mercoledì 30 luglio 2008

Lo scempio è compiuto.

C'è da aggiungere qualcosa a queste immagini, le più tristi e strazianti che abbia mai postato sul mio blog? Non credo proprio. E' quasi superfluo dire che la maglia insudiciata da quella scrittà è orrenda, ridicola e non c'è ormai più differenza tra la nostra divisa e quella del Southampton. Siamo diventati una squadra come le altre, almeno dal punto di vista dei colori. Cosa avranno da ridere i giocatori proprio non lo so, specie quelli che avrebbero dovuto parlare e non lo hanno fatto...si vede che è un vizio, vero Etxebe? Tremende le immagini di quei due esseri ignobili di Macua e Imaz che sorridono come se fossero al ballo delle debuttanti mentre stringono tra le loro mani sporche la nostra gloriosa camiseta (nostra, non loro, mai) irrimediabilmente sfregiata.
Alla presentazione erano in 8.000 (su 40.000 posti), non è stata organizzata nessuna forma di protesta e la gente contraria ha preferito disertare, aspettando tempi migliori (leggi: la fine delle vacanze) per organizzarsi in modo serio e pensato. Noi italiani saremo al loro fianco e non mancherò di darvi notizie delle eventuali iniziative di protesta sul blog. Per adesso mi limito ad invitarvi al boicottaggio della nuova maglia, mentre io inizio un personale "sciopero delle immagini": queste sono le prime e ultime foto della maglia sporcata che posterò, da qui in avanti non metterò mai più un solo pixel che dia visibilità a quella odiosa scritta bluastra che violenta il nostro biancorosso. Non mancheranno foto alternative, ma se vorrete vedere le foto o i video della partite dovrete andare altrove, magari sul sito del maledetto Correo.
Ho citato non a caso quel giornale, da sempre favorevole alla pubblicità e alla trasformazione dell'Athletic in Sociedad Anonima Deportiva (SAD), proprio come la Real Sociedad (e tutti avete sotto gli occhi la fine che hanno fatto). El Correo parla della presentazione di ieri in termini entusiastici, imitato dal Mundo Deportivo che riferisce addirittura di più di 10.000 presenti (ma dove li hanno visti?). Se qualcuno mastica il castigliano, gli consiglio la lettura di questo articolo di Gara che illustra in modo esauriente, e critico, l'americanata messa in piedi dalla Macua band ieri sera. Anticipo solo che il presidente ha avuto il coraggio di fare una domanda al pubblico, chiedendogli se per caso è cambiata la filosfia da ieri a oggi (riferendosi ovviamente alla pubblicità). La gente ha fischiato, per fortuna. Ma questo qui prende anche per il culo, ve ne rendete conto? Dobbiamo stare attenti, molto attenti, perché l'avvocato dei palazzinari bilbaini è capace anche di proporre l'ingaggio di giocatori stranieri con la stessa faccia seria che aveva ieri.
Vabbè, la chiudo qui. Vi segnalo solo che questo pomeriggio, alle ore 14.30, su Radio24 si parlerà della vicenda. Ospite in studio il fondatore ed ex presidente della Peña Leones Italianos, Simone Bertelegni, autore peraltro dello splendido libro "L'ultimo Baluardo. Il calcio schietto dell'Athletic Bilbao". Come, non lo avete ancora letto? Correte a comprarlo, perché rischia seriamente di diventare un saggio storico e non un libro di attualità... Durante la trasmissione dovrebbe essere possibile chiamare per intervenire in diretta: facciamoci sentire!

PUBLIZITATERIK EZ! MACUA DIMISION! PETRONOR KANPORA!

domenica 27 luglio 2008

Fine di un'era?


Sarà questa la maglia dell'Athletic per la prossima stagione?

