Bertolo e commette errori in serie non da lui. Si vede che una giornata storta capita anche ai migliori. Orbaiz è impalpabile, si fa vedere con una bella progressione all’inizio e poi svanisce, ma non è che Javi Martinez faccia poi molto meglio. Male San José, che commette un errore pazzesco sul gol di Uche, Gabilondo non carbura, David Lopez non è l’uomo giusto per cambiare una partita. Tra i peggiori voglio mettere anche Caparros, da me pubblicamente elogiato nelle scorse settimane (avevo pure detto che avrebbe meritato un eventuale rinnovo, pur non condividendo questa scelta): la squadra ha fatto bene, risultato a parte, contro Barcellona e Valencia, poi però si è sgonfiata del tutto nelle trasferte di Maiorca e di ieri. Sembra che sia tornato pure lui a commettere i soliti errori, e a questo punto mi sento di dire che l'Athletic abbia bisogno di un altro allenatore che sia capace di far spiccare il volo ai biancorossi (un po' il refrain della carriera dell'utrerano, no?). Intanto speriamo che Jokin riesca a portarci in Europa, poi si vedrà.

martedì 1 marzo 2011

25a giornata: Athletic 1-2 Valencia.


Llorente da terra sigla il gol dell'illusorio vantaggio basco (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, San José, Ekiza, Koikili; David López (72' Susaeta), Gurpegui, Javi Martínez, Muniain (83' Díaz de Cerio); Toquero (75' Gabilondo), Llorente.
Valencia CF: Guaita; Bruno, Stankevicius, David Navarro, Mathieu (73' Jordi Alba); Topal, Banega (77' Tino Costa); Joaquín, Mata, Pablo Hernández (63' Jonas); Soldado.
Reti: 13' Llorente, 70' Mata, 81' Jonás.
Arbitro: Muñiz Fernández (Comité Asturiano).

Peccato. Un Athletic grande per 70 minuti cede di schianto al Valencia nell'ultima parte del match, imparando sulla propria pelle che solo le grandi squadre possiedono il cinismo necessario per vincere anche quando giocano molto peggio degli avversari. Va detto che i Leoni sono anche stati sfortunati: se la conclusione di Llorente a metà ripresa fosse entrata, invece di centrare il palo a portiere battuto, quasi sicuramente adesso staremmo parlando di un'altra partita. Il calcio però è sport che più di ogni altro vive di episodi e stavolta a pagarne lo scotto sono stati i biancorossi, anche se un pareggio sarebbe stato senz'altro il risultato più giusto. Una nota veloce su David Navarro: un elemento del genere non dovrebbe nemmeno giocare (vedere per credere la gomitata a Llorente e la sceneggiata fatta per evitare il rosso dopo quell'intervento, che è costato tre punti di sutura a Nando), figuriamoci essere capitano di una squadra come il Valencia. Vergogna.
Caparros cambia gli esterni rispetto alla sconfitta del Camp Nou (dentro David Lopez e Muniain per Susaeta e Gabilondo) e sostituisce lo squalificato Iraola con De Marcos, provato molte volte in allenamento come terzino di spinta ma finora mai testato per 90 minuti di Liga. Il primo quarto d'ora dell'Athletic è esemplare per intensità ed efficacia: la squadra aggredisce compatta il Valencia, recupera la palla grazie alla perfetta disposizione in campo e la rigioca subito sugli esterni, producendo azioni in serie e costruendo alcune occasioni notevoli. Nessuna sorpresa, dunque, quando al 13' i padroni di casa si portano in vantaggio con un grandissimo gol di Llorente, che controlla spalle alla porta un assist rasoterra di Toquero, si gira facendo perno su David Navarro e realizza in scivolata anticipando Guaita. La reazione ché viene controllata senza troppi patemi dai bilbaini, ottimi nell'occupazione degli spazi e sempre pronti a pungere in contropiede; gli uomini di Emery si fanno vedere con Pablo Hernandez e Mata, reclamano per un fallo di mano (apparso netto) di Ekiza in area di rigore ma in generale non danno mai l'impressione di riuscire a imporre il proprio ritmo e la propria idea di calcio agli avversari. La ripresa vede scendere in campo un Valencia maggiormente convinto, che alza immediatamente il baricentro di parecchi metri rispetto alla prima frazione e costringe l'Athletic a rinculare a difesa della propria area. Così facendo, però, i bianconeri si espongono ai contropiedi condotti dai velocissimi Muniain, Toquero e De Marcos, e rischiano in più occasioni di venire infilati. L'occasione più clamorosa capita a Llorente, che tira dopo essersi liberato da grandissimo centravanti del proprio marcatore ma colpisce il palo: è questo il momento in cui l'inerzia della partita gira a favore del Valencia. Pochi minuti dopo, infatti, Joaquin se ne va sulla destra sfruttando una grande sponda di Soldado (intelligente nel portar via Koikili), mette dentro un pallone velenoso su cui Iraizoz non esce e trova la deviazione vincente di Mata. I Leoni, visibilmente affaticati, non riescono più ad effettuare le transizioni veloci che avevano messo in difficoltà i ché fino a quel momento e finiscono per schiacciarsi troppo, esattamente com'era accaduto una settimana prima a Barcellona. Emery capisce di dover osare e inserisce Tino Costa, piazzandolo tra le linee col compito di farsi dare palla e tentare la giocata; il brasiliano prima chiama Gorka ad un intervento difficile, quindi ci riprova dalla distanza e induce all'errore il portiere dell'Athletic, che si fa scappare il pallone ricalcando l'errore di Julio Cesar contro il Bayern: Jonas ringrazia e sigla il 2-1. Negli ultimi minuti i bilbaini caricano a testa bassa con la forza della disperazione, creano alcuni mischioni paurosi e sfiorano il pari con una punizione di Gabilondo fuori di un niente, tuttavia non riescono a mettere dentro il pallone che avrebbe fruttato il meritato 2-2.
La partita di ieri, terza sconfitta consecutiva dopo un filotto di quattro vittorie, ha dimostrato che la squadra di Caparros (superato nel confronto tattico da Emery) non ha ancora la maturità necessaria per competere per un posto tra le prime quattro. Le qualità ci sono e devono essere coltivate con pazienza, magari da un allenatore con un'altra idea di calcio, tuttavia per questa stagione sarà bene concentrarsi solo sul raggiungimento del settimo posto utile per la qualificazione alla UEFA e abbandonare altri sogni di gloria.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Llorente, che replica la grande prestazione contro il Barça aggiungendoci una rete da vero panzer; Nando sembra aver superato il periodo di appannamento fisico di qualche settimana fa, e non a caso la squadra se l'è giocata con due delle prime tre in classifica. De Marcos è una gradita sorpresa: il vitoriano spinge abbinando quantità e qualità, è sempre attento in difesa e finisce per disputare una partita perfetta. Sulla scia di Zambrotta (in origine ala e divenuto col tempo terzino) è forse nato un gran fluidificante? Toquero strappa applausi con la sue iniziative, generose e spesso anche di buon livello tecnico, Javi Martinez gioca secondo i suoi standard recenti, la coppia San José-Ekiza si conferma davvero affiatata.
Pollice verso per Iraizoz, tornato a decidere in negativo una partita che si era ben indirizzata per i Leoni; sul primo gol Gorka non esce, sul secondo fa la frittata con un intervento goffo che regala a Jonas il 2-1. Per una volta le fasce biancorosse non funzionano: a destra David Lopez torna ad esibire la sua versione peggiore (in pratica non si vede quasi mai), a sinistra Muniain si accende a intermittenza e comunque non riesce mai a piazzare la giocata decisiva. Koikili, infine, sembra a corto di ossigeno e non riesce proprio a prendere le misure ad uno scatenato Joaquin.

