giovedì 28 gennaio 2010

Notizie del giorno.


Etxeita con Caparros (foto Marca).

Xabi Etxeita giocherà in prestito al Cartagena per il resto della stagione. Il centrale biscaglino, 22 anni, dopo aver esordito l'anno scorso in prima squadra si è trovato a giocare molto meno in questa stagione a causa della pubalgia e del buon rendimento offerto dai sostituti di Aitor Ocio, Ustaritz e San José. Etxeita recentemente è stato operato proprio per risolvere il problema della pubalgia ed è ipotizzabile che Caparros abbia ritenuto opportuno cederlo, in modo tale da consentirgli di trovare il minutaggio necessario dopo il recupero e che avrebbe stentato ad ottenere a Bilbao. Reputo Xabi un buon rincalzo per i nostri titolari in difesa, dunque mi auguro che si riprenda al più presto, giochi bene nel Cartagena (squadra che sta lottando per la promozione in Primera) e rientri alla base motivato e in buone condizioni fisiche.

Un nuovo cachorro è stato inserito nella lista dei giocatori utilizzabili in Liga: si tratta di Mikel Santamaria, difensore di 22 anni attualmente in forza al Bilbao Athletic. Il giovane navarro è un centrale piuttosto alto e snello (1,88 m per 75 kg) che la scorsa stagione è stato prelevato dall'Alfaro per giocare nel Baskonia, la terza squadra dell'Athletic. L'emergenza in difesa in vista della partita contro l'Espanyol (Ocio è ancora in fase di recupero dopo l'operazione, San José è squalificato ed Etxeita, come detto, è stato appena ceduto) ha costretto Caparros a chiamare un giovane del vivaio e la scelta è caduta su Santamaria; Mikel potrebbe addirittura esordire, visto che Amorebieta oggi ha accusato dei problemi di gastroenterite. Mi chiedo perché non venga data un'occasione a Ramalho, che sembrava sul punto di esordire qualche tempo fa ma che lo staff tecnico si è limitato a promuovere dallo Juvenil al Bilbao Athletic.

Avete presente le maglie delle squadre nordiche, quelle con 4-5 sponsor e i colori sociali quasi dispersi? Ecco, l'Athletic in UEFA rischia di fare quella fine, visto che la società è in trattativa con il Governo basco per la sponsorizzazione delle maglie biancorosse nelle partite europee. Non è ancora chiaro dove sarà posta la scritta "Euskadi, saboréala": o sostituirà quella dell'innominabile industria petrolifera o coabiterà con essa, trasformando quella che un tempo era una camiseta immacolata in una sorta di cartellone pubblicitario ambulante. Che sia o no una pubblicità istituzionale, questa cosa mi fa veramente schifo. Non commento oltre, perché altrimenti sarei volgare, ma chiudo augurando ai responsabili di andarsene presto a casa prima di fare altri danni.

lunedì 25 gennaio 2010

19a giornata: Deportivo 3-1 Athletic.


La terribile immagine dell'infortunio di Filipe, davvero impressionante (foto As).

Deportivo de La Coruña:
Aranzubía; Manuel Pablo, Colotto, Lopo, Filipe Luis (52' Laure); Juca, Antonio Tomás; Pablo Alvarez, Juan Domínguez (46' Valerón), Adrián; Bodipo (69' Iván Pérez).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Amorebieta, Koikili (62' Gabilondo); Susaeta, Javi Martínez, Orbaiz (74' Iturraspe), Yeste (62' Muniain); Llorente, Toquero.
Reti: 49' Filipe Luis, 59' Juca, 79' Colotto (aut.), 89' Pablo Álvarez.
Arbitro: Estrada Fernández (Colegio Catalán).
Note: espulso San José (A) a partita già terminata.