Avrei voluto parlare del rotondo successo di ieri sull'Udinese, un 3-0 netto che ha lasciato intravedere notevoli potenzialità da parte dell'Athletic 2008/09; avrei voluto parlare dello splendido gol di Susaeta, dribbling al limite e sinistro sotto l'incrocio; avrei voluto parlare di quanto sia importante il ritorno di Gurpegi per gli equlibri di squadra, della bella prestazione del centrocampo, dell'ottima intesa tra Aduriz ed Etxeberria. Avrei voluto, e invece stamani m'è capitata tra capo e collo una notiza orrenda, tragica, da incubo. Quando Emiliano, il presidente dei Leones Italianos, mi ha chiamato al cellulare, ho pensato che volesse parlare del successo sui friulani, ma ho subito capito dalla sua voce che non era una bella notizia quella che stava per darmi.
"Hai saputo?".
"No, mi sono svegliato ora...".
"Vai a leggere il forum...Macua si è accordato con la Petronor, avremo la pubblicità sulla maglia...".
C'è mancato poco che svenissi. Forse sembrerò esagerato, ma per me esibire una camiseta vergine, non macchiata da una zozza scritta pubblicitaria, è (o meglio, era) un segno distintivo importantissimo, uno dei motivi che rendono (scusate, rendevano) l'Athletic l'ultimo baluardo del calcio romantico contro le storture del pallone moderno.
Per 110 anni questa squadra ha avuto una divisa che adesso sarebbe definita vintage, una semplicissima maglietta a righe verticali biancorosse che corrono ininterrotte dalla linea delle spalle a quella dei fianchi, senza obbriobriosi loghi di qualche SPA a insozzarne l'immagine e l'essenza; guardare quella maglia è tuffarsi nel passato, vederla indossare sui campi più prestigiosi di Spagna e d'Europa ci ha sempre riempito di orgoglio, soprattutto man mano che le divise portate dai nostri rivali iniziavano ad assomigliare sempre più a cartelloni pubblicitari e sempre meno a quegli splendidi vessilli del calcio degli albori. Mi sono sempre vantato di tifare per una squadra simile anche per questo atteggiamento verso la pubblicità sulla camiseta, un modo di guardare al business del calcio forse anacronistico e sorpassato, ma sicuramente più vicino al mio modo di intendere e vivere questo sport. La maglia è la maglia, per chi ama una squadra non c'è nulla di più bello, e ho sempre compatito quei poveretti che a ogni stagione vedevano sponsor sempre diversi sfregiare i loro colori. Quante risate mi sono fatto quando il Barcellona piazzò il logo di una tv catalana sulla manica della sua gloriosa maglia blaugrana, un'altra delle pochissime, insieme alla nostra, ad avere resistito per decenni alle sirene della pubblicità...per me, infatti, non è tanto una questione estetica quanto ideologica: la maglia non si sporca, né sulla manica né sul petto né sulla schiena, e non mi consola leggere che forse la scritta "Petronor" non sarà posta sul petto. Mettere un logo pubblicitario piccolo, magari sulla manica o sul fianco per renderlo meno visibile, secondo me rende ancor più l'idea che la sponsorizzazione non abbia senso nella scritta in sé, quanto piuttosto nel violare una divisa fino a quel momento "vergine". Un titolo di giornale sullo stile "Petronor, il suo nome per la prima volta sulle maglie dell'Athletic" è più importante del vederlo campeggiare in primo piano. Ecco perché ritengo ininfluente il posto dove verrà piazzata la scritta. Il sacrilegio verrà compiuto e poco importa il luogo in cui sarà perpetrato.
Per quanto riguarda la società che vuole sponsorizzare l'Athletic, preferireri calare un velo pietoso. Questa Petronor è il peggio del peggio, per vari motivi: 1) è un'azienda petrolifera di proprietà della Repsol, dunque appartiene ad un ramo che personalmente detesto; 2) il suo presidente è Josu Jon Imaz, ex presidente del PNV (Partito Nacionalista Vasco), l'equivalente della nostra vecchia DC che regna sui Paesi Baschi da 30 anni; 3) il 14% delle sue azioni è detenuto dalla BBK, la banca di Bilbao che già un paio di anni fa intendeva mettere il suo logo sulle maglie biancorosse, e che si accordò con Lamikiz piazzandolo infine all'entrata della Cattedrale, del San Mamés, proprio sotto lo stemma del club (una bestemmia, ne converrete); 4) è responsabile di emissioni tossiche, di incidenti di vario tipo e di un contributo pesantissimo nell'aumento del tasso di inquinamento della Bizkaia; 5) ha un logo osceno, so che questa è la cosa minore ma lo dovevo dire, è letteralmente orribile (lo potete vedere nel fotomontaggio in alto, posto ahimé sulla nostra maglia).
Una domanda nasce spontanea, come direbbe il vecchio Lubrano: a quanto sono stati ceduti la nostra storia, la nostra dignità e il nostro onore? Qual è il prezzo che ha convinto Macua a fare ciò che nessuno, per 110 anni, aveva osato fare? A quanto sono in vendita, secondo il mercato attuale, la tradizione, la poesia e il romanticismo? 10, 20, 50 milioni? Di più, così almeno ci compriamo Xabi Alonso? No, niente di tutto ciò. Un pezzo importante dell'ultimo baluardo è andato via per 2 milioni di euro all'anno per tre stagioni, spiccioli con cui non si paga nemmeno lo stipendio ad un paio di giocatori. Ci dicano la verità, dunque, e non ci raccontino che questi soldi servono a ripianare le casse del club, perché per far quello sarebbe bastato vendere Amorebieta, che il Liverpool ci avrebbe preso a 20 milioni. Una perdita importante, certo, ma in passato si sono venduti giocatori molto più forti a causa dei buchi nel bilancio (basti pensare allo smantellamento della squadra bicampione di Liga nei primi anni '80) e non mi pare siano accadute rivoluzioni. Qualsiasi tifoso preferirebbe perdere un buon calciatore che rinunciare alla sua maglia immacolata. Mi piacerebbe sapere quanto ha intascato Macua per questo lucroso affare...
Ma lorisgnori si ricordino una cosa: l'Athletic non è cosa loro, l'Athletic appartiene al popolo basco e a coloro che ne amano la filosofia inimitabile. Non se lo dimentichino, mai. La lotta è iniziata e noi non molleremo.

ORA PIU' CHE MAI: KAMISETETAN PUBLIZITATERIK EZ!

MACUA DIMISION!

PETRONOR KANPORA!

giovedì 24 luglio 2008

Athletic in finale alla Morocco Summer Cup.

FAR Rabat: Jarmouki; Fallah (73' Serraj), Kassimi (82' Mossamih), Masasi (46' Erraki), Bendris (64' Omari); Ouchella (64' Kermaj), El Basri (46' Kabli), Keddioui (46' Akeddar), Ouadouch (46' Mrini); Allaoui (46' Merzouk), Mehdi.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Ustaritz (85' Koikili), Casas; Iturraspe (46' Muñoz), Javi Martínez (46' Gurpegi); Susaeta (46' David López), Yeste (46' Toquero), Gabilondo (46' Del Olmo); Llorente.
Reti: 34' Kaddioui, 42' Llorente.
Arbitro: Ahrach (Marocco).
Sequenza rigori: David López gol, Mrini palo, Gurpegi gol, Erraki fuori, Muñoz gol, Kabli gol, Aitor Ocio gol.

