lunedì 28 gennaio 2013

21a giornata: Athletic 3-0 Atletico.



Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza (61' Gurpegui), Laporte, Aurtenetxe; San José, De Marcos, Herrera (80' Iturraspe); Susaeta, Aduriz, Muniain (86' Ibai).
Atlético de Madrid: Courtois; Juanfran, Cata Díaz, Godín, Filipe Luis; Tiago; Arda Turan (80' Mario Suárez), Raúl García, Emre (67' Adrián), Cristian Rodríguez (70' Koke); Diego Costa.
Reti: 50' San José, 77' Susaeta, 84' De Marcos.
Arbitro: Muñiz Fernández (Comité Asturiano).

La partita probabilmente migliore dell'anno e io me la sono persa... quando si dice la fortuna! Resta comunque la grandissima prestazione dell'Athletic, tornato finalmente ad esprimere un gioco degno della passata stagione; vero che l'Atletico si è presentato al San Mamés in formazione largamente rimaneggiata, ma ciò non sminuisce il grande match giocato dai Leoni. Sugli scudi ancora una volta Laporte (che ha rinnovato fino al 2016), Herrera e Aduriz, stavolta in versione assist-man, mentre elementi fin qui sottotono come Muniain, De Marcos e Susaeta hanno ritrovato un minimo di smalto, anche perché adesso possono tirare il fiato e non devono giocare in condizioni precarie ogni tre giorni. Godetevi il video con le bellissime reti dell'Athletic (a proposito, importante quella di San José, bravo come mediano al posto di Iturraspe), ne vale la pena!

venerdì 25 gennaio 2013

Dopo il giro di boa.

Con la sconfitta al San Mamés rimediata contro il Rayo Vallecano si è chiuso il girone di andata di una Liga fin qui nerissima per l'Athletic Club. Il giro di boa del campionato è, tradizionalmente, il momento giusto per tracciare un primo bilancio della stagione, dunque ne approfitterò per ricapitolare quanto successo fin qui e anche per parlare di quelle competizioni (Copa del Rey e UEFA) che ho colpevolmente trascurato a causa di vari impegni personali. Sarà un'analisi per punti, più razionale nell'esposizione e facile da commentare qualora ne abbiate voglia. Buona lettura!

Liga: 21 punti. 6 vittorie, 3 pareggi, 10 sconfitte. 23 gol fatti (quinto peggior attacco), 39 subiti (peggior difesa). I numeri di questa primera vuelta biancorossa sono impietosi, quasi drammatici nella loro asettica descrizione di una realtà lontana anni luce dai fasti di qualche mese fa. La squadra che incantava il mondo, che imponeva al Barcellona un pareggio acciuffato da Messi per il rotto della cuffia sotto un diluvio epico, che giocava divinamente in casa come in trasferta e che sapeva dare, giornata dopo giornata, delle vere e proprie lezioni di calcio a tutti, non esiste più. Come ciò sia stato possibile resta il mistero più grande, e francamente devo dire che ho esaurito ipotesi e tentativi di dare una spiegazione all'inspiegabile. Sicuramente si è trattato di un processo lento, iniziato con le voci delle dimissioni di Bielsa a luglio, proseguito con la querelle sulle opere non finite a Lezama e che non ha mai smesso di crescere e fagocitare pezzo dopo pezzo l'ambiente bilbaino, sorta di Blob calcistico impossibile da fermare. La fuga di Javi Martinez al Bayern e l'inizio della telenovela-Llorente hanno finito di sfasciare uno spogliatoio già provato dalle delusioni delle due finali perse e dal caos estivo, e da lì in poi niente è andato nel verso giusto. L'inizio della Liga è stato al rallentatore, come già accaduto l'anno scorso, solo che, a differenza della stagione passata, la squadra non ha mai dato segnali incoraggianti e non c'è stata nessuna partita della svolta, quella cioè in grado di sbloccare un intero gruppo a livello mentale. Un anno fa il derby dell'Anoeta, vinto 2-1 al termine di un match che sarebbe potuto finire in mille modi, rappresentò la chiave di volta dell'intero progetto bielsiano, dando ai giocatori convinzione nei propri mezzi e, soprattutto, nel nuovo modo di gioco adottato dal rosarino. Stavolta invece nessuna vittoria, per quanto importante e ben ottenuta, è riuscita a far cambiare passo ai Leoni. L'impressione è che gli zurigorri non stiano avanzando, pur in mezzo a mille difficoltà, lungo il cammino tracciato l'anno scorso, ma che si stiano trascinando stancamente, che stiano arrancando senza sapere bene quale direzione seguire. Non c'è continuità né progettualità, solo un demoralizzante peregrinare tra sconfitte (tante) e risultati positivi (pochi), un vagare a tentoni nel blackout totale della sinergia tra club, allenatore e giocatori che tanto aveva reso nel 2011/2012. Chi va in campo non rende, chi siede in panchina ha le idee poco chiare, chi comanda a Ibaigane non riesce a gestire determinate situazioni; risultato: lo spogliatoio è una polveriera sempre sul punto di esplodere e sta minando in modo serissimo l'intera stagione. L'andamento nella Liga è stato più che altalenante, ma il momento critico si è avuto dopo una mini-serie positiva di due vittorie consecutive a inizio dicembre che sembrava in grado di rilanciare le ambizioni dell'Athletic; dopo, invece, sono arrivate tre sconfitte di fila che hanno fatto sprofondare i bilbaini a tre passi dal baratro, aumentati di uno dopo il pareggio in casa del Betis di lunedì. Insomma, la situazione non è rosea e i 9 punti di distanza dal sesto posto, l'ultimo utile per la qualificazione europea, non autorizzano a sognare. Anche perché prima c'è da pensare alla salvezza.