martedì 22 febbraio 2011

24a giornata: Barcellona 2-1 Athletic.


Messi imprendibile nel secondo tempo (foto Athletic-club.net).

Barcelona: Pinto; Dani Alves, Piqué, Sergio Busquets, Abidal; Mascherano (65' Maxwell), Xavi, Iniesta; Messi, Villa (84' Keita), Pedro (92' Afellay).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Amorebieta, Koikili; Susaeta (84' David López), Javi Martínez, Gurpegi, Gabilondo (71' Muniain); Iturraspe (46' Toquero); Llorente.
Reti: 4' Villa, 50' Iraola (rig.), 77' Messi.
Arbitro: Ramírez Domínguez (Colegio andaluz).

Un grande Athletic esce a testa altissima dal Camp Nou e, nonostante la sconfitta, mostra progressi incoraggianti dopo la brutta prestazione in casa del Maiorca. Il quarto incontro stagionale tra baschi e catalani conferma così il trend delle sfide precedenti: Leoni encomiabili, eccellenti in fase difensiva e molto bravi a pungere in contropiede, ma ancora una volta superati da un Barcellona che mostra di essere grande anche quando soffre per arrivare alla vittoria.
Caparros decide di presentare uno schieramento più prudente rispetto alle ultime uscite, nel chiaro intento di intasare gli spazi e rendere dura la vita ai palleggiatori blaugrana; per far ciò toglie Muniain e Toquero, inserendo il più difensivo Gabilondo e soprattutto Iturraspe, che in fase di non possesso si abbassa quasi sulla linea dei mediani e forma un centrocampo a 5 che stona parecchio con le indicazioni dei quotidiani online spagnoli, che propongono un 4-2-3-1 in realtà tale solo quando la squadra riparte. I piani di Jokin rischiano di saltare già al quarto minuto di gioco, quando Villa raccoglie un suggerimento di Alves (partito probabilmente in posizione irregolare) e insacca il ventesimo gol stagionale, uno solo in meno di quelli realizzati da Ibrahimovic nella passata temporada. L'Athletic ha però il merito di non perdere la testa e di continuare a giocare con applicazione feroce e grande generosità. I Leoni occupano benissimo gli spazi, giocano corti e sono anche bravi a ripartire con efficacia, sfruttando la serata di grazia di un monumentale Llorente, a tratti immarcabile per Piqué. E' proprio Nando a inventarsi una giocata strepitosa che quasi frutta il pari all'11': il numero 9 controlla defilato sulla sinistra dell'area, protegge il pallone col corpo e d'un tratto supera il centrale catalano con un dribbling di tacco, quindi mette dentro un cross a mezz'altezza che Susaeta spedisce fuori di poco. Il Barcellona fatica a trovare spazi in avanti, dove Messi è poco ispirato, e si affida soprattutto a Iniesta per scardinare con gli uno contro uno la difesa attentissima dei bilbaini, anche se produce solo una conclusione in pallonetto del solito Villa respinta dalla traversa. Col passare dei minuti sono i padroni di casa che, nonostante il vantaggio, sembrano perdere certezze, forse condizionati dalla mini-crisi che tutti i giornali filomadridisti stanno cavalcando in modo esagerato per favorire la rimonta della squadra di Mourinho, e serve un miracolo di Pinto per strappare letteralmente dalla porta un cabezazo imperioso di Llorente al 36'. Si va al riposo con l'impressione che l'Athletic sia cresciuto molto nel finale di tempo e l'inizio della ripresa lo conferma: è infatti il 49' quando Toquero, entrato dopo l'intervallo per un positivo Iturraspe, pressa Abidal costringendolo a un retropassaggio azzardato per Busquets, che si vede costretto a stendere Llorente che lo aveva anticipato e stava per andare al tiro. Dagli undici metri Iraola non sbaglia e regala ai suoi un pareggio meritato. Il Barcellona va in confusione e per alcuni minuti sono i Leoni a farsi preferire, poi però la stanchezza e la voglia di vincere dei blaugrana si fanno sentire e per i biancorossi comincia la sofferenza. La squadra perde visibilmente metri, arretrando tutta a protezione dell'area, e la palla è proprietà quasi esclusiva degli uomini di Guardiola, che a un certo punto arrivano ad avere l'81% del possesso palla: logico che, in una situazione del genere, i pericolo per Iraizoz aumentino a dismisura, anche perché la Pulga decide di iniziare a giocare e pianta un paio di accelerazioni devastanti con contorno di avversari saltati come birilli. L'arbitro compensa l'errore sul gol di Villa non fischiando un rigore grande come una casa di Javi Martinez su Messi, poi ci pensa Iraizoz a evitare il 2-1 con una parata bellissima su un diagonale del Guaje. Al 77', però, sull'entrata di Messi (premiato da un altro assist di Alves) il portiere non può far altro che raccogliere il pallone in fondo alla rete. I baschi non ne hanno più e rischiano più volte di subire la terza rete nel finale della partita, che termina comunque con la vittoria del Barça.
