martedì 25 novembre 2008

12a giornata: Deportivo 3-1 Athletic.


Il Depor festeggia, l'Athletic si dispera: è 'l'ennesima sconfitta biancorossa (foto Eitb24).

Deportivo de La Coruña: Aranzubia; Manuel Pablo, Piscu, Zé Castro, Filipe Luis; Antonio Tomás (64' Sergio), Juan Rodríguez; Lafita (86' Cristian), Verdú, Guardado; Bodipo (45' Mista).
Athletic Bilbao: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Balenziaga; David López (57' Vélez), Javi Martínez, Orbaiz, Susaeta (84' Del Olmo); Garmendia (46' Etxeberria), Llorente.
Reti: 20' Zé Castro, 44' Verdú (rig.), 72' Javi Martínez, 95' Guardado.
Arbitro:
Mejuto González (colegio asturiano).

Dura poco l'illusione post-derby di aver ritrovato almeno un abbozzo di squadra ed il risveglio dal sogno è quantomai brusco, non tanto per le proporzioni della sconfitta (un 3-1 maturato solo all'ultimo minuto di recupero) quanto per il fatto di aver perso per gravissimi demeriti una partita giocata alla pari. Purtroppo i problemi sono sempre gli stessi, ormai stranoti ai tifosi e anche agli abituee di questo blog: difficoltà nell'attaccare difese schierate, schemi offensivi monotematici e pericolosità degli attaccanti pari allo zero, se si eccettua un Llorente sempre più unica opzione là davanti; logico, dunque, che per una squadra del genere sia particolarmente difficile rimontare una volta in svantaggio, anche giocando un tempo nella metà campo avversaria come ha fatto ieri l'Athletic.
Caparros conferma per 10/11 la squadra vittoriosa con l'Osasuna, limitandosi ad inserire Amorebieta in luogo dell'infortunato Ustaritz e ad invertire di fascia David Lopez e Susaeta, che va a sinistra per forzare l'uno contro uno col vecchio guerriero Manuel Pablo, mossa questa che non darà i risultati sperati; il Depor, lontano anni luce dall'epoca Super, risponde col turnover di Lotina in vista della gara infrasettimanale di UEFA: dentro Zé Castro, Antonio Tomas e Bodipo al posto di Lopo, Sergio e Mista. Tra i pali c'è ovviamente il grande ex della gara, Dani Aranzubia, 14 anni e 189 presenze ufficiali con la maglia biancorossa. L'inizio è tutto di marca galiziana e la linea di trequartisti Guardado-Verdú-Lafita mette subito alla frusta la retroguardia dei Leoni, grazie a rapidi scambi di posizione e fraseggi stretti che evidenziano i limiti di un pacchetto centrale fisicamente straripante ma anche poco reattivo nel breve. Lafita dà una prima avvisaglia al 14' superando sullo scatto Amorebieta e incrociando il destro fuori di un niente, ed ecco che al 20' i padroni di casa passano: Verdú batte una punizione dal centro-destra direttamente in porta, Iraizoz vola e sventa ma la palla arriva proprio sui piedi di Zé Castro, col centrale portoghese che deve solo metterla dentro a porta vuota. Da notare che il fallo da cui scaturisce il gol è frutto di una sciocchezza di Amorebieta, che va al rinvio senza accorgersi di Lafita alle sue spalle, viene anticipato e gli rifila un calcione in pieno stomaco come nemmeno su un ring di Muay Thai... L'Athletic incassa il colpo ma non resta passivo, si porta anzi nella trequarti avversaria e dopo nemmeno 5' avrebbe già la possibilità di pareggiare il conto, visto che Mejuto Gonzalez vede un fallo pressoché inesistente in area gallega e fischia il calcio di rigore. La vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo e quello che prepara Aranzubia è quasi ghiacciato: Iraola non angola moltissimo la battuta, è vero, tuttavia il riflesso di Dani e la sua deviazione a mano aperta in calcio d'angolo sono da applausi. La partita in questa fase è davvero godibile, vive di batti e ribatti, accelerazioni improvvise di entrambe le squadre e rapidi ribaltamenti di fronte capaci di creare pericoli in serie, come accade al 27' quando Ocio perde clamorosamente palla nella propria trequarti e lancia Guardado verso la porta: Iraizoz è strepitoso nel parare il primo tiro, poi è il messicano a sparargli incredibilmente addosso la ribattuta. Passata la mezz'ora l'incontro si tranquillizza un po', col Depor a giocare al gatto col topo lasciando un inutile possesso palla all'Athletic, la cui manovra è come sempre senza sbocchi quando si trova ad impostare, e facendosi vedere con contropiedi sempre pungenti. E' proprio da una ripartenza di Bodipo che nasce il raddoppio dei galiziani, anche se in questo caso il "merito" è tutto di Amorebieta (e due...): vedere per credere l' assurda entrata del numero 5 sul centravanti avversario, defilato sulla sinistra dell'area col pallone che fugge verso la linea di fondo, un intervento irruento, scomposto e anche violento, visto che il povero Bodipo è costretto ad uscire per Mista. Dal dischetto Verdú angola benissimo il destro e rende inutile il volo di Iraizoz: 2-0 e primo tempo concluso nel peggiore dei modi per i baschi. La ripresa inizia con Etxeberria in campo al posto di un Garmendia versione "Chi l'ha visto?" e