Copa del Rey: che non fosse aria, per i colori biancorossi, si era capito già al momento del sorteggio, quando l'Athletic era stato estratto dalla parte "sbagliata" del tabellone, quella cioè dove già si trovavano sia Barcellona che Real Madrid (con l'aggiunta, tanto per gradire, di Malaga e Valencia). Il modo in cui i Leoni hanno salutato la competizioni di cui sono vicecampioni in carica, tuttavia, ha dell'inammissibile. Va bene venire eliminati prima del previsto, e in fondo ci può stare anche di cadere contro una squadra che gioca due serie più in basso (il Mirandés dell'anno scorso insegna), però non si può cadere senza combattere, senza neppure tentare di guadagnarsi la qualificazioni. Onore massimo all'Eibar, discreta formazione di Segunda B con ambizioni di ascenso, ma per chi ha visto entrambe le partite (e io sono tra questi, purtroppo) lo spettacolo è stato davvero miserabile. Se lo 0-0 dell'andata allo stadio Ipurua era stato giustificato con la scusa del campo pesante e anche più stretto del normale, l'1-1 (in rimonta!) che ha suggellato il passaggio del turno degli armeros di Gaizka Garitano agli ottavi è stato davvero uno schiaffo a tutti i tifosi biancorossi. Una squadra molle, senza nerbo né grinta alcuna, si è fatta mettere sotto da degli onesti semiprofessionisti che, a ben guardare, non hanno neppure disputato la partita della vita. È bastata una prestazione onesta dei guipuzcoani per permettere loro di eliminare l'Athletic, ed è stata questa la parte più brutta della vicenda. C'era una finale da difendere e gli zurigorri non ci hanno neanche provato. Un modo ben triste di chiudere la storia del San Mamés nella competizione più cara al club di Bilbao.

Europa League: dopo la soffertissima qualificazione al turno preliminare contro i croati dello Slaven Belupo, dal'urna di Nyon l'Athletic aveva avuto un responso più che positivo. Tolti i francesi del Lione, infatti, Gurpegi e soci avevano pescato due formazioni non propriamente irresistibili, lo Sparta Praga e i poco conosciuti israeliani dell'Hapoel Kiryat Shmona. Il pareggio casalingo contro l'Hapoel ha fatto suonare un primo campanello di allarme, smorzato però dalle circostanze più che sfortunate nelle quali è maturato (20 tiri a 2, pali, miracoli del portiere, ecc). Quando però i Leoni hanno incassato tre sconfitte di fila (Praga, Lione in casa e in trasferta) la situazione è degenrata in maniera irrimediabile, e a nulla sono serviti i quattro punti nelle ultime due giornate, giocate peraltro con una squadra composta i maggioranza dai ragazzini del Bilbao Athletic. Bisogna dire che in questa competizione i biancorossi hanno palesato più sfortuna che altro; nel doppio confronto con il Lione e nella prima partita contro l'Hapoel, infatti, gli uomini di Bielsa avrebbero meritato di più, anche se l'eliminazione in un gruppo del genere brucia eccome. Diciamo che anche la competizione continentale ha confermato come questo non sia l'anno buono degli zurigorri.