L'ironia del calcio: dopo una vittoria rubacchiata contro il Real Madrid multimilionario (fonte di grande soddisfazione per tutti i tifosi, nonostante il gioco penoso), l'Athletic perde a La Coruña nonostante un primo tempo tra i migliori della stagione. Ai Leoni non è bastato interpretare finalmente una gara contro un'avversaria diretta, per di più in trasferta, in modo aggressivo e senza alcuna paura; imprecisione in attacco, alcuni gravi errori arbitrali e una buona dose di sfortuna hanno impedito ai biancorossi di cogliere un risultato positivo che sarebbe stato preziosissimo in ottica di piazzamento europeo. A proposito di sfortuna, impossibile non citare il terribile infortunio occorso a Filipe Luis, il terzino sinistro del Depor: travolto da Iraizoz (fortuitamente, vorrei sottolinearlo) dopo aver saltato per colpire al volo il pallone in occasione del primo gol, il brasiliano si è letteralmente spaccato la caviglia, come hanno potuto constatare tutti gli spettatori guardando il piede del giocatore giratosi in modo impressionante. Auguro a Filipe di riprendersi al più presto e di tornare in campo quanto prima. Vista la squalifica di Gurpegi, Caparros torna a proporre un 4-4-2 classico con Susaeta e Yeste sulle fasce, Javi Martinez e Orbaiz mediani e la solita coppia offensiva Llorente-Toquero. L'assetto dell'Athletic, dunque, non si discosta affatto da quello di ogni domenica, tuttavia l'approccio dei bilbaini alla gara è diverso e stupisce in positivo: la squadra è corta, non aspetta gli avversari nella propria trequarti ma aggredisce alta, tambureggiando sugli esterni e costruendo diverse palle gol interessanti nella prima mezz'ora. Si ricorre ancora troppo al lancio lungo dalle retrovie per innescare le punte, è vero, però bisogna dire che c'è una maggiore volontà di manovra e anche il pelotazo ha un senso maggiore rispetto alla partita con il Madrid, nella quale la pallonata a casaccio sembrava l'unico schema possibile. Purtroppo per i baschi Llorente sembra avere qualche problema di mira, quindi deve pensarci Toquero, invero più ispirato e concreto rispetto al suo standard; peccato che a questo punto l'arbitro ci metta del suo, prima fischiandogli un fallo inesistente in occasione del gol di testa di Javi Martinez e poi annullandogli una bella rete in girata a causa di un fuorigioco millimetrico. E' un peccato che i Leoni non riescano a concretizzare la loro evidente superiorità, sia perché meriterebbero di coronare con il gol la loro bella prestazione, sia perché una delle leggi immutabili del calcio prevede che chi non riesce a segnare prima o poi paga il conto agli avversari. E il Depor, in effetti, in chiusura di tempo approfitta del calo fisiologico dei biancorossi per scrollarsi di dosso il loro pressing e per farsi vedere dalle parti di Iraizoz, spaventato al 43' da un tiro finito alto di Adrian Lopez. All'ultimo secondo ci pensa poi l'ex di turno, Aranzubia, a strappare letteralmente dalla linea di porta un tocco sottomisura di Javi Martinez, sempre pericolosissimo quando si inserisce in area in occasione delle punizioni, e ad evitare ai galiziani di andare all'intervallo sotto di una rete. L'impressione è che l'occasione sprecata dall'Athletic sia stata più che ghiotta e che la ruota nella ripresa potrebbe girare, anche perché gli uomini di Lotina sono specializzati nelle vittorie sofferte, ottenute spesso dopo aver subito per larghi tratti l'iniziativa altrui. Nonostante assenze pesanti (Guardado, Lassad, Riki) i gallegos sono una brutta gatta da pelare e lo dimostrano in apertura di secondo tempo: palla rubata a Iraola sulla sinistra, sponda di Bodipo e Filipe Luis, inseritosi a rimorchio, supera Iraizoz con un tocco acrobatico col mancino. E' in questa occasione che il laterale biancoblu si rompe, e in panchina il suo allenatore arriva quasi a piangere: le immagini shockanti del brasiliano dimostrano che Lotina non esagera e segnano per alcuni minuti il prosieguo della partita, con le squadre che sembrano quasi bloccate per quanto appena accaduto. Spiace dirlo, ma i Leoni praticamente escono di scena in questo momento: il pressing diventa utopico, la squadra si allunga e per il Depor è facile controllare il gioco, anche grazie alla regia sapiente del subentrato Valeron, sempre un giocatore eccezionale da vedere nonostante l'età e i numerosi acciacchi. I bilbaini non riescono più ad attaccare in modo sensato e finiscono per scoprirsi dietro, come dimostra il 2-0 di Juca al 59': il centrocampista brasiliano trova un'autostrada davanti a sé dopo lo splendido tacco di Adrian Lopez, la imbocca e va al tiro senza essere contrastato. Il fatto che il suo destro trovi la deviazione beffarda di un difensore, che fa impennare il pallone scavalcando Iraizoz, è la dimostrazione che Madama Fortuna ha già dato contro il Real. La partita si rianima con l'autorete al 79' di Colotto, che spedisce in porta un cross da destra di Iraola, ma il finale all'arma bianca che si prospetta al Riazor viene evitato dall'arbitro, che nega un rigore solare a Toquero, e dal 3-1 di Pablo Alvarez, pescato solo in area da Valeron dopo una dormita collettiva della difesa biancorossa. Il 3-1 a favore del Depor è un risultato assolutamente bugiardo per quanto visto in campo, anche se probabilmente va a compensare la vittoria immeritata ottenuta dall'Athletic contro le merengues: una magra consolazione, ne convengo. Sicuramente vorrei che i Leoni giocassero sempre come a La Coruña, dove hanno dimostrato di poter tenere testa alle squadre migliori della Liga non limitandosi a difendere e sparare pallonate in avanti, ma costruendo un gioco semplice ed efficace, fatto di sovrapposizioni sulle fasce e tentativi di sfondare al centro grazie alle sponde preziose di Llorente. La strada giusta è questa, e stavolta poco importa se, come quasi sempre accade, i Leoni non sono riusciti ad avere ragione di una formazione del loro stesso livello.

