sabato 29 agosto 2009

Sorteggio dei gironi di Coppa UEFA.


(Foto tratta da Uefa.com).

Difficile ma non impossibile: credo sia la miglior definizione per il girone L della Coppa UEFA, che vedrà lottare per i due posti disponibili Werder Brema, Austria Vienna, Nacional da Madeira e naturalmente Athletic. Curiosa la presenza della squadra viennese, l'ultima formazione con la quale i Leoni si sono confrontati in Europa; correva l'anno 2005, in piena era Valverde, e un Athletic carico di speranze europee dopo lo storico 7-1 rifilato allo Standard Liegi venne eliminato a causa di un'inopinata sconfitta casalinga per 2-1 contro gli austriaci di Vastic e Sionko, autore della doppietta decisiva. Nelle fila dei biancoviola militava anche Sigurd Rushfeldt, capitano del Tromsø con cui i biancorossi si sono vittoriosamente scontrati nel quarto turno preliminare del torneo.
Garcia Macua, presidente dei bilbaini, ha dichiarato che l'Athletic è pronto a lottare per la seconda piazza, con ciò lasciando intendere che il primo posto nel girone è già appannaggio del Werder. Che i tedeschi siano i favoriti d'obbligo mi sembra naturale, visto che sono stati finalisti dell'ultima edizione della Coppa, ma mi sembra quantomeno strano che il massimo dirigente del club dia già per scontato che non c'è nulla da fare contro gli anseatici. Non è il miglior modo per trasmettere fiducia alla squadra, insomma. Il basso profilo e la rassegnazione a restare fuori dal giro che conta saranno forse divenuti parte della filosofia della squadra?

venerdì 28 agosto 2009

Ritorno del quarto turno preliminare di UEFA: Tromsø 1-1 Athletic.


L'esultanza contenuta di Javi Martinez dopo il gol del vantaggio (foto As).

Tromsø IL: Ramovic; Hogli, Tore Reginiussen, Koppinen, Yndestad (89' Taboga); Knudsen (82' Strand), Knarvik (94' Isaksen), Jensen, Lindpere; Moldskred, Rushfeldt.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Ocio, Castillo; Susaeta (89' Koikili), Javi Martínez, Yeste (93' Gurpegui), De Marcos (68' Iturraspe); Toquero, Llorente.
Reti: 55' Javi Martínez (rig.), 61' Rushfeldt.
Arbitro: Tony Chapron (Francia).