Altra partita assai scialba dei Leoni, a cui sono serviti i rigori per aver ragione dei campioni marocchini del FAR Rabat, apparsi più avanti di condizione ma comunque piuttosto limitati tecnicamente (non va dimenticato, però, che i rosso-nero-verdi avevano battuto Charleroi e Nantes prima di incontrare l'Athletic). Sulle gambe dei biancorossi sta pesando la dura preparazione effettuata sulle spiagge di Isla Canela e francamente sarebbe da pazzi aspettarsi di più dalla squadra in questo momento della stagione. Vanno comunque lodate la garra dei giocatori, bravi a reagire dopo il vantaggio locale, e alcune prestazioni dei singoli, in particolare quelle di Llorente, puntuale in zona gol, e di Iturraspe, che si sta candidando al ruolo di rivelazione del precampionato bilbaino. Caparros sembra stravedere per questo regista di 19 anni e lo ha fatto partire titolare già in due amichevoli su tre, segno che il ragazzo di Abadiño potrebbe compiere quest'anno il percorso che fu di Markel Susaeta nella passata stagione.
Per quanto riguarda la partita, è stata assai brutta e molto lenta, com'è normale che sia a luglio. Il primo tempo ha visto un sostanziale equilibrio tra le due squadre, peraltro ben rispecchiato dal punteggio con cui si sono conclusi i primi 45', mentre nella ripresa l'Athletic si è fatto preferire ma ha trovato sulla sua strada un portiere ispirato. Inevitabili i calci di rigore, durante i quali i Leoni hanno dimostrato maggior freddezza, realizzandone quattro su quattro contro l'unica rete del FAR.
Venerdì alle 21.45 si disputerà la finale della Morocco Summer Cup, nella quale i baschi saranno opposti all'Udinese: un test impegnativo, la prima vera partita "seria" della stagione, che sicuramente ci dirà qualcosa di più sulla consistenza dell'Athletic 2008/2009.

martedì 22 luglio 2008

Amichevole ad Ayamonte.

Ayamonte: Miguel Rosa, Nacho, Yeyo, Gregorio Molina, Chuchu, Barba, Dinis, Pavón, Cris Baiano, Puntas, Guarte. Nel secondo tempo sono entrati Raúl, Garrancho, Díez, Mode, Mauri, Carlos, Palma e Juanjo.
Athletic Club Bilbao: Armando, Iraola, Casas, Ustariz, Aitor Ocio, Gurpegi, Susaeta, Iturraspe, Toquero, Yeste, Del Olmo. Nel secondo tempo sono entrati Aduriz, Etxeberría, Gabilondo, Garmendia, Murillo, David López, Muñoz, Javi Martínez, Koikili e Ramalho.
Reti: 10' Cris Baiano, 46' Gabilondo, 89' Aduriz.
Arbitro: Santana Ponce (Huelva).

Il giorno dopo il rotondo 7-0 ottenuto contro il San Roque, l'Athletic ha stentato più del previsto per fare sua la partita contro l'Ayamonte, squadra di Tercera Division. Gambe imballate per molti biancorossi, troppi errori e poche idee, insomma uno scenario tipico di queste prime partite di precampionato. Caparros ha tatticamente ripetuto quanto fatto a Lepe, schierando la squadra col 4-2-3-1 nel primo tempo per passare al 4-4-2 nella ripresa. In campo si sono visti per la prima volta Armando e Toquero (servito poco, ha avuto solo un paio d'occasioni di testa), mentre Lafuente e Munian, presenti in panchina, non sono stati utilizzati da Jokin. L'Ayamonte è passato in vantaggio grazie ad un retropassaggio sbagliato di Ustaritz e l'Athletic nella prima frazione ha combinato poco; nella ripresa i Leoni ci hanno messo più convinzione, hanno pareggiato con Gabilondo (assist di Etxebe), hanno colpito due pali ma hanno comunque dovuto aspettare l'89' per segnare il gol vittoria con Aduriz.
Oggi alle 19 i biancorossi giocheranno la prima partita del triangolare "Morocco Summer Cup" contro i padroni di casa del FAR Rabat, campioni in carica della Serie A marocchina; venerdì si disputerà la seconda partita, sia essa la finalissima o la "finalina" terzo-quarto posto. Caparros ha convocato i seguenti giocatori per la trasferta in terra africana: Iraizoz, Armando; Iraola, Murillo, Aitor Ocio, Ustaritz, Casas, Koikili; Susaeta, David López, Muñoz, Gurpegi, Javi Martínez, Garmendia, Iturraspe, Del Olmo, Gabilondo, Yeste; Toquero, Llorente, Aduriz ed Etxeberria. A questi 22 elementi si aggiungerà mercoledì il nuovo acquisto Iñigo Vélez, mentre a Bilbao sono rimasti Orbaiz e Amorebieta (infortunati), i giovani Iago, Guarrotxena, Agüeros, Ramalho e Muniain (l'unico cachorro ad essere stato convocato è Iturraspe, vero e proprio pallino del tecnico di Utrera) e gli "scartati" Tiko e Zubiaurre, due giocatori che, è ormai evidente, non rientrano nei piani dell'allenatore e dovranno essere ceduti.
A proposito di cessioni, l'Athletic ha confermato di aver venduto all'Ecija, club di Segunda B, Igor Angulo e Aitor Ramos, riservandosi tuttavia un'opzione di riacquisto. Sono sorpreso per Ramos, l'anno scorso aveva giocato benino e credevo che Caparros contasse di più sul ragazzo, anche se sarà sempre possibile riprenderlo ad un prezzo basso se dovesse far bene; non nutro quasi più speranze, invece, di vedere un giorno Angulo sulla nostra fascia sinistra. Annunciato da anni come talento in grado di esplodere definitivamente, non si è mai visto in Prima squadra e adesso viene ceduto ad una compagine di terza fascia...visto che ha 24 anni, mi sembra davvero difficile non parlare di fallimento.

domenica 20 luglio 2008

Prima amichevole.

