giovedì 25 dicembre 2008

Zorionak!

Scusandomi per non aver scritto nulla della vittoria col Betis (altra partita che non ho visto, comincia a diventare preoccupante questa media partite non seguite-successi ottenuti...), rivolgo a tutti i lettori del blog i miei più sinceri auguri di buon Natale e di felice anno nuovo. Ci rivediamo da queste parti nel 2009, fate cagnara mi raccomando!
Zorionak eta urte berri on!

venerdì 19 dicembre 2008

Una dirigenza sempre più vergognosa.



Osservate attentamente questa immagine. Notate qualcosa di strano? Per i non-patiti di Athletic e per coloro a cui non piace il gioco "Trova le differenze", rispondo io: la maglia del ragazzino a sinistra, quella nera che è stata la divisa da trasferta dei Leoni negli ultimi tre anni, presenta sul fianco destro l'innominabile scritta pubblicitaria che mi ripugna anche solo far apparire qui sul blog. Un'operazione che, tuttavia, sono costretto a compiere per rendere pubblico il mio disprezzo in continua ascesa verso Macua e la sua dirigenza, che proprio ieri ha incassato il "sì" dell'assemblea dei compromissari per il presupposto economico della prossima stagione (e va detto che il club di Bilbao resta sempre un caso più unico che raro nel panorama mondiale: in tempi di crisi, si vota compatti anteponendo l'interesse generale alle antipatie personali). Il disprezzo di cui sopra si sviluppa dalla considerazione che quella maledetta scritta non è mai apparsa sulla camiseta nera, la quale intendeva omaggiare il mitico Iribar, visto che tale maglia è stata sostituita in questa stagione dal completo blu da trasferta. La mia domanda è una sola: perché manomettere la realtà e infangare anche una divisa apprezzata e amatissima dai tifosi (io stesso ce l'ho)? Risposta semplice e scontata: questa dirigenza è di gran lunga la peggiore della storia biancorossa ed è composta da gente che al posto del cuore ha un portafoglio. Vergognatevi, cari signori. A voi va tutto il nostro disgusto e anche un monito: la gente passa, l'Athletic resta. Ricordatevelo, e ricordatevi anche che il vostro tempo alla guida del club si avvia giorno dopo giorno ad una fine ingloriosa.
PUBLIZITATERIK EZ!
MACUA DIMISION!
PETRONOR KANPORA!

mercoledì 17 dicembre 2008

15a giornata: Athletic 3-0 Sporting.

Purtroppo domenica non ho potuto vedere la partita, dunque ho pensato di sostituire il solito commento con un'ampia sintesi video del match. Devo dire che la netta vittoria contro la squadra di Gijon, la terza consecutiva in casa, è stata davvero un ottimo risultato, anche in virtù delle brusche frenate di quasi tutte le rivali dell'Athletic nelle zone di bassa classfica; unica nota stonata lo spaventoso infortunio occorso a Gurpegi, travolto da un'uscita del portiere Cuellar e rimasto semisvenuto per alcuni terribili istanti...per fortuna Carlos ha riportato solo la frattura del setto nasale e fra un mese potrà tornare in campo (peggio è andata al numero 1 dello Sporting, ricaduto malamente, che ne avrà per diversi mesi). Da notare che Gurpe non è nuovo a incidenti del genere: tre anni fa fu un'uscita kamikaze di Lafuente, al tempo titolare dei Leoni, a metterlo ko dopo un impatto davvero terrificante. Aupa Carlos, ti aspettiamo presto!

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Balenziaga; Susaeta, Javi Martínez, Yeste (86' Gurpegui; 92' Iturraspe), David López; Ion Vélez, Llorente (89' Del Olmo).
Real Sporting de Gijón: Cuéllar; Sastre, Gerard, Iván Hernández, Canella; Matabuena (46' Michel), Lora; Luis Morán (61' Maldonado), Carmelo (46' Bilic), Pedro; David Barral.
Reti: 5' Llorente (rig.), 23' Iraola, 31' David López.
Arbitro: Pérez Burrull (Colegio cántabro).




martedì 9 dicembre 2008

14a giornata: Racing 1-1 Athletic.


La punizione deviata di Yeste supera Toño per l'1-0 basco (foto As).

Racing Santander: Toño; Pinillos (70' Gonçalves), Garay, Marcano, Sepsi (55' Juanjo); Munitis, Colsa, Lacen (77' Luccin), Serrano; Pereira, Tchité.
Athletic Club Bilbao: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Koikili; David López (93' Xabi Etxebarria), Orbaiz, Javi Martínez, Yeste (64' Gurpegui); Vélez (74' Garmendia), Llorente.
Reti:
49' Yeste, 83' Colsa.
Arbitro: Rafael Ramírez Domínguez (Comité andaluz).
Note: espulso al 76' Orbaiz (A) per doppia ammonizione.

Come valutare il pareggio del Sardinero? Due punti persi più che uno guadagnato, senza dubbio, ma a voler guardare il bicchiere mezzo pieno questo "Derby del Norte" ha mostrato un Athletic sicuro in difesa, preciso nel mantenere le distanze tra i reparti e capace di occupare in modo logico gli spazi, anche nell'ultimo quarto d'ora di inferiorità numerica. Di certo è bene calare un velo pietoso sul gioco espresso dai Leoni, però la partita di ieri è stata una di quelle gare che un commentatore classico definirebbe "giocata prevalentemente a centrocampo", e va detto che i biancorossi l'hanno interpretata meglio degli avversari; il fatto che Llorente non abbia ricevuto un pallone decente in 90' è più frutto dell'impostazione tattica generale del match che degli arcinoti difetti bilbaini, pur ancora presenti e ben lontani dall'essere stati risolti.
E' la partita che segue la settimana di polemiche sulla presunta combine di Athletic-Levante e Caparros l'affronta con una formazione da battaglia: finalmente l'utrerano esaudisce le preghiere di molti tifosi e manda in campo Koikili al posto di Balenziaga, piazzando il rientrante Orbaiz in mediana (Yeste va pertanto a sinistra) e affiancando a Llorente Ion Veléz, più robusto e lottatore del peso piuma Garmendia; nota stonata l'assenza di Susaeta, tra i migliori domenica scorsa col Numancia, che lascia il posto a David Lopez. Da parte sua Muñiz propone il 4-4-2 delle ultime uscire del Racing, una delle squadre più in salute della Liga, con Munitis finto esterno destro e la coppia Pereira-Tchité in avanti. Il primo tempo, lo dico subito a scanso di equivoci, offre uno "spettacolo" da vietare ai minori, vista la forte componente di oscenità che caratterizza le prestazioni dei ventidue in campo; in pratica, in 45 minuti non si registra uno straccio di azione da gol, a meno che le conclusioni di Pereira e Llorente finite fuori non debbano essere considerate chiare occasioni da rete. Nel contesto di una partita inguardabile, bisogna almeno sottolineare la prestazione attenta del reparto difensivo bilbaino, nel quale Koikili mostra più applicazione e disciplina in entrambe le fasi dell'acerbo Balenziaga, e la capacità dei biancorossi di giocare corti e non lasciare varchi ai cantabrici; lodevole, poi, il lavoro in copertura di Javi Martinez, che segue Munitis quasi a uomo quando l'ex madridista si sgancia e si accentra verso l'area, così come va sottolineata la prova concreta e senza sbavature di Ocio e Amorebieta. Non sono tutte rose e fiori, però, e anche se il ritmo bassissimo del match dovrebbe dare più opzioni al regista Orbaiz, la manovra dell'Athletic perde di intensità ogni volta che giunge nella trequarti cantabrica: David Lopez è statico, Yeste fatica a incidere dalla sua posizione di ala e Veléz sa come battersi, ma col pallone tra i piedi è francamente nullo; Llorente resta così abbandonato nella morsa Garay-Marcano, bravi a raddoppiarlo sui palloni alti togliendo ai Leoni la loro fonte primaria di gioco, cosicché Nando è costretto a farsi servire troppo lontano dall'area per incidere, anche se un paio di sue progressioni palla al piede spaventano i padroni di casa (su una di queste il numero 9 entra in area e cade sul contrasto di Garay, ma pare accentuare un contatto davvero minimo). Il Racing fa anche meno degli ospiti e va da sé che per sbloccare una partitaccia del genere serva più che altro un evento casuale; tale evento si materializza in avvio di ripresa sotto forma di un calcio di punizione di Yeste, che viene deviato nettamente dal tocco in barriera di Sepsi e finisce per infilarsi in rete dopo aver preso in controtempo Toño. Il gol basco modifica lo scialbo copione recitato fin lì dai protagonisti, visto che i cantabrici devono adesso attaccare e l'Athletic può impostare il tipo di partita che preferisce, ovvero squadra chiusa e contropiede; sul campo, però, le cose non vanno così, perché il Racing si allunga terribilmente nel suo tentativo di forcing e i Leoni, rimanendo invece compatti, spezzano in due tronconi la squadra avversaria e diventano di fatto i dominatori del Sardinero. Muñiz inserisce Juanjo per Sepsi e passa ad un 3-4-3 ultraoffensivo, ma in tal modo la coperta diventa ancor più corta e i biancorossi hanno ampia licenza di raddoppiare sulle fasce e di creare azioni pericolose dalle parti di Toño. Non c'è da stupirsi, dunque, per la serie di palle-gol che capitano ai bilbaini: al 57' il portiere del Racing salva su un calcio di punizione di David Lopez e al 63' anticipa di un soffio Ion Velez, mentre al 71' Javi Martinez coglie l'esterno della rete con una bella girata di testa da azione d'angolo, dando a tutti l'impressione del gol. Caparros intanto mette dentro Gurpegi per Yeste e Garmendia per Ion Velez, nel tentativo ovvio di dare ossigeno e corsa nella zona nevralgica del campo. Quando la partita sembra ormai incanalata verso la prima vittoria esterna dei Leoni in questa Liga, ecco che Orbaiz combina la frittata rimediando un evitabilissimo secondo giallo al 76' e lasciando i suoi in 10 proprio prima del preventivabile assalto finale racinguista. I padroni di casa iniziano a premere, tuttavia non paiono in grado di impensierire una retroguardia finalmente all'altezza della situazione; in assenza di un errore clamoroso dell'Amorebieta o Balenziaga di turno, ci pensa dunque Iraizoz a regalare il pareggio ai cantabrici facendosi uccellare da un cross di Colsa che lo coglie troppo fuori dai pali. Gli ultimi minuti sono di grande sofferenza, il Racing ci crede e spinge con forza ma sono biancorosse le palle del possibile sorpasso, entrambe in pieno recupero: al 91' un superbo Iraola fa tutto da solo, avanza dalla mediana palla al piede, scarta due avversari e conclude nell'angolo trovando però un grandissimo Toño, mentre all'ultimo secondo è pazzesco l'errore di Amorebieta, pescato solo a centro area (in posizione più che sospetta di fuorigioco) da un calcio piazzato di Iraola e capace prima di concludere sul portiere, quindi di spedire fuori di testa la smanacciata di Toño. Un finale pazzesco, nel quale succedono più cose che in 90 minuti interi, chiude dunque una partita nella quale l'Athletic perde due punti che sembravano ormai in cascina. L'atteggiamento, però, sembra essere tornato quello giusto: concentrazione, compattezza e aggressività ci hanno regalato la salvezza l'anno scorso e devono essere le basi su cui costruire anche questa stagione. Le polemiche settimanali, poi, non sembrano avere lasciato grossi strascichi sul morale dei bilbaini e questo è senza dubbio un merito di quel gran motivatore che è Caparros.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: è stato davvero un piacere ritrovare il Koikili che ricordavamo, arcigno, difficile da superare e capace di spingere con intelligenza e buon profitto; Balenziaga è sicuramente un buon prospetto, ma il piccolo grande Koi deve essere titolare in questa stagione. Iraola è sempre eccezionale, salva due volte la porta biancorossa anticipando Pereira e per poco non regala ai Leoni un eurogol in chiusura che sarebbe stato da svenimento. Splendida l'interpretazione di entrambe le fasi da parte di Javi Martinez, cui Caparros chiede di sacrificarsi ricevendo una risposta davvero positiva; infine, la coppia Ocio-Amorebieta torna su livelli più che discreti e, nel caso di Nando, occorre proprio dire che non ne vedevamo l'ora.
Copertina in negativo per Iraizoz, solitamente affidabilissimo ma a cui si deve il "merito" del pareggio del Racing: capita, l'importante è riprendersi in fretta e Gorka non sembra il tipo che si abbatte. Non pervenuto, gol fortunoso a parte, lo Yeste versione ala sinistra, mentre sull'altra fascia David Lopez continua a suscitare dubbi amletici circa il suo impiego costante. Llorente e Ion Velez sono poco serviti e non riescono ad incidere, Orbaiz macchia una prova sufficiente con un'espulsione idiota che compromette il finale di gara.

sabato 6 dicembre 2008

Il caso Athletic-Levante.

