lunedì 17 dicembre 2012

16a giornata: Mallorca 0-1 Athletic.


Ammonizione per Laporte, splendido nel giorno del suo debutto nella Liga (foto Athletic-club.net).

RCD Mallorca: Aouate; Nsue, Nunes, Geromel, Bigas; Arizmendi (85' Alfaro), Márquez (73' Martí), Pina, Giovani Dos Santos (73' Brandon); Víctor, Hemed.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Laporte, Aurtenetxe; San José, De Marcos (78' Gurpegui), Ander Herrera; Susaeta (63' Ibaiz Gómez), Aduriz, Muniaín (87' Toquero).
Reti: 10' Aduriz.
Arbitro: Del Cerro Grande (comité madrileño).

Uno dei lati più affascinanti dello sport è senza dubbio la sua capacità unica di dare una seconda opportunità a chiunque; il calcio, in particolare, esaspera ed esalta ancor di più il concetto, visto che ogni partita è un'occasione di riscatto personale e di squadra. Tutto questo preambolo per dire che la vittoria di Maiorca è stata merito quasi esclusivo di uno dei giocatori fin qui più bistrattati, quel Gorka Iraizoz autore di una prima parte di temporada caratterizzata da molte ombre e da ben poche luci; sabato, tuttavia, il portiere navarro ha letteralmente salvato i tre punti con alcuni interventi prodigiosi, specie nel primo tempo, e se l'Athletic è riuscito a portare a casa il successo deve dire grazie principalmente a lui. All'ex Son Moix gli uomini di Bielsa hanno ottenuto la seconda vittoria di fila, sempre per 1-0, e pur non brillando sono riusciti a mantenere fino al termine quel golletto di vantaggio utile per tornare a respirare in classifica. Ci voleva, specie dopo l'eliminazione-shock in Coppa del Re contro l'Eibar, della quale parlerò in un maxi-post riassuntivo delle coppe, nazionale e UEFA, che spero di pubblicare entro questa settimana.
Senza Amorebieta (infortunio "diplomatico" per lui, visti i tentennamenti sul rinnovo?) e Iturraspe, ma con il rientro di Iraola e la prima presenza liguera per il giovanissimo Aymeric Laporte, l'Athletic arriva a Maiorca con l'esigenza di fare punti. E la partenza è confortante, se non addirittura clamorosa: al minuto numero 8 De Marcos sfiora il gol con una girata fuori di pochissimo, poi, 180 secondi dopo, Aduriz insacca di testa un cross perfetto di capitan Andoni. I padroni di casa del grande ex Caparros sembrano già alle corde, tuttavia la furia iniziale dei Leoni svanisce poco a poco e i bermellones guadagnano campo; il pressing dei bilbaini non funziona (che nostalgia dell'anno scorso...), le distanze fra i reparti si allungano e comincia un vero e proprio assedio alla porta di Iraizoz. Per fortuna dei biancorossi il navarro è in grandissimo spolvero, e nel corso del primo tempo sono almeno 5 i suoi interventi prodigiosi, su tutti il volo pazzesco del 16' a togliere dall'incrocio una punizione di Giovani Dos Santos. Grazie alle parate del suo numero 1 e all'ottima prestazione della difesa, l'Athletic regge l'urto e in chiusura torna a farsi pericoloso ancora con Aduriz, bravo a girare un assist di Laporte (che personalità il francese!) ma di poco impreciso nella mira. La ripresa inizia com'era finito il primo tempo: Maiorca all'assalto, giacché anche il pareggio non servirebbe molto agli isolani, e zurigorri arroccati in difesa. Anche la scarsa freddezza degli attaccanti di Caparros resta immutata, e così Hemed e Victor falliscono due occasioni enormi per l'1-1: prima l'israeliano calcia alto da un paio di metri dopo un batti e ribatti in area, quindi la punta nativa di Maiorca mette incredibilmente fuori da pochi passi un pallone di Hemed che chiedeva solo di essere spinto in gol. Dopo la grande paura l'Athletic si riprende e, col passare dei minuti, riesca a compattarsi; le maglie errate della difesa non lasciano passare più nulla, ed è anzi la squadra di Bielsa a rendersi pericolosa in contropiede sfruttando gli spazi lasciati da un avversario stanco e sempre più sfiduciato. I minuti scorrono così senza grandi emozioni e al triplice fischio i Leoni ottengono la sesta affermazione nella Liga, buona per attestarsi a metà classifica, a -4 dal sesto posto e a +8 sulla terzultima.
Non è stata dunque una gran partita, e a dirla tutta il Maiorca avrebbe meritato per lo meno il pareggio. Ci sono stati però alcuni aspetti positivi, aldilà del risultato: la tenuta difensiva, con la porta rimasta inviolata; le prestazioni incoraggianti di alcuni singoli; la reazione dopo la bruciante eliminazione dalla Copa. Il blocco psicologico che fin qui ha limitato moltissimo i biancorossi è ancora ben presente, ma se la squadra riuscisse a trovare un minimo di continuità potrebbe presto essere rimosso. Dei tre fronti iniziali solo il campionato è rimasto aperto e, come detto, la classifica è corta; l'Europa è alla portata della squadra, provare a raggiungerla è l'obiettivo minimo.

Le pagelle.

Iraizoz 8: molto criticato (e a ragione) per un rendimento ben al di sotto delle aspettative, il navarro si riscatta almeno parzialmente a Maiorca con una prestazione eccezionale, che non a caso gli vale il "clean sheet". Nel primo tempo viene bombardato dagli attaccanti bermellones e risponde parando tutto, nella ripresa non abbassa la concentrazione ed è sempre impeccabile. Se avesse giocato sempre così, l'Athletic ora avrebbe di certo qualche punto in più.
Iraola 7,5: nonostante Ramalho abbia ben figurato in sua assenza, il suo ritorno si nota eccome. Perfetto in difesa (Giovani si fa vivo solo su palla inattiva), quando sale fa valere la sua classe, come in occasione dell'assist al bacio per il gol partita di Aduriz. Lo seguo più o meno dai tempi del suo esordio e in tutto gli avrò visto sbagliare una decina di partite al massimo. Impeccabile.
Ekiza 6,5: continuo a ritenerlo il miglior difensore di questa temporada molto difficile per il reparto arretrato. Reattivo, agile e bravo in marcatura, si fa apprezzare per la puntualità nei recuperi e per una pulizia negli interventi lontana anni luce dalla scompostezza di Amorebieta. Sarà un caso, ma nelle poche partite che i Leoni hanno concluso senza incassare gol lui era sempre presente. Speriamo che non debba tornare in panchina...
Laporte 7: aveva già giocato con la prima squadra in Europa, contro Hapoel e Sparta Praga, ma quelle erano state più o meno delle amichevoli visto che l'Athletic era già eliminato. Tutt'altro discorso quello di Maiorca, ma nonostante le pressioni e la posta in palio gioca una partita splendida, da veterano. Sicuro dietro ed eccellente in impostazione, mostra di avere qualità non comuni quando prende palla e va a servire un assist perfetto ad Aduriz. È il difensore del futuro e da oggi fa parte ufficialmente della prima squadra.
Aurtenetxe 6: gli tocca il cliente più rognoso, un Arizmendi ispirato e molto ficcante, per cui deve concentrarsi quasi del tutto sulla fase difensiva. Con qualche affanno qua e là riesce a contenere il diretto avversario, ma dalla metà campo in su non si vede quasi mai. Compitino.
San José 6: contro il Celta era andato bene come mediano davanti alla difesa, stavolta invece non suscita una grande impressione. Gioca in modo troppo semplice, quasi sempre per vie orizzontali, e ha un passo un po' troppo cadenzato per sostenere al meglio la pressione maiorchina. È questo il suo difetto principale: sembra sempre giocare con una marcia in meno rispetto a compagni e avversari. Sufficiente e nulla più.
De Marcos 5: forse sarà perché ho ancora negli occhi lo splendido cursore dell'anno scorso, però in questa stagione proprio non riesce a convincermi. Fumoso, vaga per il campo e non incide in nessuna fase del gioco. Condivido la definizione datagli da un blog biancorosso tempo fa: si è toquerizzato, ovvero corre moltissimo ma senza un vero perché. Enigma (dal 78' Gurpegui s.v.).
Herrera 7: sta tornando il vero Ander, e di questo non possiamo che rallegrarci tutti. A livello di tecnica e visione di gioco è uno dei centrocampisti più dotati della nuova leva e in partite come queste dimostra il perché: lucido, essenziale ma non banale, si libera del pallone con uno-due tocchi al massimo e riesce quasi sempre ad imbeccare il compagno posizionato meglio. Purtroppo accanto a sé non ha giocatori in grande spolvero con i quali dialogare, altrimenti potrebbe essere devastante.
Susaeta 5: anche nel suo caso concordo con quanto si scrive da più parti, ovvero che dopo il suo passaggio nella "cosa" (così lo stesso Markel definì la selezione spagnola in una memorabile conferenza stampa) ha ulteriormente abbassato un livello di prestazioni già non esaltante. In pratica sul campo è invisibile: apatico, tenta qualche giocata senza convinzione e senza concretezza, perdendo molti più palloni di quelli che guadagna. Un po' di panchina potrebbe non guastargli (dal 63' Ibai 6: entra e la squadra migliora, un caso?).
Aduriz 7: sempre più salvatore della patria, sta raggiungendo vette di effettività degne quasi di un Trezeguet. In 90 minuti gli arrivano tre palloni giocabili in area: lui li trasforma in un tiro fuori di poco, in un cabezazo sventato da Aouate e nel gol decisivo. Lavorando in silenzio, senza clamori, si è caricato sulle spalle il peso enorme dell'eredità di Llorente e lo sta facendo dimenticare velocemente, anche perché lui di questi colori è innamorato. Chapeau.
Muniain 5: non ci siamo, non ci siamo proprio. Bielsa deve affrontare la realtà e farlo riposare, tanto è inutile mandarlo in campo se poi i risultati sono prove del genere. Non salta quasi mai l'uomo, non tira e non illumina la scena. Ha bisogno di ritrovare la condizione migliore (speriamo che la pausa invernale lo aiuti), al momento Ibai dà molto di più alla causa (dall'87' Toquero s.v.).

lunedì 10 dicembre 2012

15a giornata: Athletic 1-0 Celta.


L'esultanza di Ibai e Aduriz, i trascinatori della squadra contro il Celta (foto athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Ramalho, Ekiza, Amorebieta, Aurtenetxe; San José, De Marcos, Herrera (90' Laporte); Susaeta (88' Toquero), Aduriz, Ibai (76' Muniain).
Celta Vigo: Javi Varas; Hugo Mallo, Vila, Túñez, Roberto Lago; Natxo Insa (60' De Lucas), Oubiña; Augusto Fernández, Bermejo (75' Toni), Krohn-Dehli; Iago Aspas.
Reti: 33' Aduriz.
Arbitro: Fernando Teixeira Vitienes (Comité cántabro).

Vittoria scacciacrisi per l'Athletic nello scontro diretto con il Celta Vigo, superato col minimo scarto al termine di una prestazione altalenante dei Leoni: male all'inizio, in crescendo a metà primo tempo, autorevoli nel mantenimento del vantaggio per quasi tutta la ripresa e troppo impauriti negli ultimi minuti, durante i quali solo una paratissima di Iraizoz ha evitato il pareggio-beffa. Non è stata comunque una gran partita, come spesso accade quest'anno; entrambe le squadre hanno giocato timorosamente, troppo condizionate dalla paura di perdere per rischiare qualcosa, e in casa bilbaina le numerose assenze non hanno di certo contribuito a rendere più agevole il compito agli uomini di Bielsa, anche se le riserve hanno svolto al meglio il loro compito. Il Loco ha tenuto fuori a sorpresa (ma non troppo...) Muniain, ancora lontano anni luce dalla forma migliore, e il suo sostituto Ibai è stato senza dubbio il migliore in campo: dai suoi piedi sono partite tutte le azioni pericolose dell'Athletic ed è stato lui a servire l'assist per il gol partita di Aduriz, ragion per cui Bart Simpson può tranquillamente continuare a riposarsi per cercare di tornare in condizione in tempi rapidi (cosa che avrebbe già fatto se non avesse partecipato alle Olimpiadi con la Spagna, convocazione che gli ha impedito di recuperare dopo le fatiche dell'anno scorso). Bene anche Ramalho, acerbo ma con uno strapotere fisico impressionante, e il San José versione mediano, molto più convincente di quando gioca in difesa. Insomma, gli zurigorri sono riusciti ad arrangiarsi, e dopo una prima parte contratta hanno trovato fluidità di manovra e sicurezza nella fase difensiva. Merito senza dubbio del gol di Aduriz, che ha insaccato di testa un cross perfetto di Ibai; fino a quel momento, infatti, il Celta pur senza inquietare Iraizoz si era fatto preferire, mentre la nona rete in Liga di Aritz (miglior bomber "autoctono" del campionato) ha dato ai Leoni la sicurezza e la tranquillità che mancavano. Nella ripresa i baschi hanno sfiorato più volte il 2-0 ma ancora una volta non sono riusciti a chiudere il match quando dovevano, peccato mortale che hanno rischiato di pagare salatissimo in chiusura; per fortuna Iraizoz era in giornata-sì e ha chiuso la porta in faccia a De Lucas con un intervento straordinario, altrimenti saremmo qui a parlare di una seconda beffa in salsa gallega dopo quella di due settimane fa con il Depor. Ciò non è successo e l'Athletic ha così conquistato la quinta, sudatissima vittoria della temporada. Dal punto di vista del gioco la squadra ha sicuramente fatto un passo indietro rispetto al già citato pareggio con i biancazzurri di La Coruña, tuttavia ci sono stati diversi aspetti positivi: innanzitutto i tre punti, sarà banale dirlo ma fanno comodo come il pane, quindi lo "zero" alla casella gol incassati, le buone prove di alcuni elementi, l'esordio liguero di Aymeric Laporte (uno che, se tutto va nel verso giusto, sarà titolare molto presto) e, ultimo ma non per importanza, il segnale dato da Bielsa sul caso Llorente. Il riojano infatti non è sceso in campo e il Loco ha preferito inserire Toquero piuttosto che il numero 9, lasciando addirittura in campo un Aduriz acciaccato e dando spazio, come detto, al 18enne Aymeric. Se sommiamo questi fatti alle voci, stavolta abbastanza concrete, di offerte in arrivo da Torino e Londra (6 milioni quella della Juventus, quasi 8 quella del Tottenham) per prendere il centravanti di Rincon de Soto a gennaio, direi che il suo addio è sempre più vicino. Un bene per tutti, a questo punto. Per lui, che marcisce in panchina nonostante sia uno dei migliori attaccanti d'Europa. Per il club, che si deve liberare al più presto di un fardello ormai gravoso. E anche per i tifosi, che potranno finalmente smetterla di dividersi su Llorente per tornare a sostenere compatti la gloriosa camiseta dell'Athletic.

lunedì 3 dicembre 2012

14a giornata: Barcellona 5-1 Athletic.