Giocatori: tranne alcuni rari casi, gli autori della cavalcata dello scorso anno sembrano le controfigure di loro stessi. In difesa, Aurtenetxe non ha trovato continuità a causa degli infortuni, Amorebieta ha fatto letteralmente ridere (con lo zenith al contrario del rigore assurdo contro l'Eibar che è costato il passaggio del turno in Copa) e San José, ancora una volta, ha evidenziato limiti caratteriali e anche tecnici; sufficienti Iraola, che si è salvato con esperienza, ed Ekiza, bravo a conquistarsi un posto da titolare dopo un inizio ai margini. Tra i nuovi (inteso anche chi aveva giocato poco o nulla la passata stagione), Castillo si è rivelato il mediocre giocatore che si temeva fosse, Gurpegi ha sostanzialmente fallito la sua riconversione a centrale difensivo (poco efficace in contenimento, non riesce a incidere neppure in impostazione, risultando sostanzialmente inutile) mentre la nota più lieta è senza dubbio Laporte, subito tra i migliori nonostante sia appena maggiorenne. Passando al centrocampo, è quasi impossibile non notare che sono tutti calati tranne Herrera, l'unico elemento che sta disputando una temporada probabilmente migliore rispetto all'anno scorso. Iturraspe (anche se in misura minora), De Marcos e soprattutto Muniain, utilizzato spesso come trequartista con esiti disastrosi, stanno ampiamente deludendo, e non a caso il peggioramento del gioco è coinciso con il loro calo. Il caso di Bart Simpson è emblematico del periodaccio di tutta la squadra: immarcabile solo pochi mesi fa, non riesce più ad azzeccare un dribbling, una giocata e neppure un passaggio che vada più in là di due metri; in più dimostra di essere testardo come un mulo e sembra voler risolvere le partite da solo, cosa che lo porta a tentare di continuo una soluzione personale che non gli riesce praticamente mai. In avanti il quadro non è molto più confortante. Sparito quasi subito Isma Lopez, sotto-utilizzati Toquero e Igor Martinez, le note liete sono Ibai ed ovviamente Aduriz, senza i cui gol i Leoni sarebbero nel letame fino al collo, mentre anche Susaeta sembra suo cugino scarso più che il giocatore che si è anche conquistato la nazionale. Se volete leggere di Llorente non vi resta che aspettare un paio di capoversi.

Bielsa: anche lui sembra un po' in confusione. L'insistenza con la quale continua a proporre il 4-3-3 dell'anno scorso sfiora talvolta il masochismo, soprattutto perché il problema principale della squadra, ovvero il numero enorme di gol incassati, potrebbe essere risolto blindando maggiormente la difesa grazie all'aumento degli uomini a centrocampo; un passaggio ad un 4-4-2, per esempio, che senza dubbio sarebbe un passo indietro dal punto di vista stilistico, ma che potrebbe portare benefici a corto raggio. Bielsa però è fatto a modo suo e per lui, persona coerente, la ricerca del risultato passa inderogabilmente attraverso l'espressione di un gioco piacevole, armonioso e offensivo; le sue idee ci hanno portato a due finali e non devono essere rinnegate alle prime difficoltà. Peraltro il limite maggiore visto finora è la condizione fisica precaria di molti elementi della rosa, e si sa che i calciatori devono essere al 100% per poter esprimere il calcio a 100 all'ora del rosarino. L'uscita da entrambe le coppe potrebbe migliorare la situazione, visto che non ci sarà più da giocare ogni tre giorni e i Leoni potranno tirare il fiato. La domanda è: Bielsa sarà ancora l'allenatore dell'Athletic il prossimo anno? Io credo di no. Nella vita mai dire mai, ma le varie situazioni createsi dall'estate e i risultati non soddisfacenti mi portano a pensare che l'avventura del Loco sulla nostra panchina si concluderà al termine del secondo anno di collaborazione. E Kuko Ziganda già scalpita...