Rientrato da poco, sono subito stato accolto dalla notizia della telefonata, uscita pochi giornigiorni fa sui media spagnoli, che getta dei dubbi di combine sulla partita Athletic-Levante 2-0 del giugno 2007.
L’Athletic resta in silenzio, i calciatori non parlano e, com’è giusto che sia, tutto l’ambiente biancorosso si trincera dietro un mutismo quanto mai opportuno davanti a vicende del genere. Le intercettazioni, però, restano e il loro contenuto a portata di lettura per chiunque credo che abbia generato dei dubbi legittimi sia nei tifosi dei Leoni che in tutti gli appassionati di calcio spagnolo, in particolare negli “hinchas” di Real Sociedad e Celta, le squadre teoricamente penalizzate dalle presunte combine nelle partite Malaga-Tenerife e Athletic-Levante.
In soldoni: di cosa parlano Iñaki Descarga, capitano del Levante, e il suo presidente Julio Romero? Semplice, i due conversano amabilmente (almeno a giudicare dalle risate che si fanno durante la telefonata) dell’ultima giornata della Liga di due stagioni fa. Qui occorre un piccolo riassunto, sia per quanto riguarda le vicende dell’Athletic che per dare un quadro generale di quel finale di stagione. L’annata 2006/07 sarà ricordata come una delle peggiori in assoluto nella storia del club biancorosso, salvatosi solo negli ultimi 90 minuti dopo un cammino in campionato davvero terribile; già in estate si erano avute le prime avvisaglie del dramma incombente, con l’esonero assurdo di Clemente, autore della travagliatissima salvezza l’anno prima, e con l’arrivo in panchina dello sconosciuto Felix Sarriugarte, tecnico della squadra B. L’inizio penoso della squadra porta alle dimissioni di Lamikiz (sostituito dalla prima presidentessa della storia, Ana Urkijo) e all’inevitabile esonero di Sarriu, al cui posto viene chiamato in tutta fretta l’ex allenatore dell’Alaves dei miracoli, Mané. Dopo un inizio discreto, l’allenatore baffuto sembra perdere la bussola, i risultati svaniscono come neve al sole e la società si trova anche coinvolta in una grossa polemica a causa di una frase detta dall’arbitro Mejuto Gonzalez ad Etxeberria prima di Athletic-Valencia 1-0: “Seguro que os salvais”, vi salvate di certo, sono le parole del fischietto spagnolo al Gallo, seguite da una vagonata di proteste a causa dei presunti favoritismi della federazione capeggiata da Villar, ex giocatore biancorosso negli anni ’70, alla squadra di Bilbao. Il pessimo rendimento dei baschi si protrae fino all’ultimo atto di quella Liga, alla cui vigilia i Leoni sono invischiati in una situazione da thriller: quart’ultimi a pari punti (37) col Betis, precedono di una sola lunghezza il Celta e di tre la Real Sociedad, mentre il Nastic Tarragona è già retrocesso. Il calendario dell’ultima giornata vede l’Athletic impegnato in casa con il Levante, il Betis fare visita al Racing Santander, il Celta ricevere il Getafe e la Real in trasferta proibitiva a Valencia; ai biancorossi, così come al Betis, serve la vittoria per essere sicuri della permanenza in Primera, mentre galiziani e donostiarri devono vincere e sperare nei risultati negativi delle altre rivali dirette. Al 45' di quella terribile ultima giornata Athletic e Levante pareggiano 0-0. A Vigo il Celta, andato sotto col Getafe, chiude sull'1-1 il primo tempo, il Betis a Santander pareggia 0-0 e la Real Sociedad, andata in vantaggio a Valencia, dopo la rimonta dei padroni di casa riesce ad acciuffare il 2-2 con Diaz de Cerio. All'intervallo, dunque, tutte le candidate alla retrocessione pareggiano, la situazione è immutata e l'Athletic sarebbe salvo. I biancorossi devono in ogni caso cercare il gol e lo trovano con un’autorete di Serrano (c’era comunque Urzaiz alle sue spalle, pronto a mettere dentro a porta vuota) e vanno poi a raddoppiare con Gabilondo al 76’; l'ultimo quarto d'ora è una lunga passerella verso il fischio finale, mentre sugli altri campi si accende una furiosa lotta a distanza tra Celta e Betis per evitare l'ultimo posto in Segunda (la Real Sociedad è fuori dai giochi dopo il 3-2 del Valencia). Segna Lequi a Vigo e i galiziani sono salvi, ma a dieci minuti dal termine Edu trova l'1-0 betico che significa salvezza per i sivigliani. Al 90' le quattro partite chiave per la zona retrocessione recitano: Athletic-Levante 2-0, Racing-Betis 0-2, Celta-Getafe 2-1, Valencia-Real Sociedad 3-3. Celta e Real fanno dunque compagnia al Nastic in Segunda, menre il Betis e l’Athletic si salvano.Questo per dare le coordinate sul pazzesco finale di temporada 2006/07. Nella telefonata incriminata, Descarga e Romero parlano di aver fatto un favore a Villar, di aver messo un fantomatico premio in cassaforte e di essersi assicurati amici per il futuro, quindi si soffermano a criticare l’operato di alcuni “cretini” (eufemismo) quali Molina e Rubiales, due che si impegnarono sul serio durante quell’Athletic-Levante. Detto ciò, bisogna sottolineare diverse cose:

a) nella telefonata non c’è nulla di penalmente rilevante, non c’è uno straccio di prova e soprattutto non ci sono tesserati dell’Athletic che parlano (altro che Calciopoli, come qualche solerte giornaletto italiota non ha perso tempo a scrivere, della serie “Moggi ce l’hanno tutti”);
b) nella telefonata si parla anche di un’altra partita, Racing-Betis, a proposito della quale Descarga dice più o meno che i padroni di casa non hanno mai tirato, mentre il Levante qualcosina ha fatto. Bisognerebbe poi notare che il Celta era salvo fino al gol del betico Edu…
c) diversi giocatori del Levante (Molina, Rubiales, Ettien) si sono prontamente discolpati e hanno affermato di aver giocato quella partita come tutte le altre. Le ipotesi sono tre: mentono sapendo di mentire; la combine riguardava solo alcuni giocatori levantini; non c’è stata combine;
d) le osservazioni sul gioco del Levante quel giorno (difesa alta e fuorigioco sistematico) lasciano il tempo che trovano. Abel Resino, all’epoca tecnico dei valenciani, è una sorta di Zeman spagnolo e i rossoblù giocarono sempre con quel sistema difensivo, proponendolo addirittura in trasferta al Camp Nou;
e) non se ne può più delle polemiche su Villar e sul peso politico dell’Athletic. La situazione della Federazione spagnola mi sembra più trasparente di tante altre (ad esempio, quella italiana), anche perché è ovvio che tutti tifano per qualche squadra, e mi sembra apprezzabile non negare la propria appartenenza calcistica nonostante il ruolo; la presidenza Villar, tra l'altro, non ha portato nessun titolo all'Athletic, che pure nel '98 arrivò secondo e per due volte dopo il 2000 è arrivato alle semifinali di Coppa, perdendole in entrambe le occasioni...con qualche aiutino credo che i risultati avrebbero potuto essere molto diversi. Negli ultimi anni, poi, i torti arbitrali a sfavore dei baschi sono stati talmente tanti da perderne il conto, senza dimenticare il caso Gurpegi...parlare di forte peso politico dei biancorossi quando sono stati proprio loro ad avere l’unico giocatore squalificato seriamente per doping (2 anni contro i 4 mesi di Guardiola, per esempio) mi sembra francamente eccessivo.

Ciò detto, restano gli interrogativi più inquietanti: perché la telefonata è uscita solo adesso? Chi ce l’aveva, come l’aveva ottenuta e per quale motivo l’ha tenuta ferma due anni? C’entra qualcosa il discorso di Villar sullo stato di salute della RFEF di poco precedente l’uscita delle registrazioni? Cosa c’entra questa partita con l’altro incontro incriminato, Malaga-Tenerife dell’anno scorso? C’è una relazione tra l’articolo di Epoca sui calciatori dell’Athletic vicini ad ETA e questa vicenda? Esiste forse una trama tesa a denigrare il club basco, magari per farlo retrocedere d’ufficio e poterlo trasformare in una Sociedad Anonima Deportiva? E, infine, è forse in atto un tentativo di sviare l’opinione pubblica dal ben più scottante caso dell’Operacion Puerto?
I prossimi giorni daranno una prima risposta, nell’attesa non fasciamoci la testa e serriamo le fila, nel caso in cui si trattasse dell’ennesimo attacco alla nostra squadra.

martedì 25 novembre 2008

12a giornata: Deportivo 3-1 Athletic.


Il Depor festeggia, l'Athletic si dispera: è 'l'ennesima sconfitta biancorossa (foto Eitb24).

Deportivo de La Coruña: Aranzubia; Manuel Pablo, Piscu, Zé Castro, Filipe Luis; Antonio Tomás (64' Sergio), Juan Rodríguez; Lafita (86' Cristian), Verdú, Guardado; Bodipo (45' Mista).
Athletic Bilbao: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Balenziaga; David López (57' Vélez), Javi Martínez, Orbaiz, Susaeta (84' Del Olmo); Garmendia (46' Etxeberria), Llorente.
Reti: 20' Zé Castro, 44' Verdú (rig.), 72' Javi Martínez, 95' Guardado.
Arbitro:
Mejuto González (colegio asturiano).