con un Athletic che deve giocoforza riversarsi nella metà campo altrui, cosa che ovviamente lascia spazio al contropiede degli uomini di Lotina; i Leoni, però, non riescono a mettere in campo nient'altro oltre alla generosità e continuano con la loro proposta offensiva scontata e monocorde. Sulle fasce Susaeta e David Lopez non saltano mai l'uomo, Etxebe è altrettanto evanescente di Garmendia, nessun centrocampista si inserisce nel mezzo e allora l'unico schema resta la pallonata a cercare Llorente, fresco di esordio nella nazionale spagnola, ormai divenuto l'unico terminale offensivo dei biancorossi. Qualche occasione i Leoni la creano (una girata di Nando fuori di poco al 49' è la migliore), ma in definitiva i padroni di casa non faticano più di tanto a contenere l'offensiva altrui. Al 71', però, Javi Martinez dimostra che basterebbe davvero poco per mettere in difficoltà la squadra di Lotina: il cross di Orbaiz è delizioso, ma a scompaginare le carte è l'imbucata centrale del giovane navarro, che prende d'infilata i centrali, salta indisturbato e di testa piazza il pallone dove Aranzubia non può arrivare. A questo punto Caparros, che ha già inserito un fumoso Ion Vélez, si gioca anche la carta Del Olmo ed è proprio l'ex Eibar a dare il là all'occasione più ghiotta per il pari: il colpo di testa di Josebita dal lato sinistro dell'area non viene trattenuto da Aranzubia, Llorente batte a colpo sicuro ma sulla linea trova a respingere addirittura il posteriore di Javi Martinez, spintosi avanti per sfruttare le mischie e che diventa suo malgrado il salvatore del Depor. E' l'85' ma i bilbaini non alzano ancora bandiera bianca, provando fino all'ultimo a creare pericoli davanti a Dani; all'ultimo minuto di recupero salgono quasi tutti per una punizione dalla trequarti, la difesa galiziana respinge e avvia un contropiede strepitoso che termina col gol di Guardado. Finisce dunque 3-1 una partita intensa e molto combattuta, persa dall'Athletic nonostante la buona volontà mostrata soprattutto nella ripresa; intollerabili, però, certi errori difensivi che non si dovrebbero vedere neppure nelle serie minori e che, ad alti livelli, segnano la differenza tra una vittoria e una sconfitta. La scorsa stagione questa squadra giocava maluccio ma subiva pochissimo, quest'anno la vera differenza non è tanto nel livello di gioco, rimasto stabilmente basso, quanto nelle crepe paurose di un sistema difensivo che mostra la corda ogni domenica di più. Giocatori svagati, scarso filtro del centrocampo, troppa distanza tra i reparti: il nocciolo del problema è tutto qui e se la fase difensiva non verrà migliorata non è difficile prevedere tempi assai cupi dalle parti di Bilbao.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: il rischio di ripetizione è notevole, ma ancora una volta l'unico a fare davvero la voce grossa è Fernando Llorente, sempre più sicuro dei propri mezzi. I compagni lo cercano, lui non si nasconde e prova di tutto: sponde, spizzate, gioco spalle alla porta, irruzioni palla al piede, conclusioni da fuori...peccato che davanti predichi nel deserto più totale, anche se vederlo in queste splendide condizioni psicofisiche è come osservare un raggio di sole che fende le nubi più nere. Javi Martinez è il migliore dei biancorossi a centrocampo e finalmente mostra le sue potenzialità in fase di inserimento (se solo si sganciasse di più, benedetto ragazzo...), Iraizoz ci mette una pezza enorme su Guardado ed evita che la partita finisca già dpo 45 minuti.
Anche parlando dei peggiori c'è da ripetersi, ma va detto che stavolta Amorebieta è in buona compagnia; troppo brutto per essere vero, in ogni caso, il centrale basco-venezuelano, che ha un'intelligenza calcistica inversamente proporzionale agli straripanti mezzi fisici e continua a commettere errori da torneo UISP. L'anno scorso si parlava di Liverpool, quest'anno al massimo potrebbe ambire al Lemona o al Barakaldo... Aitor Ocio è il suo degno compagno di merende, gioca distratto e per poco non combina una frittata degna del collega di reparto quando inciampa sul pallone, peraltro senza essere pressato, e regala a Guardado un comodo uno contro uno col povero Iraizoz. Non pervenuti Susaeta e David Lopez, tristemente rientrato nel pessimo solco dell'anno scorso dopo un inizio di stagione su standard decenti; Markel prova quantomeno a saltare l'uomo, mentre il riojano è imbarazzante nel suo continuo partire palla al piede, fermarsi dopo mezzo metro e appoggiare all'indietro, tanto che sarebbe meglio provare un po' anche Del Olmo, che peggio di così sicuramente non potrà fare. C'è la pecca del rigore sbagliato sulla prova comunque poco incisiva di Iraola, mentre Garmendia semplicemente non vede il pallone nemmeno col binocolo; giusta la sua sostituzione, anche se Etxebe e Ion Vélez non riescono a fare molto di più.

giovedì 20 novembre 2008

Athletic senza confini.