Il caso Llorente: la notizia di ieri, ufficiale, è che Llorente ha firmato con la Juventus per la prossima stagione. Auguri e figli maschi, visto che andrà a giocare per la Vecchia Signora. L'incubo però non finisce, visto che il baldo riojano resterà in rosa fino a giugno... non a dare il suo contributo in campo, visto quanto lo sta utilizzando Bielsa, ma l'obiettivo di Urrutia non è certo quello di assicurarsi i suoi gol per qualche altro mese. Qui ci sono in ballo l'etica e i valori di un club differente da tutti gli altri, come io e altre persone dei Leones Italianos stiamo (inutilmente, ahimè) cercando di far capire da tempo anche ai giornalisti italiani. Vi lascio il link all'articolo scritto da me e dal presidente Emiliano Gabrielli sull'argomento, mentre in soldoni il mio pensiero è: sbagliato criminalizzare Llorente (non tutti sono Julen Guerrero, ci sta che un calciatore professionista abbia ambizioni diverse), ma lui ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare in termini di gestione della vicenda. Addio, non ci mancherà.

martedì 22 gennaio 2013

20a giornata: Betis 1-1 Athletic.


Beñat, oggetto del desiderio biancorosso, è stato ben contenuto (foto Athletic-club.net).

Betis: Adrián; Ángel, Amaya, Mario (46' Paulao), Chica; Cañas (67' Rubén Pérez), Beñat, Salva Sevilla (39' Nono); Campbell, Rubén Castro, Jorge Molina.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Laporte, De Marcos; Gurpegui (46' Aurtenetxe), Iturraspe, Ander Herrera; Susaeta, Aduriz, Muniain (80' Ibai).
Reti: 2' Rubén Castro (rig.), 41' Aduriz.
Arbitro: Ayza Gámez (C. Valenciano).

