venerdì 30 gennaio 2015

Ritorno dei quarti di finale di Copa del Rey: Athletic 1-0 Málaga.


Finalmente a Bilbao si torna a festeggiare... (foto Athletic-club.eus).

Athletic Club: Iago Herrerín; Iraola, Etxeita, Laporte, Balenziaga; Beñat (85' Iturraspe), San José, De Marcos (71' Rico); Susaeta, Aduriz, Muniain (91' Ibai)
Málaga CF: Ochoa; Rosales, Angeleri, Weligton, Antunes; Horta (65' Castillejo), Camacho, Recio (77' Duda), Juanmi (64' Samuel); Amrabat, Javi Guerra.
Reti: 48' Aduriz.
Arbitro: Velasco Carballo (Madrid).

Nella sera più importante, finalmente, la resurrezione. Quella di ieri è stata una grande prova, e l'aspetto più positivo è che i giocatori sono riusciti a offrirla proprio al momento giusto. Corti, cattivi, decisi: i Leoni si sono guadagnati meritatamente la semifinale di Copa del Rey, la numero 45 della loro storia. Ora c'è solo l'Espanyol a separarli dalla 36esima finale, traguardo importantissimo anche nell'ottica di una qualificazione europea ormai quasi impossibile da raggiungere attraverso la Liga.
Valverde ha dimostrato di essere ancora lucido e ha proposto una formazione convincente: fuori Iturraspe, dentro Beñat nel suo vero ruolo, quello di regista arretrato, con un mediano puramente difensivo come San José a fargli da scudiero. Mikel Rico è stato sacrificato (può comunque giocare più avanzato, dove ieri c'era De Marcos), ma la mossa è servita a dimostrare come l'ex Betis sia in grado di esprimersi ai livelli che gli competono quando viene messo in condizione di farlo. La giocata del gol, non a caso, è nata da un contropiede condotto in modo magistrale dal numero 7, rapido nell'avanzata e in grado di regalare un passaggio a Susaeta perfetto per precisione e tempistica. Buonissime anche le prestazioni di Muniain e Susaeta, da me segnalati tra i peggiori della stagione nello scorso post, e grande la sicurezza data da Iago alla difesa. È da queste indicazioni che si devono gettare le basi per risalire in campionato, dove la situazione inizia a farsi delicata; serve una striscia di risultati utili per allontanarsi dalle secche della bassa classifica e occorre iniziare subito a far punti, partendo dalla cruciale partita di domenica prossima con il Levante.
L'atteggiamento è stato l'altro aspetto positivo della serata oltre al risultato: da tempo non si vedeva una squadra così attenta, concentrata e convinta dei propri mezzi. Il fatto di non aver subito gol non potrà che dare un'ulteriore spinta al morale degli zurigorri, che ieri sono tornati ad essere pure fortunati; il Málaga, infatti, un gol lo aveva pure segnato, ma l'arbitro ha deciso di annullarlo per un fuorigioco che in realtà non era di Javi Guerra, l'autore della rete, ma di Juanmi. Giocata dubbia che ha premiato l'Athletic, un ulteriore segno dell'inversione di tendenza rispetto al recente passato. Ai biancorossi non mancano i giocatori di spessore, questo è chiaro. Serve solo un'iniezione di fiducia, proprio quella che potrebbe avere rappresentato la vittoria di ieri.

mercoledì 28 gennaio 2015

A metà del guado.


Ander Iturraspe: passo indietro notevole per lui quest'anno (foto Zimbio.com).

Archiviato il girone di andata della Liga 2014/2015 dopo la partita con il Villarreal (sconfitta per 2-0, la decima della stagione in campionato), la domanda è una sola: è la fine di un periodo orribile o l'inizio di qualcosa di peggiore? La domanda, con il terzultimo posto che dista solo 4 punti dopo il pareggio di domenica col Malaga, non è banale. La storia del calcio è piena di buone squadre che, rimaste impantanate nei bassifondi della classifica senza un vero motivo, non sono più riuscite ad uscirne: giornata dopo giornata i margini di recupero si assottigliano, ma la consapevolezza di essere più forti (in teoria) dei diretti concorrenti non fa scattare in tempo l'allarme rosso. E il destino è la retrocessione.
Purtroppo, e lo dico toccando ferro, sto riscontrando un atteggiamento simile anche a Bilbao. La squadra non vince in campionato dal 29 novembre, il gioco latita, i protagonisti della splendida cavalcata dell'anno scorso sono desaparecidos, eppure in pochi si stanno preoccupando di quello che potrebbe essere il finale più amaro di sempre nella storia dell'Athletic. Le squadre dietro i Leoni sono ancora molte e il tempo per tirarsi fuori dalle secche non manca, tuttavia l'inerzia con cui l'ambiente sta attendendo un deciso cambio di passo inizia ad essere inquietante.
E dire che il peggio sembrava passato, come scrivevo con poca lungimiranza un paio di mesi fa. Le quattro vittorie in cinque partite tra ottobre e novembre avevano rimesso in carreggiata la squadra, ma sono bastati alcuni risultati negativi (e pure sfortunati, su tutti la sconfitta casalinga contro l'Atlético Madrid) per toglierle tutte le certezze faticosamente messe insieme dopo la partenza a rilento e l'eliminazione dalla Champion's League. Il bilancio di questa prima parte della stagione, dunque, è ampiamente negativo.