Coopera, una ONG di Logroño, ha lavorato per diversi mesi in Congo, una zona devastata dalla guerra e dai mille altri problemi che da sempre tormentano l'Africa. In mezzo al buio, un raggio di sole: i volontari dell'organizzazione hanno infatti portato ai bambini del Kiwu, una delle zone congolesi più disastrate, pettorine e palloni per poter giocare; un medico di Bilbao ha poi insegnato ai ragazzi l'inno dell'Athletic, e questo è il risultato:



La capacità del calcio di unire e dare gioia, anche nelle situazioni più disperate, è sempre incredibile e lascia davvero a bocca aperta. Questo video è da pelle d'oca. In bocca al lupo, ragazzi.

martedì 18 novembre 2008

11a giornata: Athletic 2-0 Osasuna.


Garmendia bacia lo stemma dell'Athletic dopo il gol dell'1-0 (foto Marca).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz (31' Etxeita), Balenziaga; Susaeta (74' Gabilondo), Orbaiz, Javi Martínez, David López; Garmendia (57' Etxeberria), Llorente.
CA Osasuna: Roberto; Azpilicueta, Cruchaga, Miguel Flaño, Oier; Vadocz, Nekounam; Juanfran (61' Sola), Masoud, Jokin Esparza (61' Ezquerro); Pandiani (81' Portillo).
Reti: 15' Garmendia, 83' Llorente.
Arbitro: Velasco Carballo (Colegio madrileño).