Un Barcellona che per più di un'ora non è riuscito a trovare il bandolo della matassa, merito questo di un Athletic da applausi per applicazione, concentrazione ed efficacia. Fare punti al Camp Nou nelle ultime stagione è impresa proibitiva, tuttavia la squadra di Caparros ci è andata vicina ed è riuscita ancora una volta a mettere in difficoltà la squadra più forte del mondo: una cosa non da poco, ne converrete. Allo stesso tempo aumentano però i rimpianti per la partita di Maiorca, che sarebbe stata sicuramente diversa se fosse stata affrontata con il medesimo atteggiamento. I prossimi incontri con Valencia, Saragozza e Siviglia diranno certamente di più sulle reali possibilità dei Leoni di ottenere a fine campionato la sospirata qualificazione europea.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 7: sempre attento e preciso negli interventi, dà sicurezza ai compagni e non si fa mai trovare impreparato. Bellissima la parata in pieno allungo con cui toglie a Villa la rete del 2-1, purtroppo solo rimandata. Incolpevole in occasione di entrambi i gol.
Iraola 7: dalle sue parti incrocia Pedro e per una volta il canario non è incisivo come suo solito. Ottimo nelle chisure e nelle diagonali, sale quando può ed è sempre preciso quando deve rilanciare l'azione. Freddissimo in occasione del rigore, calciato davvero bene.
Ekiza 6,5: sempre più sicuro e sempre meno sorprendente. L'esordio in uno stadio mitico come il Camp Nou non gli fa tremare le gambe e fino al quarto d'ora finale respinge come può tutti i palloni che transitano dalle sue parti. Messi lo brucia sul 2-1, ma oggettivamente poteva farci poco.
Amorebieta 6,5: rientro positivo per il basco-venezuelano, fuori quasi da due mesi a causa di un infortunio. Mostra un po' di ruggine ed è come sempre alquanto scomposto negli interventi, tuttavia risulta spesso efficace e sbroglia più di una situazione pericolosa. Bentornato.
Koikili 5,5: a Maiorca era stato uno dei peggiori e anche a Barcellona non brilla, spesso superato dai suoi avversari diretti e poco presente in fase di spinta. Sembra aver bisogno di rifiatare, cosa che non dovrebbe essere difficile vista la quantità di terzini sinistri presenti in rosa.
Susaeta 7: torna titolare dopo diverse settimane e a parer mio è uno dei migliori. E' l'unico a tentare di creare superiorità numerica in dribbling, è sempre pronto a proporsi per il contropiede e sfiora anche il gol con un bell'inserimento centrale concluso con un colpo di testa fuori di poco. Positivo. (dall'84' David Lopez s.v.).
Javi Martinez 7: conferma di attraversare il periodo migliore della stagione con una prova davvero sostanziosa di fronte ad un centrocampo con pochi eguali nel globo. Corre per tre e fa girare la palla velocemente, a uno-due tocchi, cosa che permette alla squadra di ripartire appena riconquistato il pallone. Riuscire a non sfigurare di fronte a Xavi e Iniesta è già molto, lui mostra di poter essere incisivo anche di fronte a mostri sacri del genere.
Gurpegi 6,5: partita di sacrificio estremo per il capitano, chiamato a tappare ogni buco che gli si apre davanti quando il Barça attacca. Lo trovi a destra, al centro e a sinistra, sempre a fianco del compagno in difficoltà e pronto a spendere il fallo quando necessario. E' un centrocampista difensivo esemplare.
Gabilondo 6,5: tiene bene la posizione e più spesso si preoccupa di guardarsi le spalle che di avanzare. Riesce comunque a confezionare un assist davvero pregevole per Llorente e ad impensierire Pinto con un calcio di punizione dei suoi (dal 71' Muniain s.v.).
Iturraspe 6+: nei 45' minuti che resta in campo non dispiace. Si piazza sulla trequarti, tra Llorente e la linea mediana, e prova sia a fare da filtro che ad agire come trampolino di lancio per il centravanti, riuscendo meglio nel primo compito. Sostituito a fine primo tempo più per esigenze tattiche che per la qualità della prestazione (dal 46' Toquero 6,5: entra e dal nulla provoca l'errore da cui nasce il fallo da rigore di Busquets su Llorente. Elettrico e iperattivo, stupisce quando salta netto Piqué costringendolo al fallo da ammonizione. Incredibile).
Llorente 7,5: migliore in campo per distacco nelle fila biancorosse, è il centro di gravità attorno a cui ruotano tutte le azioni offensive della squadra. eccezionale quando assiste Susaeta nel primo tempo, si vede negare un gol da Pinto ma resta comunque eccellente per come preoccupa da solo l'intera retroguardia catalana. Chi dice che non potrebbe giocare in un club di primissimo piano si riguardi la partita di ieri.