Alla fine di partite come quella di ieri mi faccio spesso una domanda (sì, alla Marzullo) che non esiterei a definire filosofica, se il contesto dal quale si origina non fosse una cosa poco seria come il calcio: è meglio perdere dopo aver giocato al massimo delle proprie possibilità e uscire quindi a testa alta, fra gli applausi di tutto il pubblico, oppure vincere immeritatamente ed essere accompagnati negli spogliatoi dai fischi e dalle grida di rabbia dei tifosi? Da buon italiano dovrei propendere per la seconda opzione, e non nego di provare una perversa soddisfazione le rarissime volte in cui l'Athletic batte uno dei suoi rivali storici con un golletto in contropiede o con un rigore dubbio, ma ci sono anche delle occasioni in cui mi vergogno sinceramente dell'affermazione della mia squadra. Come ieri, appunto. Di fronte ad un avversario di bassa caratura e senza grandi nomi, forte solo della propria organizzazione tattica, i Leoni hanno mostrato un calcio poverissimo e si sono fatti mettere sotto senza mezzi termini, guadagnandosi la qualificazione solo grazie ad un penalty poco chiaro e agli errori di mira dei norvegesi. Dai padroni di casa ci si aspettavano tanta volontà e altrettanta approssimazione tecnica, come poi si è verificato, mentre dai bilbaini era lecito attendersi una partita assolutamente diversa, condotta col piglio della squadra che sa di essere superiore e vuole andarsi a prendere la qualificazione. Caparros era stato chiaro in conferenza stampa: i miei giocatori, aveva detto, non sono capaci di fare calcoli o di speculare sul risultato dell'andata, per cui sarà una partita da giocare a viso aperto. Una dichiarazione che sarebbe stato meglio non fare, vista la figura barbina rimediata sull'erba sintetica dello stadio Alfheim. Quasi viene da rimpiangere la "squadra B" che ha preso tre scoppole in Supercoppa: in quell'occasione c'è stata almeno la comoda giustificazione della differenza di valori in campo, mentre non esiste una sola scusa che possa cancellare l'immagine pessima data dai biancorossi nel profondo nord di Tromsø.
Partito con una formazione criticabile (perché Toquero dentro per Muniain?), l'Athletic fin dall'inizio subisce l'azione costante e il pressing ordinato dei padroni di casa, pericolosi in più di un'occasione con Moldskred. I biancorossi, nonostante il livello degli avversari da squadra di Segunda, perdono immediatamente il filo del discorso ed "esibiscono" i loro difetti ormai risaputi: scollamento tra centrocampo e attacco, mancanza di idee in avanti ed estrema permeabilità della difesa, esposta da una mediana troppo leggera per la presenza di Yeste alle penetrazioni centrali degli avversari. Non stupisce dunque che sia il Tromsø a farsi vedere con costanza dalle parti di Iraizoz, molto attento specie nelle prese alte, mentre i baschi danno un segno della loro presenza in campo solo con due conclusioni da fuori di Javi Martinez e Susaeta. Al 44' un brivido corre sulla schiena dei tifosi zurigorri: assist di Moldskred per Lindpere e l'estone conclude fuori di un niente. Nella ripresa il copione non sembra mutare, quand'ecco un tiro di de Marcos venire stoppato da Koppinen in piena area al 55'; l'arbitro fischia la massima punizione, ma sinceramente non saprei dire se il finlandese abbia toccato o meno il pallone col braccio. In ogni caso, sul dischetto va Javi Martinez che realizza proprio come all'andata. Fine delle sofferenze bilbaine? Per niente: dopo cinque minuti, infatti, Aitor Ocio si fa scavalcare da Rushfeldt su cross proveniente da destra e l'incornata seguente dell'ex nazionale norvegese si tramuta in una perfida palombella che si insacca dopo aver scavalcato Gorka. Da qui in avanti inizia un vero e proprio monologo dei padroni di casa, encomiabili per coraggio e forza di volontà nella loro ricerca del gol-qualificazione ma poco fortunati al momento di finalizzare, anche a causa di un tasso tecnico a dir poco scarso. Caparros non fa nulla per diminuire la pressione norvegese e anzi pensa bene di togliere de Marcos per inserire Iturraspe, dirottando Toquero sulla fascia destra e lasciando il solo Llorente, peraltro fuori forma, a lottare in avanti; decisione poco felice, visto che l'Athletic non riuscirà più a concludere con un minimo di pericolosità verso Ramovic. Knudsen di testa e Reginiussuen con una castagna da fuori spaventano invece Iraizoz, ma dopo un lunghissimo recupero (meglio censurare le perdite di tempo dei Leoni e l'espulsione del portiere di casa, provocata dall'uscita dal campo al rallentatore di Yeste...) l'arbitro fischia la fine e sancisce il passaggio del turno dei bilbaini. Non c'è onore e non ci sono applausi verso di loro, però, ma solo i fischi da parte dei norvegesi e la vergogna provata dalla maggior parte dei tifosi biancorossi che hanno assistito alla partita.
Nella conferenza stampa del dopo gara, Caparros si è detto soddisfatto del risultato e ha liquidato con una battuta le critiche sul gioco pessimo. "Mi aspettavo una partita così": beato lui. Noi ci aspetteremmo un Athletic capace di farsi ammirare per la garra e per la mentalità vincente che da sempre caratterizza la sua storia, non un Athletic fischiato dal pubblico norvegese dopo una qualificazione scippata con due rigori generosissimi. Finché ci sarà Jokin in panchina, tuttavia, la nostra dimensione resterà questa.

giovedì 27 agosto 2009

Finale di ritorno di Supercopa: Barcelona 3-0 Athletic.


Puyol solleva la Supercoppa spagnola (foto Marca).