Premettiamo subito una cosa: l'Osasuna è senza ombra di dubbio, al momento, la peggior squadra della Liga. Detto ciò, resta comunque innegabile che la vittoria dell'Athletic sia stata pesantissima, anche perché le altre formazioni impelagate nella zone di bassa classifica hanno fatto quasi tutte risultato e perdere terreno sarebbe stato davvero un bel problema. La soddisfazione per i tre punti conquistati (e per il gioco discreto espresso nel primo tempo) non deve però far perdere di vista la premessa iniziale, che spiega anche la relativa facilità con cui i Leoni hanno ottenuto il secondo successo stagionale; troppo brutta per essere vera la squadra di Pamplona, perforabile in difesa, molle a centrocampo e assolutamente innocua davanti, col povero "Rifle" Pandiani impossibilitato a sparare per mancanza di cartucce (leggi: rifornimenti appena decenti). In un tale contesto, nel quale peraltro si è notata eccome l'assenza di un ottimo geometra come Patxi Puñal, le poche note liete quali Masoud e Azpilicueta sono parse quelle stonate, visto che il resto della squadra ha suonato come una banda delle scuole elementari. Se Atene piange, Sparta comunque non ride: i biancorossi sono ancora in zona retrocessione e hanno palesato le solite incertezze nella ripresa, riuscendo a subire per un bel po' di tempo anche da una compagine sconclusionata come quella navarra.
Caparros, che sa di giocarsi una bella fetta di panchina, mette da parte i difensivismi e schiera quella che, per 10/11, è adesso la formazione migliore: fuori l'inutile Gabilondo ed Etxebe, dentro la freschezza di Susaeta e Garmendia, che torna a far coppia con Llorente come ai bei tempi del Baskonia; a parer mio, con il cambio Orbaiz-Gurpegi la squadra sarebbe perfetta, ma evidentemente Jokin non è di questo avviso. Camacho, da parte sua, non brilla certo per coraggio, visto che lascia il solo Pandiani davanti e pensa bene di intasare gli spazi con un 4-2-3-1 che diventa spesso e volentieri un 4-5-1 in fase di non possesso; Santi Ezquerro, il grande ex della partita, siede solo in panchina ma avrà modo di prendersi i suoi meritatissimi fischi nel prosieguo del match. L'inizio delle due squadre è contratto, com'è normale che sia quando la posta in palio è alta, ma col passare dei minuti l'Athletic sembra salire di tono e prendere convinzione, anche perché davanti si trova un avversario rinunciatario e con poche idee; i bilbaini guadagnano visibilmente metri e aggrediscono gli ospiti soprattutto sulle fasce, con Susaeta in grado di dare quella profondità e quelle accelerazioni che non sono nelle corde degli altri esterni della rosa. Gli occhi di tutti, però, sono ovviamente puntati su Fernando Llorente, fresco di convocazione nella nazionale spagnola, e l'ariete di Rincon de Soto appare in gran forma: lotta su ogni pallone, ne conquista molti spalle alla porta ed è anche ispirato quando parte palla al piede, e proprio da una sua azione personale nasce il meritato vantaggio dei Leoni. E' il minuto 15 quando Llorente viene servito sul vertice sinistro dell'area e, nonostante sia marcato da due avversari, riesce a liberarsene con un gran dribbling a rientrare verso la porta; il tiro seguente è centrale e Roberto si salva come può, ma sulla sua respinta il più lesto ad irrompere è Garmendia, giocatore che fa degli inserimenti a rimorchio della punta centrale uno dei suoi punti di forza, che deve solo mettere dentro l'1-0 bilbaino. L'Athletic capisce di avere davanti una squadra senza capo né coda e non si accontenta del vantaggio, ma anzi continua a premere con forza per ottenere quel 2-0 che, di fatto, chiuderebbe il derby, visto che l'Osasuna ha segnato solo 3 reti finora e non è mai riuscita a rimontare dopo aver subito un doppio svantaggio. Al 19' solo il palo ferma la punizione dalla sinistra di David Lopez che nessuno tocca, mentre al 23' è la deviazione di un difensore a far impennare il tiro a botta di sicura di Garmendia dall'interno dell'area. Insomma, i rojillos non esistono e l'unica notizia dalla difesa dei Leoni si ha alla mezz'ora, quando il povero Ustaritz si infortuna per l'ennesima volta ed esce in lacrime (problema agli adduttori, ne avrà per un mese); al suo posto entra il canterano Etxeita, che non avrebbe potuto scegliere un attacco più morbido di quello navarro per il suo esordio liguero. Passata la mezz'ora, i biancorossi diminuiscono l'intensità del loro forcing senza però cedere metri di campo e creano un paio di mischie pericolose, una delle quali porterebbe pure ad un calcio di rigore se l'arbitro vedesse la netta trattenuta di Cruchaga sul solito Llorente. Il primo tempo si chiude dunque col minimo vantaggio per i padroni di casa, un punteggio che, pur considerati gli oggettivi limiti osasunisti, non lascia del tutto tranquilli. Puntuale come un pullman Bilbobus, infatti, ecco che arriva il calo dell'Athletic nella ripresa, favorito anche dai cambi poco comprensibili di Caparros; particolarmente cervellotico quello di Garmendia, abilissimo ad allungare la difesa navarra con i suoi movimenti tra le linee, che lascia il posto ad Etxeberria prima dell'ora di gioco. Forse ai Leoni comincia a mancare il fiato, o magari iniziano a temere che un gol di scarto non basti, fatto sta che ben presto mostrano di avere il cosiddetto "braccino" e rinculano pericolosamente nella propria trequarti, lasciando palla e iniziativa alla squadra di Pamplona; la grande fortuna dell'Athletic è che stavolta si trova di fronte una compagine squinternata oltre ogni idea, confusa e incapace di creare un'azione lineare che sia una, altrimenti il pareggio non sarebbe un'ipotesi tanto peregrina. Camacho si rende conto delle difficoltà avversarie e si gioca le due punte più Ezquerro, inserito sulla fascia sinistra e ricoperto di fischi ad ogni pallone toccato; mossa coraggiosa, ma quando il centrocampo ha un solo schema (palla a Masoud e speriamo che inventi qualcosa) e nessuno attacca gli spazi facendo movimento senza palla, è evidente che il problema non risiede nello schema o nel numero di punte. Sia come sia, l'Osasuna riesce comunque a creare un paio di palle gol nitide, un colpo di testa di Pandiani alto di poco e soprattutto un cross di Masoud dalla destra sul quale Iraola compie un mezzo miracolo anticipando di un niente Portillo, pronto ad appoggiare in rete sul secondo palo; desolante, veramente desolante che i Leoni si trovino a rischiare anche contro squadre quasi incapaci di offendere. A chiudere i conti e a far rilassare i tifosi evitando un arrembaggio finale dei navarri ci pensa Llorente, che sfrutta al meglio una buona combinazione sulla destra tra Etxeberria e Iraola per realizzare il suo terzo gol della settimana: prima azione pericolosa dei biancorossi nella ripresa e gol, una media niente male. Il derby basco dei poveri va dunque all'Athletic, che sfrutta al meglio un primo tempo discreto e resiste al ritorno avversario più per limiti altrui che per meriti propri. Contro una squadra allo sbando come l'Osasuna sarebbe servita una prestazione più convincente, ma per una volta godiamoci la vittoria senza patemi, in attesa che, oltre ai punti, ritorni anche quell'atteggiamento che aveva fatto così ben sperare nel finale della scorsa Liga.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Fernando Llorente, la cui maturazione era attesa da anni e che adesso pare (ma non diciamolo troppo forte) definitivamente avviatosi sulla strada della consacrazione. La chiamata di Del Bosque arriva in un periodo di gran forma per l'ariete biancorosso, vero catalizzatore di ogni pallone e sempre più punto di riferimento offensivo per i compagni; le sue spizzate e la sua capacità di difendere la palla per far salire la squadra sono imprescindibili nel monoschema di Caparros, che se non può sfruttare il contropiede si affida sempre al lancio lungo per Nando, nella speranza che catturi il pallone o comunque crei le opportunità per i centrocampisti di sfruttare le "seconde palle". Quando poi Llorente, che mostra sempre più convinzione nei suoi mezzi, fa anche azioni come quella che origina la rete di Garmendia e segna bei gol come il 2-0, non dargli la palma di migliore in campo è davvero impossibile. Al fianco del numero 9 c'è un posto al sole proprio per Garmendia, il cui gioco elettrico e rapidissimo mette sovente in difficoltà le difese avversarie; le caratteristiche di Joseba, che nel Bilbao Athletic era maestro nell'inserirsi per sfruttare le ribattute della difesa e gli spazi aperti dal centravanti, sembrano quelle ideali per farne il partner fisso di Llorente, senza dimenticare la buona tecnica del giocatore di Basauri, sempre utile quando c'è da tenere palla o sfornare qualche assist. Funziona alla grande l'asse Iraola-Susaeta sulla destra: Andoni è semplicemente gigantesco, Markel non è ancora il folletto dell'anno scorso ma mostra segnali di ripresa, è nel vivo del gioco e prova spesso, unico o quasi, a creare superiorità numerica saltando l'uomo. Quando trova un centrocampo che gioca sottoritmo come quello navarro, un signor regista come Orbaiz riesce ancora a far valere quelle doti tecniche che non riesce più ad esprimere contro squadre dalla mediana più dinamica. Positivo l'esordio in Liga di Xabi Etxeita, che domina sulle palle alte ed è reattivo anche nell'uno contro uno; vero che Pandiani, Sola e Portillo vengono serviti poco e male, ma il canterano mostra di possedere mezzi interessanti.
Nessuno gioca davvero male, diciamo che Balenziaga, il solito David Lopez e Javi Martinez non forniscono una prova trascendentale.