No, oggi non troverete né foto né tabellino. Non troverete la cronaca del match o le mie solite riflessioni tecnico-tattiche. Non troverete niente che parli di calcio, perché ormai quando ci sono di mezzo Barcellona e Real Madrid il calcio passa in ultimo piano. Badate bene, però. Non si tratta di uno sfogo dettato dall'amarezza per le 5 pere subite sabato sera al Camp Nou, acuita dal fatto che mi sono praticamente giocato due sabati sera per assistere alle disfatte contro merengues e culé. No, ciò che intendo proporvi è una riflessione. Una pura, semplice riflessione sulla credibilità di un campionato (la Liga) all'interno del quale esistono due entità, che ormai non esito a definire mostruose, che stanno fagocitando nemmeno troppo lentamente tutto il resto. Lo spunto mi è venuto da un commento scritto qui sul blog da Marco, che notava come la sparizione di antiche rivalità sia il segnale di un inesorabile livellamento verso il basso, con catalani e blancos ormai troppo superiori per vedere Athletic, Atletico o Valencia come veri pericoli, al contrario di quanto capitava qualche anno fa. Un'osservazione acuta e verissima. Barcellona e Real Madrid sono divenute due realtà a sé stanti e completamente autoreferenziali, due facce di una medesima medaglia fatta di strapotere politico ed economico, sudditanza arbitrale (e della stessa RFEF) e magagne finanziare abilmente occultate. La loro rivalità, un tempo basata su una contrapposizione sanguigna per non dire sanguinosa, quella tra catalani e castigliani, è sbiadita, edulcorata, depotenziata; è diventata una rivalità del tutto esteriore, pompata dal marketing ad uso e consumo dei telespettatori di mezzo mondo ma che, sinceramente, suona quasi falsa. Giocano per primeggiare in campionato e in Europa, eppure fuori da quel terreno verde vanno d'amore e d'accordo. Dunque torno a chiedermi, e a chiedervi: quale credibilità ha in questo momento la Liga? Per me meno di zero. E adesso proverò a spiegarvi il perché, punto per punto.

1) Diritti tv: trovo semplicemente immorale la ripartizione dei diritti televisivi in Spagna. Non esiste che due squadre incassino il 50% del totale lasciando l'altra metà (ovvero le briciole) alle restanti 18. È una situazione assurda e l'immobilismo della UEFA è indicativo.
2) Buchi di bilancio: viviamo in un mondo capitalista, a quanto mi risulta. E in un'economia di stampo capitalistico un'azienda con un bilancio in passivo di centinaia di milioni e debiti contratti con vari istituti bancari dovrebbe fallire, giusto? Tale regola non vale per Barcellona e Real Madrid, che continuano tranquillamente a spendere cifre folli nel calciomercato pur avendo voragini incredibili da dover ripianare (in teoria). E francamente mi sono rotto di venire asfaltato da squadre costruite con campionissimi presi tramite speculazioni finanziarie e aiuti bancari assurdi, specie perché poi è la UE a dover rifinanziare le indebitatissime banche spagnole.
3) Aiuti arbitrali: non servirebbero, ma ci sono. Un esempio palese si è avuto durante Real Madrid-Athletic di due settimane fa: 3-1 per le merengues, entrata di Coentrao in area direttamente sulla gamba di Susaeta, l'arbitro sorvola e sul contropiede successivo il Madrid segna il 4-1. Da un possibile 3-2 al gol che chiude la partita, poi il match finisce 5-1 e incazzarsi con l'arbitro sembra quasi puerile. E di esempi del genere ce ne sarebbero a bizzeffe.
4) Asservimento dei media: giornali e tv spagnole, si sa, campano di rendita grazie al duopolio Barcellona-Madrid. Non sorprende, dunque, che lo spazio dedicato all'Old Firm iberico sia sterminato, incomparabilmente maggiore di quello riservato agli altri club. Il problema è che anche i media europei sono servili in maniera imbarazzante verso culé e blancos, non tanto per convenienza quanto per l'esigenza di confezionare e vendere ai proprio lettori/spettatori un prodotto appassionante e in grado di generare mercato. La conseguenza di questo atteggiamento è che sui principali media continentali non esistono analisi serie sulla situazione disperante della Liga; al massimo ci sono pezzi degli antipatizzanti di professione, ma anche questi rientrano in una logica di tifo che esula dalla realtà in cui versa il campionato spagnolo. Ammetto di aver generalizzato abbastanza per redigere questo punto, in quanto non leggo abitualmente giornali tedeschi o francesi; diciamo che ho il sentore che anche loro, tuttavia, seguano la scia di quelli italiani o britannici. Se avete esempi contrari pubblicateli senza problemi!
5) Benevolenza di RFEF e UEFA: a mio avviso alla federazione spagnola questa situazione non conviene per nulla, visto che l'impoverimento della Liga non può giovare al movimento; da un altro punto di vista, però, può essere che gli introiti generati da questa sfida infinita riescano a tacitare le coscienze dei massimi dirigenti della RFEF. Ciò che non mi spiego è il vergognoso silenzio della UEFA, che predica (o meglio, blatera) di Fair Play finanziario e poi fa finta di nulla di fronte alla situazione finanziaria di Barcellona e Real Madrid. Platini ormai è un politico fatto e finito, ma questo doppio gioco continuo e il suo essere forte coi deboli e debole coi forti sono francamente incommentabili.

Io non so per quale motivo i presidenti degli altri 18 club della Liga continuino ad accettare passivamente questa situazione. L'anno scorso Del Nido del Siviglia si mise a capo di una piattaforma denominata "Por una Liga Justa", ma la sua iniziativa naufragò di fronte al debolissimo sostegno ottenuto dai colleghi (mentre tra gli appassionati vi furono decine di migliaia di simpatizzanti). Il motivo di questo fallimento? Un mistero. Secondo me una forma di protesta semplice ed efficace sarebbe schierare le formazioni Juvenil contro Barcellona e Madrid; non le squade B o C, ma direttamente i ragazzini di 17 anni. Se lo facessero tutte le squadre del campionato, quanto potrebbero andare avanti le due big? Io credo poco. Eppure nessuno fa nulla, e domenica dopo domenica continuiamo ad assistere a goleade tennistiche, mentre già a dicembre la lotta per il titolo è finita. A chi giova tutto ciò? Così come stanno le cose a nessuno, nemmeno ai blaugrana e alle merengues, perché se tutto un movimento perde valore piano piano inziano anche a sparire campioni, tv e soldi. Evidentemente i due club sanno qualcosa che il pubblico non conosce (Superlega?), altrimenti non si capisce perché continuino ad intestardirsi nella loro ricerca di maggior profitto e maggior potere. Nel mio piccolo io ho deciso: finché qualcosa non cambierà, per me le partite contro le due "grandissime" non esisteranno. Niente cronaca, niente post, niente. Un buco nero. Si arrangino e si divertano tra loro, per me basta così.

martedì 20 novembre 2012

12a giornata: Real Madrid 5-1 Athletic.


Ramos, solissimo, incorna il pallone del 2-0 (foto Deia).

Real Madrid: Casillas; Arbeloa, Pepe, Sergio Ramos, Coentrao; Xabi Alonso, Modric; Özil (62' Khedira), Callejón (70' Di María), Cristiano Ronaldo; Benzema (69' Morata).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Aurtenetxe; Gurpegui (78' Castillo), Iturraspe, Muniain (46' Llorente); Susaeta, Aduriz (67' Toquero), Ibai Gómez.
Reti: 12' Aurtenetxe (ag), 30' Ramos, 32' Benzema, 42' Ibai, 56' Özil, 67' Khedira.
Arbitro: Teixeira Vitienes (comité cántabro).

Sconfitta senza appello al Bernabeu per l'Athletic, seppellito dal Madrid sotto una montagna di 5 gol che addirittura non rappresentano appieno il divario visto in campo tra le due squadre. Come ammesso con signoriltià da Bielsa al termine della gara, le differenze sono state insormontabili: troppo rapida e ficcante la manovra delle merengues perché la difesa biancorossa, tragica come nelle peggiori giornate di questa prima parte di stagione, potesse metterci una pezza. In generale, i Leoni sono stati dei comprimari nel contesto di una partita dominata dagli avversari; lenti, con poco mordente e mentalmente già sconfitti dopo l'1-0, i bilbaini hanno avuto un moto d'orgoglio solo dopo il gol di Ibai, ma il loro tentativo di rimonta non fa che aumentare i rimpianti per ciò che non è stato fatto dal primo minuto. Chiaramente non è potuto mancare il classico errore arbitrale, una costante quando si gioca al Bernabeu, con Teixeira Vitienes che ha negato un rigore colossale sul punteggio di 3-1. Ma non abbiamo perso per questo, inutile recriminare.
Bielsa arriva a Madrid con tre assenze pesanti, quelle di Amorebieta, De Marcos ed Herrera; la sua mossa consiste nello spostare Gurpegi in mediana, avanzando Iturraspe (con Muniain trequartista) e inserendo Ekiza in difesa e Ibai sulla fascia sinistra. Per cercare di salvare la pelle al Bernabeu servirebbero aggressività, compattezza e velocità nelle ripartenze, ma bastano pochi minuti per capire che, al contrario, l'Athletic sceso in campo è imbolsito, leggero nei contrasti e inesistente nella trequarti avversaria. Il Madrid spadroneggia fin dall'inizio, mantenendo un possesso palla molto alto e verticalizzando a piacimento senza trovare né il filtro della mediana, né l'opposizione della difesa biancorossa. Esemplare, in tal senso, l'azione dell'1-0: Benzema scatta quasi da metà campo e davanti a sé trova un'autostrada, con San José immobile e Aurtenetxe troppo lontano per chiudere in tempo; Iraizoz completa l'opera con la solita uscita a metà strada e il pallonetto che scaturisce dal contrasto tra il francese e il numero 3 basco lo castiga senza speranza. I Leoni non riescono a reagire, soprattutto perché un centrocampo a 3 senza Herrera e De Marcos non ha quasi ragion d'essere, e per gli uomini di Mourinho tutto sembra facile come in una partitella del mercoledì. Il 2-0 di Ramos è un atto d'accusa verso la gestione delle palle inattive da parte della difesa bilbaina, il 3-0 di Benzema è una perla rara che però mostra anche tutte le lacune di San José, involuto e lontano anni luce dalle prestazioni del primo anno nel Botxo. Quando il sipario sembra già calato dopo neanche un tempo, il fulmine a ciel sereno di Ibai (primo gol in Liga per lui) riaccende improvvisamente la partita. Nella prima parte della ripresa, infatti, gli zurigorri provano generosamente a riaprire la contesa grazie al pressing alto e ad un atteggiamento tattico spregiudicato, figlio del coraggio (o dell'incoscienza) di Bielsa, che mette dentro Llorente per l'acciaccato Muniain e vara un 4-4-2 che in fase offensiva diventa un 4-2-4 da assalto all'arma bianca. Il Madrid rincula un po', anche se davanti è sempre pungente, ma l'Athletic è in partita e crea qualcosa davanti a Casillas, finché al 56' Teixeira Vitienes non decide di indirizzare le cose. Impossibile dare una definizione diversa davanti al calcio di rigore non assegnato per il fallo di mano clamoroso in area di Coentrao, episodio ancor più grave del normale visto che, sul contropiede che segue, Özil segna il 4-1 che chiude ogni discorso. Il 5-1 di Khedira (in collaborazione con Iraizoz...) serve solo per le statistiche, e in pratica negli ultimi 20 minuti i Leoni non sono in campo.
La scoppola, come dicevo in apertura, ci sta tutta per quanto visto sabato sera ed è inutile appellarsi al solito errore arbitrale o alle numerose assenze per giustificarla. L'attuale fragilità psicologica della squadra è evidente e basta pochissimo per far crollare tutto; inoltre il divario col Madrid, la squadra che gioca meglio in Spagna, è tale da poter essere colmato solo con la famosa "prestazione perfetta" che  al momento l'Athletic non riesce ad offrire. I rimpianti vengono da quei minuti tra il gol di Ibai e la rete del 4-1 nei quali i bilbaini hanno tenuto bene il campo e hanno messo in difficoltà, almeno parzialmente, i loro avversari, dimostrando che con una gestione diversa della gara avrebbero potuto ottenere molto di più. Il discorso è sempre quello: serve continuità, non solo da partita a partita ma anche all'interno dei 90 minuti. In ogni caso il Bernabeu non è il campo dove poter fare il salto di qualità. Sono sempre più convinto che la Liga non abbia 38 giornate, ma 34 più 4 partite fuori categoria, dove se giochi al 120% forse pareggi; e nei due incontri in trasferta le possibilità di non uscire con le ossa rotte sono risicatissime (non a caso c'è chi vorrebbe presentarsi al Bernabeu e al Camp Nou con il Bilbao Athletic). In chiusura, vorrei segnalare il comportamento ignobile dell'arbitro rispetto ai cori offensivi contro Gurpegi e Susaeta: sollecitato dal capitano biancorosso a prendere provvedimenti, visto che i "Gurpegi yonky, muerete" e i "Puta ETA puta Susaeta" sono andati avanti per tutta la durata del match, l'ineffabile Teixeira Vitienes ha detto testualmente "Yo no oigo nada" ("Non sento nulla") e ha chiuso la questione, guardandosi peraltro dallo scrivere qualcosa nel referto. No comment.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 5,5: bombardato da più di 20 tiri delle merengues, si oppone a molti di essi in maniera ottimale. Nei momenti decisivi, però, manca: sull'1-0 resta a metà strada, sul 2-0 non esce e si fa infilare da un paio di metri di distanza. Luci e ombre.
Iraola 6: diligente, gioca bene contro Özil (che, gol a parte, è il meno pericoloso tra le fila del Madrid) e cerca di limitare i danni. Si vede poco davanti e continua a denunciare una certa carenza di brillantezza.
Ekiza 5,5: continua a essere a parer mio il più convincente del pacchetto arretrato, anche in un contesto derelitto come quello di sabato sera. E' l'unico in grado di chiudere i buchi che si aprono spesso grazie all'ottima velocità di base, e nell'uno contro uno è difficile da saltare. A quando la titolarità?
San José 4,5: disastroso, è colpevole in tutti i primi 3 gol del Real Madrid, che sono poi quelli che scavano il solco decisivo tra le due squadre. Molle, svagato e pessimo in marcatura, è il lontano parente del centrale solido ammirato al primo anno di Athletic. Involuto.
Aurtenetxe 5,5: si trova davanti un Cristiano Ronaldo meno concreto del solito e prova a tenerlo con alterne fortune. Con San José come centrale di riferimento non si trova benissimo, e forse vorrebbe essere lui a giocare nel mezzo come faceva nello Juvenil. Una soluzione da tenere presente per il futuro.
Gurpegi 5,5: riportato al suo ruolo originario, quello di mediano, si trova nel mezzo a una mareggiata blanca difficile da tenere sotto controllo. Fa quel che può, tra avversari che entrano e cori vergognosi che lo offendono, e finisce prima del 90' a causa di un infortunio muscolare che lo terrà fuori un mese (dal 78' Castillo s.v.).
Iturraspe 5,5: gioca più avanzato del solito, in una posizione che dovrebbe favorire le sue capacità di palleggio, tuttavia è troppo statico per interpretare al meglio la mezzala "alla De Marcos". Per mettersi in luce avrebbe bisogno di compagni vicini con cui scambiare il pallone, condizione che si realizza solo nei primi dieci minuti della ripresa. Depotenziato.
Muniain 5: per sua sfortuna resta in campo nella metà di partita più brutta dell'Athletic. Gli arrivano pochi palloni e anche quando riesce a girarsi si trova sempre in mezzo a un nugulo di avversari che quasi sempre gli soffiano la sfera. Infortunato, esce all'intervallo e salterà sicuramente la trasferta israeliana di giovedì (dal 46' Llorente 5: sbaglia una buona occasione e non entra mai in partita. Sempre più paradossale la sua situazione dopo che ieri non si è presentato in conferenza stampa).
Susaeta 5: in gol all'esordio con le Furie rosse, assolutamente fuori dal match al Bernabeu. Poco preciso nei cross e in difficoltà contro Coentrao, che non riesce quasi mai a saltare, ha un sussulto a inizio ripresa e si guadagna il rigore che Teixeira Vitienes non vede. Da lì in poi torna nell'anonimato più totale.
Aduriz 5: è un lottatore nato, ma anche lui può fare poco trovandosi da solo contro una batteria di centrali del calibro di Pepe e Ramos. Mal assisito dai compagni, non riesce ad andare mai al tiro e quando viene sostituito sembra più demoralizzato che altro. Depresso (dal 67' Toquero s.v.).
Ibai 6: è l'unico davanti che, gol a parte, tenta qualcosa per smuovere la situazione. Generoso e lucido quando è in possesso palla, trova una bellissima rete che per lui è anche la prima in assoluto in Liga. Giusto premio per un ragazzo straordinario, tanto umile quanto efficace in campo.