Barcelona: Valdés; Alves, Puyol, Piqué (76' Pedro), Maxwell; Xavi, Touré, Keita; Messi, Ibrahimovic (71' Bojan), Henry (75' Busquets).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Xabi Etxebarria, Koikili; David López (60' Iturraspe), Orbaiz, Gurpegi, Gabilondo; Etxeberria (56' Toquero), Díaz de Cerio (46' Ion Vélez).
Reti: 50' e 68' (rig.) Messi, 72' Bojan.
Arbitro: Velasco Carballo (colegio madrileño).

Premetto subito che qualsiasi commento sulla partita mi sembra superfluo e pertanto non farò la solita cronaca del match, che risulterebbe assolutamente piatta e unidirezionale; d'altra parte, basta leggere le statistiche per rendersi conto del dominio incontrastato esercitato dal Barcellona per tutti i 90 minuti: 3 gol a zero, 16 tiri in porta contro 1, possesso palla a favore in maniera quasi imbarazzante, ecc ecc.
Vi sono però tre osservazioni che vorrei fare e che vado ad esporre di seguito per punti:
1) per quale motivo Caparros ha deciso in piena coscienza di consegnare la Supercoppa al Barcellona senza nemmeno tentare di vincerla? Ci ho pensato a lungo, ma in tutta sincerità non riesco a trovare una spiegazione tecnica che motivi la scelta di Jokin di schierare fin dall'andata una formazione priva di molti di quelli che lui considera titolari inamovibili (sulla squadra schierata ieri è meglio stendere un velo pietoso). L'impegno europeo col Tromsoe, a parer mio, non era tale da imporre il sacrificio di un trofeo prestigioso come la Supercopa, per quanto la caratura dell'avversario catalano rendesse la vittoria alquanto improbabile. Una squadra dal passato glorioso e dal ricco palmares come l'Athletic, tuttavia, non dovrebbe mai rinunciare a lottare per una coppa e trovo scandaloso che l'allentore non abbia nemmeno provato a contendere il titolo al Barça. Il commento di un amico sul forum dei Leones Italianos mi ha fatto riflettere: cosa diremo ai bambini quando dovremo raccontare di come la nostra amata squadra rinunciò a giocare una finale e rimediò una figura barbina? Da scolpire nella pietra. Secondo me Caparros ha subíto pressioni dalla società, interessata più ai soldi della UEFA che a disputare al massimo delle forze una doppia finale dall'esito quasi scontato. Una vergogna per tutti i tifosi biancorossi.
2) Veramente inconcepibile il comportamento dei giocatori e dei tifosi blaugrana. Valdes ha steso Toquero con un colpo intenzionale di braccio sul punteggio di 3-0, Bojan ha segnato come uno sbruffoncello di periferia (invece di tirare, dopo aver scartato Iraizoz, ha fermato la palla sulla linea e l'ha spinta dentro con un tocchetto di punta) e Alves è stato nervoso e provocatore come non mai. Perché? Non me lo spiego, ma so che Bojan dovrebbe essere grato ai giocatori biancorossi per non avergli dato la lezione che meritava. Il pubblico catalano, poi, si è segnalato per alcuni cori veramente scandalosi contro Gurpegi, preso di mira da cori di dubbio gusto che lo accusavano di essere un drogato. Forse i culé si sono scordati che il loro tecnico, Guardiola, è risultato come Carlos positivo al nandrolone ma si è beccato solo due mesi di squalifica, mentre Gurpe si è preso due anni per una vicenda assai più controversa. Fine di un'amicizia tra tifoserie?
3) Non comprendo come alcuni tifosi biancorossi possano criticare Ustaritz e Gurpegi e difendere al contempo Caparros. Logico che i due giochino maluccio, arrugginiti come sono: è colpa loro o dell'allenatore che li ha ostracizzati per un anno, facendogli perdere il ritmo partita?

Scusatemi per il post telegrafico, ma ho molto da fare in questi giorni. Ci ritroviamo dopo la partita di stasera per un commento più approfondito.

sabato 22 agosto 2009

Andata del quarto turno preliminare di UEFA: Athletic 3-2 Tromsø.