Caparros 7: prepara la partita in modo perfetto, ingabbiando ancora una volta il Barcellona e costringendo Pep Guardiola a sudare freddo in panchina. Poteva forse rischiare prima Muniain, ma è una critica davvero marginale. Se riesce a far giocare così la squadra anche nelle partite meno prestigiose (leggasi Maiorca), l'Europa non può sfuggirci.

lunedì 7 febbraio 2011

22a giornata:Athletic 3-0 Sporting.


Toquero e Muniain dopo il 2-0 (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; David López, Orbaiz, Gurpegui (79' Iturraspe), Muniain (75' Vera); Toquero (65' Susaeta), Llorente.
Sporting de Gijón: Cuéllar; Lora, Iván Hernández, Gregory, Canella; Eguren (46' André Castro), Nacho Cases, Rivera, De las Cuevas (28' Botía), Diego Castro; Barral (46' Bilic).
Reti: 15' David López (rig.), 26' Toquero, 73' Llorente.
Arbitro: José Antonio Teixeira Vitienes (Comité cántabro).
Note: espulso al 15' Gregory (S) per doppia ammonizione.

Attenzione: chi soffre di vertigini è pregato di non guardare la classifica dell’Athletic! Incredibile ma vero, il club biancorosso è quinto, in piena zona UEFA e a sei punti dalla quarta piazza, l’ultima utile per classificarsi alla prossima Champion’s League. Ma la classifica non è nemmeno la notizia migliore per i sostenitori dei Leones, giacché è il gioco piacevole e offensivo esibito domenica dopo domenica a lasciare un po’ tutti a bocca aperta. Della squadra spesso inguardabile che utilizzava il monoschema del pelotazo dalle retrovie per Llorente non c’è più traccia: questo Athletic tiene la palla a terra, è sempre propositivo e sfrutta i continui movimenti di alcuni giocatori (Muniain che agisce tra le linee, Toquero che si allarga e apre la difesa, Javi Martinez che si infila negli spazi lanciandosi da dietro) per creare grattacapi in serie agli avversari. La fase difensiva, poi, sembra essere stata registrata, e da quando il sorprendente Ekiza ha fatto il suo debutto l’Athletic ha incassato solo 2 reti in 5 partite. In questo blog non si sono mai risparmiate critiche nei confronti di Caparros, tuttavia non ho alcun problema a fare i miei personali complimenti al tecnico di Utrera; secondo me gli ci sono volute almeno un paio di stagioni di troppo, però ha finalmente compreso di poter osare di più, complice una rosa di qualità, e adesso sta mettendo in campo una squadra quadrata, divertente e davvero brillante. Se Jokin riesce a migliorare il rendimento esterno e ad evitare i cali che, negli anni scorsi, hanno pregiudicato le serie positive che i Leoni avevano inanellato, questa temporada potrebbe davvero essere foriera di soddisfazioni inimmaginabili in estate.
Javi Martinez è squalificato e viene sostituito da Orbaiz, per il resto la formazione è quella che la scorsa giornata ha espugnato il Calderon; l’unica novità di rilievo è la presenza in panchina di Urko Vera, pronto al debutto sognato da una vita. L’inizio della partita è impressionante per la veemenza, a tratti vera e propria furia agonistica, con cui l’Athletic cerca di portarsi subito in vantaggio: nel giro di un quarto d’ora si contano un gol annullato ingiustamente a Gurpegi per carica sul portiere (in realtà Carlos tocca prima il pallone), un rigore non dato ancora a Gurpegi e un altro penalty assegnato per una trattenuta palese su Llorente di Gregory, peraltro espulso per doppio giallo. David Lopez, nominato rigorista ufficiale in settimana, piazza un destro imprendibile per Cuellar e regala l’1-0 ai suoi. Lo Sporting, che viene da tre vittorie consecutive, è annichilito dalla prestazione superba dei bilbaini e non riesce a uscire dalla propria metà campo, mentre gli uomini di Caparros dispongono a piacimento del pallone e giocano con una facilità impressionante. Il 2-0 è una logica conseguenza del dominio assoluto dei padroni di casa e mostra chiaramente cosa significhi avere in squadra Iker Muniain: Bart Simpson scappa a sinistra, piazza un dribbling da urlo in faccia a Lora all’altezza della linea di fondo e, proprio un attimo prima che la palla esca, serve d’esterno Toquero che insacca a piacimento. Un’azione da spellarsi le mani, a dir poco. Sembra pazzesco dirlo, visto che il soggetto in questione ha compiuto 18 anni a dicembre, ma la presenza nell’undici titolare di Muniain è probabilmente la causa principale del miglioramento esponenziale della qualità di gioco dell’Athletic; questo concetto lo ha espresso alla perfezione il mio amico Valentino Tola di Calcio spagnolo nella rubrica che cura per il Guerin Sportivo online, e il suo articolo rispecchia talmente bene il mio pensiero che ve ne voglio proporre alcune parti. “Muniain fa giocare meglio chi gli sta attorno perché da quando lui è titolare fisso la manovra dell’Athletic Bilbao si è arricchita al punto da rendere i baschi una delle squadre più piacevoli del torneo, impensabile quando fino a pochi mesi fa la palla alta verso Llorente era l’unico argomento. Muniain resta ben lontano dalla piena maturità, ovvio, ma non è normale il modo in cui già incide sulla trequarti. Si pensava a lui più come a una seconda punta di fantasia, una tipologia di giocatore più diffusa in Italia che in Spagna, dove impera il trequartista nel 4-2-3-1, ma da esterno sinistro (portato costantemente ad accentrarsi) dimostra di preferire restare sempre nel vivo della manovra più che concentrarsi sull’accelerazione negli ultimi metri. […] È la situazione che predilige, attirare avversari per poi sgattaiolare o smarcare i compagni, che si muovono più facilmente grazie a questa sua capacità. Nonostante lo spunto esplosivo sul breve, non cerca spesso l’uno contro uno col terzino, preferisce smarcarsi tra le linee. Sorprendente la maturità nel gestire il pallone: sa sempre quando tenerlo e quando liberarsene, quando rallentare e quando accelerare” (qui l’articolo completo).
Tornando alla partita, ottenuto il 2-0 l’Athletic controlla senza problemi e anzi sfiora più volte il 3-0, esibendo un Toquero versione extra-lusso e del tutto sbloccatosi psicologicamente dopo la doppietta rifilata all’Atletico Madrid. Il terzo gol arriva nel secondo tempo con Llorente, servito alla perfezione da Susaeta a sua volta smarcato da un passaggio geniale di Muniain (e chi se no?), il cui movimento ad accentrarsi da sinistra manda in tilt la difesa asturiana e apre un’autostrada per il numero 14. Il match finisce qui e l’unica cosa da segnalare è l’esordio di Urko Vera, in campo per circa un quarto d’ora e apparso davvero emozionatissimo.
Non era facile vincere contro lo Sporting, una delle squadre di medio livello più in forma della Liga, e il fatto che i Leoni lo abbiano fatto dominando in modo indiscutibile per tutti i 90 minuti dà la misura del periodo di grazia che stanno attraversando. L’assenza di Javi Martinez quasi non si è vista e la giornata non troppo brillante di Llorente (comunque autore di un gol e protagonista del rigore+espulsione) è stata bilanciata dalle prestazioni offensive di Muniain e Toquero, i migliori in campo. Erano 13 anni che l’Athletic non vinceva quattro partite di fila: nella stagione 1997/98 alla fine arrivò il secondo posto e la qualificazione alla Champion’s, stavolta cosa accadrà?