Bielsa 5: impossibile non bocciare l'allenatore dopo una sconfitta di queste proporzioni, anche se alcune attenuanti ci sono. L'insistenza con il 4-3-3 dello scorso anno talvolta risulta controproducente, specie in campi come il bernabeu dove un atteggiamento più prudente sarebbe forse più consigliabile (anche perché la squadra non difende con l'intensità di qualche mesa fa). Testardo e incrollabile, ma gli vogliamo bene anche per questo.

giovedì 15 novembre 2012

11a giornata: Athletic 2-1 Sevilla.


Esultanza biancorossa dopo il gol di De Marcos (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Gurpegui, Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe, De Marcos, Herrera; Susaeta, Aduriz (77' San José), Muniain (72' Isma López).
Sevilla FC: Palop; Cala, Fazio, Spahic, Navarro; Medel (65' Kondogbia), Maduro (46' Reyes); Navas, Campaña (46' Babá), Rakitic; Negredo.
Reti: 26' De Marcos, 46' pt Susaeta, 78' Negredo (rig.).
Arbitro: Hernández Hernández (Comité canario).
Note: espulso al 75' Herrera (A) per doppia ammonizione.

Vincere senza soffrire? No, grazie! Non basta un tempo giocato a ottimi livelli, infatti, per consentire ad un Athletic la "mission impossible" di portare a casa tre punti senza dover faticare fino all'ultimo secondo di partita, anche se stavolta (e per fortuna) non ci sono state beffe dell'ultimo secondo come a Valencia o Lione. Finalmente gli uomini di Bielsa sono riusciti a dare un minimo di continuità alle loro prestazioni in campionato: la seconda vittoria consecutiva ha consentito dunque ai Leoni di issarsi ad una più tranquilla quota di metà classifica, ossigeno puto in vista della doppia trasferta liguera Bernabeu-Camp Nou che li attende nelle prossime due settimane (inframezzata da un incontro casalingo col Depor da vincere ad ogni costo). Come detto, però, anche domenica si è rischiato grosso. In vantaggio di due reti e in controllo della situazione (pur soffrendo molto di più a causa dell'ingresso di un buon Reyes), l'Athletic ha rischiato di rovinare tutto e di gettare al vento altri punti preziosi. E pure in questo caso la frittata l'ha combinata Ander Herrera, che era al rientro dopo l'espulsione del Mestalla e ha visto un nuovo cartellino rosso, stavolta a causa di un doppio giallo evitabile (il secondo è stato comunque molto fiscale); per fortuna San José si è comportato molto bene una volta in campo e, nonostante il 2-1 di Negredo su rigore concesso per un tocco di mano netto di Iraola, i biancorossi hanno portato a casa una vittoria importante per il morale e anche per la classifica, che ora li vede più o meno a metà della tabla, con 4 punti di margine sulla zona retrocessione e cinque lunghezze di ritardo rispetto al quarto posto, l'ultimo utile per la qualificazione in Champion's League. La partita è stato il classico match a due facce: molto bene il primo tempo, nel quale i bilbaini hanno mostrato sprazzi di buon calcio e sono andati in rete due volte con De Marcos e Susaeta, e ripresa giocata in apnea a causa del ritorno degli andalusi e dell'inferiorità numerica. I giocatori dell'Athletic continuano a fare molti errori, soprattutto nella misura dei passaggi e nelle conclusioni a rete, ma stavolta sono stati più compatti in fase difensiva e hanno finalmente potuto contare sull'apporto di Iraizoz, decisivo per la vittoria con alcuni veri e propri miracoli nel corso della ripresa. Chiaramente alla squadra serve ancora continuità, ma proseguendo su questa strada Bielsa i suoi potranno senza dubbio salvare una stagione iniziata davvero in modo pessimo.

lunedì 5 novembre 2012

10a giornata: Granada 1-2 Athletic.


Iturraspe contro Mikel Rico, vicino all'Athletic in estate e anche ieri tra i migliori dei suoi (foto Athletic-club.net).

Granada CF: Toño; Nyom, Mainz, Diakhaté (76' Floro Flores), Siqueira; Iriney (83' Orellana), Mikel Rico; Brahimi, Torje (78' Ighalo), Dani Benítez; El Arabi.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Gurpegui, Aurtenetxe; Iturraspe (54' San José), De Marcos, Muniain; Susaeta, Aduriz (66' Llorente), Ibai (78' Castillo).
Reti: 12' (rig.) e 26' Aduriz, 53' El Arabi.
Arbitro: Muñiz Fernández (Asturiano).

Col minimo sforzo possibile l'Athletic si aggiudica una vittoria preziosissima, una vera e propria boccata d'ossigeno dopo la terribile settimana delle tre sconfitte consecutive. La prima affermazione liguera in trasferta non ha segnato però il ritorno del gioco frizzante visto a tratti a Valencia e Lione, tutt'altro; si è trattato di un match spigoloso, esteticamente brutto e che, nonostante la notevole differenza di valori in campo e il doppio vantaggio dopo 45' (propiziato peraltro da un errore grossolano dell'arbitro), i Leoni hanno rischiato di gettare letteralmente al vento nell'ultima parte. Un paio di buone parate di Iraizoz e la scarsa mira degli attaccanti di casa hanno impedito il peggio, e Bielsa è tornato a respirare.
Con Herrera squalificato ed Ekiza ancora infortunato le scelte per il Loco sono quasi obbligate: in difesa è salda la coppia Gurpegi-Amorebieta, Muniain fa le veci di Ander come trequartista e sulla fascia sinistra trova spazio Ibai, apparso molto più in palla di un fin qui deludente Isma Lopez. Nel Granada rientra Dani Benitez e ovviamente parte dall'inizio Mikel Rico, oggetto del desiderio bilbaino durante il mercato estivo ma rimasto in Andalusia a causa delle richieste esose del suo club. L'inizio delle due formazioni è al piccolo trotto, la paura è tangibile e il "primo non prenderle" regna sovrano. Dopo una punizione centrale di Benitez e un'iniziativa isolata di Mikel Rico, a dare la sveglia alla partita ci pensa... Muñiz Fernandez. Il fischietto asturiano, autore in passato di alcune direzioni da censura nei confronti dell'Athletic, stavolta favorisce smaccatamente i bilbaini inventandosi un rigore per una gomitata di Diakhaté su Aduriz che: a) è leggerissima, e b) avviene con il pallone palesemente irraggiungibile per l'attaccante donostiarra. Lo stesso Aduriz si presenta dagli 11 metri e calcia senza dubbio il miglior rigore visto in casa zurigorri negli ultimi anni, spiazzando Toño e portando i suoi sull'1-0. La reazione del Granada è confusa e mostra tutti i limiti di una squadra volenterosa ma arruffona, che in avanti schiera solo mezze figure incapaci di lasciare il segno; Torje, Dani Benitez e Brahimi provano ad innescare El Arabi in ogni modo, ottenendo in cambio solo un paio di mischie e le ammonizioni di Amorebieta e Gurpegi. E poi, al 26', il capolavoro di Aduriz: Ibai gestisce un buon contropiede sulla sinistra e apre di esterno per Aritz, che fa una magia sul primo controllo e prova il filtrante per Muniain; la difesa respinge, ma l'ex di Maiorca e Valencia è il più veloce ad avventarsi sul pallone e il sinistro che esplode dal limite è imprendibile per Toño. 0-2, terza doppietta stagionale e ottavo gol in dieci partite per Aduriz, che fa così registrare la miglior partenza di un attaccante dell'Athletic dai tempi di Eneko Arieta (nove reti nelle prime dieci giornate di Liga nella stagione 1959/60). Sopra di due lunghezze i Leoni controllano, lasciando il possesso palla agli avversari e limitandosi alle ripartenze veloci; in chiusura di tempo Ibai e Aduriz vanno vicini al terzo gol, quindi Ibrahima rischia di riaprire la contesa con una volee dal lato destro dell'area che però esce di molto. Al rientro in campo (con Muñiz Fernandez che fischia senza accorgersi che Iraizoz non è ancora tornato tra i pali...) il Granada, chiamato al tutto per tutto, si butta avanti e sfiora subito il gol con El Arabi, che spara altissimo da buona posizione. I bilbaini soffrono ma sembrano in grado di tenere, tuttavia al 53' lo stesso El Arabi ci prova da lontano e Iraizoz, tanto per cambiare, la combina grossa facendosi infilare da un pallone tutt'altro che irresistibile. Bielsa corre ai ripari inserendo San José per Iturraspe e subito il navarro, come al solito più efficace nell'area avversaria che nella propria, sfiora il 3-1 con una bellissima rovesciata dopo un palo colpito di testa da Aduriz. Le squadre si allungano e la partita diventa pazza, con occasioni da ambo le parti fallite in serie. De Marcos e Muniain perdonano di fronte a Toño, mentre dalla parte opposta Iraizoz si riscatta parzialmente dicendo no negli ultimi minuti a Siqueira e Floro Flores.
Finisce dunque 2-1 per l'Athletic al termine di una partita che, se di certo non ha segnato un passo avanti dal punto di vista del gioco, quantomeno ha visto i Leoni in grado di portare a casa un risultato positivo, evitando quelle rimonte all'ultimo minuto fatali al Mestalla e allo Stade de Gerland. Ci voleva una vittoria per scacciare fantasmi passati e recenti, ora l'imperativo è darle continuità a partire dall'impegno in UEFA di giovedì con il Lione.

mercoledì 31 ottobre 2012

9a giornata: Athletic 1-2 Getafe.


Il Getafe segna e Gurpegi resta a terra infortunato: il momento dell'Athletic è veramente nero (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Gurpegui (15' San José), Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe (59' Llorente), De Marcos, Muniain (75' Isma López); Susaeta, Aduriz, Ibai Gómez.
Getafe: Moyá; Valera, Abraham, Rafa, Miguel Torres; Juan Rodríguez, Xavi Torres; Pedro León (81' Alexis), Barrada, Diego Castro (70' Lafita); Álvaro Vázquez (76' Adrián Colunga).
Reti: 11' Juan Rodríguez, 58' Álvaro Vázquez, 94' San José.
Arbitro: Gil Manzano (Comité extremeño).

Terza sconfitta in una settimana e passo indietro più che preoccupante per l'Athletic. Se infatti a Valencia la rimonta dei padroni di casa era stata rocambolesca e frutto di una momentanea follia di Ander Herrera (calcione a gioco fermo a un avversario e rosso diretto) e a Lione i biancorossi, pur perdendo, non aveva affatto giocato male, ieri contro il Getafe abbiamo assistito a una prova deludente, per non dire sconfortante. Squadra priva di mordente, senza idee, quasi imbambolata: in una parola, orribile. Gli azulones in pratica hanno vinto senza fare nulla per meritarselo; un colpo di testa su calcio da fermo, un po' di contenimento (nemmeno troppo, per la verità) e la spettacolare chilena di Alvaro Vazquez a sentenziare la fine anticipata del match. In tutto questo, i bilbaini sono apparsi fisicamente a terra dopo la sconfitta europea di giovedì, senza contare che il gol subito a freddo e il contemporaneo infortunio di Gurpegi hanno tolto loro anche quelle poche certezze che avevano. La reazione non è riuscita ad essere efficace neppure quando Bielsa ha messo dentro l'artiglieria pesante, e le già scarse speranze di portare a casa almeno un punto si sono infrante sulla traversa colpita da Llorente.
Fare una cronaca della partita mi sembra inutile. In campo non è successo molto e chi ha assistito in diretta alla partita non ha potuto fare a meno di notare la sensazione d'impotenza trasmessa dall'Athletic, che purtroppo con la prestazione di domenica è tornato a mostrare i problemi in transizione offensiva che sembravano dimenticati. L'assenza di Herrera in tal senso è stata certamente pesante, ma più che altro ha pesato (e sta pesando da inizio stagione) il rendimento a dir poco negativo di alcuni dei pilastri della scorsa temporada: da Amorebieta a Muniain, passando per De Marcos e Susaeta, ci sono giocatori che evidentemente stanno mandando in campo i loro gemelli scarsi, altrimenti non si spiega la differenza abissale rispetto a qualche mese fa. In tal senso credo che la copertina spetti a De Marcos: nel derby contro l'Osasuna era stato il migliore in campo, mentre contro i madrileni è tornato a correre troppo spesso a vuoto, sfiancandosi senza riuscire mai a incidere. Non per gettare la croce addosso a Oscar, ci mancherebbe, ma la differenza rispetto a due settimane fa (per non parlare dell'anno scorso...) è stata netta. Per questo motivo le critiche continue a Bielsa al momento non mi trovano d'accordo: se Amorebieta si fa saltare anche da mia nonna, Susaeta non azzecca un cross e Muniain si incarta al primo tentativo di dribbling la colpa, più che in panchina, risiede nelle teste dei calciatori. Evidentemente la situazione ambientale continua ad essere elettrica, ed è questa l'unica cosa di cui si possa incolpare il Loco; eppure solo una settimana fa sembrava che tutti avessero ritrovato il bandolo della matassa e, come ho scritto in apertura, nonostante il risultato finale la squadra aveva ben figurato a Valencia e Lione, due campi non proprio facili. La sconfitta col Getafe è inappellabile, ma forse (e sottolineo il forse) è figlia più della stanchezza, della sfortuna e del momento negativo che di un'ulteriore involuzione sul piano del gioco.
Domani in Copa del Rey con l'Eibar e soprattutto domenica in trasferta a Granada ne sapremo di più. Io continuo ad essere convinto che questa squadra abbia tranquillamente le possibilità per rialzarsi ed uscire dal tunnel, ma adesso i Leoni devono dimostrarlo sul campo.

venerdì 12 ottobre 2012

7a giornata: Athletic 1-0 Osasuna.