Da salvare: poco, pochissimo. Il terzo posto nel girone di Champion's è servito quantomeno per approdare in Europa League, ma alla luce delle enormi difficoltà della squadra l'impegno continentale potrebbe anche rivelarsi controproducente. Il cammino in Copa del Rey fin qui è stato positivo a livello di risultati, anche se le prestazioni della squadra sono state tra lo sciatto e il deprimente, con l'eccezione della vittoria per 4-2 a Vigo che spicca sulla mediocrità generale (scarsissimo il doppio confronto con l'Alcoyano, da dimenticare il ritorno con il Celta); la partita di giovedì con il Malaga, decisiva per il passaggio in semifinale, sarà il primo degli snodi cruciali della seconda parte della stagione. A livello di singoli, Etxeita è stato probabilmente l'unica nota davvero lieta, anche se un infortunio lo ha fermato nel momento migliore. Alcuni buoni sprazzi dei giovani (Unai López, Guillermo, Aketxe, Williams) non possono essere sufficienti per salvare la baracca. Dei "vecchi", gli unici a confermarsi sui livelli della scorsa temporada sono stati Mikel Rico, che però predica nel deserto, De Marcos, sempre a disposizione e utilissimo grazie alla sua duttilità, e l'unico centravanti in rosa degno di questo nome, Aritz Aduriz.

Da buttare: tutto o quasi. In primis, il gioco, involutosi in maniera incredibile nell'arco di pochi mesi. L'Athletic, che l'anno scorso faceva del ritmo inferocito, del pressing ossessivo e della velocità delle combinazioni a terra i suoi punti di forza, si è trasformato in una squadra lenta, prevedibile e con pochissima garra. Inoltre gli avversari conoscono a memoria la disposizione tattica dei giocatori e il modo in cui interpretano le partite, e la mancanza del famigerato plan B (un problema che risale alla prima stagione di Bielsa) è un ritornello che sa tanto di coazione a ripetere. I migliori elementi biancorossi, dal canto loro, hanno fatto ben poco per invertire la tendenza al ribasso. Iturraspe è sembrato il cugino scarso dell'uomo che fu la chiave di volta per il raggiungimento del quarto posto: lento e confuso, con le sue dolorosissime perdite di palla in transizione offensiva ha causato alcune delle sconfitte più pesanti del girone di andata. Se il numero 8 è stato il simbolo dello smarrimento zurigorri, i suoi compagni non sono stati certo migliori di lui. Svagato e poco pugnace Laporte, in perenne difficoltà il pur volenteroso Balenziaga, in fisiologico declino Gurpegi e Iraola, troppo altalenante Iraizoz... La palma di peggiori va però a Muniain e Susaeta, due autentici ectoplasmi per i quali andrebbe allertata Federica Sciarelli. Trascurabile pure l'impatto del nuovo acquisto Borja Viguera, a un primo giudizio ancora inadatto alla Primera, mentre continua il personale calvario bilbaino di Beñat, irriconoscibile rispetto ai tempi del Betis e per il quale si profila un addio come soluzione agli enormi problemi di adattamento. Il fallimento del numero 7 nel ruolo di Ander Herrera rappresenta una spiegazione alle difficoltà di sviluppo del gioco della squadra, anche se sarebbe ingeneroso dare a lui tutta la colpa. E qui entra in ballo Valverde, che è stato a dir poco insufficiente nella gestione della rosa e nella ricerca di un'alternativa al solito 4-3-3/4-2-3-1. Uscito di scena Herrera, Txingurri ha continuato imperterrito a riproporre il suo schema di fiducia senza cercare nuove vie: una strategia rischiosa e avara di risultati, peraltro difficile da correggere in corsa (inserire ora un nuovo modulo sarebbe complicato). Lungi da me invocare un esonero, ma l'assenza di una reazione della guida tecnica di fronte ai continui rovesci dell'Athletic è preoccupante. Sembra quasi che Valverde sappia già che non continuerà il suo percorso sulla panchina biancorossa... cosa che, comunque, non giustificherebbe una sua eventuale perdita di interesse. Mi rifiuto di credere che a Ernesto non importi del club della sua vita, dunque spero che sia lui a svegliarsi per primo dal torpore diffuso che aleggia dalle parti del Botxo.

Prospettive a breve termine: aldilà delle voci di mercato su Monreal (un classico) e Illarramendi (il giocatore sembra poco convinto), serve indubbiamente un cambio di mentalità. Una vittoria potrebbe sbloccare la squadra com'era già successo nel girone di andata, dopo però servono continuità e consapevolezza (dei propri mezzi, certo, ma anche della vicinanza alla zona pericolosa) per tirarsi al più presto fuori da guai. Da parte mia, ho abbandonato il "nuovo" layout per tornare alla vecchia grafica del blog: un po' perché non ero convinto, un po' per pura scaramanzia. Serve anche questa in momenti del genere!