San Roque de Lepe: Sergio, Nacho Cabet, Otón, Alfonso, Cisco, Gerardo, Jonathan, Vicente, Joaquín, Vidal, Roque II. Nel secondo tempo sono entrati Juanlu, Isaac, David Parra, Avilés, Rubén II, Muriel, Capi, Chirolo, Raúl, Rubén e Jon.
Athletic Club Bilbao: Iraizoz, Iraola, Casas, Ustaritz, Aitor Ocio, Gurpegui, Susaeta, Javi Martínez, Llorente, Yeste, Del Olmo. Nel secondo tempo sono entrati Garmendia, Koikili, Agüeros, Murillo, David López, Aduriz, Gabilondo, Ramalho ed Etxeberría.
Reti: 9' Susaeta, 33' Yeste, 42' Llorente, 63', 79' e 82' Etxeberría, 67' Murillo.
Arbitro: Núñez García (Huelva).

Rotondo 7-0 per l'Athletic nell'esordio stagionale col San Roque, squadra che milita in Tercera (la nostra C2) e che non ha impegnato più di tanto i biancorossi. Caparros nel primo tempo ha schierato i Leoni con un interessante 4-2-3-1 nel quale il doble pivote è stato formato da Gurpegi (inerdittore puro) e Javi Martinez (regista/incursore), con Susaeta, Del Olmo e Yeste a formare la linea di trequartisti dietro a Llorente. Nella ripresa girandola di cambi (da notare l'ingresso in campo dei giovanissimi Agüeros e Ramalho), passaggio al classico 4-4-2 e tripletta di capitan Etxebe. Da notare le buone prestazioni di Llorente (un gol e due assist), Susaeta e Del Olmo, apparso già integrato nel contesto tattico della sua nuova squadra. Stasera alle 21 si replica ad Ayamonte contro i locali, che militano anch'essi in Terza Divisione, poi dal 22 al 25 l'Athletic disputerà un triangolare in Marocco; non sarà della trasferta africana Amorebieta, operato di recente al setto nasale e che Caparros ancora non vuole rischiare in partita.

giovedì 17 luglio 2008

Terzo acquisto: Iñigo Vélez.


L'ex giocatore del Murcia stacca davanti a Cannavaro nel match contro il Real Madrid.

Sarà presentato ufficialmente fra due giorni il neo-acquisto dell'Athletic Iñigo Vélez, attaccante con trascorsi nell'Eibar e fino a ieri di proprietà del Murcia, squadra con la quale ha esordito in Primera nella stagione appena conclusa. Come sapranno i lettori assidui del blog, quello di Iñigol (soprannome datogli dai tifosi eibartarrak) è un acquisto che caldeggiavo da tempo, ritenendo il possente centravanti di Vitoria l'unica alternativa seria all'ingaggio di Diaz de Cerio della Real Sociedad; questo perché l'ex giocatore del Murcia, a dispetto della sua media realizzativa mai troppo lusinghiera, è un attaccante valido, bravissimo nel difendere la palla spalle alla porta per far salire la squadra, ottimo nel gioco aereo e dotato anche di buona tecnica. Nonostante la mole, infatti, è stato spesso schierato come guastatore sulla destra, col compito di prendere palla e tagliare verso il centro, e ha risposto con prestazioni all'altezza. Nella partita di campionato contro l'Athletic giocò poco più di un quarto d'ora e tuttavia mi fece una buona impressione proprio per la sua capacità di abbinare al gioco fisico, tipico di una prima punta di peso, delle interessanti azioni palla al piede che, solitamente, giocatori della sua stazza non hanno nelle corde. Iñigo è, insomma, un po' una controfigura di Llorente, superiore a parer mio nel gioco spalle alla porta, ma inferiore come capacità realizzativa all'interno dei 16 metri. L'anno scorso il gasteizarra ha segnato solo una rete in 23 incontri, ma va detto che non era titolare (Alcaraz e Clemente, chissà perché, gli preferivano un Goitom e un Baiano da denuncia), spesso ha giocato, come detto, fuori ruolo e in generale ha subito il non-gioco del Murcia, senza dubbio la peggior squadra della Liga, forse ancor più deludente del disastrato Levante. Quello di Iñigo resta comunque un difetto non da poco, visto che Nando stesso non è ancora quel che si usa definire un bomber di razza. La scelta dell'Athletic, però, mi pare assai ben ponderata: adesso in rosa ci sono due seconde punte agili, brave a svariare e ottime per il contropiede (Aduriz ed Etxeberria) e due centravanti potenti (Llorente e Iñigo). Un parco attaccanti più che discreto, anche in virtù del possibile passaggio in prima squadra del talentino Isma Lopez. A questo punto, risultano di troppo l'altro Vélez, Ion, e il nuovo arrivato Gaizka Toquero; personalmente credo che quest'ultimo verrà girato all'Eibar per farsi le ossa, opzione peraltro prevista già al momento del suo acquisto, mentre per l'attaccante di Tafalla vedrei bene un nuovo prestito dopo quello all'Hercules. Accogliamo dunque nella famiglia biancorossa il buon Iñigo, che peraltro ha pagato di tasca sua la "carta di libertà" per potersi svincolare dal Murcia e firmare a parametro zero per il club di Bilbao, che sfiorò da ragazzino (l'Aurrerá Vitoria, squadra nella quale è cresciuto, è convenzionata con l'Athletic, che tuttavia non volle portarlo nelle sue giovanili) e che ritrova adesso, dopo un brutto infortunio al ginocchio ai tempi dell'Espanyol B e una lunga gavetta nelle serie minori. Benvenuto, e buona fortuna!