Ecco la classifica della Liga:


sabato 15 novembre 2008

Ritorno dei sedicesimi di Copa del Rey: Recreativo 2-1 Athletic.


Llorente spiazza Roberto e realizza il gol qualificazione (foto Athletic-club.net).

Recreativo: Roberto; Iago Bouzón, César Arzo, Lamas, Casado; Aitor, Javi Fuego (Jesús Vázquez, min. 80), Rafa Barber, Akalé (Joselito, min. 80); Adrián Colunga y Ersen Martin (Marco Rúben, min 42).
Athletic Bilbao: Iraizoz; Gurpegui, Aitor Ocio, Ustaritz, Koikili; Susaeta (Etxeita, min. 85), Javi Martínez (Ión Vélez, min. 63), Iturraspe (Pablo Orbaiz, min 46), Gabilondo; Garmendía y Llorente.
Reti: 23' Akalé, 30' Ersen Martin, 75' Llorente (rig.).
Arbitro: Antonio Rubinos Pérez (comité madrileño).

Qualificati, ma quanta fatica. Premetto subito che non ho visto la partita, ma da quanto ho potuto leggere su vari siti si è trattato di un incontro davvero orribile, con i padroni di casa ad ottenere una poco meritata vittoria di Pirro a causa del rigore di Fernando Llorente, rete che ha permesso il passaggio del turno ai Leoni in virtù del 2-0 dell'andata. Di calcio si è visto ben poco, comunque, e va detto che gli andalusi hanno segnato più per demeriti altrui che per meriti propri: dilettantesco il posizionamento della difesa basca in occasione dei due gol avversari, entrambi orignati da azioni da fermo, e in particolar modo la seconda rete (rimessa lunga dalla destra, stacco indisturbato di Ersen Martin a centro area e colpo di testa vincente) è stata definita da più giornalisti come un gol che non si vede prendere nemmeno nei campi di periferia. Per fortuna dell'Athletic, che ha fatto più possesso palla ma che ha tirato come al solito col contagocce, il portiere Roberto ha pensato bene di restituire i favori concessi dai bilbaini in precedenza e ha steso in area Ion Velez dopo aver mancato una presa alta facile facile: Llorente ha dato prova di personalità incaricandosi della battuta del rigore e trasformandolo con freddezza. Il Recre a quel punto avrebbe dovuto segnare altri due gol, e va da sé che per una squadra con una media liguera di una rete a partita l'impresa fosse più che improba; il risultato, infatti, non è più cambiato e i biancorossi hanno ottenuto la sospirata qualificazione. Che pena, però. In uno stadio "Colombino" semi-deserto le due squadre hanno dato un'immagine di sé poverissima, confermando tutti i loro problemi e dando vita ad un match per lunghi tratti inguardabile. Io non mi voglio rassegnare a questa dimensione dell'Athletic (la terza squadra più titolata di Spagna, lo ricordo) da provinciale di infimo livello, ma certe prestazioni sempre più abituali sembrano indicare come la parabola bilbaina inizi a tendere irrimediabilmente verso il basso.

Due notizie flash: 165 calciatori baschi, compresi tutti i giocatori della prima squadra dell'Athletic, hanno firmato un documento contro il cambio di denominazione della selezione basca da Euskal Herria (l'insieme delle sette province, comprese la Navarra e i Paesi Baschi francesi) a Euskadi (le tre province in territorio spagnolo, Bizkaia, Araba e Gipuzkoa). Una scelta politica della Federazione basca, presa per fare un favore a quelle di Spgna e Francia (in cambio di chissà cosa, poi), che non ha un senso nè dal punto di vista storico, nè dal punto di vista geografico nè, tantomeno, dal punto di vista calcistico, visto che nella Selekzioa militano o hanno militato navarri e baschi francesi. I firmatari del documento hanno affermato che non giocheranno la classica amichevole di Natale, in programma stavolta contro l'Iran, se la Federazione basca non farà marcia indietro sul nome della squadra. Un'iniziativa lodevole e giustissima che appoggio in pieno, staremo a vedere come evolverà la situazione.
L'altra notizia riguarda Fernando Llorente, convocato oggi da Del Bosque per sostituire Fernando Torres in vista dell'amichevole con il Cile. Un riconoscimento ufficiale degli evidenti progressi del giovane attaccante biancorosso, finalmente incamminatosi sulla via della definitiva maturazione.

giovedì 13 novembre 2008

10a giornata: Mallorca 3-3 Athletic.


I Leoni festeggiano Llorente dopo il gol del 3-3 (foto Eitb24).