Dura poco l'illusione post-derby di aver ritrovato almeno un abbozzo di squadra ed il risveglio dal sogno è quantomai brusco, non tanto per le proporzioni della sconfitta (un 3-1 maturato solo all'ultimo minuto di recupero) quanto per il fatto di aver perso per gravissimi demeriti una partita giocata alla pari. Purtroppo i problemi sono sempre gli stessi, ormai stranoti ai tifosi e anche agli abituee di questo blog: difficoltà nell'attaccare difese schierate, schemi offensivi monotematici e pericolosità degli attaccanti pari allo zero, se si eccettua un Llorente sempre più unica opzione là davanti; logico, dunque, che per una squadra del genere sia particolarmente difficile rimontare una volta in svantaggio, anche giocando un tempo nella metà campo avversaria come ha fatto ieri l'Athletic.
Caparros conferma per 10/11 la squadra vittoriosa con l'Osasuna, limitandosi ad inserire Amorebieta in luogo dell'infortunato Ustaritz e ad invertire di fascia David Lopez e Susaeta, che va a sinistra per forzare l'uno contro uno col vecchio guerriero Manuel Pablo, mossa questa che non darà i risultati sperati; il Depor, lontano anni luce dall'epoca Super, risponde col turnover di Lotina in vista della gara infrasettimanale di UEFA: dentro Zé Castro, Antonio Tomas e Bodipo al posto di Lopo, Sergio e Mista. Tra i pali c'è ovviamente il grande ex della gara, Dani Aranzubia, 14 anni e 189 presenze ufficiali con la maglia biancorossa. L'inizio è tutto di marca galiziana e la linea di trequartisti Guardado-Verdú-Lafita mette subito alla frusta la retroguardia dei Leoni, grazie a rapidi scambi di posizione e fraseggi stretti che evidenziano i limiti di un pacchetto centrale fisicamente straripante ma anche poco reattivo nel breve. Lafita dà una prima avvisaglia al 14' superando sullo scatto Amorebieta e incrociando il destro fuori di un niente, ed ecco che al 20' i padroni di casa passano: Verdú batte una punizione dal centro-destra direttamente in porta, Iraizoz vola e sventa ma la palla arriva proprio sui piedi di Zé Castro, col centrale portoghese che deve solo metterla dentro a porta vuota. Da notare che il fallo da cui scaturisce il gol è frutto di una sciocchezza di Amorebieta, che va al rinvio senza accorgersi di Lafita alle sue spalle, viene anticipato e gli rifila un calcione in pieno stomaco come nemmeno su un ring di Muay Thai... L'Athletic incassa il colpo ma non resta passivo, si porta anzi nella trequarti avversaria e dopo nemmeno 5' avrebbe già la possibilità di pareggiare il conto, visto che Mejuto Gonzalez vede un fallo pressoché inesistente in area gallega e fischia il calcio di rigore. La vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo e quello che prepara Aranzubia è quasi ghiacciato: Iraola non angola moltissimo la battuta, è vero, tuttavia il riflesso di Dani e la sua deviazione a mano aperta in calcio d'angolo sono da applausi. La partita in questa fase è davvero godibile, vive di batti e ribatti, accelerazioni improvvise di entrambe le squadre e rapidi ribaltamenti di fronte capaci di creare pericoli in serie, come accade al 27' quando Ocio perde clamorosamente palla nella propria trequarti e lancia Guardado verso la porta: Iraizoz è strepitoso nel parare il primo tiro, poi è il messicano a sparargli incredibilmente addosso la ribattuta. Passata la mezz'ora l'incontro si tranquillizza un po', col Depor a giocare al gatto col topo lasciando un inutile possesso palla all'Athletic, la cui manovra è come sempre senza sbocchi quando si trova ad impostare, e facendosi vedere con contropiedi sempre pungenti. E' proprio da una ripartenza di Bodipo che nasce il raddoppio dei galiziani, anche se in questo caso il "merito" è tutto di Amorebieta (e due...): vedere per credere l' assurda entrata del numero 5 sul centravanti avversario, defilato sulla sinistra dell'area col pallone che fugge verso la linea di fondo, un intervento irruento, scomposto e anche violento, visto che il povero Bodipo è costretto ad uscire per Mista. Dal dischetto Verdú angola benissimo il destro e rende inutile il volo di Iraizoz: 2-0 e primo tempo concluso nel peggiore dei modi per i baschi. La ripresa inizia con Etxeberria in campo al posto di un Garmendia versione "Chi l'ha visto?" e con un Athletic che deve giocoforza riversarsi nella metà campo altrui, cosa che ovviamente lascia spazio al contropiede degli uomini di Lotina; i Leoni, però, non riescono a mettere in campo nient'altro oltre alla generosità e continuano con la loro proposta offensiva scontata e monocorde. Sulle fasce Susaeta e David Lopez non saltano mai l'uomo, Etxebe è altrettanto evanescente di Garmendia, nessun centrocampista si inserisce nel mezzo e allora l'unico schema resta la pallonata a cercare Llorente, fresco di esordio nella nazionale spagnola, ormai divenuto l'unico terminale offensivo dei biancorossi. Qualche occasione i Leoni la creano (una girata di Nando fuori di poco al 49' è la migliore), ma in definitiva i padroni di casa non faticano più di tanto a contenere l'offensiva altrui. Al 71', però, Javi Martinez dimostra che basterebbe davvero poco per mettere in difficoltà la squadra di Lotina: il cross di Orbaiz è delizioso, ma a scompaginare le carte è l'imbucata centrale del giovane navarro, che prende d'infilata i centrali, salta indisturbato e di testa piazza il pallone dove Aranzubia non può arrivare. A questo punto Caparros, che ha già inserito un fumoso Ion Vélez, si gioca anche la carta Del Olmo ed è proprio l'ex Eibar a dare il là all'occasione più ghiotta per il pari: il colpo di testa di Josebita dal lato sinistro dell'area non viene trattenuto da Aranzubia, Llorente batte a colpo sicuro ma sulla linea trova a respingere addirittura il posteriore di Javi Martinez, spintosi avanti per sfruttare le mischie e che diventa suo malgrado il salvatore del Depor. E' l'85' ma i bilbaini non alzano ancora bandiera bianca, provando fino all'ultimo a creare pericoli davanti a Dani; all'ultimo minuto di recupero salgono quasi tutti per una punizione dalla trequarti, la difesa galiziana respinge e avvia un contropiede strepitoso che termina col gol di Guardado. Finisce dunque 3-1 una partita intensa e molto combattuta, persa dall'Athletic nonostante la buona volontà mostrata soprattutto nella ripresa; intollerabili, però, certi errori difensivi che non si dovrebbero vedere neppure nelle serie minori e che, ad alti livelli, segnano la differenza tra una vittoria e una sconfitta. La scorsa stagione questa squadra giocava maluccio ma subiva pochissimo, quest'anno la vera differenza non è tanto nel livello di gioco, rimasto stabilmente basso, quanto nelle crepe paurose di un sistema difensivo che mostra la corda ogni domenica di più. Giocatori svagati, scarso filtro del centrocampo, troppa distanza tra i reparti: il nocciolo del problema è tutto qui e se la fase difensiva non verrà migliorata non è difficile prevedere tempi assai cupi dalle parti di Bilbao.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: il rischio di ripetizione è notevole, ma ancora una volta l'unico a fare davvero la voce grossa è Fernando Llorente, sempre più sicuro dei propri mezzi. I compagni lo cercano, lui non si nasconde e prova di tutto: sponde, spizzate, gioco spalle alla porta, irruzioni palla al piede, conclusioni da fuori...peccato che davanti predichi nel deserto più totale, anche se vederlo in queste splendide condizioni psicofisiche è come osservare un raggio di sole che fende le nubi più nere. Javi Martinez è il migliore dei biancorossi a centrocampo e finalmente mostra le sue potenzialità in fase di inserimento (se solo si sganciasse di più, benedetto ragazzo...), Iraizoz ci mette una pezza enorme su Guardado ed evita che la partita finisca già dpo 45 minuti.
Anche parlando dei peggiori c'è da ripetersi, ma va detto che stavolta Amorebieta è in buona compagnia; troppo brutto per essere vero, in ogni caso, il centrale basco-venezuelano, che ha un'intelligenza calcistica inversamente proporzionale agli straripanti mezzi fisici e continua a commettere errori da torneo UISP. L'anno scorso si parlava di Liverpool, quest'anno al massimo potrebbe ambire al Lemona o al Barakaldo... Aitor Ocio è il suo degno compagno di merende, gioca distratto e per poco non combina una frittata degna del collega di reparto quando inciampa sul pallone, peraltro senza essere pressato, e regala a Guardado un comodo uno contro uno col povero Iraizoz. Non pervenuti Susaeta e David Lopez, tristemente rientrato nel pessimo solco dell'anno scorso dopo un inizio di stagione su standard decenti; Markel prova quantomeno a saltare l'uomo, mentre il riojano è imbarazzante nel suo continuo partire palla al piede, fermarsi dopo mezzo metro e appoggiare all'indietro, tanto che sarebbe meglio provare un po' anche Del Olmo, che peggio di così sicuramente non potrà fare. C'è la pecca del rigore sbagliato sulla prova comunque poco incisiva di Iraola, mentre Garmendia semplicemente non vede il pallone nemmeno col binocolo; giusta la sua sostituzione, anche se Etxebe e Ion Vélez non riescono a fare molto di più.

giovedì 20 novembre 2008

Athletic senza confini.

Coopera, una ONG di Logroño, ha lavorato per diversi mesi in Congo, una zona devastata dalla guerra e dai mille altri problemi che da sempre tormentano l'Africa. In mezzo al buio, un raggio di sole: i volontari dell'organizzazione hanno infatti portato ai bambini del Kiwu, una delle zone congolesi più disastrate, pettorine e palloni per poter giocare; un medico di Bilbao ha poi insegnato ai ragazzi l'inno dell'Athletic, e questo è il risultato:



La capacità del calcio di unire e dare gioia, anche nelle situazioni più disperate, è sempre incredibile e lascia davvero a bocca aperta. Questo video è da pelle d'oca. In bocca al lupo, ragazzi.

martedì 18 novembre 2008

11a giornata: Athletic 2-0 Osasuna.


Garmendia bacia lo stemma dell'Athletic dopo il gol dell'1-0 (foto Marca).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz (31' Etxeita), Balenziaga; Susaeta (74' Gabilondo), Orbaiz, Javi Martínez, David López; Garmendia (57' Etxeberria), Llorente.
CA Osasuna: Roberto; Azpilicueta, Cruchaga, Miguel Flaño, Oier; Vadocz, Nekounam; Juanfran (61' Sola), Masoud, Jokin Esparza (61' Ezquerro); Pandiani (81' Portillo).
Reti: 15' Garmendia, 83' Llorente.
Arbitro: Velasco Carballo (Colegio madrileño).