venerdì 15 gennaio 2010

Il "fattore Gurpegi".

Da quando Joaquin Caparros si è seduto sulla panchina dell'Athletic, circa due anni e mezzo fa, dal punto di vista tattico la squadra raramente ha mostrato soluzioni alternative al 4-4-2 scolastico del tecnico di Utrera. Quattro difensori in linea, due ali, un regista, un mediano, un centravanti e una seconda punta mobile: solo in rarissimi casi la disposizione dell'undici biancorosso si è discostata da questo schema. A volte sono cambiati gli interpreti, ma si può tranquillamente sostenere che Jokin è uno di quegli allenatori che preferisce adattare gli uomini allo schema e non viceversa. La novità rappresentata da quello che ho chiamato "fattore Gurpegi" non modifica questo assunto, visto che il 4-4-2 di Caparros resta, ma rappresenta comunque la soluzione tattica più interessante vista nelle ultime stagioni.
Di cosa si tratta? Molto semplice: invece di inserire un'ala pura, sulla corsia di destra viene fatto giocare stabilmente un mediano, Gurpegi appunto. Niente di rivoluzionario, dunque, ma tale mossa ha avuto degli effetti benefici sulle prestazioni dei Leoni (rispecchiati peraltro dalla buona posizione di classifica) da meritare di essere approfondita. Diciamo subito che il Gurpegi finto esterno destro è stato provato dal tecnico una prima volta in UEFA, a Brema, per rinforzare la fascia minacciata dal folletto Marin; quella sera finì 3-1 per i tedeschi e l'esperimento venne accantonato. Dopo una serie di risultati negativi, tuttavia, Caparros decise di rinforzare la linea mediana e tornò a proporre questa soluzione a Santander, ottenendo un prezioso 2-0. Da allora Carlos gioca stabilmente a destra, anche se con compiti ben diversi da quelli di un'ala, con Susaeta spostato a sinistra o in posizione di seconda punta dietro Llorente. Molti hanno parlato, per lo meno all'inizio, di un trivote Javi Martinez-Orbaiz-Gurpegi, ipotizzando dunque una sorta di 4-3-3 con nando centravanti e due esterni alti (Yeste e Susaeta, di solito); a parer mio, in realtà, i biancorossi giocano sempre con il loro classico 4-4-2, solo che i movimenti di Carlos non sono e non possono essere quelli di un esterno di ruolo, e anzi è proprio per questo che Jokin si è inventato un suo utilizzo in quella posizione.
Ma andiamo a vedere con l'ausilio delle immagini (mi sembra di essere a 90° minuto...) in cosa consistono i compiti specifici di Gurpegi. I fotogrammi sono stati tratti dalla diretta streaming di Malaga-Athletic della scorsa domenica.