Aduriz esulta con De Marcos e Iraola dopo il gol vittoria (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegui, Ekiza, Castillo (75' Aurtenetxe); Iturraspe, De Marcos, Herrera (78' San José); Susaeta, Aduriz (70' Llorente), Muniain.
Osasuna: Andrés Fernández; Oier, Lolo, Arribas, Damiá; Annan (30' Puñal), Timor; Sisi (30' Lamah), Armenteros, Nino; Llorente (64' Kike Sola).
Reti: 12' Aduriz.
Arbitro: González González (Comité Castellano-Leonés).

Se una rondine non fa primavera non sarà una sola partita a decretare l'uscita dell'Athletic dal tunnel, però ragazzi, ci voleva! La vittoria nel derby basco numero 2, quello con l'Osasuna, ha permesso in un sol colpo ai Leoni di uscire dalla zona retrocessione e, soprattutto, di ritrovare sensazioni tipiche della passata stagione e che sembravano perdute in questa prima parte di campionato. Finalmente siamo tornati a vedere un Athletic dinamico e padrone del campo, capace di imbastire ottime trame in velocità e di irretire gli avversari grazie al palleggio; certo, la fortuna ha dato una mano ai biancorossi (ben tre i pali colti dai navarri nel match), ma va detto che la loro affermazione è stata ben più netta del punteggio finale, ridotto al minimo scarto dalle parate miracolose di Andre Fernandez. Ma cos'è cambiato dalla batosta di San Sebastian e dal k.o. rimediato a Praga in UEFA (risultato che ha complicato terribilmente la campagna europea dei biancorossi)? Possibile che il ritorno di Ander Herrera e il ricorso forzato a Ekiza, autore di una prestazione impeccabile, siano bastati da soli a far voltare pagina? Sicuramente c'è stato altro in settimana, come dimostra la notizia di un confronto tra Urrutia e la squadra, e la reazione mostrata dai giocatori nel derby è un segnale molto positivo dopo settimane di timori e incertezze. La situazione dell'Athletic resta ancora parecchio complicata, tuttavia l'1-0 sull'Osasuna potrebbe rappresentare quel punto di svolta che l'anno scorso fu l'1-2 in trasferta ad Anoeta; solo le prossime partite, però, ci diranno se la prima, vera crisi dell'era-Bielsa è definitivamente alle spalle.
Il Loco sa di giocarsi molto contro i rojillos dell'ex Mendilibar, dunque spazio ad Herrera, appena recuperato, con Muniain riportato sulla fascia sinistra; in difesa Martxelo sceglie Ekiza per sostituire Amorebieta, squalificato e comunque pessimo nella sconfitta per 3-1 patita giovedì in terra ceca. Nei primi minuti la squadra è contratta, frenata psicologicamente dal peso delle ultime sconfitte, e l'Osasuna tiene il campo con buona personalità, ma al 12' ecco l'azione che deciderà la partita: De Marcos e Iraola combinano benissimo sulla destra, il numero 10 scappa con la sua solita falcata, guarda in mezzo e serve un ottimo pallone sul destro di Aduriz, che non ci pensa due volte e gira in rete di prima intenzione. Il gol sblocca l'Athletic e per una buona mezz'ora i padroni di casa sciorinano un grandissimo calcio, proprio come pochi mesi fa, stordendo i navarri grazie a combinazioni veloci palla a terra, sovrapposizioni continue e inserimenti preziosi dei centrocampisti; Aduriz sfiora il 2-0 con un colpo di testa su corner, poi è De Marcos ad andare per due volte vicino alla rete, prima spedendo alto dopo una torre del solito Aritz, poi trovando una superba risposta di Andres Fernandez sul suo diagonale da destra a conclusione di un contropiede splendidamente condotto da Muniain. Mendilibar non aspetta l'intervallo per correggere in corsa la sua formazione iniziale e al 30' inserisce Lamah e Patxi Puñal per Sisi e Annan; la mossa, coraggiosa, ha il pregio di ristabilire un po' d'ordine nel marasma osasunista e al contempo mette in campo la grande fisicità dell'esterno belga, che colpisce subito la parte alta della traversa con un cross da sinistra. In chiusura di tempo altro legno per i rojillos, stavolta con una gran punizione di Lolo che colpisce la traversa e si impenna ad Iraizoz forse battuto, forse no. Resta comunque la sensazione che quelle dell'Osasuna siano fiammate, mentre l'Athletic riesce finalmente ad elaborare il gioco bielsiano senza grandi intoppi; nella ripresa, infatti, i padroni di casa riprendono decisamente il controllo delle operazioni e vanno più volte a un passo dal gol della sicurezza, negato da Andres Fernandez due volte a De Marcos (un vero duello personale, quello del numero 10 e del portiere avversario), una a Susaeta e una a... Lolo, il cui intervento in spaccata ad anticipare Aduriz stava per trasformarsi in un beffardo autogol. La pecca principale dei Leoni è il non riuscire a chiudere la partita, perché si sa che in questi casi la beffa è in agguato. E la beffa quasi si realizza a meno di dieci minuti dal termine, quando una bordata su punizione dal limite di Timor sorprende Iraizoz nella sua zona di competenza: per fortuna ci pensa San Palo a respingere in luogo del portiere, terzo ed ultimo legno colpito dai navarri in questo derby per loro stregato.
Finisce dunque 1-0, risultato giusto per il gioco espresso dalle due squadre e per il numero di occasioni da rete costruito (i pericoli per l'Athletic in pratica sono arrivati solo da calcio da fermo); il pareggio sarebbe stato una punizione forse ingiusta per gli zurigorri, ma va detto che Bielsa, con la consueta onestà, ha dichiarato che la partita sarebbe potuta terminare 4-0 come 1-1, sottintendendo che l'Osasuna, pur facendo pochino in termini di azioni manovrate, è andata comunque molto vicino al gol. Ora la pausa, poi Valencia e Lione: la stagione dei Leoni è già ad un momento cruciale.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 5,5: passo indietro dopo il derby con l'Erreala (ma non dopo Praga, dove è stato pessimo). L'Osasuna arriva raramente dalle sue parti, ma tolto un intervento su Joseba Llorente sembra poco reattivo e non in gran giornata. Per sua fortuna ci sono i legni a salvarlo, specie sulla saetta di Timor che lo aveva sorpreso sul palo di competenza. Gastone.
Iraola 6,5: altro giocatore rispetto alla giornata precedente, corre e si inserisce con grande facilità ed è un ottimo supporto per un De Marcos comunque ispiratissimo. Non soffre Sisi, mentre deve faticare di più contro Lamah, elemento dalla grande fisicità e non disprezzabile tecnicamente. Comunque se la cava e completa una buona partita.
Gurpegi 7: probabilmente la sua miglior prestazione da difensore centrale. Sicuro e molto concentrato per tutti i 90 minuti, commette solo un paio di errori e per il resto è praticamente perfetto. Speriamo che, come Javi Martinez lo scorso anno, riesca ad emergere nel nuovo ruolo dopo un periodo di faticoso adattamento iniziale. Comunque incoraggiante.
Ekiza 7,5: ha giocato tre partite da titolare e per tre volte la squadra non ha subito gol, un caso? Davvero non si capisce come Bielsa non riesca ad apprezzarlo appieno, visto che ha la rapidità e il senso della posizione necessari per tappare i buchi che spesso si aprono e per effettuare i recuperi ai quali lo schema del Loco chiama spesso i difensori... anche con l'Osasuna è impeccabile e non sbaglia praticamente niente. Al momento gioca molto meglio di un Amorebieta che vive di rendita dopo l'anno scorso, speriamo che anche il rosarino se ne convinca.
Castillo 5,5: anche in un contesto positivo non riesce a risaltare, e a questo punto la sensazione che sia poco adeguato ad una Primera "alta" si fa sempre più concreto. Difende male e quando spinge non riesce ad essere incisivo, dunque a conti fatti risulta più dannoso che altro. Per fortuna il rientro di Aurtenetxe dovrebbe segnare il suo ritorno in panchina (dal 75' Aurtenetxe 6: di stima, ben ritrovato).
Iturraspe 7+: nelle scorse giornate si era segnalato come il più in palla tra i centrocampisti, pur senza riuscire a incidere granché a causa della apatia dei compagni. Grazie alla presenza di Herrera, che gli offre sempre una sponda per imbastire il dialogo palla a terra, il suo peso nella partita stavolta è ben diverso: chiude, imposta, inizia ogni azione, insomma è un uomo-ovunque capace anche di incidere sulla manovra. Sembra che stia crescendo in personalità rispetto alla scorsa stagione, buon segnale.
De Marcos 8: migliore in campo per distacco, con questa prestazione chiude la bocca a tutti i critici (me compreso) che iniziavano a dubitare delle sue condizioni in questo avvio di temporada. D'un colpo cancella ogni perplessità e si ripropone ai livelli altissimi di qualche mese fa, spaccando letteralmente la partita con le sue accelerazioni impossibili da fermare per gli avversari e con un moto perpetuo davvero incredibile. Meriterebbe il gol, ma almeno tre miracoli di Andres Fernandez gli negano la seconda marcatura stagionale. Ritrovato.
Herrera 7: importantissimo solo per la presenza, col suo ritorno tutta la squadra ricomincia a girare e ad esprimere il calcio di alto livello che sa proporre. La visione di gioco e la capacità di trovare i compagni smarcati sono da giocatore di caratura assoluta, chiaro che con lui in campo tutto diventi più facile. Esce stremato ma consapevole di essere fisicamente a posto (dal 78' San José s.v.).
Susaeta 6,5: il meno ispirato dei giocatori offensivi biancorossi, fa comunque il suo senza strafare e non demerita. Come spesso gli accade è un po' arruffone quando si tratta di concludere l'azione e a volte finisce per sprecare delle iniziative interessanti, ma col suo movimento e con i suoi dribbling è sempre una minaccia per gli avversari. Nella ripresa sfiora due volte la rete, trovando un grande Andres Fernandez davanti a sé.
Aduriz 7+: la sua partita è la dimostrazione che, se servito in modo adeguato in area, è tuttora un attaccante letale. Riceve tre palloni puliti: uno lo sbatte dentro con una gran girata di destro, uno lo spedisce alto d'un soffio con un bel colpo di testa e il terzo lo trasforma (sempre di testa) in un assist al bacio per De Marcos. Con quello ai navarri è già a quota 4 gol in Liga, se i compagni capiscono come assisterlo al meglio può battere tranquillamente il suo record di 12 segnature stagionali ottenuto con la maglia del Maiorca (dal 70' Llorente 6: non fa caso ai fischi che gli piovono addosso dopo l'ingresso in campo e mette sul terreno di gioco grande voglia ed energia. Va al tiro due volte, senza fortuna).
Muniain 7: non aveva convinto come vertice alto in sostituzione di Herrera (mentre l'anno scorso in quella posizione aveva giocato benissimo), ma una volta riportato a sinistra torna a far vedere tutta la sua classe. Inarrestabile quando parte in dribbling per accentrarsi, serve assist deliziosi ai compagni e regala sprazzi di grande qualità. Unica pecca: non tira mai, però ci siamo (quasi) abituati. Croce e delizia.

Bielsa 7: stavolta azzecca tutto, a partire dalla formazione per finire con i cambi. Dopo la sconfitta con lo Sparta Praga evidentemente si fa sentire dai suoi giocatori e i risultati si vedono, in più è agevolato dal rientro di Herrera che risulta fondamentale per dare equilibrio alla manovra. Adesso viene il difficile, ovvero continuare sulla strada appena imboccata.

martedì 2 ottobre 2012

6a giornata: Real Sociedad 2-0 Athletic.


Griezmann al tiro: il francese è stato uno dei migliori in campo (foto Athletic-club.net).