Llorente e de Marcos, grandi protagonisti della notte europea (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Castillo; Susaeta (85' David López), Javi Martínez, Yeste (80' Iturraspe), Muniain (74' Toquero); De Marcos, Llorente.
Tromsø: Ramovic; Hogli, Tore Reginiussen, Koppinen, Larsen; Knudsen (81' Strand), Knarvik, Jenssen, Lindpere (92' Haugen); Moldskred (85' Mads Reginiussen), Rushfeldt.
Reti: 41' Moldskred, 62' Javi Martínez (rig.), 78' Lindpere, 85' De Marcos, 90' Llorente.
Arbitro: Sascha Kever (Svizzera).

E' una vittoria che non lascia tranquilli quella ottenuta ieri dall'Athletic sui norvegesi del Tromsø, squadra ordinata e più offensiva del previsto ma sprovvista di qualità in mezzo e con poche individualità di rilievo. Si poteva fare meglio, insomma, anche se il modo in cui è arrivato il successo, con quei due gol negli ultimi 5 minuti di gara, non autorizza recriminazioni o proteste di sorta. L'unico rammarico è per come i biancorossi sono scesi in campo e per il modo in cui hanno disputato il primo tempo, mostrando scarsa convinzione, una manovra poco convincente e l'ormai atavica assenza di idee in avanti: problemi arcinoti, lo sappiamo, ma stupisce come Caparros non riesca a risolverli neppure parzialmente dopo 2 anni al timone del club.
Jokin sceglie una formazione di impronta chiaramente offensiva e torna a schierare i pezzi pregiati lasciati fuori (per me inspiegabilmente, ci tengo a sottolinearlo ancora) in Supercoppa col Barcellona; Amorebieta e Javi Martinez riprendono dunque i loro posti al centro di difesa e centrocampo, Yeste tenta per l'ennesima volta di giostrare da regista mentre il sedicenne Muniain trova una maglia da titolare e si sistema sulla fascia sinistra, lasciando a de Marcos il compito di accompagnare Llorente in attacco. Il Tromsø di Høgmo propone un 4-4-2 scolastico ma non banale, che unisce la ricerca di un minimo di possesso palla alla fisicità tipica delle squadre nordiche; l'unica stella dei norvegesi è Sigurd Rushfeldt, vecchia conoscenza del calcio spagnolo grazie ai suoi trascorsi nel Racing Santander, con Lindpere e Koppinen a dare il loro contributo in termini di esperienza internazionale. L'inizio dei biancorossi è stentato, gli ospiti mostrano di non essere scesi a Bilbao per fare una gita e mettono subito in vetrina le accelerazioni e le giocate della seconda punta Moldskred, rapido e dotato di buona tecnica. Non convince la scelta di Caparros di schierare Muniain sulla fascia: il navarro come ala è sprecato, quando si accentra è sempre pungente e non a caso è sua la conclusione più pericolosa dei Leoni nel primo tempo, un tocco sotto sull'uscita di Ramovic che il bosniaco sventa con coraggio e fortuna. Iraizoz non si dimostra altrettanto pronto al 41' e si lascia superare da un rasoterra dalla distanza di Moldskred tutt'altro che irresistibile, rete che manda il Tromsø negli spogliatoi in vantaggio per 1-0. Il risultato, nient'affatto bugiardo, rispecchia la buona prova degli ospiti e le difficoltà dei bilbaini nel proporre qualcosa di concreto in avanti, anche perché il monoschema del lancio verso Llorente risulta meno applicabile del solito a causa dell'abilità nel gioco aereo del pacchetto arretrato norvegese.