A cosa serve un punto? A poco, verrebbe da dire di primo acchito, anche se talvolta la differenza tra un primo e un secondo posto (o tra la salvezza e la retrocessione) può essere anche di una sola lunghezza. In realtà esistono punti che, pur non muovendo la classifica, possono essere taumaturgici per il morale di una squadra smarrita, più o meno l'identikit dell'Athletic attuale... e allora speriamo con forza che il pareggio di ieri in casa del Betis, rivale storicamente ostico e supportato quest'anno anche da un'ottima classifica, possa permettere ai Leoni di fare quel definitivo salto di qualità che permetta loro di scrollarsi tutte le paure di dosso e di tornare a esprimersi su buoni livelli qualitativi. Perché al Benito Villamarin, tolta una prima mezz'ora fortemente condizionata dal gol a freddo dei biancoverdi, i giocatori di Bielsa hanno offerto una delle loro migliori prestazioni stagionali, dominando in lungo e in largo la ripresa e meritando molto più del punticino finale. La cosa più importante, a parer mio, è stata la reazione dopo l'1-0: troppe volte quest'anno abbiamo visto degli zurigorri incapaci di mantenere un vantaggio o di rimontare dopo aver subito un gol, mentre il posticipo del lunedì sera ha mostrato una versione dell'Athletic solida e volitiva, distante anni luce da quelle opache viste contro Levante e Rayo.
El Loco lascia a casa Amorebieta, ormai ai ferri corti anche con la dirigenza per via del rinnovo, e lo sostituisce con Laporte, mentre De Marcos occupa ancora la corsia sinistra in luogo di Aurtenetxe; il trivote di centrocampo è così formato da Gurpegi, Iturraspe ed Herrera, con Muniain e Susaeta a supporto di Aduriz. L'inizio è shockante: lungo filtrante per Salva Sevilla che si incunea in area in posizione piuttosto defilata, Iraizoz però esce lo stesso a kamikaze e lo falcia nettamente con un'entrata direttamente sulle gambe. È rigore netto, e mentre i tifosi biancorossi si chiedono il motivo di un'uscita tanto scriteriata ed inutile, Ruben Castro trasforma senza problemi. L'Athletic subisce il colpo e per un lungo tratto di partita sembra in apnea: davanti non crea nulla tranne un gran tiro di Ander da fuori, dietro soffre le accelerazioni dei betici e rischia di capitolare a causa di un'altra frittata di Iraizoz, che stavolta manca la deviazione di pugno su un corner avversario e viene salvato soltanto dal muro dei suoi difensori. Sul finire del tempo, tuttavia, i Leoni prendono coraggio, avanzano il baricentro e, grazie alla sapiente guida di un Herrera ispiratissimo, trovano il pari con Aduriz, bravo a sfruttare un suggerimento in profondità del numero 21 ed a superare Adrian con un morbido pallonetto. Il pareggio galvanizza i bilbaini e negli ultimi 5 minuti si contano altre due occasioni, una con De Marcos e l'altra con Iturraspe, che spostano l'inerzia del match dalla parte di Gurpegi e compagni. A inizio ripresa non rientra in campo proprio capitan Carlos, infortunato; al suo posto c'è Aurtenetxe, con De Marcos che torna nel suo ruolo e il centrocampo dell'anno scorso che si ricompone. Gli effetti di ciò sono benefici per l'Athletic, che inizia a dominare il gioco con fraseggi rapidi e guizzanti e sembra veramente non troppo distante da quello dell'anno scorso, anche a livello di prestazioni di singoli fin qui poco ispirati (Muniain e De Marcos su tutti). Purtroppo per i Leoni, però, Adrian è in serata di grazia: le numerosissime parate del portiere (clamoroso l'intervento di piede che anticipa Iraola, pescato solo sul secondo palo da un cross di Ibai a 5' dalla fine) impediscono agli ospiti di trovare il meritato vantaggio e lasciano una punta di amarezza per una gara che, ai punti, qualsiasi giudice avrebbe assegnato loro senza pensarci due volte. Finisce invece 1-1, un pari buono più dal punto di vista psicologico che da quello pragmatico della ragion di classifica.
La Liga dell'Athletic, finora mai veramente iniziata, deve giocoforza partire da qui per poter portare qualcosa di buono. Senza Europa, senza Copa del Rey e con una situazione in campionato ormai compromessa, gli unici obiettivi rimasti sono una salvezza tranquilla e il ritorno al progetto calcistico intrapreso la scorsa temporada e bruscamente interrottosi in estate. Non tutto è ancora perduto, specie se la squadra riuscirà a recuperare lo smalto e il gioco di un anno fa e l'apporto di alcuni giocatori che per il momento non si sono visti.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 5: era da qualche partita che non regalava un obbrobrio dei suoi, e per non abituarci troppo bene torna sui suoi standard con la folle uscita che costa il primo gol all'Athletic. Rischia di combinarne un'altra con un'uscita a farfalle che avrebbe potuto far calare il sipario sul match, ma per fortuna nessuno degli avversari decide di approfittare del secondo regalo. Per il resto è impegnato pochissimo, ma non fa nulla per guadagnarsi la pagnotta. Serve aria nuova in porta.