mercoledì 2 febbraio 2011

Che fine ha fatto...Gorka Azkorra?



Ora che Llorente è uno dei delanteros più in voga del momento sembra incredibile dirlo, ma nella stagione 2004/05 non è lui il centravanti su cui tutti puntano per sostituire il “vecchio” Urzaiz. A Lezama c’è infatti un ragazzone alto e magro (1,90 m per 85 kg) che segna con una facilità e una regolarità impressionanti: Gorka Azkorra. Un po’ tutti gli esperti della cantera biancorossa vedono in lui l’attaccante in grado di raccogliere il testimone di Isma, titolare indiscutibile ma ormai vicino ad imboccare il viale del tramonto; i 16 gol in Tercera col Baskonia e i 29 in due stagioni col Bilbao Athletic in Segunda B rappresentano l’interessantissimo biglietto da visita del puntero bizkaino, fisicamente molto potente ma anche dotato di una tecnica non disprezzabile per uno della sua stazza. Un centravanti moderno, insomma, capace di far salire la squadra e di servire i compagni con utili sponde così come di farsi valere col pallone tra i piedi. La temporada 2004/05 è quella che dovrebbe consacrarlo in prima squadra: Ernesto Valverde, all’epoca tecnico dell’Athletic, lo conosce alla perfezione per averlo allenato nel Bilbao Athletic e non esita a portarlo con sé nel precampionato, per poi farlo debuttare a settembre nella partita di ritorno del primo turno di Coppa UEFA contro il Trabzonspor, vinta per 2-0. Sembra l’inizio di una promettente carriera, però qualcosa non funziona: Azkorra viene schierato in campionato solo 5 volte (una dall’inizio, il resto da subentrato) in 14 giornate di Liga, dopodiché il rapporto con Valverde si guasta, i due – così si dice – litigano e Gorka viene spedito in prestito al Recreativo durante il mercato invernale. Il caso vuole che, per sostituirlo, Valverde promuova in prima squadra un altro attaccante altissimo e molto dotato tecnicamente, un certo Fernando Llorente… L’esordio del riojano è sfolgorante, Azkorra piomba subito nel dimenticatoio e l’anno successivo viene spedito in prestito al Numancia. A Soria non impressiona (un solo gol in 26 presenze), dunque l’Athletic non gli rinnova il contratto e lo lascia andare. Azkorra gioca senza grande successo nell’Albacete e nel Salamanca, sempre in Segunda, poi all’inizio di quest’anno si accasa al Lugo in Segunda B, dove finalmente ritrova il gol perduto: con 14 reti è al momento il capocannoniere del suo girone e ha portato la squadra galiziana al primo posto in classifica. A 28 anni compiuti non è ancora tardi per pensare ad un ritorno a livelli più alti, ma di sicuro con 8 presenze totali e zero gol segnati non ha lasciato grandi rimpianti a Bilbao.

lunedì 31 gennaio 2011

21a giornata: Atletico 0-2 Athletic.