La ripresa inizia con la mossa più logica da parte di Jokin, che inverte le posizioni di de Marcos e Muniain in modo da dare maggior vivacità all'attacco e più profondità alla fascia sinistra. I risultati si vedono subito e allo scoccare dell'ora di gioco proprio il giovanissimo navarro lancia in area Javi Martinez, che cade al momento del tiro e induce l'arbitro a decretare un rigore per lo meno dubbio: lo stesso centrocampista va sul dischetto, spiazza Ramovic e fa 1-1. Raggiunto il pari, i Leoni si adagiano un po' e il loro allenatore decide di dare una scossa inserendo Toquero per Muniain, fin lì migliore in campo; decisione bizzarra, ma il neo-entrato si fa immediatamente vedere con una doppia conclusione su cui il portiere avversario è miracoloso. L'Athletic è padrone del campo e sembra poter coronare il suo monologo con il gol, che a questo punto sarebbe anche un giusto premio per la buona reazione della ripresa; Lindpere, però, non è di questo avviso e in una delle poche azioni d'attacco norvegesi del secondo tempo va a trovare l'1-2 con un sinistro da fuori su cui Iraizoz è nuovamente in ritardo. Il tempo scarseggia e per i biancorossi sembra materializzarsi una nuova sconfitta casalinga dopo lo 0-1 dell'andata con lo Young Boys, quand'ecco apparire de Marcos (vera rivelazione di questa primissima parte di temporada) che riceve palla sulla sinistra, si accentra e lascia partire un tiro a girare sul secondo palo che scavalca Ramovic e si insacca quasi all'incrocio. Un'esecuzione alla Del Piero, tanto per fare paragoni illustri. La rete carica i baschi che si gettano avanti sostenuti dal pubblico: al 90' Toquero mette in mezzo un buon pallone, Llorente si smarca da grande centravanti, fa andare fuori tempo il suo controllore e, senza nemmeno saltare, colpisce di testa verso il palo lontano, là dove il portiere non può arrivare. E' 3-2, è tripudio ma non è certezza di aver passato il turno.
In Norvegia, fra una settimana, servirà ben altro che un secondo tempo decente per aver ragione di una squadra che sul sintetico di casa sa esprimersi al meglio. Non bisognerà fare calcoli o risparmiarsi: i giocatori dovranno puntare alla vittoria senza pensare ad altro. La trasferta di Berna ha dimostrato ancora una volta che l'Athletic, umorale com'è, riesce ad esprimersi al meglio solo quando gioca "di pancia" più che di testa, dunque Caparros dovrà lavorare soprattutto sull'aspetto psicologico del match, anche perché dal punto di vista tecnico c'è un abisso tra i Leoni ed il Tromsø. La qualificazione è ad un passo, ma questo passo deve ancora essere fatto.