Premettiamo subito una cosa: l'Osasuna è senza ombra di dubbio, al momento, la peggior squadra della Liga. Detto ciò, resta comunque innegabile che la vittoria dell'Athletic sia stata pesantissima, anche perché le altre formazioni impelagate nella zone di bassa classifica hanno fatto quasi tutte risultato e perdere terreno sarebbe stato davvero un bel problema. La soddisfazione per i tre punti conquistati (e per il gioco discreto espresso nel primo tempo) non deve però far perdere di vista la premessa iniziale, che spiega anche la relativa facilità con cui i Leoni hanno ottenuto il secondo successo stagionale; troppo brutta per essere vera la squadra di Pamplona, perforabile in difesa, molle a centrocampo e assolutamente innocua davanti, col povero "Rifle" Pandiani impossibilitato a sparare per mancanza di cartucce (leggi: rifornimenti appena decenti). In un tale contesto, nel quale peraltro si è notata eccome l'assenza di un ottimo geometra come Patxi Puñal, le poche note liete quali Masoud e Azpilicueta sono parse quelle stonate, visto che il resto della squadra ha suonato come una banda delle scuole elementari. Se Atene piange, Sparta comunque non ride: i biancorossi sono ancora in zona retrocessione e hanno palesato le solite incertezze nella ripresa, riuscendo a subire per un bel po' di tempo anche da una compagine sconclusionata come quella navarra.
Caparros, che sa di giocarsi una bella fetta di panchina, mette da parte i difensivismi e schiera quella che, per 10/11, è adesso la formazione migliore: fuori l'inutile Gabilondo ed Etxebe, dentro la freschezza di Susaeta e Garmendia, che torna a far coppia con Llorente come ai bei tempi del Baskonia; a parer mio, con il cambio Orbaiz-Gurpegi la squadra sarebbe perfetta, ma evidentemente Jokin non è di questo avviso. Camacho, da parte sua, non brilla certo per coraggio, visto che lascia il solo Pandiani davanti e pensa bene di intasare gli spazi con un 4-2-3-1 che diventa spesso e volentieri un 4-5-1 in fase di non possesso; Santi Ezquerro, il grande ex della partita, siede solo in panchina ma avrà modo di prendersi i suoi meritatissimi fischi nel prosieguo del match. L'inizio delle due squadre è contratto, com'è normale che sia quando la posta in palio è alta, ma col passare dei minuti l'Athletic sembra salire di tono e prendere convinzione, anche perché davanti si trova un avversario rinunciatario e con poche idee; i bilbaini guadagnano visibilmente metri e aggrediscono gli ospiti soprattutto sulle fasce, con Susaeta in grado di dare quella profondità e quelle accelerazioni che non sono nelle corde degli altri esterni della rosa. Gli occhi di tutti, però, sono ovviamente puntati su Fernando Llorente, fresco di convocazione nella nazionale spagnola, e l'ariete di Rincon de Soto appare in gran forma: lotta su ogni pallone, ne conquista molti spalle alla porta ed è anche ispirato quando parte palla al piede, e proprio da una sua azione personale nasce il meritato vantaggio dei Leoni. E' il minuto 15 quando Llorente viene servito sul vertice sinistro dell'area e, nonostante sia marcato da due avversari, riesce a liberarsene con un gran dribbling a rientrare verso la porta; il tiro seguente è centrale e Roberto si salva come può, ma sulla sua respinta il più lesto ad irrompere è Garmendia, giocatore che fa degli inserimenti a rimorchio della punta centrale uno dei suoi punti di forza, che deve solo mettere dentro l'1-0 bilbaino. L'Athletic capisce di avere davanti una squadra senza capo né coda e non si accontenta del vantaggio, ma anzi continua a premere con forza per ottenere quel 2-0 che, di fatto, chiuderebbe il derby, visto che l'Osasuna ha segnato solo 3 reti finora e non è mai riuscita a rimontare dopo aver subito un doppio svantaggio. Al 19' solo il palo ferma la punizione dalla sinistra di David Lopez che nessuno tocca, mentre al 23' è la deviazione di un difensore a far impennare il tiro a botta di sicura di Garmendia dall'interno dell'area. Insomma, i rojillos non esistono e l'unica notizia dalla difesa dei Leoni si ha alla mezz'ora, quando il povero Ustaritz si infortuna per l'ennesima volta ed esce in lacrime (problema agli adduttori, ne avrà per un mese); al suo posto entra il canterano Etxeita, che non avrebbe potuto scegliere un attacco più morbido di quello navarro per il suo esordio liguero. Passata la mezz'ora, i biancorossi diminuiscono l'intensità del loro forcing senza però cedere metri di campo e creano un paio di mischie pericolose, una delle quali porterebbe pure ad un calcio di rigore se l'arbitro vedesse la netta trattenuta di Cruchaga sul solito Llorente. Il primo tempo si chiude dunque col minimo vantaggio per i padroni di casa, un punteggio che, pur considerati gli oggettivi limiti osasunisti, non lascia del tutto tranquilli. Puntuale come un pullman Bilbobus, infatti, ecco che arriva il calo dell'Athletic nella ripresa, favorito anche dai cambi poco comprensibili di Caparros; particolarmente cervellotico quello di Garmendia, abilissimo ad allungare la difesa navarra con i suoi movimenti tra le linee, che lascia il posto ad Etxeberria prima dell'ora di gioco. Forse ai Leoni comincia a mancare il fiato, o magari iniziano a temere che un gol di scarto non basti, fatto sta che ben presto mostrano di avere il cosiddetto "braccino" e rinculano pericolosamente nella propria trequarti, lasciando palla e iniziativa alla squadra di Pamplona; la grande fortuna dell'Athletic è che stavolta si trova di fronte una compagine squinternata oltre ogni idea, confusa e incapace di creare un'azione lineare che sia una, altrimenti il pareggio non sarebbe un'ipotesi tanto peregrina. Camacho si rende conto delle difficoltà avversarie e si gioca le due punte più Ezquerro, inserito sulla fascia sinistra e ricoperto di fischi ad ogni pallone toccato; mossa coraggiosa, ma quando il centrocampo ha un solo schema (palla a Masoud e speriamo che inventi qualcosa) e nessuno attacca gli spazi facendo movimento senza palla, è evidente che il problema non risiede nello schema o nel numero di punte. Sia come sia, l'Osasuna riesce comunque a creare un paio di palle gol nitide, un colpo di testa di Pandiani alto di poco e soprattutto un cross di Masoud dalla destra sul quale Iraola compie un mezzo miracolo anticipando di un niente Portillo, pronto ad appoggiare in rete sul secondo palo; desolante, veramente desolante che i Leoni si trovino a rischiare anche contro squadre quasi incapaci di offendere. A chiudere i conti e a far rilassare i tifosi evitando un arrembaggio finale dei navarri ci pensa Llorente, che sfrutta al meglio una buona combinazione sulla destra tra Etxeberria e Iraola per realizzare il suo terzo gol della settimana: prima azione pericolosa dei biancorossi nella ripresa e gol, una media niente male. Il derby basco dei poveri va dunque all'Athletic, che sfrutta al meglio un primo tempo discreto e resiste al ritorno avversario più per limiti altrui che per meriti propri. Contro una squadra allo sbando come l'Osasuna sarebbe servita una prestazione più convincente, ma per una volta godiamoci la vittoria senza patemi, in attesa che, oltre ai punti, ritorni anche quell'atteggiamento che aveva fatto così ben sperare nel finale della scorsa Liga.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Fernando Llorente, la cui maturazione era attesa da anni e che adesso pare (ma non diciamolo troppo forte) definitivamente avviatosi sulla strada della consacrazione. La chiamata di Del Bosque arriva in un periodo di gran forma per l'ariete biancorosso, vero catalizzatore di ogni pallone e sempre più punto di riferimento offensivo per i compagni; le sue spizzate e la sua capacità di difendere la palla per far salire la squadra sono imprescindibili nel monoschema di Caparros, che se non può sfruttare il contropiede si affida sempre al lancio lungo per Nando, nella speranza che catturi il pallone o comunque crei le opportunità per i centrocampisti di sfruttare le "seconde palle". Quando poi Llorente, che mostra sempre più convinzione nei suoi mezzi, fa anche azioni come quella che origina la rete di Garmendia e segna bei gol come il 2-0, non dargli la palma di migliore in campo è davvero impossibile. Al fianco del numero 9 c'è un posto al sole proprio per Garmendia, il cui gioco elettrico e rapidissimo mette sovente in difficoltà le difese avversarie; le caratteristiche di Joseba, che nel Bilbao Athletic era maestro nell'inserirsi per sfruttare le ribattute della difesa e gli spazi aperti dal centravanti, sembrano quelle ideali per farne il partner fisso di Llorente, senza dimenticare la buona tecnica del giocatore di Basauri, sempre utile quando c'è da tenere palla o sfornare qualche assist. Funziona alla grande l'asse Iraola-Susaeta sulla destra: Andoni è semplicemente gigantesco, Markel non è ancora il folletto dell'anno scorso ma mostra segnali di ripresa, è nel vivo del gioco e prova spesso, unico o quasi, a creare superiorità numerica saltando l'uomo. Quando trova un centrocampo che gioca sottoritmo come quello navarro, un signor regista come Orbaiz riesce ancora a far valere quelle doti tecniche che non riesce più ad esprimere contro squadre dalla mediana più dinamica. Positivo l'esordio in Liga di Xabi Etxeita, che domina sulle palle alte ed è reattivo anche nell'uno contro uno; vero che Pandiani, Sola e Portillo vengono serviti poco e male, ma il canterano mostra di possedere mezzi interessanti.
Nessuno gioca davvero male, diciamo che Balenziaga, il solito David Lopez e Javi Martinez non forniscono una prova trascendentale.

Ecco la classifica della Liga:


sabato 15 novembre 2008

Ritorno dei sedicesimi di Copa del Rey: Recreativo 2-1 Athletic.


Llorente spiazza Roberto e realizza il gol qualificazione (foto Athletic-club.net).

Recreativo: Roberto; Iago Bouzón, César Arzo, Lamas, Casado; Aitor, Javi Fuego (Jesús Vázquez, min. 80), Rafa Barber, Akalé (Joselito, min. 80); Adrián Colunga y Ersen Martin (Marco Rúben, min 42).
Athletic Bilbao: Iraizoz; Gurpegui, Aitor Ocio, Ustaritz, Koikili; Susaeta (Etxeita, min. 85), Javi Martínez (Ión Vélez, min. 63), Iturraspe (Pablo Orbaiz, min 46), Gabilondo; Garmendía y Llorente.
Reti: 23' Akalé, 30' Ersen Martin, 75' Llorente (rig.).
Arbitro: Antonio Rubinos Pérez (comité madrileño).

Qualificati, ma quanta fatica. Premetto subito che non ho visto la partita, ma da quanto ho potuto leggere su vari siti si è trattato di un incontro davvero orribile, con i padroni di casa ad ottenere una poco meritata vittoria di Pirro a causa del rigore di Fernando Llorente, rete che ha permesso il passaggio del turno ai Leoni in virtù del 2-0 dell'andata. Di calcio si è visto ben poco, comunque, e va detto che gli andalusi hanno segnato più per demeriti altrui che per meriti propri: dilettantesco il posizionamento della difesa basca in occasione dei due gol avversari, entrambi orignati da azioni da fermo, e in particolar modo la seconda rete (rimessa lunga dalla destra, stacco indisturbato di Ersen Martin a centro area e colpo di testa vincente) è stata definita da più giornalisti come un gol che non si vede prendere nemmeno nei campi di periferia. Per fortuna dell'Athletic, che ha fatto più possesso palla ma che ha tirato come al solito col contagocce, il portiere Roberto ha pensato bene di restituire i favori concessi dai bilbaini in precedenza e ha steso in area Ion Velez dopo aver mancato una presa alta facile facile: Llorente ha dato prova di personalità incaricandosi della battuta del rigore e trasformandolo con freddezza. Il Recre a quel punto avrebbe dovuto segnare altri due gol, e va da sé che per una squadra con una media liguera di una rete a partita l'impresa fosse più che improba; il risultato, infatti, non è più cambiato e i biancorossi hanno ottenuto la sospirata qualificazione. Che pena, però. In uno stadio "Colombino" semi-deserto le due squadre hanno dato un'immagine di sé poverissima, confermando tutti i loro problemi e dando vita ad un match per lunghi tratti inguardabile. Io non mi voglio rassegnare a questa dimensione dell'Athletic (la terza squadra più titolata di Spagna, lo ricordo) da provinciale di infimo livello, ma certe prestazioni sempre più abituali sembrano indicare come la parabola bilbaina inizi a tendere irrimediabilmente verso il basso.

Due notizie flash: 165 calciatori baschi, compresi tutti i giocatori della prima squadra dell'Athletic, hanno firmato un documento contro il cambio di denominazione della selezione basca da Euskal Herria (l'insieme delle sette province, comprese la Navarra e i Paesi Baschi francesi) a Euskadi (le tre province in territorio spagnolo, Bizkaia, Araba e Gipuzkoa). Una scelta politica della Federazione basca, presa per fare un favore a quelle di Spgna e Francia (in cambio di chissà cosa, poi), che non ha un senso nè dal punto di vista storico, nè dal punto di vista geografico nè, tantomeno, dal punto di vista calcistico, visto che nella Selekzioa militano o hanno militato navarri e baschi francesi. I firmatari del documento hanno affermato che non giocheranno la classica amichevole di Natale, in programma stavolta contro l'Iran, se la Federazione basca non farà marcia indietro sul nome della squadra. Un'iniziativa lodevole e giustissima che appoggio in pieno, staremo a vedere come evolverà la situazione.
L'altra notizia riguarda Fernando Llorente, convocato oggi da Del Bosque per sostituire Fernando Torres in vista dell'amichevole con il Cile. Un riconoscimento ufficiale degli evidenti progressi del giovane attaccante biancorosso, finalmente incamminatosi sulla via della definitiva maturazione.

giovedì 13 novembre 2008

10a giornata: Mallorca 3-3 Athletic.


I Leoni festeggiano Llorente dopo il gol del 3-3 (foto Eitb24).

Mallorca: Lux; Josemi, Nunes, Ramis, Corrales; Varela, Martí, Jurado, Cléber Santana, Arango (82' Webó); Aduriz (87' Trejo).
Athletic: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz, Balenziaga; David López (72' Susaeta), Orbaiz, Javi Martínez, Gabilondo (58' Ion Vélez); Etxeberria (46' Yeste), Llorente.
Reti: 11' Cléber Santana, 43' Iraola (rig.), 57' e 74' Arango, 78' Ion Vélez, 91' Llorente.
Arbitro:
Medina Cantalejo (comité andaluz).

A chi serve questo pareggio? Non all'Athletic, che evita sì la sesta sconfitta consecutiva (sarebbe stata la peggior serie negativa della storia biancorossa) ma resta in penultima posizione, e nemmeno al Maiorca, che ha visto sfumare una vittoria quasi certa dopo essere stato in vantaggio 3-1 a 15' dalla fine; l'unica persona felice per il 3-3 dell'Ono Estadi è senza dubbio Joaquin Caparros, salvato da un esonero praticamente certo dal cabezazo in pieno recupero di "San" Nando Llorente. I tifosi chiedevano una prova d'orgoglio e la squadra in settimana aveva fatto quadrato attorno al tecnico, tuttavia alla prova del campo l'Athletic ha palesato i soliti limiti di questo tribolato avvio liguero: difesa distratta, centrocampo che non riesce a fare filtro, ali che non spiccano il volo e, più in generale, incapacità di mantenere alto il ritmo e di giocare con intensità per larghi tratti del match; questa squadra va a sprazzi, vive di fiammate improvvise che nascono e muoiono nel giro di pochi minuti, e insomma non sembra avere la cattiveria, la concentrazione e la tenuta mentale che pure aveva dimostrato di possedere nell'esaltante finale dello scorso campionato. Emblematica, in tal senso, anche la prestazione di Maiorca: dopo essere stati messi sotto dai padroni di casa per mezz'ora e aver incassato il gol di Cléber Santana, i biancorossi hanno avuto una reazione di pura rabbia, mettendo a ferro e fuoco l'area avversaria, sfiorando in due occasioni notevoli il pari con Llorente (clamoroso il salvataggio sulla linea di Jurado a Lux battuto) e ottenendolo in chiusura grazie ad un rigore realizzato da Iraola, penalty fischiato per un fallo di mano piuttosto netto di Ramis. Similmente alla partita con il Real Madrid, i Leoni sono rientrati in campo paradossalmente meno convinti, nonostante avessero raggiunto l'1-1 quasi allo scadere del primo tempo (fattore che dovrebbe conferire, almeno in teoria, un certo vantaggio psicologico), e hanno incassato il secondo vantaggio maiorchino dopo 10'. Un gol ingiustamente annullato a Llorente ha fatto da intermezzo prima del 3-1, siglato ancora una volta da Arango che era in astinenza da 6 mesi; in entrmbe le occasioni c'è stato pure lo zampino del mai troppo rimpianto Aduriz, assist-man prezioso grazie a due sponde eccellenti per il lussuoso mancino del venezuelano. Quando tutto sembrava perduto, il bilbaini hanno tirato fuori la "garra" e hanno prima ridotto le distanze con Vélez, ben imbeccato da Yeste, quindi hanno trovato il pareggio all'ultimo tuffo grazie a Llorente (e ad un'uscita quantomeno fuori tempo del portiere Lux), pescato nell'area piccola da un bel cross di Susaeta. Una dimostrazione del potenziale che questa squadra potrebbe avere se solo riuscisse a dare continuità alla sua azione, cosa che finora non si è vista quasi mai. Caparros manterrà la sua panchina almeno fino a domenica, quando si disputerà uno dei derby baschi più svalutati della storia, con l'Athletic penultimo ad ospitare l'Osasuna fanalino di coda; inutile dire che si tratta del primo appuntamento cruciale della stagione per una squadra che non ha ancora trovato la sua dimensione dopo 10 giornate di Liga.