È ufficiale: l'Athletic è in crisi. Non si tratta però di una semplice crisi di gioco o di risultati, bensì di qualcosa di più profondo e difficile da spiegare, qualcosa che va oltre il cattivo stato di forma di molti giocatori, i passaggi sbagliati e gli errori difensivi: in discussione è il rapporto tra i calciatori e Bielsa, che pare quantomeno incrinato e sta generando voci impazzite sul futuro dell'allenatore argentino a Bilbao. La prestazione della squadra nel derby basco all'Anoeta è stata sconfortante soprattutto per la mancanza di convinzione, carattere e garra dei Leoni, surclassati in ogni aspetto, mai in partita e apparsi quasi rassegnati; un atteggiamento stranissimo e incomprensibile, a meno che non si voglia credere a una scelta ponderata dei giocatori, a una precisa volontà di lasciare nel Botxo l'impegno per favorire l'addio del Loco. Se così fosse mi auguro che la squadra parli al più presto con Urrutia, perché la situazione al momento è insostenibile e rischia addirittura di degenerare... la differenza tra una grande temporada e una stagione vissuta ai margini della zona retrocessione è più labile di quanto si pensi ed il destino di una squadra che (non) gioca come l'Athletic sabato è quello di lottare fino a maggio nella parte destra della classifica, senza dubbio. Ciò non toglie che, per quanto possa valere, sono e sarò sempre dalla parte di Bielsa e non certo da quella di chi tira indietro la gamba e smette di correre dopo 10 minuti. Lasciando da parte la dietrologia potremmo sottolineare la condizione atletica insufficiente di molto giocatori, l'assenza di Herrera che sta pesando moltissimo sull'economia del gioco, l'instabilità che deriva dalla cattiva gestione di Llorente (meglio fuori rosa che in campo per 30 minuti), ma la realtà è che la differenza fra l'Athletic di pochi mesi fa e questa copia sbiadita è tale da far sorgere parecchi dubbi anche a chi non è un complottista di professione. Una sola cosa è certa: 0 tiri in porta in 90 minuti sono indegni di un club come quello zurigorri.
Sulla partita c'è poco da dire. I Leoni, con Amorebieta per Ekiza rispetto al pareggio col Malaga, partono bene e nei primi minuti tengono il campo con sufficiente autorità, pur peccando di imprecisione negli ultimo 25 metri. Poi, in modo del tutto simile a quanto accaduto contro l'Espanyol, col passare dei minuti si afflosciano, abbassano le linee fino a schiacciarsi nella propria metà e cedono il comando delle operazioni agli avversari, che senza fare granché si ritrovano padroni dell'incontro. L'unico schema offensivo diventa il pelotazo dalle retrovie, tanto che sembra quasi di vedere una registrazione dell'epoca-Caparros, mentre il pressing tutt'altro che forsennato dei txuri-urdin è più che sufficente per mettere a nudo le difficoltà difensive dei biancorossi, che negli ultimi 10 minuti del primo tempo riescono a mantenere lo 0-0 solo grazie a tre interventi decisivi di Iraizoz. Nel secondo tempo servirebbe una scossa, ma al rientro dagli spogliatoi l'Athletic è grigio e senza ritmo proprio come nella prima frazione; Bielsa prova a cambiare qualcosa inserendo San José per Iturraspe, già ammonito, ma l'ingresso di un difensore puro non aiuta la fase di non possesso e ha l'effetto di far arretrare ancor di più il baricentro della squadra. La Real spinge, sfiora il gol con un'azione personale di Ilarramendi (slalom tra le belle statuine zurigorri e tiro sventato da un salvataggio in scivolata di Iraola) e al 62' finalmente passa con Griezmann: l'azione spiega il momento di confusione totale dei Leoni molto più di cento articoli, visto che una difesa totalmente schierata riesce a farsi prendere d'infilata prima da Agirretxe, che sfonda a sinistra senza trovare opposizione, e quindi dal fantasista francese, dimenticato nel cuore dell'area e libero di battere a rete (il suo tiro, peraltro, non è una cannonata, ma Gurpegi appostato sulla linea non riesce a deviarlo). Il Loco non perde tempo e al 66' manda in campo Llorente al posto di Castillo, varando così un 3-4-3 nel quale Aduriz gioca largo e Nando è il riferimento centrale; non c'è però il tempo di valutare l'impatto del nuovo assetto, perché dopo appena 5 minuti Amorebieta, già ammonito (e graziato del secondo cartellino pochi secondi prima), mura in area col braccio un tiro a botta sicura di Xabi Prieto e si guadagna l'ennesima espulsione di una carriera che, a 27 anni, lo "consacra" già giocatore più espulso della storia del club. Vela trasforma il rigore e la partita si chiude con 20 minuti di anticipo, visto che l'Athletic non ha la forza per attaccare in modo ordinato e i donostiarri, cavalieri nell'occasione, decidono di non infierire e non sfruttano come potrebbero le voragini che si aprono nella metà campo biancorossa.
Il 2-0 dell'Anoeta fa male, molto male. Non tanto, come detto, per il risultato in sé, anche se perdere un derby non è mai piacevole. No, a sconcertare e lasciare senza parole è stata la passività di tutti, tolti giusto due o tre elementi; è stata la mancanza di reazione dopo l'1-0, quasi come se nessuno si aspettasse altro dalla partita; è stato il rendersi conto che sembra passato un secolo rispetto a quando sbancavamo Old Trafford o l'Arena auf Schalke. In settimana sono attese novità da parte della dirigenza, vedremo cosa succederà ma è chiaro che la situazione attuale non è più tollerabile.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 7,5: diamo a Cesare quel che è di Cesare, il migliore in campo dell'Athletic è lui. Affronta le polemiche e le richieste di titolarità per Raul con grande carattere, e ripaga la fiducia di Bielsa con una prestazione superba, tenendo a galla i suoi con quattro paratissime prima di arrendersi al destro sporco di Griezmann. Quasi prende il rigore di Vela, impossibile chiedergli di più.
Iraola 5: invisibile in fase offensiva, dietro prova a contenere Griezmann come può ma deve arrendersi alla classe e alla maggior freschezza atletica del francese. La cosa più bella della sua partita è il salvataggio su Ilarramendi, per il resto naviga a vista e finisce per smarrire la rotta.
Gurpegi 5: l'anno scorso Javi Martinez ci mise qualche partita per adattarsi compiutamente al ruolo di difensore centrale e sbocciò proprio contro la Real, Carlos invece neppure con i cugini riesce a trovare il bandolo della matassa. Lento e poco reattivo in marcatura, regge l'urto finché gli avversari non spingono forte, poi naufraga insieme ai compagni. Forse va ripensata la sua riconversione.
Amorebieta 4: ormai ho perso la speranza di vederlo concentrato e affidabile per tutto un campionato, senza le amnesie che da sempre lo contraddistinguono. Titolare un po' a sorpresa al posto di Ekiza, tra i migliori col Malaga, non ne azzecca una neanche per sbaglio. Saltato spesso come un birillo, rimedia due gialli evitabili e lascia la squadra in 10 e sotto di due reti. Irrecuperabile.
Castillo 4,5: partita oscena, e chi si chiedeva perché non giocasse mai è servito. Saltato in ogni modo da Xabi Prieto, che lo umilia più volte nascondendogli il pallone sotto il naso, non riesce a opporsi neppure a Zurutuza e in difesa lascia più buchi di un colabrodo; in attacco prova qualche sortita, ma non mette un cross decente che sia uno. È in scadenza, se qualcuno gli propone il rinnovo è un folle (dal 66' Llorente s.v.: non riceve un solo pallone giocabile in quasi mezz'ora di gioco, impossibile giudicarlo).
Iturraspe 6: è l'unico che a centrocampo ci mette un po' d'intensità, pressando e raddoppiando con buona costanza. In fase d'impostazione non riesce però a trovare i tempi giusti per servire i compagni, anche perché c'è poco movimento e l'unico deciso a dialogare con lui è Muniain. Esce perché a rischio espulsione dopo aver beccato un giallo nel primo tempo (dal 54' San José 5: più di mezz'ora ad alto tasso di impalpabilità, deve dare maggior solidità alla difesa ma fallisce clamorosamente il compito. Abbaglio notevole di Bielsa).
De Marcos 5: continua il periodo-no, che lo vede fin da inizio stagione con scarsa benzina nel serbatoio e una gran confusione in testa. Il suo gioco elettrico, che vive di fiammate e improvvise accelerazioni, risulta controproducente se non è supportato dalla condizione fisica, e al momento l'ex Alaves è più dannoso che inutile. Irriconoscibile.
Muniain 6: uno dei pochissimi che non ne vuole sapere di arrendersi e prova in ogni modo a cambiare il corso di un match già scritto. Scende spesso nella sua metà campo per prendere palla e portarla in avanti, visto che nessuno riesce a farlo, ma in tal modo la Real ha buon gioco nel raddoppiare o triplicare la marcatura su di lui per disinnescarlo non appena entra in possesso della sfera; nonostante l'eccesso di egoismo, tira fuori dal cilindro alcune giocate eccellenti ed è l'ultimo ad alzare bandiera bianca.
Susaeta 5: ad Anoeta lo stanno ancora cercando per capire se fosse in campo o no. Non salta mai l'uomo, non mette un cross neppure per sbaglio, calcia malissimo gli angoli e, in generale, vaga per il campo come un fantasma in un castello scozzese. Anima in pena.
Aduriz 5,5: l'impegno non si discute, ed è suo l'unico tiro (alto) dell'Athletic in tutta la partita. Purtroppo non riesce a incidere più di così, anche perché i compagni lo cercano poco e quasi sempre è da solo a lottare contro tutta la difesa errealista. Urgono nuove soluzioni offensive.
Isma Lopez 5: si propone spesso sulla sinistra, tuttavia la capacità tecnica non è all'altezza della generosità e della voglia di mettersi in mostra. Sbaglia molto, soprattutto i cross, e non riesce a far fruttare le sovrapposizioni e gli inserimenti che pure riesce a produrre. Al momento sembra patire il doppio salto di categoria (dal 60' Ibai s.v.: entra nel momento peggiore e può far poco per cambiare l'inerzia della partita).

Bielsa 5: grandissimo rispetto e stima per le sue qualità (umane prima che calcistiche), tuttavia anche stavolta le sue scelte non convincono del tutto. Innanzi tutto toglie dall'undici titolare un Ekiza in grande spolvero per rimettervi Amorebieta, protagonista in negativo del derby, quindi stupisce inserendo San José in mediana invece di avanzare Gurpegi, sempre spaesato come difensore. La squadra non crea pericoli ed è estremamente farraginosa dalla metà campo in avanti, segno che gli schemi offensivi non riescono ad essere efficaci come l'anno scorso. Tutto ciò non scaccia l'impressione che abbia perso il feeling con la squadra e che al momento la sua situazione sia simile a quella del capitano del Bounty nei giorni prima dell'ammutinamento. Non mollare Loco!

martedì 25 settembre 2012

5a giornata: Athletic 0-0 Malaga.


L'inchino di Iribar al pubblico del San Mamés durante l'omaggio dedicatogli in occasione del cinquantesimo anniversario del suo esordio con l'Athletic (foto athletic-club.net).

Athletic Club: Raúl; Iraola, Ekiza, Gurpegui, Castillo; Iturraspe, De Marcos, Muniain (87' Toquero); Susaeta, Aduriz (46' Llorente), Isma López (46' Ibai).
Málaga: Caballero; Gámez, Demichelis, Weligton, Monreal; Toulalan (78' Iturra), Camacho; Joaquín (67' Portillo), Isco, Eliseu; Saviola (57' Santa Cruz).
Arbitro: Mateu Lahoz (Comité Valenciano).

Per molti commentatori la cosa migliore di domenica sera è stata la celebrazione per l'inimitabile Iribar, a 50 anni esatti dall'esordio del Txopo con la zurigorri: una cerimonia toccante, che è iniziata con un pasillo d'onore composto da alcuni grandi ex portieri dell'Athletic, tra i quali Imanol Etxeberria e Andoni Zubizarreta, è proseguita con una poesia cantata in basco solo per lui e si è conclusa con applausi e cori da parte di un pubblico commosso. In realtà anche dal punto di vista puramente sportivo non sono mancati i motivi di soddisfazione, uno su tutti quello zero alla voce "gol incassati" che si è materializzato per la seconda volta quest'anno dopo la vittoria sul Valladolid della terza giornata. La partita è stata molto tattica e non ci sono state grandi occasioni da rete, tuttavia  l'Athletic ha mostrato dei progressi interessanti, sia dal punto di vista fisico che da quello del gioco, e il fatto di aver ottenuto un risultato positivo contro una delle squadre più in forma della Liga, reduce peraltro dal roboante 3-0 rifilato allo Zenit in Champion's, è indicativo della buona prestazione della squadra. In particolare, ci sono stati molti meno errori in transizione offensiva, ovvero si sono persi molti meno palloni a centrocampo evitando così quei ribaltamenti di fronte che, molto più delle singole prestazioni dei difensori, sono stati la causa dei troppi gol subiti dalla squadra nelle prime uscite stagionali. Segnali incoraggianti si erano già intravisti giovedì contro l'Hapoel Kiryat Shmona, partita finita 1-1 solo grazie ai miracoli a ripetizione del portiere avversario (alla fine il conto dei tiri era stato di 28 a 4 per i Leoni...); la caratura modesta degli israeliani non autorizzava a mostrarsi troppo ottimisti, ma il pareggio rimediato contro gli uomini di Pellegrini ha certificato che i biancorossi stanno cominciando a carburare, un po' come successe lo scorso anno. Peccato per l'uno contro uno Susaeta-Caballero all'81' perso dal nostro numero 14: una vittoria sarebbe stata il miglior viatico possibile per il derby di sabato prossimo ad Anoeta. Resta comunque la convinzione di aver ottenuto un buon punto e, soprattutto, c'è soddisfazione per le prove molto buone di Ekiza, che ha blindato la difesa, e di Raul, molto sicuro nelle poche occasioni in cui il Malaga lo ha chiamato in causa. Che il posto da titolare di Iraizoz abbia finalmente iniziato a vacillare?

martedì 18 settembre 2012

4a giornata: Espanyol 3-3 Athletic.


Llorente esulta dopo il gol del 2-2 (foto Athletic-club.net).

RCD Espanyol: Cristian Álvarez; Javi López, Raúl Rodríguez, Héctor Moreno, Capdevila (74' Tejera); Forlín, Víctor Sánchez; Rui Fonte (66' Stuani), Verdú, Wakaso (82' Víctor Álvarez); Longo.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegi, Amorebieta, Iñigo Pérez (41' San José); Iturraspe, De Marcos (46' Ibai), Muniain; Susaeta, Aduriz, Isma López (69' Llorente).
Reti: 18' Javi López, 43' Verdú, 55' Aduriz, 72' Llorente, 80' Longo, 82' Aduriz.
Arbitro: Pérez Montero (comité andaluz).
Note: espulso all'81' Longo (E) per doppia ammonizione.