Mallorca: Lux; Josemi, Nunes, Ramis, Corrales; Varela, Martí, Jurado, Cléber Santana, Arango (82' Webó); Aduriz (87' Trejo).
Athletic: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz, Balenziaga; David López (72' Susaeta), Orbaiz, Javi Martínez, Gabilondo (58' Ion Vélez); Etxeberria (46' Yeste), Llorente.
Reti: 11' Cléber Santana, 43' Iraola (rig.), 57' e 74' Arango, 78' Ion Vélez, 91' Llorente.
Arbitro:
Medina Cantalejo (comité andaluz).

A chi serve questo pareggio? Non all'Athletic, che evita sì la sesta sconfitta consecutiva (sarebbe stata la peggior serie negativa della storia biancorossa) ma resta in penultima posizione, e nemmeno al Maiorca, che ha visto sfumare una vittoria quasi certa dopo essere stato in vantaggio 3-1 a 15' dalla fine; l'unica persona felice per il 3-3 dell'Ono Estadi è senza dubbio Joaquin Caparros, salvato da un esonero praticamente certo dal cabezazo in pieno recupero di "San" Nando Llorente. I tifosi chiedevano una prova d'orgoglio e la squadra in settimana aveva fatto quadrato attorno al tecnico, tuttavia alla prova del campo l'Athletic ha palesato i soliti limiti di questo tribolato avvio liguero: difesa distratta, centrocampo che non riesce a fare filtro, ali che non spiccano il volo e, più in generale, incapacità di mantenere alto il ritmo e di giocare con intensità per larghi tratti del match; questa squadra va a sprazzi, vive di fiammate improvvise che nascono e muoiono nel giro di pochi minuti, e insomma non sembra avere la cattiveria, la concentrazione e la tenuta mentale che pure aveva dimostrato di possedere nell'esaltante finale dello scorso campionato. Emblematica, in tal senso, anche la prestazione di Maiorca: dopo essere stati messi sotto dai padroni di casa per mezz'ora e aver incassato il gol di Cléber Santana, i biancorossi hanno avuto una reazione di pura rabbia, mettendo a ferro e fuoco l'area avversaria, sfiorando in due occasioni notevoli il pari con Llorente (clamoroso il salvataggio sulla linea di Jurado a Lux battuto) e ottenendolo in chiusura grazie ad un rigore realizzato da Iraola, penalty fischiato per un fallo di mano piuttosto netto di Ramis. Similmente alla partita con il Real Madrid, i Leoni sono rientrati in campo paradossalmente meno convinti, nonostante avessero raggiunto l'1-1 quasi allo scadere del primo tempo (fattore che dovrebbe conferire, almeno in teoria, un certo vantaggio psicologico), e hanno incassato il secondo vantaggio maiorchino dopo 10'. Un gol ingiustamente annullato a Llorente ha fatto da intermezzo prima del 3-1, siglato ancora una volta da Arango che era in astinenza da 6 mesi; in entrmbe le occasioni c'è stato pure lo zampino del mai troppo rimpianto Aduriz, assist-man prezioso grazie a due sponde eccellenti per il lussuoso mancino del venezuelano. Quando tutto sembrava perduto, il bilbaini hanno tirato fuori la "garra" e hanno prima ridotto le distanze con Vélez, ben imbeccato da Yeste, quindi hanno trovato il pareggio all'ultimo tuffo grazie a Llorente (e ad un'uscita quantomeno fuori tempo del portiere Lux), pescato nell'area piccola da un bel cross di Susaeta. Una dimostrazione del potenziale che questa squadra potrebbe avere se solo riuscisse a dare continuità alla sua azione, cosa che finora non si è vista quasi mai. Caparros manterrà la sua panchina almeno fino a domenica, quando si disputerà uno dei derby baschi più svalutati della storia, con l'Athletic penultimo ad ospitare l'Osasuna fanalino di coda; inutile dire che si tratta del primo appuntamento cruciale della stagione per una squadra che non ha ancora trovato la sua dimensione dopo 10 giornate di Liga.

Si disputa stasera alle 21 il ritorno di Coppa del Re tra i biancorossi e il Recreativo di Huelva. Caparros ha lasciato mezza squadra a Bilbao e ha convocato i seguenti giocatori: Iraizoz, Armando; Koikili, Ustaritz, Etxeita, Aitor Ocio; Del Olmo, Garmendia, Gabilondo, Susaeta, Orbaiz, Gurpegi, Javi Martínez, Iturraspe; Llorente, Ion Vélez. Si rivede con piacere il canterano Ander Iturraspe, che dovrebbe peraltro partire titolare, mentre il tecnico ha deciso di non chiamare Ismael Lopez. Si parte dal 2-0 dell'andata, margine discreto ma non del tutto sicuro.

Per finire, ecco la classifica della Liga dopo 10 giornate:


martedì 4 novembre 2008

9a giornata: Athletic 1-4 Villarreal.


Mucchio su Etxebe dopo il gol del pari, ma la gioia biancorossa durerà poco (foto Eitb24).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta (46' Ustaritz), Balenziaga; David López, Orbaiz, Yeste (61' Javi Martínez), Gabilondo; Etxeberria (61' Ion Vélez), F. Llorente.
Villarreal CF: Diego López; Ángel, Gonzalo, Godín, Capdevila; Cazorla, Senna, Bruno, Pires (83' Edmilson); Rossi (63' Mati Fernández), J. Llorente (89' Altidore).
Reti:
24' Rossi, 28' Etxeberria, 52' Pires, 59' Cazorla, 90' Altidore.
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).