Toquero abbracciato da Muniain dopo lo 0-1 (foto Athletic-club.net).

Atlético de Madrid: De Gea; Ujfalusi, Perea, Godín, Filipe Luis (67' Juanfran); Tiago, Assuncao, Elías (46' Domínguez); Reyes; Forlán (77' Diego Costa), Agüero.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; Muniaín (85' Susaeta), Gurpegui (58' Orbaiz), Javi Martínez, David López; Toquero (72' Iturraspe), Llorente.
Reti: 46' pt e 64' Toquero.
Arbitro: Fernando Teixeira Vitienes (C. Cántabro).
Note: espulso al 39' Perea (A) per fallo da ultimo uomo.

Sono le vittorie sui campi difficili come il Calderon che faranno la differenza tra entrare in Europa o restarne fuori: logico dunque che il 2-0 ottenuto ieri dai Leoni in casa dell’Atletico Madrid sia un risultato importantissimo, un successo chiave per capire se l’Athletic è pronto per spiccare il volo. Quest’anno stiamo finalmente assistendo alla metamorfosi che tutti invocavamo da tempo: squadra corta, palla a terra, grande spinta sulle fasce e più rifornimenti giocabili per Llorente (e conseguentemente meno pelotazos dalla difesa verso la testa di Fernando); finora un atteggiamento del genere si è visto più spesso in casa che fuori, ma se Caparros prende coraggio e si decide ad abdicare del tutto al difensivismo da trasferta, quei punti che mancarono l’anno scorso per arrivare in UEFA potrebbero essere fatti senza troppi problemi, visto il livello non eccelso del campionato. E’ innegabile che ieri i biancorossi siano stati fortunati (e anche aiutati da una decisione dell’arbitro), tuttavia è piaciuto il modo in cui è stata affrontata la partita, senza timori reverenziali e soprattutto senza mediani adattati alla fascia o altre amenità. Speriamo che la vittoria serva per acquisire maggior convinzione e non abbandonare la strada intrapresa.
Jokin schiera la stessa formazione della scorsa settimana, confermando David Lopez sulla destra ed Ekiza in coppia con San José in difesa; unica perplessità l’assenza di attaccanti centrali in panchina, visto che Diaz de Cerio e il nuovo acquisto Urko Vera sono rimasti a Bilbao. L’Athletic parte bene e sembra molto più propositivo rispetto a certe trasferte sconcertanti, una su tutte il derby contro la Real Sociedad; Javi Martinez è il catalizzatore del gioco, si piazza davanti a Gurpegi in una specie di rombo e, pur non essendo un regista puro, velocizza il gioco smistando rapidamente la palla sulle fasce, rimanendo al contempo sempre pronto ad inserirsi. Muniain sembra subito ispiratissimo e i terzini spingono con continuità, ragion per cui l’Atletico è costretto a rinculare per i primi minuti di gara. Gli uomini di Quique Sanchez Flores ci mettono un po’ a raccapezzarsi, ringraziano De Gea (bravissimo su una rasoiata di Javi Martinez da fuori) e quindi iniziano a mettere il naso fuori, guidati da un Reyes imprendibile per Koikili. Senza fare nulla di trascendentale i padroni di casa prendono campo: Tiago alle velocità della Liga è un centrocampista sontuoso e fa girare benissimo il pallone, tuttavia i colchoneros vengono traditi dai loro uomini migliori. Aguero, Forlan e Reyes sprecano infatti alcune buone occasioni e l’Athletic, pur soffrendo, riesce a difendere la porta di un Iraizoz impeccabile. Nel momento migliore dei madrileni, poi, i Leoni colpiscono: Koikili mette in mezzo da sinistra, Toquero di petto smorza per Llorente e il numero 9 viene agganciato da Perea in area. Per Teixeira Vitienes è rigore più espulsione del colombiano, e se il penalty ci sta tutto il rosso sembra davvero esagerato. Sul dischetto va proprio Fernando, che strappa il pallone a Muniain e lo difende dall’assalto di David Lopez, ma il riojano è visibilmente nervoso e calcia fuori. Il rigore fallito è una mazzata non da poco per i baschi, che giocano per alcuni minuti come se fossero in apnea e rischiano la beffa su un filtrante di Tiago che coglie scoperta la difesa: Forlan si invola verso Iraizoz, prende la mira ma spara incredibilmente a lato, sprecando un’occasione colossale. La girandola di emozioni e ribaltamenti di fronte si conclude in pieno recupero e a gioire stavolta è l’Athletic, che trova l’1-0 con un piatto al volo di Toquero imbeccato da un cross al bacio di Iraola. E’ il primo gol stagionale per Gaizka, sbloccatosi forse nel momento più importante della Liga dei bilbaini.
La ripresa purtroppo non è all’altezza di un primo tempo scoppiettante e ben giocato da entrambe le squadre. L’Atletico, infatti, dopo un tentativo di forcing iniziale tira i remi in barca e non dà mai l’impressione di poter mettere in discussione il risultato; l’Athletic controlla senza problemi, domina il possesso palla e si permette anche il lusso di sbagliare un gol fatto con Llorente. Il 2-0 è comunque questione di tempo e al 64’ si materializza ancora sull’asse Iraola-Toquero, col primo a mettere dentro un rasoterra invitante e il secondo a insaccare in scivolata. La mezz’ora restante passa senza lasciare grandi tracce, i Leoni sembrano accontentarsi e non spingono più di tanto, anche se sfiorano almeno un paio di volte la terza rete. L’Atletico invece sparisce e riappare solo per incassare i fischi del Calderon, ormai giunto al limite di sopportazione con i suoi (ex?) beniamini.
Vittoria pesante sul campo di una rivale storica: cosa chiedere di meglio alla domenica liguera? Come detto in precedenza, la strada intrapresa ieri è quella giusta e speriamo che la squadra abbia finalmente capito di potersela giocare sempre, anche in trasferta; a un certo punto della stagione lo stava facendo, poi alcune sconfitte eclatanti ma ingenerose (penso al 4-1 di Villarreal o al 5-1 del Bernabeu) avevano fatto ricredere un po' Caparros, tornato a riproporre formazioni troppo conservative lontano dal San Mamés prima del colpaccio di ieri. La qualità di molti dei nostri giocatori, la condizione in crescendo (vedere per credere il devastante Javi Martinez di gennaio) e il sesto posto a +5 dalla settima non possono più farci nascondere: siamo da Europa, andiamo a prendercela.