Si disputa stasera alle 21 il ritorno di Coppa del Re tra i biancorossi e il Recreativo di Huelva. Caparros ha lasciato mezza squadra a Bilbao e ha convocato i seguenti giocatori: Iraizoz, Armando; Koikili, Ustaritz, Etxeita, Aitor Ocio; Del Olmo, Garmendia, Gabilondo, Susaeta, Orbaiz, Gurpegi, Javi Martínez, Iturraspe; Llorente, Ion Vélez. Si rivede con piacere il canterano Ander Iturraspe, che dovrebbe peraltro partire titolare, mentre il tecnico ha deciso di non chiamare Ismael Lopez. Si parte dal 2-0 dell'andata, margine discreto ma non del tutto sicuro.

Per finire, ecco la classifica della Liga dopo 10 giornate:


martedì 4 novembre 2008

9a giornata: Athletic 1-4 Villarreal.


Mucchio su Etxebe dopo il gol del pari, ma la gioia biancorossa durerà poco (foto Eitb24).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta (46' Ustaritz), Balenziaga; David López, Orbaiz, Yeste (61' Javi Martínez), Gabilondo; Etxeberria (61' Ion Vélez), F. Llorente.
Villarreal CF: Diego López; Ángel, Gonzalo, Godín, Capdevila; Cazorla, Senna, Bruno, Pires (83' Edmilson); Rossi (63' Mati Fernández), J. Llorente (89' Altidore).
Reti:
24' Rossi, 28' Etxeberria, 52' Pires, 59' Cazorla, 90' Altidore.
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).

Se qualcuno dovesse chiedermi una caratteristica per descrivere l'Athletic di Caparros, una peculiarità spiccata della squadra vista in questo anno e mezzo di gestione-Jokin, non avrei dubbio alcuno nel dare una risposta secca: l'incredibile discrepanza tra le prestazioni nel primo tempo e quelle nella ripresa, soprattutto nelle gare casalinghe. La scorsa stagione era un vero leit-motiv delle partite dei Leoni, mentre quest'anno sembrava che il tecnico fosse riuscito a correggere un difetto che iniziava ad assomigliare sempre più ad un peccato capitale, e invece... Invece col Barcellona i bilbaini hanno retto un tempo e pure col Madrid nella ripresa hanno combinato pochino, nonostante il palo di Llorente nel finale, anche se il climax è stato raggiunto ieri contro il Villarreal: prima frazione strepitosa, senza dubbio il punto più alto di questo tribolato inizio di stagione, seguita da un secondo tempo in cui avrebbe fatto comodo la presenza dei Ghostbusters, visto che l'undici di casa somigliava più a una congrega di ectoplasmi vestiti di biancorosso che a una squadra di calcio. Patetica, penosa, oscena: scegliete voi un aggettivo per l'ennesima partita double face di questo sconcertante Athletic caparossiano, mentre io vado a proporvi la cronaca del match.
Formazione-tipo sia per il Villarreal che per i padroni di casa, i quali scendono in campo con gli stessi uomini del Bernabeu; continua dunque l'ostracismo verso Susaeta, cui Caparros sta preferendo in questo momento David Lopez e Gabilondo (ovvero le due ali che io terrei stabilmente fuori), mentre Javi Martinez si accomoda in panchina dopo essere rientrato dall'infortunio nell'incontro di Copa del Rey con il Recreativo. L'Athletic parte bene e fin dall'inizio mette alla frusta il Submarino Amarillo, le cui difficoltà a tenere il campo sembrano confermare il momento poco brillante della squadra di Pellegrini, reduce da una rimonta assurda subìta contro un Atletico in 10 e dall'incredibile 0-5 contro il Poli Ejido in coppa; i biancorossi, al contrario, tengono il campo con autorevolezza, giocano corti, chiudono gli spazi e pressano i portatori di palla avversari molto vicino alla loro area, generando pericoli in serie per Diego Lopez. Llorente chiama in causa il portiere ex Real Madrid con un bel cabezazo al 12' e due minuti più tardi Balenziaga, intraprendente come sempre, spara un gran sinistro dal limite che finisce di poco fuori. Il San Mamés si esalta e incita i Leoni con straordinaria intensità, i giocatori rispondono con un quasi assedio ma si perdono come spesso accade al momento di finalizzare, collezionando cross e angoli in serie senza però riuscire a creare altre nitide palle gol. E il Villarreal? Fin qui non pervenuto, il Submarino Amarillo attende sornione, fa sfogare gli avversari e, non appena Senna alza il ritmo a centrocampo, trova un immeritato vantaggio al 24': Balenziaga perde palla provando ad uscire a testa alta dall'area (manco fosse Beckenbauer, ndr), Pires ringrazia e serve al centro Rossi, il cui sinistro è una rasoiata che non lascia scampo a Iraizoz. Nemmeno il tempo di imprecare che i baschi pareggiano, ricalcando la reazione rabbiosa avuta contro il Madrid dopo il 2-0 di Higuain; il merito del gol è di Etxebe, che al 28' incorna in rete da posizione defilata un calcio d'angolo di David Lopez, ma nell'occasione è evidente l'errore di posizionamento del portiere ospite, il quale sembra quasi perdere la bussola nell'osservare la traiettoria del pallone e finisce per farsi infilare sul proprio palo. L'Athletic ci crede, è carico dopo aver trovato immediatamente il pari e riprende ad attaccare con foga, tanto che al 31' segnerebbe pure il 2-1 grazie ad una punizione tagliatissima di Yeste da destra; il condizionale è d'obbligo, però, perché la punizione è di seconda e il numero 10 calcia direttamente in porta, anche se non si riesce a capire se Diego Lopez tocchi il pallone, nel qual caso il gol sarebbe regolare. L'arbitro non è di questo parere e si resta dunque sul pari, ma ormai i Leoni sono proiettati in avanti e la loro pressione diventa un vero assalto all'arma bianca; la porta del Villarreal rischia di cadere tre volte nel giro di tre minuti, dal 35' al 38', e i valenciani devono ringraziare prima il loro portiere (volo a togliere una castagna di David Lopez dal "sette"), quindi il palo colpito da Gabilondo su azione d'angolo e infine Madama Fortuna, ché il cabezazo di Llorente in tuffo sfiora il palo con Diego Lopez immobile. Gli ospiti tornano a farsi vedere al 39' con un palo esterno colto da Joseba Llorente, a cui non bisogna mai lasciare un metro in area di rigore, ma il primo tempo si chiude ancora nel segno dell'Athletic, con Amorebieta che non riesce a deviare in porta da un metro una palla vagante e anzi si stira nel tentativo, infortunio che richiede l'ingresso di Ustaritz dall'inizio della ripresa. Dopo 45' giocati con grande autorevolezza sarebbe lecito aspettarsi dall'Athletic una prestazione positiva, magari meno intensa a causa della stanchezza ma comunque di buon livello; come detto in apertura, invece, i biancorossi semplicemente restano negli spogliatoi e spediscono in campo delle controfigure cartonate che si fanno prendere a pallate dagli uomini di Pellegrini senza opporre la minima resistenza, evidenziando un'inferiorità che sarebbe più consona ad un Amatori UISP Bilbao-Villarreal più che ad una partita tra squadre della stessa categoria. Ad onor del vero, i Leoni (si fa per dire) reggono cinque minuti cinque, poi incassano la rete di Pires (errore di Iraola, che si fa saltare con troppa facilità da Rossi, poi assist-man prezioso per il francese) e spariscono, liquefatti come ghiaccioli al solleone agostano. L'eurogol di Cazorla al 59', un sinistro che tocca il palo prima di spegnersi in fondo al sacco, mette la parola "fine" alle speranze di rimonta dei bilbaini, incapaci di reagire come il peggiore dei pugili suonati; i cambi di Caparros servono poco o nulla, più incisivi sono quelli di Pellegrini che riceve buone sensazioni soprattutto da Mati Fernandez. Il Submarino Amarillo sfiora più volte la quarte rete muovendosi a suo piacimento tra i fantasmi biancorossi ed è proprio il cileno ad andare vicino al gol della giornata con una percussione irresistibile conclusa da un tocco fuori di pochissimo. L'unica azione degna di nota dell'Athletic nel secondo tempo capita all'84' a Javi Martinez, ma il centrocampista navarro non riesce a mettere dentro da due passi e spara su Diego Lopez il pallone che avrebbe potuto quantomeno portare ad un arrembaggio finale. La scena se la prende così Altidore, giovanissima promessa statunitense che entra e dopo un minuto realizza il quarto gol dei suoi, prima rete in assoluto di un calciatore made in USA nella Liga. Non facciamoci mancare nulla.
Si chiude dunque con un'altra sonora sconfitta quello che i giornalisti spagnoli avevano definito "Tourmalet", ovvero la serie di incontri con tutte le migliori squadre della Primera, e il bilancio non è certo lusinghiero: 4 sconfitte su 4, 12 gol incassati e solamente 3 fatti, sprazzi di gioco decente (i primi tempi con Barça, Real e Villarreal) alternati a troppi momenti di buio totale (l'intera gara di Siviglia, i secondi tempi delle altre tre partite). Dopo il Tourmalet, scalato all'andatura di un velocista, l'Athletic è in zona retrocessione, desolatamente penultimo con 5 punti in 9 gare (uno solo in più del fanalino di coda Oasasuna), e la crisi tecnico-tattica che attraversa non pare di facile soluzione. Addirittura siamo tornati ai tempi della squadra-Aspirina, secondo la definizione del nostro amico Txemi Guerra, ovvero una formazione capace di rivitalizzare gli avversari reduci dalle peggiori batoste, com'è successo ieri con i canarini valenciani. Oggi si parla con insistenza della panchina traballante di Caparros, cosa normale visti i pessimi risultati dei Leoni fin qui. Personalmente comincio a credere che sia la soluzione migliore, ma vedrò di argomentare meglio questa mia posizione nei prossimi giorni.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: alla luce della trasformazione nella ripresa sono pochi, pochissimi i biancorossi da salvare. Etxeberria gioca un buon primo tempo, frulla come una trottola alle spalle di Llorente ed è sempre pronto ad approfittare degli spazi aperti dall'ariete riojano per inserirsi e tentare la conclusione; segna un gol da opportunista, il secondo consecutivo, ed è a oggi uno dei più in forma della rosa. In ripresa Amorebieta dopo gli orrori contro Barcellona e Real: sicuro negli interventi, dominatore di testa, il canterano fornisce la miglior prestazione stagionale, segno di carattere dopo le critiche ricevute, ed è bravo ad annullare un cliente pericoloso come Joseba Llorente. Peccato per quell'infortunio muscolare che lo fa uscire al 45'. David Lopez è più attivo e consistente del solito, Nando Llorente si batte sempre come un gladiatore, anche se nella seconda frazione fa quasi tenerezza vederlo abbandonato là davanti.
Sembra strano trovarlo nell'elenco dei peggiori, ma per una volta devo citare Iraola, che commette una leggerezza determinante facendosi scappare Rossi nell'azione dell'1-2. Balenziaga, al contrario, colleziona la terza stupidata della sua breve avventura bilbaina: è vero che quando spinge si fa sentire, ma sarà bene che l'ex errealista si dia una regolata in difesa, visto che il computo dei gol subìti a causa dei suoi errori inizia a farsi preoccupante (e intanto Koikili marcisce in panchina...). Troppo molle la coppia Orbaiz-Yeste nella ripresa, e pare ormai evidente che le buone opzioni offensive offerte da un doble pivote del genere non possano bastare di fronte alla leggerezza palesata in fase di non possesso. Gabilondo è anonimo oltre il livello di guardia, il povero Ustaritz entra e viene travolto dallo tsunami amarillo.

venerdì 31 ottobre 2008

Andata dei sedicesimi di Copa del Rey: Athletic 2-0 Recreativo.