Se qualcuno dovesse chiedermi una caratteristica per descrivere l'Athletic di Caparros, una peculiarità spiccata della squadra vista in questo anno e mezzo di gestione-Jokin, non avrei dubbio alcuno nel dare una risposta secca: l'incredibile discrepanza tra le prestazioni nel primo tempo e quelle nella ripresa, soprattutto nelle gare casalinghe. La scorsa stagione era un vero leit-motiv delle partite dei Leoni, mentre quest'anno sembrava che il tecnico fosse riuscito a correggere un difetto che iniziava ad assomigliare sempre più ad un peccato capitale, e invece... Invece col Barcellona i bilbaini hanno retto un tempo e pure col Madrid nella ripresa hanno combinato pochino, nonostante il palo di Llorente nel finale, anche se il climax è stato raggiunto ieri contro il Villarreal: prima frazione strepitosa, senza dubbio il punto più alto di questo tribolato inizio di stagione, seguita da un secondo tempo in cui avrebbe fatto comodo la presenza dei Ghostbusters, visto che l'undici di casa somigliava più a una congrega di ectoplasmi vestiti di biancorosso che a una squadra di calcio. Patetica, penosa, oscena: scegliete voi un aggettivo per l'ennesima partita double face di questo sconcertante Athletic caparossiano, mentre io vado a proporvi la cronaca del match.
Formazione-tipo sia per il Villarreal che per i padroni di casa, i quali scendono in campo con gli stessi uomini del Bernabeu; continua dunque l'ostracismo verso Susaeta, cui Caparros sta preferendo in questo momento David Lopez e Gabilondo (ovvero le due ali che io terrei stabilmente fuori), mentre Javi Martinez si accomoda in panchina dopo essere rientrato dall'infortunio nell'incontro di Copa del Rey con il Recreativo. L'Athletic parte bene e fin dall'inizio mette alla frusta il Submarino Amarillo, le cui difficoltà a tenere il campo sembrano confermare il momento poco brillante della squadra di Pellegrini, reduce da una rimonta assurda subìta contro un Atletico in 10 e dall'incredibile 0-5 contro il Poli Ejido in coppa; i biancorossi, al contrario, tengono il campo con autorevolezza, giocano corti, chiudono gli spazi e pressano i portatori di palla avversari molto vicino alla loro area, generando pericoli in serie per Diego Lopez. Llorente chiama in causa il portiere ex Real Madrid con un bel cabezazo al 12' e due minuti più tardi Balenziaga, intraprendente come sempre, spara un gran sinistro dal limite che finisce di poco fuori. Il San Mamés si esalta e incita i Leoni con straordinaria intensità, i giocatori rispondono con un quasi assedio ma si perdono come spesso accade al momento di finalizzare, collezionando cross e angoli in serie senza però riuscire a creare altre nitide palle gol. E il Villarreal? Fin qui non pervenuto, il Submarino Amarillo attende sornione, fa sfogare gli avversari e, non appena Senna alza il ritmo a centrocampo, trova un immeritato vantaggio al 24': Balenziaga perde palla provando ad uscire a testa alta dall'area (manco fosse Beckenbauer, ndr), Pires ringrazia e serve al centro Rossi, il cui sinistro è una rasoiata che non lascia scampo a Iraizoz. Nemmeno il tempo di imprecare che i baschi pareggiano, ricalcando la reazione rabbiosa avuta contro il Madrid dopo il 2-0 di Higuain; il merito del gol è di Etxebe, che al 28' incorna in rete da posizione defilata un calcio d'angolo di David Lopez, ma nell'occasione è evidente l'errore di posizionamento del portiere ospite, il quale sembra quasi perdere la bussola nell'osservare la traiettoria del pallone e finisce per farsi infilare sul proprio palo. L'Athletic ci crede, è carico dopo aver trovato immediatamente il pari e riprende ad attaccare con foga, tanto che al 31' segnerebbe pure il 2-1 grazie ad una punizione tagliatissima di Yeste da destra; il condizionale è d'obbligo, però, perché la punizione è di seconda e il numero 10 calcia direttamente in porta, anche se non si riesce a capire se Diego Lopez tocchi il pallone, nel qual caso il gol sarebbe regolare. L'arbitro non è di questo parere e si resta dunque sul pari, ma ormai i Leoni sono proiettati in avanti e la loro pressione diventa un vero assalto all'arma bianca; la porta del Villarreal rischia di cadere tre volte nel giro di tre minuti, dal 35' al 38', e i valenciani devono ringraziare prima il loro portiere (volo a togliere una castagna di David Lopez dal "sette"), quindi il palo colpito da Gabilondo su azione d'angolo e infine Madama Fortuna, ché il cabezazo di Llorente in tuffo sfiora il palo con Diego Lopez immobile. Gli ospiti tornano a farsi vedere al 39' con un palo esterno colto da Joseba Llorente, a cui non bisogna mai lasciare un metro in area di rigore, ma il primo tempo si chiude ancora nel segno dell'Athletic, con Amorebieta che non riesce a deviare in porta da un metro una palla vagante e anzi si stira nel tentativo, infortunio che richiede l'ingresso di Ustaritz dall'inizio della ripresa. Dopo 45' giocati con grande autorevolezza