Giusto un paio d'anni fa una partita come quella di domenica avrebbe fatto notizia, ma da quando a Bilbao comanda il Loco nessuno si stupisce più, anzi, "pazzie" del genere sono diventate quasi normali... E invece c'è stato davvero poco di normale in quanto accaduto a Cornellá El Prat: un primo tempo dominato dai padroni di casa, una ripresa con un Athletic arrembante, sei gol, una espulsione e tantissime occasioni da rete. Una partita divertente, in fondo, ma come spesse accade in questi casi anche segnata dagli errori difensivi delle due squadre che, non a caso, hanno incassato più gol in queste prime quattro giornate di Liga. Alla fine il punto va bene ad entrambe, ma sia Bielsa che Pochettino avranno molto su cui riflettere.
L'Athletic si presenta a Barcellona con la formazione sperimentale di questo inizio di temporada: Gurpegi gioca centrale in difesa, il terzino sinistro è Iñigo Perez e in attacco ci sono Isma Lopez a sinistra e Aduriz centravanti; solo panchina per Llorente, mentre Muniain giostra da trequartista centrale in luogo dell'infortunato Herrera. I Leoni partono bene, tengono il campo con sufficiente autorità e provano ad elaborare pazientemente il loro calcio di possesso, pur faticando ad essere incisivi negli ultimi 20 metri, ma basta la prima azione elaborata dell'Espanyol per far emergere tutti i problemi difensivi biancorossi: la circolazione di palla dei catalani prima dell'inserimento vincente di Javi Lopez è ficcante e ben elaborata, tuttavia non è ammissibile che la linea difensiva si imbarchi a tal punto da lasciare tutto il fianco sinistro scoperto (in più c'è l'errore di Isma Lopez che non segue l'uomo e lo lascia entrare in area senza contrastarlo minimamente). L'1-0 è una mazzata e i bilbaini, incapaci di reagire, consegnano le chiavi della partita ai padroni di casa; in avanti Aduriz è isolato mentre a centrocampo Iturraspe e soprattutto De Marcos sono lontanissimi dalla condizione dello scorso anno, problema non da poco visto che il lavoro e la corsa dei centrocampisti sono fondamentali nel gioco di Bielsa per assicurare protezione alla linea arretrata. Aldilà delle prestazioni dei singoli (Gurpegi bocciato, Amorebieta discreto) il problema dell'Athletic è proprio questo: la distanza tra i reparti è enorme e i difensori sono esposti continuamente all'uso contro uno in campo aperto, situazione che metterebbe in ambasce chiunque. Inoltre è innegabile che dietro ci sia molta meno sicurezza rispetto a qualche mese fa, vedere per credere Longo che, solo in mezzo a tre, riesce a stoppare, entrare in area e concludere senza opposizione; la respinta di Iraizoz sul tiro dell'italiano capita giusta giusta sul destro di Verdú, e proprio in chiusura di tempo il raddoppio è servito. Nella ripresa Bielsa inserisce Ibai per uno spento De Marcos (al 41' aveva dovuto mandare in campo San José per l'infortunato Iñigo Perez) e la musica cambia immediatamente, grazie soprattutto alla verve e all'ottimo piede del nuovo entrato; non a caso il gol del 2-1di Aduriz nasce da un calcio di punizione ottimamente battuto da Ibai, a dimostrazione del fatto che l'ex Valencia è letale se imbeccato coi tempi giusti dalla fasce. I Leoni attaccano sfiorando il gol almeno tre volte, poi il Loco decide di osare alla ricerca del pareggio e al 69' ecco servito l'esordio stagionale in Liga di Llorente, che va a far coppia davanti con Aritz; passano solo tre minuti e, al primo pallone toccato, il numero 9 colpisce con un gran diagonale sinistro, sfogando con un'esultanza rabbiosa tutta la tensione accumulata in questi mesi. Probabilmente il riojano a gennaio si accorderà con qualche altro club, Juventus in testa, ma al momento è impensabile non farlo giocare: finché resta a Bilbao deve essere utilizzato, magari proprio in tandem con Aduriz e con Muniain alle loro spalle. L'inerzia del match a questo punto è tutta dalla parte dei biancorossi, ma all'80' un nuovo pastrocchio difensivo è servito: Wakaso scappa in contropiede (ennesima palla persa in transizione offensiva, altro problema notevole di questo inizio di stagione) senza che nessun centrocampista lo stenda, Longo taglia tra i centrali dettando il passaggio in profondità e si invola solitario, prendendo clamorosamente di sorpresa Gurpegi. La ciliegina sulla torta ce la mette Iraizoz, che esce poco convinto e viene impallinato senza problemi dall'interista in prestito. Finita qui? Nemmeno per sogno. Prima lo stesso Longo viene espulso per doppia ammonizione, col secondo giallo rimediato a causa dell'esultanza, quindi alla prima palla lanciata in avanti Susaeta mette dentro un cross clamoroso per Aduriz, che gira in porta al volo e segna un bellissimo 3-3. Nel finale le squadre, sbilanciatissime, potrebbero anche segnare il gol vittoria, ma il risultato non cambia.
È il primo punto in trasferta per un Athletic ancora lontano dalla forma e dal gioco migliori, un Athletic che segna molto ma che incassa ancor di più (12 reti fin qui, media di 3 gol subiti a partita). Alcune scelte di Bielsa continuano a non convincere: Ibai in panchina è sprecato, Gurpegi non riesce a trovare la giusta misura in difesa (ma anche Javi Martinez ci mise diverse settimane per registrarsi come difensore, l'anno scorso) e Iñigo Perez non ha il passo del terzino, tanto che viene da chiedersi in che condizioni sia Castillo per non riuscire a giocare neppure un minuto. C'è poi il rebus-attacco: Aduriz e Llorente possono giocare insieme, è proprio necessario doverne scegliere uno solo o si può prospettare un cambio di modulo? Vedremo intanto se il rosarino farà un po' di turnover nel giovedì europeo contro gli israeliani dell'Hapoel Kiryat Shmona o se, come suo solito, schiererà i titolarissimi.

sabato 8 settembre 2012

40 milioni e una casella da riempire.


Natxo Monreal con la maglia del Malaga.

L'acquisto di Javi Martinez da parte del Bayern Monaco non solo ha portato nelle casse dell'Athletic una cifra pazzesca, 40 milioni di euro, ma ha reso anche possibile l'estensione del mercato dei biancorossi oltre il 31 agosto: le regole della LFP, infatti, consentono una deroga alla chiusura delle operazioni in entrata per quelle squadre che perdono un giocatore per rescissione unilaterale del contratto, ovvero il caso del mediano di Aiegi. Tale deroga vale per l'acquisto (entro il 30 settembre) di un solo calciatore e serve quindi a ripianare il buco nella rosa lasciato dal tesserato che rescinde, ma per una società con la particolarissima politica di acquisizione dell'Athletic questo limite non è certo un problema. In questi giorni stanno girando molte voci su alcuni nomi "caldi", e visto che il campionato è fermo per la pausa-nazionali niente di meglio di un bel post riassuntivo per presentare i papabili ed esprimermi in merito al loro possibile arrivo.

"Natxo" Monreal, Pamplona 26/07/1986, terzino sinistro, Malaga: probabilmente è il giocatore con più probabilità di approdare a Bilbao. Laterale sinistro moderno, non si limita a presidiare la propria zona di competenza ma ama accompagnare l'azione offensiva e cercare la linea di fondo per il cross, fondamentale tecnico nel quale risalta grazie a un piede davvero educato. Formatosi nella cantera dell'Osasuna, in passato è stato accostato molte volte all'Athletic, tuttavia le esose richieste di Izco lo hanno sempre reso irraggiungibile; l'anno scorso si è trasferito per 6 milioni al Malaga degli sceicchi e adesso, dopo la loro fuga precipitosa, è sul mercato insieme a mezza squadra. Un paio d'anni fa sembrava l'erede designato di Capdevila in nazionale, dove conta sette presenze, ma l'esplosione di Jordi Alba con tutta probabilità lo relegherà ad un ruolo di rincalzo anche in futuro. A parer mio è un elemento affidabile e di buona qualità, però mi è sempre sembrato un giocatore un po' sopravvalutato. L'obiezione principale che muovo al suo acquisto, in ogni caso, riguarda il ruolo: come terzini sinistri ci sono già Aurtenetxe e Castillo, senza contare l'adattabile Iñigo Perez e quel Saborit che scalpita nel Bilbao Athletic. Un eventuale arrivo di Monreal avrebbe l'effetto di tarpare le ali alla progressione di quest'ultimo, uno dei migliori prospetti di Lezama, e sinceramente non vedo perché sacrificare uno dei nostri ragazzi sull'altare di questo giocatore buono ma non buonissimo. Bocciato.

Raul Garcia, Pamplona 11/07/1986, centrocampista, Atletico Madrid: per struttura fisica e caratteristiche tecnico-tattiche sarebbe il miglior sostituto possibile di Javi Martinez. Alto, possente e duttile, è passato da giocare mediano nell'Atletico a giostrare da trequartista nell'Osasuna di Mendilibar, dove si è rilanciato a suon di gol e grandi prestazioni dopo alcune stagioni opache, e non sarebbe strano vederlo utilizzato da Bielsa come centrale difensivo dedito all'impostazione. Quando venne preso dai colchoneros, dopo tre anni ad altissimi livelli con i navarri, era capitano dell'Under 21 spagnola e considerato un futuro titolare della nazionale maggiore; in seguito anche lui è stato contagiato dal virus del Calderon, poi però è riuscito a tornare alla ribalta una volta assaggiata l'aria di casa. Simeone vorrebbe tenerlo ma la società deve fare cassa, quindi potrebbe andarsene per una cifra relativamente contenuta (si parla di 7-8 milioni). L'unico dubbio riguarda la scarsa simpatia che da anni mostra verso i Leoni: dalla frase del 2005 "so che l'Athletic mi cerca, ma preferisco andare in altre squadre" al commento sulla retrocessione della Real Sociedad "avrei preferito che fosse successo all'Athletic", il navarro non ha mai nascosto di non amare la zurigorri. Sarà lui il rimpiazzo del conterraneo Javi Martinez? I tifosi sono divisi tra chi lo considera un elemento ottimo e chi lo vede come un anti-Athletic da lasciare dove sta. Io sono col secondo partito: bocciato.

Mikel Rico, Arrigorriaga 01/11/1984, centrocampista, Granada: è l'opzione preferita di Bielsa, che già quest'estate lo avrebbe voluto a Bilbao. Il motivo è semplice: il centrocampista bizkaino è un giocatore estremamente polivalente, dotato di grande corsa e con una straordinaria capacità di sacrificio. Poco appariscente in campo, è in realtà fondamentale per l'equilibrio tattico della sua squadra, e non a caso la società andalusa chiede per lui non meno di 10 milioni. Cresciuto nelle giovanili nell'Athletic, Mikel Rico non è riuscito ad esplodere a Lezama e ha dovuto guadagnarsi con grande determinazione il palcoscenico della Primera Division, passando per Conquense (Segunda B), Poli Ejido (Segunda) e Huesca (Segunda B e Segunda) prima di approdare al Granada, con il quale ha conquistato la massima serie lo scorso anno. Il salto di categoria non lo ha spaventato, tutt'altro, e ha disputato una stagione da incorniciare (36 presenze e 3 gol), risultando il migliore nel sondaggio di fine campionato tra i tifosi. Sarebbe il giocatore ideale per dare un cambio a De Marcos: mezzala che ama allargarsi per dare un appoggio ai giocatori di fascia, è dotato di discreta tecnica e soprattutto ha una resistenza straordinaria, caratteristica che gli permette di disputare i 90 minuti a ritmi molto alti; è inoltre capace di disimpegnarsi anche come schermo davanti alla difesa e come laterale, alto o basso non fa differenza. L'unico problema è il costo del cartellino, assolutamente spropozionato rispetto al valore del giocatore, anche se è vero che i 40 milioni appena incassati potrebbero permettere un acquisto fuori mercato. Promosso con riserva (sul prezzo).

Beñat Etxebarria, Igorre 19/02/1987, centrocampista, Betis: doveva essere il pezzo forte della campagna acquisti estiva, invece sembra che a Bielsa non interessi più di tanto. Per me invece è un "pallino" da quando lo vidi esordire al minuto 84 di Osasuna-Athletic 1-1 dell'ottobre 2006: pensai subito che quel minuto centrocampista dall'ottimo tocco di palla avrebbe potuto affermarsi con la zurigorri, ma a Lezama evidentemente facero considerazioni diverse visto che lo lasciarono libero al termine della stagione successiva. Il Betis lo ha ripescato dal Conquense e Pepe Mel gli ha dato fiducia, consegnandogli le chiavi della squadra; il resto lo ha fatto Beñat, che ha raggiunto una costanza di rendimento e una qualità di gioco tali da aprirgli le porte della nazionale (ieri è stato il migliore contro l'Arabia Saudita). Classico centrocampista da tiki-taka, abilissimo nel palleggio e dotato di buona tecnica, gioca sempre a uno o due tocchi, in modo semplice ma non banale, e pur non essendo l'uomo in grado di accendere la luce con un passaggio geniale è comunque in grado di distribuire il pallone in maniera lucida e razionale. Bielsa, come detto, non stravede per lui e lo considera al massimo un'alternativa ai titolari, e in ogni caso la richiesta del Betis (20 milioni) è assurda per un elemento che gioca in Primera da un anno e mezzo. La cosa interessante è che il suo contratto scade a giugno 2014 e lui non ha ancora rinnovato... Rimandato (ovvero da prendere a parametro zero a dicembre 2013).

Altre opzioni: esistono ma sono tutte più o meno remote, dunque le elenco giusto per onor di firma. Il Loco si è invaghito di Antoine Griezmann l'anno scorso, ma le possibilità che il francese arrivi sono pressoché zero; stesso discorso per altri due elementi della Real Sociedad, il difensore Iñigo Martinez e il centrocampista Ruben Pardo, visto che il presidente dei donostiarri, Aperribay, ha detto di non voler cedere i suoi gioelli all'Athletic. Nessuno parla di rinforzare l'attacco, mentre io credo che, in attesa di capire cosa farà Llorente, non sarebbe male tutelarsi con un'altra punta. I nomi sono sempre gli stessi: Imanol Agirretxe (ma anche in questo caso c'è il problema-Aperribay) e Kike Sola dell'Osasuna, il giocatore che, per caratteristiche fisiche, ricorda più da vicino il nostro numero 9. Reduce da un infortunio che lo ha tenuto fuori praticamente tutta la scorsa stagione, sta lottando per ritagliarsi uno spazio nell'attacco dei rojillos; un suo arrivo, al momento, è perciò del tutto improbabile.

mercoledì 5 settembre 2012

3a giornata: Athletic 2-0 Valladolid.


Striscione di Herri Norte su Javi Martinez (traduzione: Kaiser Aiegi = marciume. L'Athletic non è in vendita!).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegui, Ekiza, Íñigo Pérez (87' San José); Iturraspe (46' Ruiz de Galarreta), De Marcos, Muniain (88' Toquero); Susaeta, Aduriz, Isma López.
Valladolid: Jaime; Rukavina, Jesús Rueda, Marc Valiente, Peña; Ebert (83' Lolo), Álvaro Rubio (61' Sastre), Víctor Pérez, Omar; Óscar (78' Bueno), Javi Guerra.
Reti: 69' Aduriz, 75' Susaeta.
Arbitro: Del Cerro Grande (Comité madrileño).

Ci voleva, ci voleva eccome questa prima vittoria in Liga. D'un colpo solo il 2-0 al Valladolid ha scacciato i molti fantasmi che aleggiavano sul San Mamés e in particolar modo quello (a dir poco ingombrante) del "traditore" Javi Martinez, omaggiato dallo striscione non proprio amichevole che avete visto in apertura di post. Inoltre i disfattisti e gli anti-Bielsa, ai quali evidentemente la lezione della stagione passata non è servita, per un po' rimarranno quieti, visto che la vittoria di domenica consente di andare al riposo della pausa per le nazionali con due punti in più rispetto alle prime tre giornate del campionato 2011/2012.
Domenica non ho potuto vedere la partita, ma tra articoli e video mi sono fatto un'idea abbastanza chiara. Il gioco ancora è molto distante dal livello raggiunto l'anno scorso, e non potrebbe essere altrimenti visto che tutti i migliori giocatori sono in ritardo di condizione, tuttavia sono stati raggiunti due obiettivi non trascurabili: la squadra è riuscita a proporre alcuni spezzoni di buon calcio e, soprattutto, è riuscita a non incassare gol dagli avversari dopo le nove reti totali subite contro Betis e Atletico Madrid. L'inserimento di Ekiza si è rivelato azzeccato e ha dato maggior sicurezza a un Gurpegi che, apparso spaesato al fianco di un San José non adeguato, ha ritrovato efficacia e letture tattiche da vero difensore centrale, ruolo in cui peraltro era stato provato con risultati interessanti anche alcune stagioni orsono. A centrocampo Iturraspe è stato positivo nonostante la sostituzione, Muniain ha mostrato notevoli passi avanti e Ruiz de Galarreta ha confermato di essere un elemento su cui poter puntare già adesso; buone notizie si sono avute anche dall'attacco, con un Aduriz versione "killer dell'area di rigore" (un pallone buono, un gol), un Isma ispirato e concreto e un Susaeta che ha deliziato la Cattedrale con una rete di grandissima caratura, un destro a girare sul secondo palo che ha ricordato da vicino i celeberrimi gol "alla Del Piero". Certo, ci sono stati anche diversi problemi: la manovra non è stata molto fluida, nel primo tempo la difesa ha concesso troppo al Valladolid, che con Javi Guerra ha sprecato un paio di ottime occasioni, e la squadra non ha mostrato quegli automatismi tipici del gioco di Bielsa che ormai dovrebbero essere stati ben assimilati, tuttavia le attenuanti sono molte e assolutamente reali, quindi l'unica cosa che conta è essersi sbloccati, psicologicamente e dal punto di vista della classifica, dopo un inizio di temporada tormentato più che altro dalle note vicende di mercato. Ci voleva, ci voleva eccome questa vittoria.

venerdì 31 agosto 2012

Agur Javi.