Le pagelle dell’Athletic.

Iraizoz 6,5: non deve compiere interventi eccezionali, però resta sempre attento e concentrato e non commette alcun errore quando l’Atletico spinge, e ad un portiere si chiede soprattutto questo. Spettatore non pagante nella ripresa.
Iraola 8: prestazione superlativa, da interprete del ruolo con pochi rivali in Europa quale Andoni è. Due assist, una spinta continua, pochissimi palloni sbagliati: più che un terzino, un regista aggiunto, una fonte di gioco imprescindibile per la squadra. Del Bosque era in tribuna, se non lo convoca è uno scandalo.
San José 6: sembra tornato ai suoi livelli dopo un periodo di appannamento quasi fisiologico. Comanda la difesa senza incertezze, è bravo ad accorciare per tenere corta la squadra e controlla senza sbavature Aguero e Forlan. Unica sbandata in occasione della palla-gol concessa all’uruguagio in chiusura di primo tempo, era fuori posizione.
Ekiza 6,5: sorprende ogni giorno di più il canterano, promosso a sorpresa da Caparros in prima squadra e da subito a suo agio nel cuore della difesa biancorossa. E’ molto pulito nell’intervento, sa ingaggiare il corpo a corpo con l’avversario e possiede anche un lancio lungo non disprezzabile. Molto positivo.
Koikili 5,5: per una volta è migliore quando spinge rispetto a quando difende. In proiezione offensiva è lui ad innescare l’azione del rigore ed a servire a Llorente un comodo pallone per il 2-0, ma quando Reyes avanza soffre terribilmente. Nella ripresa traballa in un paio di uno contro uno con l’andaluso, per sua fortuna il raddoppio taglia le gambe agli avversari.
David Lopez 6: è in un buon momento di forma e ha il piede caldo, ma tirando le somme è il meno incisivo davanti. Si vede più a palleggiare a centrocampo che a cercare il fondo per il cross, incombenza che lascia spesso e volentieri ad un inarrestabile Iraola. Continuo a preferirgli mille volte Susaeta.
Javi Martinez 8: migliore in campo in assoluto insieme al terzino di Usurbil, a centrocampo è dominante come pochi calciatori sanno essere. Da solo impegna i due centrali dell’Atletico, velocizza il gioco giocando a uno-due tocchi e soprattutto è ovunque: lo trovi a dare una mano in difesa, in appoggio alle punte e a presidiare la metà campo, come se avesse un paio di gemelli in campo. Gigantesco, quasi mostruoso.
Gurpegi 6: si piazza qualche metro dietro a Javi Martinez e si mette a far legna come meglio gli riesce. A parer mio è tornato ai suoi standard pre-squalifica, quando di incontristi puri più forti di lui nella Liga ce n’erano pochi. Ad inizio ripresa perde alcuni brutti palloni e Caparros lo toglie (dal 58’ Orbaiz 6,5: il suo ingresso mi era sembrato poco comprensibile, invece Jokin azzecca in pieno la mossa. Congela la partita facendo girare con grande sapienza tattica il pallone, e dopo il suo ingresso l’Atletico scompare. Saggio).
Muniain 7: lui invece non stupisce neanche più. Ogni volta che parte in progressione sono dolori, salta come minimo un avversario e non perde neppure un pallone. Gli manca lo spunto finale (cross, tiro o filtrante che sia), la ciliegina sulla torta, ma per il resto fa tutto e lo fa alla grande (dall’85’ Susaeta s.v.).
Toquero 7,5: doppietta pesantissima, si sblocca dopo un intero girone senza gol e regala all’Athletic una vittoria chiave per il prosieguo della stagione. E’ sempre il solito Gaizka, generoso, arruffone e anche un po’ ottuso quando parte da centrocampo per pressare il portiere, però stavolta sa essere decisivo quando serve. Leggenda vivente (dal 72’ Iturraspe 6: fa il suo a partita già ampiamente decisa).
Llorente 5: in generale non gioca una brutta partita, però quei due errori avrebbero potuto pesare come macigni. Brutta la sceneggiata sul rigore: prima strappa la palla dalle mani di Muniain, quindi si rifiuta di darla a David Lopez e infine completa l’opera sparacchiando fuori. Clamoroso il gol che si mangia a inizio ripreso e che tiene pericolosamente in vita l’Atletico ancora per parecchi minuti. Se vuole essere un leader deve avere un altro atteggiamento.