Capitan Gurpegi esulta dopo il gol di David Lopez (foto Eitb24).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz, Koikili; Susaeta, Gurpegui, Javi Martínez (75' Muñoz), David López (69' Del Olmo); Ion Vélez, Llorente (81' Iñigo Velez).
Recreativo de Huelva:
Roberto; Morris, Beto, Lamas, Poli; Camuñas, Barber, Javi Fuego (67' Jesús Vázquez), Akalé (63' Joselito); Marco Rubén (77' Pablo Oliveira), Ersen Martin.
Reti
: 32' Ion Vélez, 41' David López.
Arbitro: Teixeira Vitienes (Colegio Cántabro).
Note: espulso al 1' st Ersen Martin per gioco violento.

Vittoria e fischi. Anche nella serata in cui l'Athletic riesce finalmente ad ottenere un'affermazione, peraltro piuttosto netta, c'è di che essere poco soddisfatti e il pubblico reagisce facendo sentire chiaramente la propria disapprovazione al termine del match, chiaro sintomo che il credito accumulato l'anno scorso da questa squadra si è esaurito quasi del tutto, così come la pazienza dei tifosi. A scatenare la protesta del San Mamés non è stato tanto il risultato, un 2-0 abbastanza rassicurante in vista del ritorno (ma attenzione a non abbassare la guardia...), quanto l'atteggiamento dei Leoni nel secondo tempo, giocato tutto in superiorità numerica per l'espulsione dopo 30 secondi di Ersen Martin, reo di aver colpito con una gomitata Aitor Ocio, e nel quale i biancorossi invece di accelerare e chiudere i conti hanno tirato quasi i remi in barca. Un peccato, perché dopo lo scoppiettante finale della prima frazione era lecito attendersi qualcosa di meglio, anche alla luce dell'uomo in più per 45 minuti, ma al Recreativo è bastato chiudersi a riccio a difesa della propria area per non correre rischi, ed anzi sono stati gli uomini di Alcaraz a fare la voce grossa con alcuni contropiedi, in uno dei quali, all'80', Jesus Vazquez ha chiamato Iraizoz al grande intervento per sventare una rete che sarebbe stato disastroso incassare.
Caparros fa un po' di turnover ma non stravolge più di tanto il suo undici base: si rivede con piacere Koikili, epurato non si sa come mai dal tecnico dopo la strepitosa annata scorsa, e tornano a giocare dal primo minuto Ustaritz, Susaeta, Gurpegi, Ion Velez e Javi Martinez, recuperato dopo l'infortunio (solo una comparsata, invece, per Muñoz, Del Olmo e Iñigo Velez, e va detto che diventa difficile valutare i nuovi acquisti se giocano 20 minuti ogni 5 partite). L'inizio dell'Athletic è assai farraginoso, con i soliti problemi mostrati quando i Leoni sono costretti a fare la partita, e in pratica l'1-0 arriva alla prima vera conclusione in porta, al 32': centro di Iraola, come sempre uno dei migliori, stop e tiro vincente di Ion Velez, che non segnava dalla prima giornata di Liga. In chiusura di tempo David Lopez arrotonda il punteggio con una bella punizione dal limite, lasciando immaginare ben altra ripresa per una squadra apparsa più tonica e convinta nell'ultimo quarto d'ora. Il rosso a Ersen Martin sembra poter spalancare le porte ad una vittoria larga e definitiva, invece è il Recre a trarre maggiori benefici dalla propria inferiorità numerica, poiché gli uomini di Alcaraz si ammassano nella propria metà campo e per i Leoni è notte fonda. Nel secondo tempo, in pratica, i bilbaini non tirano mai in porta con pericolosità e nemmeno i cambi di Caparros, peraltro piuttosto ritardati, riescono a cambiare l'inerzia di una partita che i suoi giocatori sembrano accontentarsi di vincere 2-0, come se questo punteggio li riparasse da ogni tipo di sorpresa nel ritorno. Di qui i giustissimi fischi del pubblico, esasperato per 45' minuti di incomprensibile non-gioco e quasi beffato, come detto, da un contropiede andaluso a dieci minuti dal termine.
Speriamo che la vittoria possa servire a ritrovare quella convinzione che, pur vista a tratti col Barça e al Bernabeu, può venire solo quando arrivano anche i risultati; sabato sera arriva il Villarreal, clamorosamente sconfitto ieri sera per 5-0 dal Poli Ejido, squadra di Segunda, che quindi cercherà immediatamente di rifarsi. Segnalo in chiusura la prova incoraggiante di Gurpegi, ieri migliore in campo, che a parer mio serve come il pane alla causa biancorossa.

giovedì 30 ottobre 2008

Stasera Athletic-Recreativo.

Inizia oggi alle 21 la nuova avventura dell'Athletic in Copa del Rey, quella che un tempo era la "nostra" coppa ma che non vinciamo dall'ormai lontanissimo 1984. L'ultima finale arrivò l'anno dopo (sconfitta per 2-1 contro l'Atletico Madrid) e da allora è il buio, visto che i Leoni sono riusciti ad arrivare alle semifinali solo due volte negli ultimi 23 anni: nel 2001/02 caddero contro il Real Madrid di Zidane, mentre nel 2004/05 dovetti assistere alla più grande delusione sportiva da quando seguo i biancorossi, l'eliminazione ai rigori contro il Betis in una doppia sfida quasi dominata. Stasera si riparte dal San Mamés per l'andata dei sedicesimi, avversario quel Recreativo di Huelva che sta ben figurando da quando Alcaraz si è seduto sulla sua panchina, e la speranza è quella di poter cancellare il bruttissimo inizio di Liga con una prestazione convincente. La lista dei convocati da Caparros è la seguente: Iraizoz, Armando; Koikili, Ustaritz, Iraola, Ocio, Casas; Del Olmo, David López, Susaeta, Gurpegi, Muñoz, Javi Martinez; Llorente, Iñigo Vélez, Ion Velez. Restano a riposarsi Yeste, Orbaiz, Balenziaga ed Etxeberria, mentre non sono stati chiamati giocatori dal Bilbao Athletic. A tal proposito, segnalo che Ismael Lopez si è allenato per diversi giorni con la prima squadra e sembrava addirittura che potesse esordire al Bernabeu; Jokin non lo ha chiamato, però, e sinceramente speravo di vederlo almeno in Coppa. Spero che il suo approdo nella formazione maggiore sia solo questione di tempo, perché mi sembra evidente che ci serva come il pane un attaccante degno di questo nome.

martedì 28 ottobre 2008

8a giornata: Real Madrid 3-2 Athletic.


Fernando Llorente: ieri per lui una partita da protagonista, anche se senza gol (foto Eitb24).

Real Madrid: Iker Casillas; Míchel Salgado, Pepe, Heinze, Marcelo; Sneijder (77' Diarra), Gago, Van der Vaart (58' Guti); Robben, Higuaín, Raúl (88' Saviola).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Balenziaga; David López, Orbaiz, Yeste (79' Susaeta), Gabilondo (77' Casas); Etxeberría (56' Garmendia), Llorente.
Reti: 13' Sneijder, 29' Higuaín, 34' Etxeberría, 44' Iraola (rig.), 58' Higuaín.
Arbitro: Alvarez Izquierdo (colegio catalán).
Note: espulso al 76' Amorebieta (A) per gioco violento.

Partiamo dalla buona notizia: con la partita di ieri è finito l'Ottobre Terribile dell'Athletic, a cui adesso manca solo il match col Villarreal per chiudere la serie di quattro scontri di fila con le migliori squadre della Liga. Scherzi a parte, è passata una settimana dalla sconfitta col Barcellona ma la sensazione di amaro in bocca è rimasta la stessa, anzi, forse è addirittura maggiore... Alzi la mano chi, dopo il 2-2, non ha pensato di poter uscire con almeno un punto dal Bernabeu, e va detto che i Leoni ci sono andati davvero vicini. Purtroppo, quando si commettono errori dilettanteschi di fronte a squadre come il Madrid si viene subito puniti, e così un giusto pareggio si trasforma in un'immeritata sconfitta. Che partita, però: ribaltamenti di fronte continui, pali e traverse, un gol annullato, un rigore dubbio concesso e un altro netto non fischiato, botte, confronti verbali e non, temperatura caldissima sulle tribune, insomma un vero e proprio "partidazo" come si confà ad un classico quale Real-Athletic.
Caparros conferma la formazione che ha ben figurato contro i blaugrana, con l'unica eccezione di Etxeberria, apparso in buona forma in settimana, al posto di Garmendia; il turnover madridista riguarda invece solo Sergio Ramos, sostituito dal redivivo Salgado, mentre la squalifica di Van Nistelrooy permette a Schuster di rinviare per una domenica ancora il momento in cui dovrà scegliere uno tra Higuain e Raul, anche se l'avvio di campionato dell'argentino è stato altra cosa rispetto alla scialba partenza del capitano merengue. Non appena Alvarez Izquierdo fischia l'inizio, si capisce subito che sarà una partita bella e combattuta: nei primi 10 minuti, infatti, si registrano un tiro fuori di poco di Sneijder, un miracolo difensivo di Salgado, che anticipa il colpo di testa di Gabilondo a Casillas battuto, e un gol ingiustamente annullato a Higuain per fuorigioco inesistente. L'alternarsi di occasioni da rete rispecchia il buon approccio al match dell'Athletic, che non si limita a difendere passivamente nella propria trequarti ma pare offrire la sua versione migliore, quella per intendersi del pressing alto e delle ripartenze veloci, tanto che intorno al 10' è evidente a tutti come siano i biancorossi a tenere in mano le redini del gioco. Quando si hanno in squadra fuoriclasse veri, però, l'inerzia di una partita può cambiare nel giro di pochi istanti, cosa che puntualmente accade al 13': sull'inserimento di Sneijder la difesa sbaglia il fuorigioco, l'olandese se ne va e scarica in porta una sassata di sinistro che non lascia scampo a Iraizoz. I baschi potrebbero subito riportarsi sul pari con un cabezazo di Llorente su azione d'angolo, ma là dove non può arrivare Casillas è appostato Marcelo che salva sulla linea e si guadagna la pagnotta. Paradossalmente, il buon Athletic visto fin qui al Bernabeu si spegne su questa occasionissima e torna a palesare i limiti osservati nel secondo tempo col Barça: squadra lunga, punte isolate e visibile arretramento degli undici a difesa della propria area, con conseguente perdita dei metri di campo fin lì conquistati; il Madrid sale di tono e sfiora più volte il 2-0 (clamoroso il palo del solito Sneijder al 18'), ottenendolo infine al 28' con un'azione da pazzi: palla per Van der Vaart, tacco spalle alla porta verso Raul, il capitano lascia scorrere facendo sbandare i centrali e Higuain si trova davanti lo spazio per il tiro, concludendo di prima intenzione con una rasoiata che ancora una volta lascia Gorka di sasso. Tutto lascia pensare che il gol del Pipita sia l'epitaffio sulla tomba zurigorri, invece i Leoni tirano fuori quella reazione d'orgoglio che da tempo i tifosi andavano chiedendo e rispondono subito al raddoppio delle merengues accorciando le distanze al 34'. L'azione si sviluppa sulla destra, con Etxebe che prende palla e chiede l'uno-due a Yeste: il passaggio è leggermente lungo ma il numero 10 fa il miracolo e con un tocco in spaccata serve di precisione il Gallo, bravo ad aspettare che Casillas battezzi il primo palo per superarlo con un bel diagonale. Il gol, anche se giunto in modo casuale più che a seguito di un'offensiva ragionata, ha il potere di rianimare i biancorossi e il finale di tempo sembra l'assedio di Fort Apache, coi blancos ad interpretare il ruolo dei poveri soldati e i bilbaini nei panni degli indiani assetati di sangue yankee. La pressione dell'Athletic non si concretizza però in evidenti occasioni da rete e per arrivare al pareggio serve un'ingenuità di Heinze, che colpisce con una manata al volto Llorente in piena area: il fallo è lieve ma abbastanza evidente e l'arbitro fischia un rigore certamente rigoroso che, a parer mio, poteva starci. Iraola va sul dischetto e con grande freddezza trasforma spiazzando Casillas. Il Real, ferito, si incattivisce e sembra cercare la rissa, l'Athletic non ci sta ad incassare a testa bassa e gli ultimi minuti del primo tempo vedono un susseguirsi di falli più o meno gravi, il più brutto dei quali viene commesso da Marcelo, che si meriterebbe il rosso per un'entrata assassina su Etxeberria ma viene graziato da Alvarez Izquierdo; si va al riposo sul 2-2, con la sensazione che il Madrid avesse perso la bussola e che l'intervallo sia arrivato pertanto a fagiolo. Calmatasi negli spogliatoi, la squadra di Schuster rientra in campo con il piglio del club di rango e nel giro di un paio di minuti coglie ben due traverse, prima con Higuain (gran destro da fuori area) e subito dopo con Heinze, che approfitta di un controllo difettoso in area di Yeste per scaricare una botta tremenda che quasi spacca il legno della porta di Iraizoz. Caparros fiuta il pericolo e fa un cambio intelligente: fuori Etxebe, piuttosto provato, e dentro Garmendia col compito di fare da raccordo tra Llorente e il resto della squadra e di creare pericoli alla difesa grazie alla sua velocità. La mossa sembra azzeccata se è vero che Joseba tocca il primo pallone e quasi manda in gol Gabilondo, che irrompe sul buon cross rasoterra del numero 8, anticipa il suo marcatore ma spedisce a lato. Proprio quando l'Athletic dà l'impressione di aver superato il momento critico e di poter tenere a bada le sfuriate merengues, l'errore dilettantesco di cui parlavo in apertura si materializza sotto forma di una palla persa stupidamente a centrocampo da Yeste e recuperata da Gago, la cui verticalizzazione immediata trova scoperta la difesa biancorossa e premia la cavalcata di Higuain, bravo a restare freddo davanti ad Iraizoz e a batterlo con un preciso piatto destro. Ottenuto il vantaggio in contropiede (!), il Real tiene alta la concentrazione e bada soprattutto a non scoprirsi, senza rilassarsi come dopo il 2-0, e per i Leoni diventa difficile creare qualcosa dalle parti di Casillas. Al 76', poi, Amorebieta si guadagna l'ennesima espulsione idiota della sua pur breve carriera provando ad azzoppare Higuain con un'entrataccia da dietro, peraltro sulla linea di centrocampo, e Jokin pensa bene di inserire il terzino Casas (no comment) per l'ala Gabilondo, puntando forse a difendere la sconfitta di misura, chissà... Dopo che Higuain sfiora la tripletta con un colpo di testa fuori di un niente, però, l'Athletic dà un ultimo colpo di coda e per poco non pareggia: all'84', infatti, Llorente prende palla sulla trequarti, supera Pepe e dai 25 metri lascia partire un bolide che sbatte sul palo con Casillas vanamente proteso in tuffo. Un minuto dopo è ancora Nando a portare scompiglio in area merengue, il solito Pepe lo sbatte a terra con una spallata plateale ma stavolta l'arbitro non fischia, nonostante questo rigore fosse assai più evidente di quello decretato nel primo tempo. La vittoria va dunque al Madrid, ai Leoni restano gli effimeri complimenti degli addetti ai lavori e un ben più concreto, e pericolosissimo, penultimo posto in classifica. Peccato che i biancorossi non abbiano giocato sempre così, finora, perché quei 5 punti in classifica sarebbero sicuramente molti di più.

Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 6:
incassa 3 gol ma può farci poco, anzi nulla. Per il resto compie il suo dovere, guida bene la difesa e soprattutto infonde sicurezza ai compagni, dote non da poco per un portiere. Brutta serata, ma non ha colpe.
Iraola 7: che sia uno dei migliori non è una novità, visto che occupa stabilmente le prime posizioni delle classifiche di rendimento da quando ha esordito nella Liga. Anche contro il Real è sempre puntuale nelle chiusure e preciso in impostazione, un po' limitato nelle discese dalle consegne tattiche ma sempre presente in fase di appoggio, e il gol arriva a coronamento dell'ennesima bella prestazione. In nazionale è arrivato con 5 anni di ritardo, altroché.
Aitor Ocio 6: la vecchia volpe comanda il reparto con il solito carisma ed è uno degli ultimi ad arrendersi. Quando c'è da randellare non si tira mai indietro, però lo fa con intelligenza, senza essere plateale, e per gli attaccanti del Madrid è comunque difficile superarlo.
Amorebieta 4: peggiore in campo contro il Barça, peggiore in campo al Bernabeu. Lento e impacciato com'è sembra assolutamente fuori forma, un cugino di quinto grado del centrale esplosivo ammirato l'anno scorso, ed ha notevoli problemi nel trovare la posizione; rispetto alla passata stagione ha perso brillantezza, però non ha lasciato a casa quelle maledette entrate spaccagambe che sovente gli costano un giallo o, nel peggiore dei casi, un rosso diretto. Ieri s'è beccato il cartellino più grave, giustamente: un fallo del genere, per di più a centrocampo, più che di rudezza è sinonimo di scarsa intelligenza.
Balenziaga 5,5: non paga dazio all'emozione dell'esordio su un campo mitico come quello del Real. Si fa notare poco, tuttavia tiene la posizione al meglio delle proprie possibilità e si fa apprezzare per la spinta, generosa anche se un po' discontinua. La fascia sinistra non avrà il Del Horno dei tempi d'oro, ma un terzino sinistro degno di questo nome sì. Purtroppo è lui a non salire in occasione della rete di Sneijder, pecca non da poco che gli vale mezzo voto in meno.
David Lopez 5: più che anonimo, corricchia senza costrutto sulla destra e si limita a mettere dentro un paio di punizioni interessanti. Poco, troppo poco per chi si fregia del pesante titolo di "ala", un ruolo per cui si dovrebbero almeno avere una buona velocità di base e quel minimo di imprevedibilità richiesta per saltare l'uomo. Il giocatore che corrisponde a questo identikit l'Athletic ce l'ha, peccato che si chiami Susaeta e ieri fosse in panchina...
Orbaiz 5,5: saranno i due infortuni consecutivi a entrambe le ginocchia, sarà la preparazione estiva che ancora pesa, sarà quel che sarà, però anche lui soffre del "complesso del cugino di Amorebieta": impossibile che l'imbolsito mediano visto ieri sia proprio Don Pablo, che nel passato ci aveva abituato ad una regia con pochi eguali nella Liga. Anche ieri, invece, non è andato oltre i soliti tocchettini orizzontali, mentre Gurpegi in panchina non aspettava altro che poter entrare.
Yeste 5,5: più propositivo del collega, ha il merito non da poco di servire a Etxeberria il pallone dell'1-2 con un grandissimo numero. Soffre un po' in fase di ripiegamento, cosa che suggerirebbe un suo impiego in coppia con un mediano di contenimento più che con un regista alla Orbaiz, e nel secondo tempo perde visibilmente lucidità e inizia a commettere errori non da lui. Prima sbaglia uno stop in area e serve ad Heinze un pallone d'oro, quindi prova un inutile tocco a superare Gago nel cerchio di centrocampo, si fa soffiare il pallone e fa prendere alla squadra il letale contropiede del 3-2. Peccato (dal 79' Susaeta s.v.).
Gabilondo 6: solito discorso con Igor, generoso e bravo a dare una mano in difesa quanto si vuole, ma tremendamente deficitario se c'è da distendersi e fare male all'avversario. E' in pratica un terzino aggiunto e infatti Caparros lo schiera volentieri contro squadre dal grande potenziale offensivo come il Real, però ne paga tutto lo scotto in fase di spinta. Per lo meno gioca sempre con il coltello tra i denti e dà sempre il 110% (dal 77' Casas s.v.).
Etxeberria 6,5: il gol e poco altro, ma la sua rete pesa moltissimo e riaccende una partita che sembrava già finita. Tonico per un tempo, finisce ben presto la benzina e Caparros lo richiama a inizio ripresa. Un ritorno positivo (dal 56' Garmendia 6: entra e fa subito una grande azione, terminata con un assist che Gabilondo non riesce a concretizzare. La sua velocità crea diversi imbarazzi alla retroguardia madridista, peccato che il gol di Higuain tagli un po' le gambe all'Athletic e lo privi di rifornimenti decenti).
Llorente 7: trema ancora il palo che colpisce a fine gara dopo una grande azione personale, un legno che priva l'Athletic del pareggio e Nando di un (euro)gol che avrebbe strameritato. Lotta come sempre da solo nella morsa dei centrali merengues, costretto per larghi tratti del match a giocare spalle alla porta, e in 90' mette insieme un rigore procurato, uno grosso come una casa negato, una rete fatta salvata sulla linea da Marcelo e, appunto, il palo. Non male, proprio no. Se solo ricevesse qualche pallone giocabile in più, avrebbe ben più di un gol segnato all'attivo.

mercoledì 22 ottobre 2008

I Leones su "la Repubblica"!

Perdonate l'autoreferenzialità, ma oggi l'edizione online de "la Repubblica" pubblica un articolo sui tifosi italiani delle squadre straniere e, meraviglia, cita anche noi Leones Italianos! Non potevo non scriverlo, visto cha la cosa riempie di gioia tutti coloro i quali hanno visto crescere la Peña (e io sono tra questi), trasformatasi in pochi anni da un fan club di pochi amici ad un punto di riferimento importante nel panorama dei tifosi zurigorri. L'articolo si trova qui ed è anche corredato da alcune foto, tra cui spiccano due della nostra Peña. Che altro aggiungere? Aupa Athletic y gora Leones Italianos!

martedì 21 ottobre 2008

7a giornata: Athletic 0-1 Barcellona.

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Balenziaga; David López, Orbaiz (77' Gurpegui), Yeste, Gabilondo (75' Ion Vélez); Garmendia (61' Susaeta); Llorente.
Barcelona:
Victor Valdes; Alves, Márquez (65' Puyol), Piqué, Abidal; Victor Sánchez, Yaya Touré, Keita (32' Busquets); Iniesta, Eto'o, Henry (79' Hleb).
Reti: 63' Eto'o.
Arbitro: Undiano Mallenco (Colegio Navarro).