E così alla fine non è stato Llorente il primo a lasciarci, nonostante le voci che per tutto agosto lo volevano alla Juve un giorno sì e l'altro pure (chiaramente quando mi trovavo in vacanza senza poter accedere a Internet...). Javi Martinez, infatti, mercoledì ha firmato la rescissione con l'Athletic e il conseguente contratto che lo lega al Bayern Monaco, che si è deciso a pagare per intero la clausola di 40 milioni all'Athletic, una delle tre condizioni poste da Urrutia per la cessione dei suoi gioielli ("Nonsiamo un club che vende i suoi giocatori. Perché un giocatoredell’Athletic vada via devono verificarsi tre condizionifondamentali: che il calciatore voglia andare via; che ci sia unclub a volerlo; che questo club sia disposto a pagarci la clausola direscissione" furono le parole testuali del presidente un paio di mesi fa). La cifra per me è spropositata, anche se avendo visto Javi fin dal suo esordio in Liga sono convinto che sia uno di quei pochissimi giocatori non offensivi in grado di poter cambiare volto a una squadra, e in tal senso i bavaresi hanno fatto un colpaccio per il loro centrocampo; Bielsa ha dichiarato che la squadra perde l'apporto di un giocatore superlativo, ma chiaramente ha anche aggiunto di voler guardare subito avanti. La reazione del mondo biancorosso non si è fatta attendere, e un profluvio di critiche, anche pesanti, e insulti si è riversato sul navarro. Dico la mia: non trovo giusto obiettare sulla scelta del giocatore di lasciarci per passare ad un altro club, in quanto nessuno all'Athletic firma a vita e con il sangue e pertanto nessuno deve sentirsi obbligato a restare, ma deve farlo se sente i colori nel profondo (Susaeta, per dire, ha rifiutato il Manchester United e ha prolungato per tre anni); inoltre non è corretto chiedere di dimostrare appartenenza assoluta ad un giocatore che non si è formato a Lezama, ma che venne prelevato a 17 anni dalla cantera dell'Osasuna e guarda caso proprio come ha fatto il Bayern, ovvero pagando per intero la clausola di rescissione. Proprio per quest'ultimo motivo trovo esagerata la reazione di gran parte del tifo zurigorri, che con certe uscite si è messo né più né meno al livello di quei club baschi che a giorni alterni attaccano l'Athletic per lo "scippo" dei giocatori di loro proprietà, come se ogni trasferimento non venisse profumatamente pagato. C'è un punto su cui invece condivido ogni critica al difensore/mediano di Aiegi: il comportamento personale tenuto nella vicenda. E non per il sorrisone con cui è stato immortalato nell'atto di firmare il contratto col Bayern, né per le frasi di circostanza con cui si è presentato ai nuovi tifosi e che sono sempre le stesse ("sono felice di essere qui", "questo è un club storico", "sono venuto per vincere titoli"). No, a darmi fastidio sono state la fuga notturna da Bilbao su un jet privato per andare a sostenere la visita medica a Monaco, l'ingresso nella sede della società bavarese coperto da un ombrello per sfuggire ai fotografi, il mancato saluto ai tifosi bilbaini, le scaramucce finali con la Giunta presieduta da Urrutia, le promesse di fedeltà pronunciate solo un paio di mesi fa e ora infrante. Se un giocatore vuole andarsene sono fatti suoi, l'Athletic ha resistito finora cedendo fior di campioni e continuerà a farlo, ma la gestione da parte di Javi e del suo entourage del passaggio al Bayern è stata davvero deludente. Non chiedo a un giocatore formatosi a Tajonar fedeltà eterna ai colori biancorossi, ma un po' di rispetto in più per il club che lo ha fatto crescere nella élite e diventare un nazionale sì, lo avrei voluto vedere. Ma qualcosa si era rotto nel rapporto tra il navarro da una parte e Urrutia e i tifosi dall'altra; ho apprezzato l'intransigenza della società nel volersi far pagare tutta la clausola, mentre non mi sono piaciuti certi atteggiamenti tesi a colpevolizzare il calciatore e a fare un po' di vittimismo dopo il suo addio. Sia come sia, Javi Martinez ormai è il passato, perciò grazie di tutto e addio.
L'Athletic adesso dispone di una cifra notevole per tornare sul mercato, anche se i nomi che girano, per un motivo o per l'altro, sono tutti poco convincenti, almeno per me. Detto che la Real Sociedad non vuol vendere nessuno e che l'Osasuna non dispone di giocatori particolarmente appetibili (l'unico mi pare Kike Sola, che però viene da un anno in bianco per infortunio), la rosa dei possibili obiettivi comprende Beñat del Betis, Monreal del Malaga, Raul Garcia dell'Atletico Madrid e Mikel Rico del Granada. Beñat, l'unico che prenderei, costa parecchio (20 milioni) ma soprattutto non è molto gradito a Bielsa, che lo considera più che altro un rincalzo e ha già detto di preferire l'impiego di Ruiz de Galarreta come alternativa ai titolari. Rico viene valutato 11 milioni dal suo club, cifra che definire esagerata è poco. Monreal sarebbe il terzo difensore sinistro della rosa dopo Aurtenetxe e Castillo (senza contare l'adattabile Iñigo Perez e Saborit del Bilbao Athletic), e sinceramente credo ci siano altri ruoli da coprire. Raul Garcia ha giocato un grandissimo campionato l'anno scorso con l'Osasuna, tornando ai livelli pre-trasferimento all'Atletico, però ha più volte espresso un forte sentimento anti-Athletic, quindi per me anche se fosse la reincarnazione di Pelé rimarrebbe ben lontano da Bilbao.
Vedremo come deciderà di muoversi il club, anche rispetto a Llorente che, a meno di colpi di scena dell'ultimo minuto, rimarrà in biancorosso almeno fino a gennaio. Di certo la fine del mercato porterà un po' di tranquillità, ovvero ciò che serve all'ambiente dopo la brutta partenza in Liga e la pessima prova del Calderon.

Sono usciti i gironi di UEFA: gruppo non impossibile per i Leoni, che hanno pescato Lione, Sparta Praga e Hapoel Kiryat Shmona. Ieri gli uomini di Bielsa, in formazione del tutto sperimentale, hanno pareggiato 3-3 a Helsinki con reti di San José, Toquero e Igor Martinez. Infine un'ultima notizia di mercato: David Lopez ha rescisso il suo contratto ed è libero di cercarsi una nuova squadra, come Cerrajeria prima di lui. Degli "scartati" dal tecnico in rosa resta solo Ustaritz, che peraltro potrebbe anche essere provato viste le prestazioni finora inguardabili della difesa.

domenica 12 agosto 2012

Aggiornamento pre-vacanziero.



Anche quest'anno è finalmente arrivato il momento delle (meritate?) ferie, dunque per due settimane il blog resterà chiuso. La partenza molto anticipata della stagione (il 19 agosto inizia la Liga) mi farà saltare diversi appuntamenti importanti, anche se proverò a seguire qualcosa tramite Facebook e Twitter (i link li trovate nella colonna di destra). Intanto il sorteggio ha decretato che l'avversario dell'Athletic nei playoff di UEFA sarà l'HJK Helsinki, che ha perso con il Celtic nei preliminari di Champion's League e non sembra essere un avversario irresistibile; di certo i Leoni dovranno fare meglio rispetto all'amichevole di ieri pomeriggio con il Sestao River di Segunda B, l'ultima del precampionato, terminata con una brutta sconfitta per 2-1 (gol biancorosso di Ibai). Da dimenticare del tutto, poi, il ritorno del preliminare con lo Slaven Belupo: altra sconfitta per 2-1 con un primo tempo osceno e una ripresa giocata meglio, ma che ha visto comunque troppo rischi a fronte della caratura non eccelsa dei croati. Probabilmente non aiutano l'ambiente le voci continue su Llorente, che pare aver chiesto al club di essere ceduto; per lui ci sarebbe in prima fila la Juventus, che avrebbe offerto 18 milioni. Partirà o no? Francamente comincio a pensare che Nando voglia davvero andarsene, forse per coltivare altre ambizioni, forse per ragioni economiche, forse perché il rapporto con Bielsa si è incrinato. Vedremo, di certo è meglio venderlo subito piuttosto che tenerlo adesso per poi vederlo partire a parametro zero fra un anno.
Per salutarvi nel modo più adeguato, infine, vi lascio con l'analisi della stagione delle tre squadre principali della cantera (Bilbao Athletic, Basconia e Juvenil A), che ho realizzato rielaborando vari articoli del blog La cantera de Lezama; vorrei quindi ringraziare Javi, il curatore del blog, e il suo collaboratore Patxon, senza i quali non avrei mai potuto scrivere questo pezzo. Buone vacanze e aupa Athletic!

Juvenil A
Una delle squadre meno convincenti degli ultimi anni, poco equilibrata fin dal momento della strutturazione e che ha pagato moltissimo l'obbligo di giocare con il medesimo schema della prima squadra (un punto, questo della riproducibilità dello stesso modello di gioco per tutte le squadre giovanili, a parer mio poco convincente, e che rischia di creare vuoti preoccupanti in vari ruoli negli anni a venire). Fiacco in difesa, poco concreto in attacco e caratterizzato da luci e ombre nella linea mediana, lo Juvenil 2011/2012 non ha lasciato il segno e non ha saputo confermare i buonissimi risultati ottenuti nelle ultime stagioni.
Portieri e difesa: Aitor Etxebarriazarraga, il secondo portiere, ha offerto un buon rendimento e si è fatto apprezzare per lo stile sobrio e la sicurezza, mentre il titolare Kepa Arrizabalaga, pur giocando poche partite a causa della promozione nel Basconia, ha confermato di essere una grande speranza per il futuro. Solo 4 presenze per Alex Remiro, fatto salire dallo Juvenil B per coprire il buco lasciato da Kepa, comunque di lui si parla molto bene e a detta di vari esperti la sua evoluzione andrà seguita da vicino.
Per quanto riguarda la difesa, a destra Jhon Alejandro Escobar è stato tormentato dagli infortuni e ha avuto una partecipazione marginale, mentre il suo “concorrente” Markel Etxeberria (che al momento sta svolgendo il precampionato con la prima squadra) è stato una delle grandi rivelazioni stagionali: ala riconvertita in fluidificante, dà chiaramente il meglio di sé in fase offensiva, mentre deve ancora migliorare parecchio dal punto di vista tattico e nella marcatura dell'avversario diretto. L'unico terzino sinistro della squadra, Ander Artabe, ha disputato una buona temporada, migliorando nella tenuta difensiva e confermando le doti fisiche e tecniche che già aveva dimostrato di possedere. Della batteria di centrali, ImanolCorral in pratica non ha visto il campo ha causa di vari infortuni (peccato, è un elemento promettente), Lander Arribalzaga e Unai Bilbao hanno profondamente deluso, mentre Asier Molinos ha disputato un'annata positiva, fornendo in modo costante un buon livello di prestazioni lungo tutto l'arco del campionato.
Centrocampo: partiamo da una conferma importante, quella di Oscar Gil. Il mediano navarro è stato probabilmente il migliore di tutto lo Juvenil, del quale ha guidato con carattere e presenza fisica il reparto nevralgico; gran fisico, buona tecnica e grande qualità nella distribuzione del gioco, visto il caso di Javi Martinez in prima squadra potrebbe essere arretrato in difesa per sfruttarne la capacità di impostare il gioco. Da sottolineare anche le stagioni di Martin Bengoa, incursore dal piede sinistro molto educato che si è anche laureato Pichichi della squadra, e di Gorka Iturraspe (il fratello di Ander, al quale somiglia parecchio nel modo di stare incampo), che pur tormentato dagli infortuni ha fatto sentire la sua presenza quando è riuscito a giocare. Trascurabile l'apporto di Iñaki Aranguren, giocatore di qualità che però rientrava da un lunghissimo stop, quasi mai utilizzato Iñigo Trigo, la grande delusione è stato Asier Etxaburu, mezzapunta che aveva iniziato molto bene ma ha finito per perdersi nel corso della temporada, risultando uno dei peggiori del reparto nonostante le buone doti tecniche.
Attacco: il reparto forse più criticato a causa dello scarso apporto di reti, parzialmente risolto dopo la promozione dallo Juvenil B di Gorka Santamaria. Quest'ultimo, grande rivelazione, ha mostrato caratteristiche che lo rendono una delle maggiori speranze di Lezama per il posto di futuro centravanti dell'Athletic: ha tecnica, senso del gol e presenza fisica, per cui lo seguiremo con grande curiosità nelle sue prossime tappe all'interno della cantera. Non si può direlo stesso dell'altra prima punta Jon Etxaburu, poco efficace nell'area avversaria e spesso avulso dal gioco della squadra, mentre Markel Vegas di ruolo sarebbe una seconda punta e giocare da referente unico in attacco non lo ha aiutato. Un altro nome da appuntarsi per i prossimi anni è quello di Aitor Seguin, che ha alternato grandissime partite a prestazioni assolutamente incolori ma ha tutto (fisico, cross, tiro da fuori, dribbling) per diventare una grande ala sinistra. Infine, dei due esterni offensivi Victor Monteiro e David Gonzalez il più convincente è stato il secondo (ala rapida e molto forte nell'uno contro uno), nonostantel'infortunio che lo ha tenuto fuori mezza stagione, mentre dal portoghese, autore di una temporada discreta, ci si attendeva qualcosa di più visti i notevoli mezzi tecnici a sua disposizione.
In&Out 2012/2013
Arrivi: Iñaki Williams (CD Pamplona, prestito); Jon Ander Felipe, Agirrezabala, Urtzi Iriondo, Eneko Iriondo, Ander Santamaria, De Eguino, Jagoba Borja,Yanis Rahmani, Remiro, Lubrano, Unai Lopez e Revuelta (Juvenil B).
Partenze: Artabe, Etxebarria, Molinos, Bengoa, Oscar Gil, Seguin, Undabarrena, David Gonzalez, Monteiro e Gorka Santamaria (Basconia); Etxebarrizarraga (Gernika, prestito);  Lozano (Barakaldo);  Vegas (Getxo);  Salazar; Arribalzaga; Corral; Aranguren; J. Etxaburu; Trigo; Escobar.