Caparros 7,5: a Jokin quel che è di Jokin, non sbaglia niente e ottiene la terza vittoria consecutiva. Capisce di dover osare e propone una formazione aggressiva e capace di giocare a viso aperto contro un Atletico che doveva fare risultato a tutti i costi; ottenuto il vantaggio, riesce a congelare la partita con i cambi e a portare a casa un successo che vale tanto oro quanto pesa. Avanti così.

giovedì 27 gennaio 2011

Notizie del giorno.


Urko Vera in un'amichevole contro l'Athletic (foto Deia).

Ora è ufficiale: Urko Vera è un giocatore dell’Athletic. Il 23enne di Barakaldo, capocannoniere del girone 2 di Segunda B con il Lemona, è stato iscritto nella rosa del Bilbao Athletic ma si aggregherà da subito alla prima squadra, e chissà che Caparros non decida di convocarlo per la prossima partita. L’accordo con il Lemona è stato chiusa sulla base di 10.000 euro (che potranno aumentare a seconda delle prestazioni del giocatore) più il prestito dell’attaccante del filial Gorka Laborda, un’operazione dunque molto vantaggiosa per il club di Ibaigane. Nonostante le frasi di Macua (“non venderò Llorente finché sarò presidente” – il suo mandato scade a giugno – e “per Llorente servono 63 milioni”), a parer mio l’arrivo di Urko Vera è un ulteriore indizio della probabile partenza di Fernandote, soprattutto perché l’Athletic ha insistito per tesserare subito Urko: l’intento è chiaro, provarlo adesso e testarne le capacità in Liga per capire se possa costituire o meno un’alternativa credibile al numero 9. Sicuramente Llorente non si muoverà fino al termine della stagione, poi a decidere il suo futuro saranno vari elementi (non ultima la permanenza di Mourinho sulla panchina del Madrid). Si annuncia una lunga telenovela, intanto auguro a Urko Vera di ripercorrere le orme di Koikili e Toquero, catapultatisi con profitto dalla Segunda B alla Primera.

Torna caldissimo il nome di Ander Herrera: il giovane centrocampista bilbaino in forza al Saragozza è nel mirino di Athletic e Villarreal, ma i baschi sono avvantaggiati perché, a differenza del Submarino amarillo, sono disposti a lasciare il giocatore in Aragona fino a giugno pagando 4 milioni subito e altri 3-4 a fine stagione. Ander ha già rifiutato nei mesi scorsi un’offerta dei biancorossi, tuttavia la situazione attuale del suo club potrebbe portarlo a cambiare idea molto velocemente; il Saragozza, infatti, è alle prese con una voragine di bilancio e con una situazione sportiva disastrata e non riesce proprio a risollevarsi e a ritornare ai livelli pre-retrocessione. Logico quindi che una delle maggiori promesse del calcio iberico desideri cambiare aria, anche perché il suo talento non riesce compiutamente ad esprimersi in una realtà che deve fare i conti con le dure leggi della zona retrocessione. Io, però, non lo prenderei, e questo per tre motivi: 1) era già stato contattato e ha risposto chiaramente di preferire il Saragozza, squadra di cui è tifoso, all’Athletic, e per me dopo parole del genere può restare benissimo dov’è; 2) l’operazione ha un costo importante, specie per le casse non proprio floride di Ibaigane; 3) l’Athletic deve tornare a valorizzare i prodotti della sua cantera, dunque preferirei senza dubbio dare una possibilità a Iturraspe, Iñigo Perez o a qualche altro cachorro (tra Bilbao Athletic e Juvenil i centrocampisti abbondano) piuttosto che tesserare uno che con Lezama non c’entra per niente.

Capitolo rinnovi: la società ha iniziato le trattative per i prolungamenti di Iraola, Gurpegi e Javi Martinez. In particolare, al giovane navarro verrà aumentato lo stipendio, che sarà portato ai livelli di quelli di Llorente (il più pagato con 2,2 milioni a stagione), e verrà alzata la clausola di rescissione che attualmente è di 30 milioni. Javi Martinez recentemente ha dichiarato di voler raggiungere le mille partite con la maglia dell’Athletic, speriamo che sia così e che riesca a resistere alle sirene (soprattutto inglesi) che da qualche tempo lo chiamano con insistenza.

Ieri l'Athletic ha vinto 3-0 in amichevole contro lo Zalla, a segno Igor Martinez, Diaz de Cerio e il giovane Guillermo. Caparros ha fatto giocare le riserve e ha provato cinque giovanissimi, il già citato Guillermo, Ruiz de Galarreta, Seguin, Guarrotxena e il basco-francese Aymeric Laporte, promettente centrale di 16 anni. Molto buone le prove di Guille, Aymeric e Ruiz de Galarreta, regista di centrocampo che è una delle maggiori speranze delle giovanili biancorosse. Da segnalare che De Marcos ha giocato 90 minuti da terzino destro, ruolo nel quale Caparros lo sta provando dall'inizio della stagione.