martedì 18 agosto 2009

Finale di andata di Supercopa: Athletic 1-2 Barcelona.


De Marcos supera Alves e si prepara a scoccare il tiro dell'illusorio vantaggio basco (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Ocio, Koikili; Susaeta, Orbaiz, Gurpegi, Gabilondo (67' Castillo); De Marcos (60' Toquero), Llorente (74' Etxeberria).
FC Barcelona: Valdés; Alves, Piqué, Puyol, Abidal; Touré, Xavi (81' Busquets), Keita; Pedro, Bojan, Henry (74' Jeffren).
Reti:
45' De Marcos, 59' Xavi, 68' Pedro.
Arbitro:
Rubinos Pérez (Colegio madrileño).

Di dubbi sul probabile vincitore della Supercoppa di Spagna ce n'erano pochissimi anche prima della partita di andata, ma dopo i 90' disputati ieri al San Mamés è chiaro che il Barcellona ha praticamente ipotecato il primo trofeo della temporada 2009/2010. Vittoria fuori casa e dominio imbarazzante per quasi tutta la gara: il gol di de Marcos serve a poco, visto che la realtà parla di un divario evidentissimo tra le due squadre nonostante Guardiola non abbia certo schierato la formazione titolare. Anche Caparros, per la verità, ha deciso di tenere fuori alcuni pezzi pregiati (Amorebieta, Javi Martinez e Yeste su tutti, senza tralasciare Iker Muniain, il più giovane biancorosso di sempre a segnare un gol in competizioni ufficiali grazie alla sua rete-qualificazione in UEFA), essendo probabilmente più interessato al passaggio di turno in Europa che alla mission impossible in Supercoppa; giovedì prossimo, infatti, l'Athletic scenderà in campo contro il Tromsø e il tecnico ha deciso di risparmiare alcuni elementi della rosa in vista dell'impegno continentale. Scelta giusta o sbagliata? La mia opinione è che la caratura dei norvegesi, attualmente ottavi nel loro non irresistibile torneo, non sia tale da rappresentare una minaccia terribile nonostante il diverso grado di preparazione atletica con i biancorossi, dunque ritengo che Jokin avrebbe potuto operare sì il turnover, ma in modo inverso rispetto a quanto ha poi fatto, schierando cioè i migliori contro il Barça e utilizzando alcune riserve di buona affidabilità in UEFA. Intendiamoci, questi ragionamenti lasciano il tempo che trovano e non cancellano il gap dovuto anche alla formula a/r della Supercopa, ulteriore elemento favorevole alla squadra più forte (in una gara secca può succedere di tutto, ma con due partite da disputare il reale valore delle contendenti pesa molto di più), però continuo a ritenere che il mister di Utrera non abbia gestito al meglio la rosa a sua disposizione.
Sulla partita c'è poco da dire: schiacciato per mezz'ora e graziato ripetutamente dai blaugrana (clamoroso un errore da pochi metri di Xavi), l'Athletic ha iniziato a carburare nella parte finale del primo tempo ed è addirittura passato in vantaggio con l'interessante de Marcos, bravo a saltare nello stretto Piqué e Alves e fortunato nel trovare la deviazione spiazza-Valdes di Puyol sul suo tiro di sinistro. Apro una piccola parentesi sul vitoriano, che mi è parso un elemento di qualità, dotato di una buonissima tecnica e capace di "vedere" molto bene la porta; ieri si è mosso come seconda punta, ma il suo ruolo naturale è quello di esterno sinistro e in quella posizione potrebbe dare un contributo davvero importante, sempre che Caparros si decida a mettere da parte David Lopez per far giocare lui e Susaeta sulle fasce. Tornando al match, bisogna sottolineare che il gol di de Marcos aveva messo l'Athletic nella situazione ad esso più congeniale, permettendo al tecnico di impostare la tattica contropiedistica che tanto ama; nonostante la preparazione più avanzata, però, i Leoni non sono mai riusciti a difendere senza affanno ed a pungere i catalani con le loro ripartenze, anzi, hanno abbassato il baricentro e sono stati presi d'assalto dagli ospiti. Un liscio di Koikili su cross di Keita ha permesso a Pedro di servire un assist al bacio per l'1-1 di Xavi, quindi lo stesso canterano ha bucato Iraizoz dalla distanza segnando l'1-2 definitivo. Incomprensibili i cambi di Jokin, che ha tolto a mezz'ora dal termine il migliore tra i biancorossi (Oscar de Marcos) per inserire un inesistente Toquero, si è ripetuto con Castillo, un terzino, per Gabilondo, un centrocampista, e ha poi completato l'opera mandando dentro il prepensionato Etxeberria in luogo di Llorente.
Il superfluo ritorno si giocherà domenica prossima al Camp Nou, anche se ci vorrebbe un vero e proprio miracolo per ribaltare una situazione drammaticamente compromessa.



Aggiornamenti di mercato: altri due componenti della rosa biancorossa giocheranno il prossimo anno in Segunda. Si tratta di Murillo e Balenziaga, ceduti in prestito rispettivamente a Salamanca e Numancia; sul primo non ho niente da eccepire vista la sua scarsa qualità, mentre su Balenziaga mantengo le mie riserve (perché prendere Castillo quando si ha in rosa un terzino di buone potenzialità come Mikel?). Si registra anche un movimento in entrata, giacché San Josè del Liverpool (ma prodotto della cantera di Lezama "scippato" all'Athletic secondo il modello inglese che va per la maggiore negli ultimi anni) è stato preso in prestito con diritto di riscatto a fine stagione. L'arrivo del ventenne navarro può significare due cose, o che Etxeita verrà ceduto in prestito allo Xerez, oppure che Amorebieta è pronto a fare le valigie, destinazione (guarda caso...) proprio Liverpool: i Reds hanno perso per infortunio Skertel e sono disposti a pagare 12 milioni per Nando, offerta in cui potrebbe rientrare il prestito di San José. La mia opinione? Per quella cifra Amorebieta si potrebbe vendere, per me ha margini di miglioramento limitati a causa della testa matta e tra i pezzi pregiati è quello più sacrificabile. Mi dispiacerebbe perderlo anche per ragioni di simpatia personale, tuttavia non trovo che sarebbe un'operazione tecnicamente ed economicamente sballata.