sarebbe lecito aspettarsi dall'Athletic una prestazione positiva, magari meno intensa a causa della stanchezza ma comunque di buon livello; come detto in apertura, invece, i biancorossi semplicemente restano negli spogliatoi e spediscono in campo delle controfigure cartonate che si fanno prendere a pallate dagli uomini di Pellegrini senza opporre la minima resistenza, evidenziando un'inferiorità che sarebbe più consona ad un Amatori UISP Bilbao-Villarreal più che ad una partita tra squadre della stessa categoria. Ad onor del vero, i Leoni (si fa per dire) reggono cinque minuti cinque, poi incassano la rete di Pires (errore di Iraola, che si fa saltare con troppa facilità da Rossi, poi assist-man prezioso per il francese) e spariscono, liquefatti come ghiaccioli al solleone agostano. L'eurogol di Cazorla al 59', un sinistro che tocca il palo prima di spegnersi in fondo al sacco, mette la parola "fine" alle speranze di rimonta dei bilbaini, incapaci di reagire come il peggiore dei pugili suonati; i cambi di Caparros servono poco o nulla, più incisivi sono quelli di Pellegrini che riceve buone sensazioni soprattutto da Mati Fernandez. Il Submarino Amarillo sfiora più volte la quarte rete muovendosi a suo piacimento tra i fantasmi biancorossi ed è proprio il cileno ad andare vicino al gol della giornata con una percussione irresistibile conclusa da un tocco fuori di pochissimo. L'unica azione degna di nota dell'Athletic nel secondo tempo capita all'84' a Javi Martinez, ma il centrocampista navarro non riesce a mettere dentro da due passi e spara su Diego Lopez il pallone che avrebbe potuto quantomeno portare ad un arrembaggio finale. La scena se la prende così Altidore, giovanissima promessa statunitense che entra e dopo un minuto realizza il quarto gol dei suoi, prima rete in assoluto di un calciatore made in USA nella Liga. Non facciamoci mancare nulla.
Si chiude dunque con un'altra sonora sconfitta quello che i giornalisti spagnoli avevano definito "Tourmalet", ovvero la serie di incontri con tutte le migliori squadre della Primera, e il bilancio non è certo lusinghiero: 4 sconfitte su 4, 12 gol incassati e solamente 3 fatti, sprazzi di gioco decente (i primi tempi con Barça, Real e Villarreal) alternati a troppi momenti di buio totale (l'intera gara di Siviglia, i secondi tempi delle altre tre partite). Dopo il Tourmalet, scalato all'andatura di un velocista, l'Athletic è in zona retrocessione, desolatamente penultimo con 5 punti in 9 gare (uno solo in più del fanalino di coda Oasasuna), e la crisi tecnico-tattica che attraversa non pare di facile soluzione. Addirittura siamo tornati ai tempi della squadra-Aspirina, secondo la definizione del nostro amico Txemi Guerra, ovvero una formazione capace di rivitalizzare gli avversari reduci dalle peggiori batoste, com'è successo ieri con i canarini valenciani. Oggi si parla con insistenza della panchina traballante di Caparros, cosa normale visti i pessimi risultati dei Leoni fin qui. Personalmente comincio a credere che sia la soluzione migliore, ma vedrò di argomentare meglio questa mia posizione nei prossimi giorni.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: alla luce della trasformazione nella ripresa sono pochi, pochissimi i biancorossi da salvare. Etxeberria gioca un buon primo tempo, frulla come una trottola alle spalle di Llorente ed è sempre pronto ad approfittare degli spazi aperti dall'ariete riojano per inserirsi e tentare la conclusione; segna un gol da opportunista, il secondo consecutivo, ed è a oggi uno dei più in forma della rosa. In ripresa Amorebieta dopo gli orrori contro Barcellona e Real: sicuro negli interventi, dominatore di testa, il canterano fornisce la miglior prestazione stagionale, segno di carattere dopo le critiche ricevute, ed è bravo ad annullare un cliente pericoloso come Joseba Llorente. Peccato per quell'infortunio muscolare che lo fa uscire al 45'. David Lopez è più attivo e consistente del solito, Nando Llorente si batte sempre come un gladiatore, anche se nella seconda frazione fa quasi tenerezza vederlo abbandonato là davanti.
Sembra strano trovarlo nell'elenco dei peggiori, ma per una volta devo citare Iraola, che commette una leggerezza determinante facendosi scappare Rossi nell'azione dell'1-2. Balenziaga, al contrario, colleziona la terza stupidata della sua breve avventura bilbaina: è vero che quando spinge si fa sentire, ma sarà bene che l'ex errealista si dia una regolata in difesa, visto che il computo dei gol subìti a causa dei suoi errori inizia a farsi preoccupante (e intanto Koikili marcisce in panchina...). Troppo molle la coppia Orbaiz-Yeste nella ripresa, e pare ormai evidente che le buone opzioni offensive offerte da un doble pivote del genere non possano bastare di fronte alla leggerezza palesata in fase di non possesso. Gabilondo è anonimo oltre il livello di guardia, il povero Ustaritz entra e viene travolto dallo tsunami amarillo.