La scheda di Iñigo:

Iñigo Vélez de Mendizabal Fernández de Garaialde
Vitoria 15/03/1982
1,93 m-82 kg

Aurrerá Vitoria B (Tercera, 1999-2000)
Aurrerá Vitoria (Segunda B, 2000-2002) 51 partite - 15 gol
RCD Espanyol B (Segunda B, 2002-2004) 25 partite - 4 gol
SD Eibar (Segunda, 2004-2006) 55 partite - 5 gol
SD Eibar (Segunda B, 2006-2007) 25 partite - 8 gol
Real Murcia (Primera, 2007-2008) 23 partite - 1 gol

mercoledì 16 luglio 2008

Per saperne di più su HNT.



Ecco a voi una chicca per tutti gli amanti del tifo organizzato: l'intervista ad Herri Norte, il più famoso gruppo ultras dell'Athletic (nonché una delle tifoserie più politicizzate del globo), da parte del periodico livornese indipendente "Senza Soste", che ringraziamo e salutiamo con calore. Buona lettura.

Un recente viaggio a Bilbao è stato l’occasione per conoscere la “Unaikistan”, la sezione maggiormente politicizzata degli Herri Norte Taldea, la frangia più calda dei tifosi dell’Athletic Club de Bilbao. “Le risposte che seguono - come hanno tenuto a precisare - sono pertanto l’opinione degli intervistati e, probabilmente, dell’intera sezione Unaikistan degli HNT.
Chi sono gli Herri Norte Taldea?
HNT è un gruppo di tifosi che si organizza dopo il mondiale del 1982 e dopo l’impatto che lascia a Bilbao la visita dei tifosi inglesi. Alcuni anni più tardi ha luogo una scissione e prevale il settore più politicizzato vicino alla sinistra indipendentista. HNT non è un gruppo largo ed è sempre stato prevalentemente un gruppo di amici. Adesso conta circa 200 membri.
Malgrado HNT sia un gruppo unico, al suo interno esistono posizioni differenti. In cosa consistono tali differenze?
In passato esisteva un piccolo gruppo di anarchici ed eravamo tutti uniti in nome dell’Athletic e dell’antifascismo. Oggi esiste un acceso dibattito sul traffico e l’eccessivo consumo di droga e sull’opportunità o meno di tollerare concerti o slogan di gruppi apolitici oppure tendenti a destra dentro la musica punk e oi! Per questo abbiamo dato vita a Unaikistan, per combattere entrambe le cose.
In trasferta siete sempre presenti?
Quando il gruppo era meno numeroso viaggiavamo di più ma restiamo comunque uno dei gruppi della Liga che si muove di più.
Le tifoserie nemiche vengono a Bilbao?
San Mames dispone soltanto di 2.500 biglietti fuori abbonamento, perciò i rivali non hanno possibilità di venire numerosi. Se si presentano è solito trattarsi di una tifoseria amica. Negli ultimi tre anni ci ha fatto visita solo una tifoseria nemica, con un bus superscortato che non cercava lo scontro, ma solo uscire su “Superhincha” (il Supertifo spagnolo).
Quali sono le differenze più grandi (se esistono) tra le tifoserie basche e quelle spagnole?
Le tifoserie basche cantano tutte le stesse canzoni e hanno lo stesso stile di quelle spagnole. L’unica che si differenzia è la nostra. Cantiamo canzoni politiche basche, non abbiamo striscioni e odiamo le coreografie. Quando il Club ha organizzato una coreografia lo ha fatto in tutto lo stadio tranne il nostro settore. Ci piace più la strada degli spalti.
C’è rivalità, o addirittura inimicizia tra voi e le altre tifoserie basche o esiste un fronte unico contro il “nemico” spagnolo?
Sfortunatamente negli anni ci siamo scontrati in alcune occasioni con tutte le altre tifoserie basche. In alcuni casi esiste una conoscenza che va avanti da molti anni e in altri ci sono perfino amicizie personali. Spesso ci uniscono gli obiettivi politici, però a volte si generano incomprensioni.
Avete qualche rapporto di amicizia con le tifoserie spagnole?
C’è molta amicizia tra HNT e i tifosi del Celta Vigo, ma loro si sentono galiziani, non spagnoli. Non abbiamo problemi con i gruppi antifascisti ma non c’è una vera amicizia. Con alcuni gruppi però che pur si proclamano antifa, ma che hanno un passato torbido, La Coruña ad esempio, abbiamo pessimi rapporti.
Raccontate come nasce l’amicizia tra HNT e le tifoserie di Sankt Pauli e Celtic di Glasgow: com’è nata? E come si caratterizza?
Il rapporto cominciò perché gente di Amburgo e Glasgow vennero a farci visita, ma non è un vero gemellaggio. Da amicizie a livello personale il discorso si è allargato. Con gli irlandesi (la tifoseria del Celtic ha moltissimi tifosi irlandesi per la nota contrapposizione tra cattolici, di cui è una sorta di simbolo, e protestanti filo-inglesi, n.d.t.) la relazione è stretta perché condividiamo la lotta contro un nemico invasore, mentre St. Pauli è stata un’ispirazione nella lotta contro il razzismo e ci riempie d’orgoglio che esista un gruppo di HNT organizzato là.
Ci sono compagni tra gli HNT che sono militanti attivi della sinistra abertzale (indipendentista, n.d.t.) anche fuori dallo stadio?