Iraola 7: nella prima mezz'ora è tra i pochi a non naufragare, poi prende sempre più confidenza con il match e diventa straripante. Gioca un secondo tempo stratosferico e la sua fascia di competenza diventa un incubo per il Betis, che non riesce ad arginare le sue sovrapposizioni e le sue iniziative continue. Sembrava di essere tornati a qualche mese fa, che nostalgia...
Ekiza 7: pian piano, sfruttando le indecisioni altrui e approfittando delle poche occasioni concessegli da Bielsa, si è ritagliato con pieno merito un posto da titolare al centro della difesa. Attento e sicuro, guida Laporte col piglio del veterano e non commette alcuna sbavatura, sbrogliando più di una situazione difficile nel primo tempo. È sempre più autorevole e convinto dei propri mezzi, la strada intrapresa è quella giusta.
Laporte 6,5: a parte un paio di errori tipici dell'età, il francesino impressiona ancora una volta giocando con una personalità e una concezione del gioco davvero rare per un diciottenne. Bielsa dimostra di avere fiducia in lui consegnandogli addirittura un dorsal della prima squadra, il numero 4 che per ultimo aveva indossato Ustaritz, e lui risponde con una prestazione eccezionale se si pensa alla data sulla sua carta d'identità. Promosso.
De Marcos 6: media perfetta tra il 5 del primo tempo da terzino, ruolo nel quale il mister rosarino continua a riproporlo senza costrutto, e il 7 della ripresa come centrocampista centrale. Non fa nulla di trascendentale ed è ancora lontano dall'iradiddio dello scorso anno, tuttavia dà una spinta in più alla manovra e si fa apprezzare per inserimenti e recuperi in velocità. Deve giocare in mezzo.
Gurpegi 5,5: spiace dirlo, ma Carlos quest'anno non riesce proprio a ritagliarsi uno spazio importante in squadra. Bocciato da centrale, anche da mediano (suo ruolo naturale) non convince, in quanto è spesso superato in fase difensiva e non riesce a dare nulla in fase di impostazione. L'Athletic migliora senza di lui, purtroppo non a caso (dal 46' Aurtenetxe 6,5: la panchina sembra avergli giovato. Entra in campo molto carico, gioca con grande applicazione e annulla il suo avversario diretto. Non gli si poteva chiedere di più).
Iturraspe 6,5: meglio quando viene riportato davanti alla difesa, mostra discreti progressi rispetto alle ultime, anonime uscite e dà il suo contributo all'ottima ripresa dei Leoni. Sfiora il gol nel primo tempo con un tiro alto di poco.
Herrera 7,5: partita dominante di Ander, al momento di gran lunga l'uomo più in forma ed ispirato dell'intera rosa biancorossa. Orchestra il gioco bilbaino con una lucidità straordinaria, non perde un pallone che sia uno e infioretta la partita con tocchi e numeri di altissima scuola. Strepitoso l'assist per Aduriz, ma è tutta la sua partita a meritare la standing ovation.
Susaeta 6,5: elettrico, gioca con grande voglia, desideroso di dimostrare di non aver smarrito i dribbling e i gol dell'anno passato. Risulta più incisivo rispetto ad altre occasioni, tuttavia è ancora poco preciso e parecchio arruffone quando deve decidere come terminare la giocata. Comunque da premiare la sua attitudine.
Aduriz 7+: un gol, diverse conclusioni pericolose e una minaccia costante per la difesa del Betis. Senza di lui l'Athletic sarebbe alla deriva da tempo, e se finora è riuscito a segnare 12 gol in un contesto tutt'altro che favorevole, chissà cosa potrebbe fare se i compagni riuscissero finalmente ad esprimersi ai livelli di qualche mese fa. Favoloso il pallonetto dell'1-1.
Muniain 6: l'elemento fin qui più deludente del lotto dà timidi segnali di risveglio. Niente di clamoroso, intendiamoci, ma per lo meno non si incaponisce in ottusi tentativi di dribblare l'intera squadre altrui e riesce a mettere qualche passaggio, pur risultando sempre impreciso e fumoso. Quest'anno va così, speriamo che sia abbastanza forte da sopportare la prima grossa difficoltà della carriera (dall'80' Ibai 6: un quarto d'ora scarso nel quale va vicino al gol e serve un assist al bacio ad Iraola).