Fase difensiva.



Da questa immagine è possibile apprezzare il posizionamento di Gurpegi durante un rilancio lungo della difesa avversaria. La palla spiove a centrocampo, più o meno presso il cerchio, e Carlos (cerchietto rosso, seminascosto dall'arbitro) stringe moltissimo: il terzino è lontano e alle sua spalle c'è Iraola che controlla l'esterno del Malaga, dunque lui può accorciare verso il centro per dare una mano a Orbaiz, sempre piuttosto lento nei recuperi. Nella linea a quattro dell'Athletic, infatti, abbiamo un'ala pura a sinistra (Yeste o, come domenica, Susaeta), Javi Martinez sul centro-sinistra, Orbaiz e Gurpegi; uno dei compiti principali di Carlos è quello di aiutare Orbaiz nel recupero del pallone e in tal modo di coprire la difesa, che in passato veniva spesso presa d'infilata a causa dello scarso schermo fornito da Pablo. Tocca alla seconda punta (Toquero) occuparsi della corsia di destra nella trequarti avversaria, ovvero di seguire il terzino sinistro qualora si sganciasse (da qui nasce la confusione sul 4-3-3 e i due esterni alti, che tali non sono: è solo uno dei due attaccanti che scende per coprire il buco). Il movimento a stringere verso il centro, effettuato talvolta anche in fase di pressing, è uno dei principali di Gurpegi e spiega anche la maggior solidità difensiva di cui gode la squadra da quando gioca col navarro a destra.



Ecco invece una disposizione più classica: dal basso verso l'alto abbiamo Susaeta, Javi Martinez, Orbaiz e Gurpegi (cerchietto rosso), un'immagine che mostra chiaramente lo schieramento a 4 in linea del centrocampo basco. In questo caso il Malaga ha recuperato palla ed è ripartito subito, dunque Carlos è rimasto largo per contenere l'avanzata del suo uomo; non può stringere verso Orbaiz, quindi tocca a San José (l'ultimo dietro la linea dei centrocampisti), il centrale, salire per contenere l'uomo che sta partendo davanti a Pablo nel caso in cui lo dovesse superare in velocità.

Riassumendo, in fase difensiva Gurpegi presidia la fascia, ma è sempre pronto a scalare per presidiare il centrocampo, sicuro che Iraola alle sue spalle e Toquero davanti a lui penseranno agli esterni avversari. Il fantomatico trivote si realizza quando la squadra deve contenere: Javi Martinez e Carlos si occupano di contrastare gli avversari, mentre Orbaiz attende di chiudere o di far ripartire l'azione col suo ottimo destro.

Fase offensiva.
Gurpegi, si è detto, non è un'ala di ruolo. Non sa saltare l'uomo e va pochissimo al cross, anche perché non è questo ciò che Caparros gli chiede.