Certamente. Ci sono persone che militano politicamente nei propri paesi o quartieri e ci sono persone degli HNT detenuti in carcere. Tuttavia la maggior parte di noi si limita a partecipare alle manifestazioni. Dall’altro lato la sinistra “abertzale” ci vede come hooligans e ci critica quando sbagliamo mentre quasi mai ci applaude quando ce lo meriteremmo.
Potrebbe esistere HNT senza fare politica? In cosa consiste per voi fare politica?
L’anno scorso una persona provò a coinvolgere nel gruppo persone meno politicizzate al fine di mettere su una sezione apolitica. Tutti furono contrari e lui fu espulso. Perfino i meno politicizzati sanno che senza politica HNT non sarebbe HNT. Far politica significa avere un comportamento costante e coerente in favore del socialismo e dell’indipendenza cercando di portare dentro San Mamés ciò che accade fuori.
Quali sono le maggiori differenze tra le tifoserie italiane e quelle della Liga spagnola?
Non conosciamo così bene le tifoserie italiane per poter esprimere un giudizio netto, ma è innegabile che è da 25 anni che gli ultras spagnoli imitano quelli italiani. Sicuramente le tifoserie italiane sono più numerose.
Come si caratterizza la repressione dentro e fuori gli stadi? Avete anche voi i “daspo”?
Con la videovigilanza dentro lo stadio non fai più vita. La repressione consiste poi nel comminare pesanti multe attraverso la commissione antiviolenza. La scorsa stagione 80 membri di HNT sono stati identificati nella strade di La Coruña e due giorni più tardi la commissione antiviolenza dettava alla stampa che la polizia aveva evitato un massacro perché secondo loro il nostro intento era quello di entrare con “esplosivi” nella curva avversaria. A 28 persone è stata comminata una multa di 6.000 euro (un totale di 174.000 euro) oltre al divieto di entrare negli stadi per un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi. A La Coruña non solo non c’era nessun tipo di esplosivo ma nemmeno ci furono incidenti. Così funziona questo stato “democratico”.
L’Athletic, per ciò che rappresenta e ha rappresentato in passato, non può essere definito una semplice società calcistica. Quali sono gli elementi politici e sociali del club che vi inorgogliscono di più?
La prima caratteristica è che gioca solo con giocatori baschi e ciò la unisce molto al proprio popolo. C’è chi vede in questo una forma di razzismo, ma si sbaglia. I primi figli dell’immigrazione stanno giocando nel nostro settore giovanile e già quest’anno un giovane calciatore nero ha debuttato in amichevole con la prima squadra. Pensate che bello se un giocatore basco e nero facesse gol al Bernabeu: gli Ultras Sur impazzirebbero! La seconda è che i soci sono i proprietari del club e le decisioni più importanti vengono prese in assemblea. Ogni 4 anni i soci votano per il rinnovo delle cariche dirigenziali. Non è certo il massimo della democrazia visto che per potersi presentare alle elezioni è necessario coprire un tanto per cento del bilancio societario, motivo per cui si presenta solo chi è ricco, ma è già meglio rispetto alla stragrande maggioranza dei club, che di fatto sono semplicemente aziende. La terza è la storia antifascista. Molti giocatori dell’Athletic hanno girato il mondo con la selezione basca per raccogliere fondi da destinare alla guerra contro i fascisti. Abbiamo avuto anche calciatori vincolati alla sinistra abertzale già dagli anni ‘30 come Belaustegigoitia, di ANV. Endika, calciatore degli anni ’80, entrò nel direttivo nazionale di Herri Batasuna e un altro dell’attuale rosa come Koikili ha avuto suo padre detenuto, solo per fare alcuni esempi.
C’è però chi sostiene che l’Athletic oggi rappresenti più l’oligarchia del PNV (il Partito Nazionalista Basco, di stampo liberale e liberista, n.d.t.) che il vero spirito popolare basco.
E’ innegabile che la dirigenza del club è sempre stata vincolata al PNV e il PNV è sempre stato vincolato all’oligarchia basca. Durante il franchismo invece le dirigenze erano legate all’oligarchia spagnolista. Per loro disgrazia, tutto il popolo, dagli operai ai contadini, ama la sua squadra di calcio. L’Athletic non è la sua dirigenza, l’Athletic è il popolo.
Cosa pensate della tifoseria del Livorno?
La maggior parte di noi, tranne alcune eccezioni, conosce il Livorno per Lucarelli. Siamo stati molto invidiosi nel vedere un calciatore comunista impegnato a tal punto con la squadra della propria città e con la sua tifoseria, anch’essa comunista. Che pensiamo? Che è bellissimo. Buona fortuna per il futuro al Livorno e soprattutto ai suoi tifosi.

TITO SOMMARTINO


sabato 12 luglio 2008

Arrivederci Luis.