Bielsa 6,5: ripropone testardamente il solito modulo ma stavolta ha ragione lui, visto che trova risposte che per il momento aveva ricevuto in ben poche occasioni. La squadra è anche maggiormente reattiva, non si abbatte dopo il gol avversario e riesce nell'impresa (più unica che rara quest'anno) di rimontare uno svantaggio. È ancora presto per dire se abbia ritrovato o meno il bandolo della matassa, ma il segnale del Villamarin è incoraggiante.

lunedì 14 gennaio 2013

19a giornata: Athletic 1-2 Rayo.


Disperazione biancorossa dopo un gol sbagliato: questo Athletic proprio non va (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Amorebieta (50' Gurpegui), De Marcos; San José, Herrera, Muniain; Susaeta, Aduriz (93' Toquero), Muniain (57' Llorente).
Rayo Vallecano: Rubén; Tito, Gálvez, Amat, Casado; Javi Fuego, Trashorras; Lass, Domínguez, Piti (90' Adrián); Leo Baptistao (71' Delibasic).
Reti: 48' Lass, 65' Piti (rig.), 77' San José.
Arbitro: Pérez Montero (Comité andaluz).
Note: espulso all'89' Gálvez (R) per doppia ammonizione.

Sentite anche voi un rumore lontano ma persistente, come se l'antifurto di un'auto suonasse da chilometri di distanza? Non preoccupatevi: è il campanello d'allarme in casa Athletic, che ormai è possibile udire alla perfezione anche qui in Italia... roba che a Bilbao saranno tutti sordi per il casino. Scherzi a parte, la terza sconfitta consecutiva (e tutte con squadre quantomeno abbordabili) ha aperto scenari inimmaginabili qualche mese fa nel Botxo: con l'Europa distante 10 punti e la zona retrocessione a 5 lunghezze, gli obiettivi stagionali della squadra sono giocoforza cambiati. La paura più grande è che questo gruppo, reduce da una passata temporada trionfale (aldilà dell'esito delle due finali), non sia assolutamente attrezzato per la lotta "coltello tra i denti" dei bassifondi e rischi di fare la fine di quelle formazioni passate nel giro di poco tempo dalla ribalta continentale ad un'amarissima retrocessione, di cui esistono numerosi esempi anche nella Liga (Celta Vigo, Real Sociedad e Villarreal, per dire le prime tre che mi vengono in mente). L'assoluta incapacità dei Leoni di reagire di fronte alle difficoltà è divenuta una vera e propria costante. L'Athletic giochicchia, prova a fare qualcosa in più dell'avversario, poi però se prende gol o se resta con uno in meno si scioglie come neve al sole, facendosi letteralmente calpestare dai rivali di turno. A dire la verità venerdì non è andata proprio in questo modo, perché il Rayo ha fatto pochissimo per andare in vantaggio e, una volta sul 2-0 per una gentile concessione arbitrale (il fallo di Gurpegi giudicato in area in realtà era fuori di almeno mezzo metro), ha subito il ritorno dei biancorossi ed è riuscito a portare a casa i tre punti solo grazie all'imprecisione di Llorente, che si è mangiato un gol di testa più facile da fare che da sbagliare. La Dea Bendata, dunque, al momento ha le spalle del tutto voltate rispetto alla truppa di Bielsa, tuttavia bisogna pur dire che la fortuna bisogna guadagnarsela, e l'Athletic raramente lo fa. Siamo arrivati al giro di boa del campionato e il bilancio, oltre ad essere chiaramente negativo in termini di risultati, non lascia tranquilli per il futuro: da mesi, infatti, gli zurigorri si stanno confrontando con i medesimi problemi e per il momento non è stato possibile risolverne neppure uno. Se vi state chiedendo "quali problemi?" sappiate che nei prossimi giorni pubblicherò un post riassuntivo di questa prima parte di stagione, dove tenterò (impresa a dir poco proibitiva) di riassumere in poche righe tutto quanto è accaduto da agosto ad oggi, ovvero di ripercorrere lo sciagurato cammino che ci ha condotto da una duplice finale ad un semi-sfacelo tecnico, tattico e societario. La partita col Rayo è stata, sfortuna a parte, l'ennesimo capitolo di un libro per noi penoso da leggere: l'Athletic ha giocato bene, ha sfiorato il gol in almeno tre occasioni chiare nel primo tempo, poi ha reagito dopo lo svantaggio a inizio ripresa (errore di posizionamento di De Marcos, pessimo come terzino) ma si è scontrato con la traversa, colpita da Llorente, e con l'errore arbitrale dello 0-2. Il gran gol  di San José che ha accorciato le distanze ha dato speranza, tuttavia l'imprecisione del numero 9 nell'occasione già citata ha impedito di perfezionare la rimonta. Insomma, i Leoni non meritavano di perdere. Il problema però è che lo hanno fatto, e quando si esce sconfitti pur giocando meglio dell'avversario preoccuparsi è d'obbligo. Manca ancora un girone e tutto può succedere, anche se le prossime due partite con Betis fuori e Atletico in casa non autorizzano a pensare positivo.

lunedì 7 gennaio 2013

18a giornata: Levante 3-1 Athletic.


Bielsa urla, ma i suoi continuano a non sentirlo (foto Athletic-club.net).

Levante: Munúa, Lell, Ballesteros, David Navarro, Juanfran (68' Nikos), Diop, Iborra (83' Juanlu), El Zhar, Míchel, Rubén, Roger (72' Ángel).
Athletic Club: Iraizoz, Iraola, Ekiza, Laporte, De Marcos, Gurpegui, Herrera, Muniain (45' Amorebieta), Susaeta, Aduriz (76' Llorente), Ibai (64' Igor Martínez).
Reti: 6' Aduriz, 26' Lell, 45' Iborra, 69' El Zhar.
Arbitro: Paradas Romero (comité andaluz).
Note: espulso al 43' Laporte (A) per fallo da ultimo uomo.