Dà fastidio, e molto, perdere come è successo col Barcellona. Paradossalmente, preferisco una sconfitta come quella di Siviglia, un 4-0 sopra il quale è impossibile recriminare, rispetto allo 0-1 maturato ieri al San Mamés, figlio di una gara giocata pressoché alla pari (cosa quasi impossibile da pensare, alla vigilia) e che lascia un notevole amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato, per il poco coraggio delle scelte di Caparros e per la sensazione di scarsissima pericolosità che i biancorossi trasmettono anche quando tengono bene il campo. Un difetto, questo, che si palesa con sempre più preoccupante evidenza e che sta assumendo i contorni di un peccato capitale.
Jokin scioglie l'ultimo dubbio della vigilia solo al momento di consegnare le formazioni: c'è Garmendia dietro Llorente, solo panchina per Susaeta, che paga il buon momento di forma di David Lopez e la voglia di coprirsi a sinistra, la fascia difensivamente più debole, con Gabilondo in aiuto di Balenziaga; a centrocampo giostra il doble pivote Orbaiz-Yeste, che come recitava il vecchio adagio "vuol dire qualità", per il resto tutto come da programma. Muovo subito un primo appunto al tecnico di Utrera: perché lasciare fuori Markel? In una partita come questa, dove ovviamente l'Athletic cercherà di pressare alto e di sfruttare le spizzate di Nando, uno con la sua velocità non può che creare problemi alla retroguardia blaugrana... Da parte sua, Guardiola applica un robusto turnover,dovendosi anche misurare con infortuni e rientri dal Sudamerica, dunque via Xavi, Gudjohnsen, Messi e Puyol e dentro Piqué, Henry e il canterano Victor Sanchez, ennesimo prodotto del vivaio che il Pep lancia in prima squadra. Partono bene i bilbaini e dopo 3' Valdes è già chiamato ad un intervento difficile da una punizione liftata di David Lopez, forse un po' lenta ma comunque insidiosa quanto basta per richiedere il volo del numero 1 catalano. Risponde al 9' il Barça e lo fa ovviamente con Eto'o, bravo a saltare al limite un Amorebieta versione Bell'addormentato e ad impegnare Iraizoz, che deve imitare il collega per togliere dall'angolo la conclusione del camerunense. Sembra l'inizio di un match scoppiettante, tuttavia la partita si adagia ben presto sui canoni di uno sterile possesso palla degli ospiti, che si sviluppa spesso bel lontano dalla trequarti dell'Athletic, e di un atteggiamento aggressivo dei Leoni, pressing alto e contropiede, che non produce però riscontri effettivi in zona gol. Sicuramente soffrono poco i biancorossi, anche perché la squadra di Guardiola rumina calcio in modo del tutto inoffensivo, ma è anche vero che non riescono a rendersi pericolosi dalle parti di Valdes, eccezion fatta per un altro piazzato, stavolta di Yeste, su cui il buon Victor compie un vero e proprio miracolo andando a togliere la palla dall'incrocio dei pali alla sua destra. Al 38' c'è un'occasione anche per Garmendia, invero pimpante alla sua prima da titolare: cross di Gabilondo, palla sporcata dalla difesa e conclusione di prima che si perde in curva. Poca roba sulla sponda catalana: Iniesta a destra sembra un pesce fuor d'acqua (anche se un suo tiro al 21' sibila di poco sopra la traversa), Henry non si rende mai pericoloso e in generale la manovra blaugrana appare lenta e troppo macchinosa per creare grattacapi a una difesa ben messa in campo come quella bilbaina. Eto'o, l'unico davvero in palla, ci prova di testa in chiusura di tempo, ma Iraizoz fa buona guardia. Si chiude qui la prima frazione e, nonostante un possesso palla nettamente catalano, è l'Athletic ad aver lasciato l'impressione migliore e ad aver fatto di più per meritare il vantaggio. Come tante volte è accaduto lo scorso anno (e come speravamo non dovesse più succedere), però, la ripresa vede i Leoni arretrare il baricentro, smettere di aggredire i portatori di palla avversari fin dalla loro metà campo e ammassarsi un po' alla rinfusa davanti alla propria area, con la logica conseguenza che Llorente viene a trovarsi lontanissimo dal resto della squadra e che il Barça, pur non facendo granché, finisce per guadagnare metri. Questa situazione favorisce ovviamente i solisti blaugrana ed è proprio da un'azione personale di Henry che nasce il vantaggio degli uomini di Guardiola: il francese salta due avversari e serve Eto'o, bravo ad anticipare un Amorebieta poco convincente e ad infilare Iraizoz con una sassata mancina realmente imparabile. A questo punto appare evidente che l'Athletic abbia le stesse probabilità di ribaltare il match di quante ne ha Ion Velez di vincere il Pallone d'Oro, visto che la stanchezza comincia a farsi sentire e si somma alle ormai ataviche difficoltà nel creare gioco e nel tirare in porta. Il calo di Yeste, unico decente in fase di impostazione, non riesce ad essere compensato dagli ingressi di Susaeta, Velez e Gurpegi e al Barcellona basta difendersi con ordine per non correre rischi di alcun genere; sono anzi gli ospiti, guidati da un Iniesta che a sinistra torna sublime, a farsi vedere più volte in contropiede e a sfiorare il raddoppio con Eto'o, che si mangia un gol fatto sprecando un assist al bacio proprio di Iniesta. Al fischio finale i Leoni chiudono senza aver mai tirato in porta in tutto il secondo tempo, un record difficilmente peggiorabile. Che altro aggiungere? I problemi sono quelli noti e ormai mi sono stancato di ripeterli quasi ogni domenica; certo che è davvero impensabile poter vincere se il nostro centravanti non riesce a ricevere un solo pallone pulito in 90 minuti. Caparros potrebbe poi mostrare anche maggior coraggio, soprattutto quando si trova a fronteggiare un Barcellona rimaneggiato e parso quasi inoffensivo nella prima frazione: era davvero così peregrino avanzare Yeste e azzardare prima le due punte? Ai posteri l'ardua sentenza, a noi tifosi il compito di non crollare in vista della trasferta di domenica al Bernabeu.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: positiva, come detto, la prima da titolare di Garmendia, e non è un caso che i biancorossi siano pericolosi più o meno finché lui resta in campo; Joseba è dotato di tecnica e velocità, due caratteristiche che lo rendono perfetto per la tattica di Caparros, e mostra di intendersi molto bene con Llorente come ai tempi del Baskonia. In posizione di centrocamposta centrale puro, Yeste ha alternato prestazioni molto buone a prove poco soddisfacenti: la partita contro il Barça appartiene al primo gruppo, vista la capacità di creare gioco che sembra appartenere soltanto a lui nell'undici bilbaino. Aitor Ocio piace per come guida il reparto difensivo lungo tutto l'arco del match, Iraizoz risponde sempre presente ed è costretto ad arrendersi solo ad un tiro da pochi metri di distanza.
Amorebieta peggiore in campo: lento, spesso fuori posizione, entra duro solo a centrocampo (ammonizione evitabilissima quella presa su Busquets) e si lascia invece saltare facilmente al limite dell'area; assolutamente da dimenticare, poi, l'intervento goffo con cui non chiude il lancio di Henry, facendosi anticipare da Eto'o che se ne va e segna il gol partita. Sottotono gli esterni offensivi bilbaini, con Gabilondo che ripiega troppo per poter incidere in avanti e David Lopez che si segnala solo sui calci da fermo. Orbaiz lento e nullo in fase di regia, dove apre e lancia davvero col contagocce e per il resto si limita al compitino, appoggiando sugli esterni senza dare mai profondità. Avrei voluto vedere Susaeta in campo dal primo minuto, ma va detto che l'ingresso di Markel a mezz'ora dal termine non lascia tracce visibili sull'andamento della partita.

lunedì 13 ottobre 2008

La riunione dei Leones a Bologna.

Quest'anno, ahi de mi, non c'ero e il video che posto di seguito non fa che aumentare i miei rimpianti. Un caloroso saluto a tutti i ragazzi e un grazie ad Emiliano che ha realizzato e montato il superbo filmato. Da gustarsi tutta, in particolare, l'ultima parte, nella quale i soci fanno vedere che tipo di maglietta preferiscono... Aupa Leones eta beti gora Athletic!



venerdì 10 ottobre 2008

venerdì, 10 ottobre 2008

Un nuovo articolo di AupaAthletic.net.

Torno a pubblicare un articolo della nostra fanzine online che spiega molto bene il senso della votazione di due giorni fa e della nuova bocciatura di Macua. L'autore è ovviamente Simone Bertelegni, al solito impareggiabile nel descrivere i retroscena societari e assai lucido nella sua analisi. Buona lettura!

MACUA ATTENTO ALLE IDI DI OTTOBRE
di SIMONE BERTELEGNIUn anno fa, giorno più, giorno meno, su questo stesso sito parlavo del NO dei soci delegati al bilancio preventivo, in pratica alla «Finanziaria», redatto da F. García Macua e dalla sua cricca. Scrivevo con un pizzico di incertezza che «mi sembrava» fosse la prima volta che l’assemblea dei soci sbatteva la porta in faccia ai conti della dirigenza. Tuttora non sono sicuro che fosse la prima volta, ma sono certo che mai nessun presidente dell’Athletic è stato «bocciato in economia» per due anni consecutivi. Macua ce l’ha fatta.
Nottata dell’8 ottobre (alla faccia del numero fortunato cinese, a Macua ottobre porta una sfiga bestiale): si riunisce l’assemblea dei soci delegati dell’Athletic per votare su tre questioni: approvazione del bilancio 2007-08, approvazione del bilancio preventivo 2008-09, riforma dello Statuto del club. Tre temi delicati, e che tuttavia una volta di più il CdA del club ha trattato in maniera sprezzante (l’arroganza mi sembra il tratto distintivo di questa dirigenza): prima, non cedendo la parola ai soci dopo ciascun punto dell’OdG, ma solo dopo averli esposti tutti e tre; secondo, incentrando quasi tutta l’assemblea sul punto 3, come se il punto 2 (che in fondo comprende anche la questione pubblicità) non fosse «caldo»; terzo, lanciando una specie di avvertimento mafioso del tipo «votate tre sì, è una proposta che non si può rifiutare».
Il risultato è eloquente: approvato il punto uno, bocciati il due (54,16% di no) e il tre (57,65% di no); un socio ha anche minacciato di impugnare davanti a un tribunale l’assemblea perché la parola ai soci è stata concessa in maniera difforme da quanto previsto dallo Statuto. L’Athletic ha chiuso il 2007-08 con un attivo di «ben» 33mila euro, ma il budget per la stagione in corso è da rivedere.
In parte è una vittoria del fronte del NO alla pubblicità. Ma non sentiamoci «troppo forti». Il no al punto 2 ha tante spiegazioni. È il frutto della somma delle volontà di:
- chi non vuole assolutamente la pubblicità;
- chi ritiene 2 milioni di euro annui una cifra ridicola e offensiva;
- chi non accetta un aumento della quota societaria annua che sfiora il 6%.
Questi ultimi sono da capire: l’anno scorso hanno sopportato un +15% circa ed erano stati convinti che con l’arrivo della pubblicità l’aumento sarebbe stato entro i limiti dell’inflazione (4% circa).
Insomma, Macua li ha un po’ presi per i fondelli, ma meno male che se ne sono accorti.Non ne ho le prove, ma forse ha pesato sulla votazione anche una notizia diffusa in settimana. Finalmente il CdA ha varato un piano e il nuovo organigramma del settore giovanile. In campagna elettorale, Macua aveva annunciato di averlo già pronto e che Lezama sarebbe stato affidato alla supervisione di un tecnico di fama internazionale. Be’, per essere già pronto c’è voluto più di un anno, e grossi nomi non se ne sono visti. Può darsi che qualcuno abbia voluto sottolineare la falsità della promessa elettorale votando no anche su questioni non inerenti.
I soci delegati hanno anche bocciato la proposta di riforma dello Statuto, su cui non so molto e perciò preferisco tacere. Mi sembra che al vaglio dei soci ci fosse la possibilità di una sostituzione dei «compromisarios» con un certo numero di soci estratti a sorte tra tutti quelli esistenti. Dirò solo una cosetta a favore della gestione Macua: non mi dispiace la riforma della Fondazione Athletic. In pratica, quest’ultima in precedenza riceveva fondi dall’Athletic; ora è essa a ricevere tutte le entrate al posto del club, per poi restituire a quest’ultimo il necessario. Il tal modo, trattandosi di una fondazione, gli investitori possono essere più ingolositi dall’Athletic, perché per ogni soldo che gli versano via Fondazione devono al Fisco molto meno che se lo facessero direttamente al club. E che l’Athletic abbia bisogno di soldi è innegabile. La cosa dimostra che se questo CdA si spreme un po’ le meningi, qualche idea innocua la trova. Ora che succederà? Fossi in Macua mi dimetterei. Ma gli interessi di cui lui è solo la parte visibile non possono permettersi di perdere il seggio presidenziale. Macua convocherà un’assemblea straordinaria, abbasserà di uno 0 virgola l’aumento delle quote e convincerà la maggioranza a votare sì perché altrimenti il club non avrà una politica economica per la stagione in corso. E la paura ricompatterà l’assemblea.

Macua bocciato: il nemico non passa!

Votaciones definitivas de la Asamblea de Compromisarios 08-10-2008

1. Balance del año anterior. APROBADOS. Sí 324, no 260, en blanco 8 y 7 nulos.

2. Presupuestos: RECHAZADOS. 259 sí, 325 no, 9 en blanco y 7 nulos.

3. Reforma de los estatutos: RECHAZADOS. 219 sí, 343 no, 21 en blanco, y nulos 12.

In generale, i soci compromissari hanno rifiutato le proposte di Macua per la gestione del nuovo anno e la sua riforma della Statuto, dopo le bastoste dello scorso anno il presidente incassa altri due rifiuti che lo portano sul baratro delle dimissioni. Lo spazio di manovra della JD è molto limitato, la maggiornaza è contro di lui...attendiamo novità!!!

Come disse il saggio, attendiamo in riva al fiume, aspettando che la corrente porti a valle il cadavere (figurato, s'intende) del nostro nemico. MACUA DIMISION!