E' di oggi la notizia che Luis Prieto ha rescisso consensualmente il contratto con l'Athletic ed ha firmato un biennale con il Valladolid. La partenza del centrale di Dima era nell'aria da diverso tempo e non mi ha sorpreso, anche se la tristezza, lo ammetto, è tanta. Il nostro ex numero 14, infatti, è un ragazzo squisito, sempre disponibile con noi tifosi italiani, una persona semplice e dalle spiccate qualità morali che mancherà molto nello spogliatoio biancorosso; dal punto di vista tecnico, poi, l'ho sempre ritenuto un difensore tutt'altro che disprezzabile: arcigno in marcatura, difficile da saltare nell'uno contro uno, sempre molto concentrato, difetta sicuramente in elevazione ed è scarsamente veloce nel breve, tuttavia costituiva un buon rincalzo per la coppia titolare (anche perché Ocio comincia ad avere i suoi anni...). Va detto però che Caparros non lo ha mai visto e gli ha lasciato le briciole, ovvero la miseria di 3 partite di Liga (di cui solo una da titolare) e due di Coppa, per un minutaggio totale che supera di poco i 100 minuti. Inevitabile ladecisione di andarsene per tornare a giocare di più, e in tal senso la scelta di Valladolid è ottima, visto che nella squadra pucelana troverà quel Mendilibar che ne aveva fatto il pilastro difensivo del suo Athletic, nel quale Prieto giocò sempre da titolare. Salutiamo dunque con calore e affetto un giocatore che, in sei stagioni vissute a Bilbao, ha disputato 153 incontri ufficiali segnando anche 6 gol; indimenticabile per lui la temporada 2005/06, quella di Clemente e del primo incubo-retrocessione, nella quale siglò due reti da tre punti, pesantissime, contro Maiorca e Osasuna, risultando determinante ai fini del raggiungimento della salvezza. In bocca al lupo per tutto, Luis!

giovedì 10 luglio 2008

Il pagellone 2007/08 (ultima puntata): il mister.

Caparros 7: accolto come salvatore della patria, quasi messo in discussione a metà anno, risorto a marzo e confermatosi allentore di razza a fine torneo. Questa è stata, in poche parole, la stagione di Joaquin Caparros da Utrera, che, a conti fatti, ha raddrizzato in primavera una stagione che stava procedendo a fatica tra risultati altalenanti e un gioco mai pienamente convincente. Supportato da un mercato estivo assai frizzante, Caparros si è presentato al pubblico bilbaino con un precampionato eccellente, nel quale ha spiccato senza dubbio il 3-0 rifilato alla Fiorentina davanti a un San Mamés in brodo di giuggiole; il campionato, si sa, è comunque un'altra storia, e i Leoni fino a marzo non sono proprio riusciti a carburare. A Jokin (così è stato ribattezzato dai tifosi baschi) va riconosciuto il gradissimo, enorme merito di aver restituito da subito solidità difensiva ad una squadra che, nelle ultime due stagioni, era stata praticamente sotterrata di gol dagli avversari; felici, in tal senso, gli acquisti di Ocio e Iraizoz, tuttavia al mister va il merito di aver puntato con convinzione su Amorebieta (e, in seconda battuta, su Ustaritz) e soprattutto di aver impostato una tipologia di gioco nella quale tutti i giocatori partecipano alla fase di non possesso e aiutano i quattro difensori canonici, pressando in modo aggressivo e concedendo pochi spazi all'impostazione altrui. E' questo il Calcio (con la c maiuscola) dell'utrerano, un calcio con pochi fronzoli, sparagnino ma non catenacciaro nel senso bieco del termine, altamente agonistico e con poche concessioni all'avversario. Il rovescio della medaglia è stato rappresentato dalla fase offensiva, mai pienamente convincente fino a primavera; Caparros è convinto fautore di un 4-4-2 con due centrali più di rottura che di impostazione, due ali classiche, un centravanti-boa e una seconda punta a muoversi su tutto il fronte d'attaco e non ha esitato a proporre questo schema anche a Bilbao, trovando però più difficoltà del previsto in fase di manovra. Per farla breve: l'Athletic sapeva come muoversi e attaccare gli spazi in contropiede, mentre non aveva idea o quasi di cosa fare con la palla quando si trovava ad attaccare difese schierate. Il risultato è stato l'incredibile differenza tra rendimento casalingo e rendimento esterno, con l'ago della bilancia ovviamente dalla parte di quest'ultimo; in trasferta, infatti, ai biancorossi è bastato giocare di rimessa per ottenere risultati ottimi (su tutti il 3-0 del Mestalla, vera partita-gioiello della stagione), mentre in casa hanno fatto una fatica tremenda anche con avversari osceni come Murcia e Levante. I motivi di tale difficoltà, a parer mio, hanno una duplice causa: da una parte la "forma mentis" caparrossiana, assolutamente mediocre quando si parla di un'impostazione che esuli dal ribaltamento rapido dell'azione e dalle transizioni veloci verso l'attacco (due cose che Jokin sa insegnare come pochi altri); dall'altra, l'annata così così di alcuni elementi chiave, in particolare David Lopez, Orbaiz e Yeste, ovvero l'ala destra, il regista e il "crack" della squadra. L'ex Osasuna ha reso spesso la fascia destra un ricettacolo di giocate banali e assai poco pericolose, Don Pablo è stato a dir poco appannato in regia e Fran ha rappresentato il maggior dilemma tattico del mister di Utrera, che lo ha proposto in vari ruoli (trequartista centrale, mediano, ala sinistra) senza mai ricevere risposte del tutto soddisfacenti dal numero 10. Nella seconda parte di stagione, l'esplosione di Javi Martinez, libero dai compiti puramente difensivi che aveva come scuderio di Orbaiz, la conferma di Susaeta, la riscoperta del jolly Garmendia e, soprattutto, il miglioramento notevole di Llorente sotto porta hanno dato a Caparros le chiavi che cercava per dare uno straccio di manovra ai suoi, per troppo tempo ancorati al "pelotazo" dalle retrovie alla ricerca dell'ariete.
Gioco offensivo a parte, l'aspetto che più ha lasciato interdetti gli appassionati di Athletic è stato il calo inspiegabile della squadra nei secondi tempi (soprattutto in casa), problema che ha tormentato i biancorossi praticamente per tutta la stagione. Primo tempo a tutto gas, ripresa a dieci all'ora: perché? Non regge l'ipotesi della scarsa tenuta fisica, visto il ripetersi del fenomeno per tutta la stagione (anche nei momenti di maggior forma), e non mi convince nemmeno l'idea di un calo di concentrazione dopo le belle prestazioni viste in molti primi tempi...a parer mio, l'Athletic molto spesso ha avuto il "braccino", ovvero ha visto la vittoria a portata di mano e non è riuscito a coglierla proprio per la paura di vincere, chiara eredità lasciataci da due stagioni balorde vissute a strettissimo contatto con l'incubo della retrocessione. Questione psicologica, dunque? Credo di sì, e non è un caso che i suddetti cali si siano diradati man mano che la squadra mostrava miglioramenti di gioco e inanellava risultati positivi in serie, salvo tornare a fine campionato anche a causa della stanchezza di molti elementi della rosa (emblematico, in tal senso, il 4-1 rimediato all'ultima giornata in casa del Siviglia).
Devo dire la verità, a un certo punto della stagione, tra dicembre e febbraio, quando i risultati non arrivavano e la posizione di classifica dei Leoni era del tutto simile a quella dell'anno scorso, ho avuto dei dubbi su Caparros. Ho dubitato, lo ammetto, e sono arrivato molto vicino a credere che non fosse lui il tecnico ideale per risollevare i nostri amati colori; le difficoltà di manovra, i cali nei secondi tempi e certe scelte di formazione un po' cervellotiche mi avevano un po' impaurito, ma devo dire che il bilancio finale sull'operato di Jokin non può che essere ampiamente positivo. Trovatosi a dovere gestire una squadra reduce da due stagioni disastrose, il mister ha innanzi tutto ridare fiducia e scurezza all'ambiente, mettendoci forse più di quanto lui stesso credesse ad agosto, e solo dopo aver ricostruito gli equilibri interni ha potuto concentrarsi sul gioco e sul rendimento generale dei suoi. Buona la scelta di puntare su un gruppo ristretto di giocatori, operazione con cui l'utrerano ha dato alla squadra un'ossatura stabile e ben definita, ha responsabilizzato i più giovani e ha messo da parte alcuni elementi ai limiti dell'inguardabilità (Exposito, Murillo e Casas su tutti).
In definitva, direi che il nostro tecnico si è meritato un bel voto. La società lo ha chiamato per risanare, uscire dai bassifondi della Liga e porre le basi per un futuro migliore: la prima parte del piano è stata completata, adesso lo aspettiamo per la stagione della conferma, quella che, nei progetti del club e nei sogni di noi tifosi, dovrebbe far tornare l'Athletic al ruolo che gli compete.