Comincia come era finito, con una sconfitta con due reti di scarto, il 2013 dell'Athletic. Per continuare sulla scia delle banalità, si potrebbe dire "anno nuovo, vita vecchia", ma forse non è il caso di aggiungere ulteriore sale sulle ferite aperte di questa squadra. Al Ciutat de Valencia si è infatti vista una prestazione penosa dei Leoni, che ancora una volta hanno confermato di non riuscire a dare continuità al proprio gioco non solo da partita a partita, ma anche all'interno di un solo match; e a questo punto, con una sola partita prima del giro di boa della Liga, sorgono inquietanti domande sui giocatori e su Bielsa. Devo ammettere che anche io, pur mantenendo immutati stima e affetto per il mister, comincio a vacillare: dopo 18 giornate mi sembra che la situazione gli sia sfuggita di mano, altrimenti non si spiega la trasformazione dell'Athletic da squadra totale ad ammucchiata di zombi che vagano per il campo senza costrutto. Il tempo dei primi bilanci si avvicina, e francamente c'è poco da stare allegri.
I biancorossi vogliono dare continuità al successo esterno del Son Moix, ma si presentano in casa del Levante con le assenze pesanti di Aurtenetxe e Iturraspe, che si accomodano in panchina non essendo al meglio dopo i rispettivi infortuni; al loro posto giocano De Marcos come terzino (Ibai va a sinistra con Muniain che scala al centro) e Gurpegi nel suo ruolo naturale di mediano, mentre Laporte viene confermato al posto di Amorebieta accanto a Ekiza. L'inizio dei Leoni è promettente, la palla gira in modo abbastanza fluido e addirittura si rivedono alcune combinazioni nello stretto marchio di fabbrica della passata stagione. Proprio da una di queste triangolazioni nasce il gol del vantaggio basco: Herrera pesca alla grande Iraola dopo un ottimo contromovimento di Susaeta che apre un buco sulla fascia destra, il cross di Andoni, come sempre, è perfetto e Aduriz lo incorna come meglio non si potrebbe, rendendo vano il tentativo d'intervento di Munua. L'inizio col botto illude tutti sul possibile ritorno del "vecchio" Athletic, e invece col passare dei minuti (proprio come era successo a Maiorca) la squadra arretra il baricentro e viene messa sempre più sotto dagli avversari, che approfittano dei soliti, bruttissimi errori nei passaggi che avviano l'azione per creare azioni pericolose in contropiede. I bilbaini, da parte loro, scompaiono letteralmente dalla metà campo in su, e il gol del pari di Lell al 26' (De Marcos non lo chiude, Iraizoz si fa infilare sul suo palo) non sorprende per nulla. L'inerzia della partita è ormai saldamente dalla parte dei padroni di casa, in più al 43' ci si mette anche Laporte, fin lì senza dubbio il migliore dei suoi, e la frittata è fatta: il giovane francese valuta male un pallone lungo, forse anche a causa di un rimbalzo malandrino, si fa superare e per rimediare all'errore non trova di meglio che abbattere Roger lanciato a rete. Cartellino rosso diretto e indiscutibile. Bielsa decide di non aspettare e vuol subito inserire Amorebieta per un Muniain irriconoscibile, ma mentre il numero 5 aspetta a bordo campo, Iborra incorna il 2-1 che manda K.O. i biancorossi prima dell'intervallo. Sotto di un gol e con un uomo in meno l'impresa sarebbe difficile per qualsiasi squadra, figurarsi per un Athletic sempre in difficoltà quest'anno quando si è trovato a dover rimontare e con evidentissimi problemi nel giocare in 10 contro 11. Aduriz ci prova con un'azione solitaria, tuttavia è un fuoco di paglia che non viene supportato da uno straccio di manovra. Al 69' El Zahr mette dentro un giusto 3-1 e la partita finisce lì, con gli ultimi 20 minuti buoni solo per le statistiche come sottolinea l'ingresso di un Llorente protagonista di una situazione sempre più kafkiana.
Seconda sconfitta consecutiva per i Leoni, dunque, e a questo punto sarà bene mettere in un angolo i sogni europei per concentrarsi sulla distanza (sei punti, pochini) dalla zona retrocessione. La squadra non ha gioco, se non per brevissimi tratti lunghi giusto qualche minuto, e soprattutto non ha mordente, non ha garra; basta un piccolo ostacolo per minarne le certezze e per farla crollare, senza che ci sia nessuno in grado di reagire. Quando poi giocatori e tecnico non sono neppure in grado di far fruttare un vantaggio ottenuto a freddo, beh, c'è poco da fare. La scorsa temporada c'erano triangolazioni palla a terra, sovrapposizioni continue e un gioco avvolgente e aggressivo che incantava l'Europa, ma solo pochi mesi dopo di tutto ciò non è rimasto neppure il ricordo: forse è arrivato il momento di cominciare a chiedersi perché.