Il tipico movimento offensivo di Carlos è quello di allargarsi per favorire l'inserimento da dietro di Iraola. L'immagine cattura il momento in cui Gurpegi ha già scambiato con Andoni e si appresta ad inserirsi centralmente per portare via un uomo dalla fascia; Orbaiz e Javi Martinez accompagnano a loro volta l'azione, pronti ad entrare in area (specialmente il secondo) per sfruttare il traversone del compagno. A questo punto Iraola ha due soluzioni: o crossa verso Llorente o cerca il fondo, ingaggiando l'uno contro uno col suo avversario diretto. Solitamente Gurpegi resta sulla fascia fino alla trequarti, quindi si inserisce o si ferma per non squilibrare troppo la squadra; raramente è lui ad andare sul fondo, e lo fa solo quando vi si trova costretto perché Iraola non è riuscito a salire per tempo. In questo caso, spesso è la seconda punta (Toquero) ad allargarsi, ricevere palla e crossare, dandogli modo di cercare l'area per tentare il colpo di testa.



Ecco un altro esempio di quello che dicevo. Iraola sta dialogando con Susaeta, scambiatosi di fascia con Toquero, e Gurpegi si è spostato verso il centro. Questo movimento è tipico: non essendo un'ala, è difficile che Carlos tenti di andare via sulla fascia ed è normale che prediliga l'inserimento e il taglio verso l'area.

In conclusione, il "fattore Gurpegi" è senza dubbio in grado di spiegare per quale motivo il reparto arretrato dell'Athletic sia tornata su livelli accettabili dopo le vacche magre dello scorso campionato: non volendosi privare dell'unico regista della squadra, Orbaiz, Caparros gli ha affiancato un mastino capace sia di proteggerlo che di coprire la fascia, liberando nel contempo Javi Martinez da compiti esclusivi di contenimento. La mossa è senza dubbio buona dal punto di vista difensivo, mentre da quello offensivo i conti non tornano: a destra c'è poca profondità e si rischia di disperdere il buon lavoro sugli esterni visto nelle prime giornate di Liga. Non a caso, attualmente i Leoni incassano pochi gol ma segnano anche col contagocce, e bisogna ringraziare la capacità di sfruttare i calci piazzati per molte delle vittorie ottenute quest'anno. Quando c'è da sviluppare la manovra sono sempre dolori, e rinunciare ad un uomo di fantasia per inserire un mediano sulla fascia non è certo la soluzione migliore se si vuole iniziare ad esprimere un gioco decente.

martedì 12 gennaio 2010

17a giornata: Malaga 1-1 Athletic.


Llorente viene festeggiato dai compagni dopo il gol dell'1-1 (foto Athletic-club.net).

Málaga CF:
Munúa; Gámez, Weligton, Iván González, Mtiliga; Fernando (46' Valdo), Juanito (80' Edinho), Apoño, Duda; Benachour (69' Toribio), Forestieri.
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola (46' David López), San José, Amorebieta, Koikili; Orbaiz (69' Muniain), Javi Martínez, Gurpegui, Susaeta (62' De Marcos); Toquero, Llorente.
Reti:
48' Weligton, 79' Llorente (rig.).
Arbitro:
Pérez Burrull (Comité Cántabro).