venerdì 4 luglio 2008

Il mercato che non c'è.

Langue la campagna acquisti, e per i tifosi dell'Athletic non è una novità. Dopo gli arrivi di Toquero e Del Olmo (non proprio Garrincha e Pelè), il mercato in entrata si è praticamente concluso; alcuni nomi continuano a girare (Berchice e Castillo per la fascia sinistra, Iñigo Velez in attacco) ma la dura realtà è che i soldi non ci sono e le uniche novità per il futuro riguardano la promozione di alcuni giovani promettenti dal Bilbao Athletic. Dunque a cosa serve questo post, vi chiederete? Innanzi tutto ad aggiornare il blog, in attesa che riesca a trovare il tempo per scrivere il bilancio conclusivo della stagione e la pagella di Caparros, e in seconda battuta per salutare tre Leoni che hanno lasciato il club a parametro zero, Aranzubia, Exposito e Cuellar. Se degli ultimi due non resteranno tracce indelebili nella memoria dei tifosi biancorossi (in particolare il buon Cuellar, relegato dall'esplosione di Susaeta a mera comparsa della temporada appena passata), bisogna dire che l'addio di Dani è passato piuttosto sotto silenzio, se rapportato all'importanza oggettiva del giocatore. Le sue 189 presenze totali in otto anni di Athletic non possono essere omaggiate, come in effetti è stato, solo da uno scarno comunicato e da un breve saluto, e va da sé che questa dirigenza ha mostrato ancora una volta di non avere il rispetto che si deve a chi ha sputato sangue per la nostra maglia. Non scordiamoci poi che Aranzubia era considerato uno dei migliori portieri della Liga (tra l'altro ha vinto un mondiale under 20 da titolare, e la sua riserva era un certo Casillas...) e che un paio di stagioni di appannamento non cancellano, secondo me, quanto di buono ha fatto negli anni precedenti, tralasciando poi le parate-salvezza della scorsa stagione. Senza dubbio non è mai riuscito, tranne forse la prima stagione di Valverde, a esprimere tutto il suo potenziale, ma da qui a ritenerlo un bidone ce ne corre... Se ne va un Leone con tutti i crismi e molti di noi ne sentiranno la mancanza. In bocca al lupo, Dani, speriamo di riabbracciarti presto!