Basconia
Temporada piuttosto deludente, con i giocatori che anche in questo caso non si sono mai adattati del tutto allo schema di gioco della prima squadra. Molti gli infortuni lungo tutto l'arco della stagione, un problema che tormenta il Basconia da diversi anni a questa parte.
Portieri e difesa: Urtzi Erleaga aveva iniziato molto bene, poi però un infortunio lo ha frenato proprio sul più bello. È un portiere tecnicamente interessante ma piuttosto basso, e proprio la scarsa altezza potrebbe pregiudicare la sua progressione. La partecipazione di Jon Larruskain è stata trascurabile, mentre KepaArrizabalaga, promosso dallo Juvenil per l'assenza forzata di Urtzi, come detto in precedenza ha trasmesso buone sensazioni, confermate dall'ottimo europeo under 19 appena disputato (e vinto).
Alti e bassi tra i difensori. A destra, Bilbo ha giocato con regolarità ma senza grandi squilli, mentre Pedro Altamira ha mostrato buone qualità tecniche bilanciate negativamente da una scarsa attenzione difensiva e dalla poca velocità. Tra i centrali, Mikel Fernandez non ha convinto (e in più ha saltato mezza stagione per infortunio), Mikel Goya ha profondamente deluso e il solo Aymeric Laporte, nonostante un inizio complicato, ha messo in campo sicurezza e affidabilità, confermando ciò che di buono si diceva di lui. Positivi i due terzini sinistri, Eneko Zabaleta ed Egoitz Magdaleno: il primo ha un buon piede e gioca con carattere, il secondo ha impressionato per la qualità del sinistro e per la capacità di lasciare il segno in fase offensiva (può giocare infatti anche come ala).
Centrocampo:cominciamo dagli elementi che, per un motivo o per un altro, non si sono dimostrati all'altezza. Ruben Susmozas, proveniente dal Danok Bat, ha giocato poco a causa degli infortuni e comunque quasi sempre da subentrato, senza dare segnali importanti della sua presenza in rosa. Aitor Kortabitarte è approdato al Basconia dopo un'ottima esperienza nello Juvenil, tuttavia non è riuscito a ripetersi, soprattutto a livello di numeri realizzativi; probabilmente ha pagato la sua presunta polivalenza che lo ha visto costretto spesso sulla fascia, mentre nelle poche occasioni nelle quali ha potuto giostrare nel suo ruolo di mezzapunta ha giocato meglio e ha mostrato di vedere molto bene la porta. Ci si aspettava parecchio anche da Nestor Salinas, talentuoso trequartista centrale dotato di un ultimo passaggio eccellente, e pur fornendo un rendimento accettabile il ragazzo non è stato tra i migliori, anche perché è stato schierato in posizione più arretrata rispetto al passato. Grande stagione, invece, da parte di Jon Iru e Ager Aketxe. Iru è un mediano solido che può giocare anche come difensore centrale, dotato di grande senso della posizione e con una visione di gioco semplice e pulita; Aketxe (il migliore del Basconia quest'anno) è un centrocampista polivalente in possesso di un gran sinistro, tecnicamente dotato e con le qualità per coprire ogni ruolo in zona mediana.
Attacco: finalmente Guarrotxena! Iker, esterno offensivo di cui si diceva un gran bene già ai tempi di Caparros, dopo due stagioni segnate da troppi problemi di carattere fisico quest'anno ha dato segnali incoraggianti: molti gol, prestazioni spesso positive e la continuità che fin qui gli era mancata; le qualità per emergere ci sono tutte (passaggio, corsa, sovrapposizioni, fantasia, tiro), ora sta a lui confermarsi. Un altro giocatore in cerca di riscatto dopo due anni nerissimi era Ivan Franco, ma un nuovo infortunio lo ha lasciato praticamente in bianco anche in questa temporada, e addirittura non è escluso che la talentuosa ala destra possa ritirarsi definitivamente dal calcio. Aggregato al Basconia nonostante fosse in predicato di approdare al Bilbao Athletic a inizio stagione, Aitor Villar ha pagato l'assenza della seconda punta dallo schema di gioco della squadra; confinato dunque sulla fascia, ha perso molta della sua efficacia e ha disputato un'annata assai grigia. Un elemento su cui si è puntato parecchio all'inizio è stato Sergio Mendigutxia, che però ha giocato maluccio (sbagliando soprattutto troppi gol) finché non è stato fermato da un infortunio; ciò nonostante verrà promosso ugualmente nel Bilbao Athletic, segno che a Lezama confidano ancora parecchio nella prima punta asturiana. Chi ha sorpreso un po' tutti è stato Sabin Merino, arrivato in sordina dal Danok Bat e diventato titolare a suon di belle prestazioni. Centravanti classico ma capace di dialogare molto bene con i compagni, si è laurato Pichichi della squadra con 11reti e sicuramente andrà seguito da vicino anche il prossimo anno.
Giocatori in prestito: Iker Aspiazu ha confermato di non avere un gran futuro durante la sua esperienza nello Zamudio, Joseba Alkuaz alla Cultural Durango non ha lasciato tracce mentre Sergio Dominguez, trequartista stranamente sottovalutato a Lezama, è stato uno dei migliori elementi della Oyonesa in Tercera.
In&Out 2012/2013
Arrivi: Elgezabal e Lekue (Danok Bat); Artabe, Etxebarria, Molinos, Bengoa, Oscar Gil, Seguin, Undabarrena, David Gonzalez, Monteiro e Gorka Santamaria (Juvenil A).
Partenze: Bilbo (Portugalete); Villar (Barakaldo); Altamira (Gernika); Susmozas (Zamudio, prestito); Alkuaz; Goya; Larruskain; Aspiazu; Iban Franco; Magdaleno, Aymeric, Aketxe, Guarrotxena e Mendigutxia (Bilbao Athletic).

Bilbao Athletic
Un inizio scoppiettante, il sogno dei playoff per la promozione in Segunda e poi, verso febbraio/marzo, un calo vertiginoso solo in parte compensato da un finale in lieve crescendo. Questa, in estrema sintesi, la stagione di un equipo filial molto migliorato rispetto agli ultimi due anni, alquanto grigi, ma che ha convinto soprattutto nella tenuta difensiva; pur ricalcando lo schema della prima squadra, infatti, Ziganda non è riuscito a dare un gioco d'attacco adeguato ai cachorros, troppo spesso efficaci solo a palla ferma o tramite palloni lunghi. Quando Ibai è stato chiamato da Bielsa tra i“grandi” la luce si è spenta del tutto e ogni ambizione di portare a termine un campionato di vertice è svanita.
Portieri e difesa: c'erano grandi aspettative riguardo ad Aitor Fernandez, da anni indicato come l'estremo difensore forse più promettente di Lezama, dunque la delusione per la sua brutta annata è stata davvero forte. Infortunatosi durante il Mondiale under 20, ha faticato per ritrovare il posto da titolare ed è stato poi fermato da un nuovo problema fisico; la sua partecipazione dunque è stata piuttosto scarsa, ma va detto che nelle poche partite disputate (solo 11) non ha mai brillato. È stato appena prestato al Barakaldo, segno che anche in società hanno rivisto i piani su di lui. Jon Ander Serantes, preso per fare il dodicesimo, ha giocato molto più del previsto a causa degli infortuni di Aitor e si è disimpegnato piuttosto bene, anche se per età e livello complessivo non potrà aspirare alla prima squadra.
Per quanto riguarda i difensori, Ziganda ha operato una scelta poco comprensibile scegliendo come coppia centrale quella formata da Xabi Etxebarria e Unai Albizua, giocatori affidabili ma senza futuro nel club (il primo ha già 25 anni, il secondo non ha qualità sufficiente per giocare in Primera); i due hanno disputato un campionato positivo, però la loro presenza fissa in squadra ha tarpato le ali a giovani più di prospettiva. Tra questi sicuramente ci sono Jon Garcia (roccioso centrale reduce da un'ottima stagione al Basconia ma utilizzato colcontagocce), Unai Bustinza (difensivamente molto forte, paga una struttura fisica non eccelsa) e Unai Medina (penalizzato quest'annodagli infortuni, per fisico e tecnica è un elemento da tenere d'occhio). Diego Royo, prospetto tra i più interessanti del reparto, è rimasto ai box tutto l'anno a causa di un bruttissimo infortunio rimediato nel precampionato, mentre Xabier Galan ha mostrato di non possedere il livello richiesto per rimanere in squadra. Spazio finale riservato ai due giovani difensori più promettenti, ovvero Jonas Ramalho ed Enric Saborit. Il primo, che quest'anno ha esordito nella Liga diventando così il primo giocatore di colore nella storia dell'Athletic, è stato impiegato prevalentemente come terzino destro e, pur trovandosi ancora poco a suo agio sulla fascia (è un centrale, come si è visto anche nel recente Europeo under 19 vinto giocando in quel ruolo), ha migliorato sensibilmente il suo rendimento rispetto alle ultime due stagioni; purtroppo come terzino non è efficace in fase di spinta e ha ancora problemi nel posizionamento, mentre al centro risaltano il suo gioco fisico e la bravura in marcatura. Saborit al contrario è un terzino sinistro con una naturale predisposizione alla partecipazione offensiva, capace tuttavia di disimpegnarsi egregiamente anche in fase di contenimento; quest'anno ha giocato con buona continuità di prestazioni, anche se da lui ci si attende sempre più del compitino. La concorrenza nel suo ruolo è forte, ma le qualità per emergere ci sono.
Centrocampo: il reparto forse più positivo della squadra, nonostante la delusione Iñigo Ruiz de Galarreta. Sì perché il regista classe '93, una delle perle della cantera biancorossa, dopo essere stato promosso direttamente dallo Juvenil al Bilbao Athletic (saltando quindi il classico anno intermedio nel Basconia) non è stato all'altezza delle tante aspettative, e in generale ha giocato un'annata grigia; impreciso, poco incisivo e ancora troppo leggero fisicamente, il donostiarra non è mai riuscito a fare la differenza, nonostante abbia una tecnica e una visione di gioco eccellenti. I margini per recuperare sono ampi e c'è da sperare che il salto tra i professionisti, seppur duro, sia servito a rafforzarlo in prospettiva futura. Gli altri centrocampisti, invece, sono andati tutti mediamente bene, con un paio di elementi sugli scudi. Si tratta di Iñigo Eguaras e Alvaro Peña: il primo, mediano classico, si fa apprezzare per senso tattico, geometrie e bravura nel pressing, mentre il secondo è un centrocampista che abbina qualità a una facilità di corsa e a una mobilità notevoli, un po' come il De Marcos della prima squadra. Positivi, come detto, anche Erik Moran (migliorato fisicamente, è un regista molto interessante, simile per caratteristiche ad Iturraspe) e Javier Eraso, altro centrocampista instancabile e quasi sempre sopra la sufficienza.
Attacco: molte delusioni in questo settore, incapace di fornire quell'apporto di gol con il quale la squadra avrebbe anche potuto puntare ai playoff. Tolto Ibai, che peraltro ha giocato solo 16 partite, nessun altro attaccante è riuscito ad arrivare in doppia cifra, dato che la dice lunga sulle difficoltà realizzative dei cachorros. Partiamo dagli esterni. Alain Eizmendi ha giocato una buona stagione, purtroppo però deve fare i conti con un fisico troppo leggero che vanifica le sue ottima qualità (tecnica, passaggio, tiro) e che probabilmente gli impedirà di andare oltre la Segunda. All'opposto c'è Asier Goti, ala rapidissima e molto forte nel dribbling a cui però manca la freddezza nel concludere l'azione; i suoi difetti possono essere smussati con un lavoro continuo su finalizzazione e ultimo passaggio, cosa che lo rende un elemento datenere in considerazione. Jonxa Vidal, infine, ha giocato molto ma non ha lasciato grandi tracce, penalizzato anch'egli da un fisico non all'altezza della buona pulizia tecnica. Per quanto riguarda il ruolo del centravanti, quest'anno il Bilbao Athletic ha utilizzato tre giocatori che non hanno impressionato granché. Il migliore è stato il meno considerato all'inizio, quel Lander Yurrebaso che ha segnato 7 reti in 25 partite e ha finito per avere il minutaggio più alto; nonostante sia tutto fuorché un granatiere, sa tenere bene la posizione, si smarca con bravura e vede molto bene la porta. Un prestito potrebbe essere la soluzione perfetta per valutare le sue possibilità per il futuro. Mikel Orbegozo (14 partite, 4 reti e un prestito al Nastic in Segunda del tutto trascurabile) era stato preso dalla Real Sociedad per rinforzare il reparto, tuttavia ha apportato poco o nulla alla causa e ha mostrato chiaramente di non avere le qualità per giocare nella Liga. Concludiamo la carrellata con l'altra grandissima delusione della temporada, ovvero GuillermoFernandez: giovanissimo e molto promettente, al pari di Ruiz de Galarreta ha saltato la tappa nel Basconia approdando alla seconda squadra direttamente dallo Juvenil, tuttavia dal punto di vista realizzativo è stato del tutto insufficiente (un solo gol in 28 presenze) e si è rivelato ancora troppo acerbo per la categoria. Il prossimo anno sarà decisivo per capire se ha o meno potenzialitàsufficienti per continuare la sua progressione.
Giocatori in prestito: Igor Arnaez, laterale sinistro, ha ben figurato nel Sestao ma difficilmente troverà posto per la forte concorrenza nel ruolo; il buon centrocampista Gorka Eraña è stato ceduto al Barakaldo per recuperare da un infortunio, ma anche qui ha avuto vari problemi fisici e ha giocato poco; il portiere Gorka Magunazelaia ha messo a referto un'ottima stagione nel Sestao e dovrebbe essersi guadagnato il posto da titolare per la stagione che sta per iniziare; Ander Larrucea, Dani Suarez e la ex grande promessa Ander Vitoria non hanno convinto nelle loro esperienze al Lemona (i primi due) e all'Amorebieta; il centravanti Jon Etxaniz, infine, ha segnato molto nel Sestao (14 reti in 37 presenze) e, pur non risaltando particolarmente per qualità tecniche e partecipando poco al gioco di squadra, potrebbe rivelarsi la bocca da fuoco che da tempo manca a Lezama.
In&Out 2012/2013
Arrivi:Orbegozo (Nastic, fine prestito); Arnaez, Magunazelaia ed Etxaniz (Sestao, fine prestito); Eraña (Barakaldo, fine prestito); Magdaleno, Aymeric, Aketxe, Guarrotxena e Mendigutxia (Basconia).
Partenze:Unai Medina (Barakaldo); Aitor Fernandez (Barakaldo, prestito); Laborda; Xabi Etxebarria; Ander Vitoria (Portugalete); Larrucea; Galan (Osasuna B).