Non è stato un grande inizio di 2010 per l'Athletic: dopo la sconfitta ridimensionatrice di Maiorca, infatti, i Leoni sono stati bloccati sull'1-1 alla Rosaleda dal Malaga, che quest'anno non è nemmeno lontano parente della squadra-rivelazione della scorsa stagione. I biancorossi stanno attraversando un momento di forma davvero basso, non riescono a tenere un buon ritmo di gara e questo è penalizzante al massimo per una formazione con un impianto di gioco piuttosto scarno come quella di Caparros. Teniamoci stretti il punto, dunque, consapevoli che la dimensione dei bilbaini è, esattamente come avevo scritto qualche settimana fa, quella di una squadra solida e monocorde, che sa sfruttare al massimo determinate situazione (i calci piazzati, ad esempio) ma che non ha i mezzi per imporsi in modo netto davanti ad avversari più attrezzati tecnicamente o più organizzati tatticamente.
Jokin ripresenta il solito 4-4-2 "à la Gurpe" (vi annuncio un post in settimana al riguardo), con Susaeta a sinistra e Toquero che torna a far coppia con Llorente; speculare la tattica di Muñiz, che propone in avanti il giovane Forestieri e si affida alle iniziative di Duda e Apoño per scardinare la difesa basca. Il primo tempo inizia col botto, rappresentato da una terrificante bordata di Mtiliga che si infrange sul palo, ma ben presto si affloscia a causa del ritmo blando e dell'impostazione data al match dall'Athletic, che si limita ad aspettare gli avversari e ad agire di rimessa (o a sparare pallonate dalle retrovie). Il Malaga prova a fare la partita e lascia anche discreti spazi per il contropiede biancorosso, ma la stanchezza evidente e la mancanza di precisione dei bilbaini impediscono loro di creare occasioni nette, tolto un palo colto da Toquero su sponda di petto di Llorente. L'intervallo arriva tra gli sbadigli e la sensazione è che ai Leoni il risultato non dispiaccia, mentre ai padroni di casa sembrano mancare del tutto i presupposti per mettere in difficoltà gli avversari. A sparigliare le carte ci pensa però Weligton che, imbeccato alla perfezione dal calcio di punizione di Duda, buca l'incerta difesa biancorossa e porta in vantaggio i suoi. Lo svantaggio suona la sveglia per l'Athletic, che si vede costretto a rimontare e deve giocoforza alzare baricentro e ritmo; gli uomini di Caparros iniziano a pressare più alto e ottengono immediatamente dei riscontri in termini di palle-gol, cosa che fa rimpiangere l'atteggiamento remissivo tenuto dalla squadra nei primi 50' di gioco. Al 56' Susaeta si divora un gol enorme, spedendo fuori da due passi una corta respinta di Munua, quindi dopo dieci minuti è il portiere di casa a strappare letteralmente dalla porta un gran colpo di testa di Javi Martinez. L'Athletic gioca stabilmente nella trequarti avversaria, col Malaga praticamente sparito, colleziona corner e punizioni pericolose ma trova sempre davanti a sé un ottimo Munua, che al 67' salva un altro cabezazo di Llorente. Le cose sembrano mettersi male per i Leoni, quand'ecco che Iván González strattona Nando in area di rigore e Pérez Burrull fischia un rigore fiscale ma che può starci. Sul dischetto si presenta lo stesso numero 9: botta di potenza sulla destra del portiere, Munua tocca ma non riesce a deviare. All'ultimo minuto di recupero i biancorossi rischiano addirittura di vincere grazie a Muniain, la cui conclusione dal vertice sinistro dell'area trova però la pronta opposizione del portiere uruguaiano.
Finisce dunque 1-1, risultato che andrebbe analizzato con cura. Il punto non è da buttare, tuttavia indispone il fatto che i bilbaini si ricordino di saper giocare palla a terra solo quando vanno in svantaggio. Quasi un'ora di pallonate compensate da 30 minuti tutti pressing e intensità: un caso? Credo di no, anche se voglio onorare quanto scritto tempo fa, ovvero che non parlerò più del non-gioco di Caparros visto che mi ripeto da troppo tempo. Domenica prossima arriva il Real Madrid: speriamo che in campo scenda un Athletic diverso.

venerdì 8 gennaio 2010

Notizie del giorno.

Dopo le (meritate?) vacanze, il blog riapre ufficialmente con le principali news di questa prima settimana del 2010.

Partiamo con una ricorrenza "storica": domani si festeggia il centesimo anniversario dell'adozione del bianco e del rosso come colori ufficiali dell'Athletic. Era il 9 gennaio 1910, infatti, quando l'undici composto da Asuero, Amann, Arzuaga, Eguren, Belauste, Villaamil, Hurtado, Laca, Zuazo, Iceta e Arteche giocò (e perse 2-0) sul campo dello Sporting di Irun sfoggiando la divisa zurigorri, che nel tempo sarebbe diventata un simbolo conosciuto e amato in tutto il mondo. L'origine della maglia rojiblanca, che andò a sostituire il completo biancoblu oggi usato in trasferta, è peraltro piuttosto casuale e curiosa: la leggenda narra che fu adottata per merito di un giovane bilbaino, Juan Elorduy, studente a Madrid e giocatore dell'Athletic di Madrid, poi divenuto Atletico Aviacion e quindi Atletico Madrid (ebbene sì, i colchoneros in realtà sono gli eredi di una squadra satellite del club basco). Elorduy era il rampollo di una ricca famiglia e, potendosi permettere un soggiorno all'estero, decise di andarse a Londra per le vacanze invernali del 1909; i dirigenti della squadra biscaglina ne approffittarono e gli affidarono il compito di comprare una ventina di maglie dei Blackburn Rovers, esattamente uguali a quelle del "primo" Athletic, che avrebbero sostituito le vecchie divise ormai logore. Il ragazzo però perse tempo e si recò a fare la sua commissione solo alla vigilia del ritorno a Bilbao, scoprendo che le maglie desiderate erano finite. Disperato, Elorduy arrivò a Southampton, dove avrebbe dovuto imbarcarsi, e lì decise di improvvisare: comprò 50 divise della squadra locale, per l'appunto biancorosse, e giustificò l'acquisto con la motivazione che quelli erano comunque i colori della città di Bilbao. Non si sa cosa dissero i dirigenti, fatto sta che pochi giorni dopo il rientro di Elorduy l'Athletic sfoggiò per la prima volta la sua nuova camiseta: all'esordio, come detto, ci fu una sconfitta, ma al termine di quella stagione la squadra si aggiudicò la sua quarta Coppa, un successo che evidentemente fece sì che i colori appena adottati fossero visti da tutti con grande simpatia. La magia della maglia biancorossa dura ancora oggi, perciò l'unica cosa che si può dire è: grazie Juan Elorduy!

Si rivede Iñaki Muñoz: l'ex centrocampista dell'Osasuna, fermo da mesi a causa di un grave infortunio, è in via di recupero e ieri è tornato ad allenarsi a Lezama. Si è fermato invece Etxeberria, che rischia di saltare la partita di domenica a Malaga (nel caso in cui giocasse sarebbe la sua presenza numero 450 in Primera) per una lombalgia.

Si delinea l'unidici che Caparros dovrebbe schierare alla Rosaleda: Iraizoz in porta, difesa con Iraola, San José, Amorebieta e Castillo, centrocampo a quattro con Gurpegi, Orbaiz, Javi Martinez e Susaeta e coppia d'attacco formata da Llorente e Toquero. Due i dubbi per l'allenatore andaluso, chiamato a riscattare il brutto k.o. di Maiorca: Koikili al posto di Castillo e Muniain in luogo di Susaeta.

Chiusura con la classifica mensile della IFFHS, l'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio, secondo la quale l'Athletic ha chiuso l'anno al 26° posto, il secondo miglior risultato da quando viene pubblicata questa graduatoria (il primo è il 25° posto ottenuto nel 2005 sotto la guida di Valverde). La finale di Coppa del Re disputata la scorsa stagione e le buone prestazioni in UEFA hanno fatto risalire la squadra dall'abisso in cui era sprofondata (a fine 2006 i Leoni erano fuori dalla classifica, nella quale entrano solo 350 squadre...), tanto che adesso i biancorossi hanno addirittura superato Porto (29), Ajax (30), Liverpool (31), Juventus (39) e Milan (42). Vero che graduatorie del genere lasciano sempre il tempo che trovano, ma leggere di essere la quinta squadra della Liga dopo Barcellona, Siviglia, Real Madrid e Valencia è comunque una bella soddisfazione.