mercoledì 16 luglio 2008
Per saperne di più su HNT.
Ecco a voi una chicca per tutti gli amanti del tifo organizzato: l'intervista ad Herri Norte, il più famoso gruppo ultras dell'Athletic (nonché una delle tifoserie più politicizzate del globo), da parte del periodico livornese indipendente "Senza Soste", che ringraziamo e salutiamo con calore. Buona lettura.
Un recente viaggio a Bilbao è stato l’occasione per conoscere la “Unaikistan”, la sezione maggiormente politicizzata degli Herri Norte Taldea, la frangia più calda dei tifosi dell’Athletic Club de Bilbao. “Le risposte che seguono - come hanno tenuto a precisare - sono pertanto l’opinione degli intervistati e, probabilmente, dell’intera sezione Unaikistan degli HNT.
Chi sono gli Herri Norte Taldea?
HNT è un gruppo di tifosi che si organizza dopo il mondiale del 1982 e dopo l’impatto che lascia a Bilbao la visita dei tifosi inglesi. Alcuni anni più tardi ha luogo una scissione e prevale il settore più politicizzato vicino alla sinistra indipendentista. HNT non è un gruppo largo ed è sempre stato prevalentemente un gruppo di amici. Adesso conta circa 200 membri.
Malgrado HNT sia un gruppo unico, al suo interno esistono posizioni differenti. In cosa consistono tali differenze?
In passato esisteva un piccolo gruppo di anarchici ed eravamo tutti uniti in nome dell’Athletic e dell’antifascismo. Oggi esiste un acceso dibattito sul traffico e l’eccessivo consumo di droga e sull’opportunità o meno di tollerare concerti o slogan di gruppi apolitici oppure tendenti a destra dentro la musica punk e oi! Per questo abbiamo dato vita a Unaikistan, per combattere entrambe le cose.
In trasferta siete sempre presenti?
Quando il gruppo era meno numeroso viaggiavamo di più ma restiamo comunque uno dei gruppi della Liga che si muove di più.
Le tifoserie nemiche vengono a Bilbao?
San Mames dispone soltanto di 2.500 biglietti fuori abbonamento, perciò i rivali non hanno possibilità di venire numerosi. Se si presentano è solito trattarsi di una tifoseria amica. Negli ultimi tre anni ci ha fatto visita solo una tifoseria nemica, con un bus superscortato che non cercava lo scontro, ma solo uscire su “Superhincha” (il Supertifo spagnolo).
Quali sono le differenze più grandi (se esistono) tra le tifoserie basche e quelle spagnole?
Le tifoserie basche cantano tutte le stesse canzoni e hanno lo stesso stile di quelle spagnole. L’unica che si differenzia è la nostra. Cantiamo canzoni politiche basche, non abbiamo striscioni e odiamo le coreografie. Quando il Club ha organizzato una coreografia lo ha fatto in tutto lo stadio tranne il nostro settore. Ci piace più la strada degli spalti.
C’è rivalità, o addirittura inimicizia tra voi e le altre tifoserie basche o esiste un fronte unico contro il “nemico” spagnolo?
Sfortunatamente negli anni ci siamo scontrati in alcune occasioni con tutte le altre tifoserie basche. In alcuni casi esiste una conoscenza che va avanti da molti anni e in altri ci sono perfino amicizie personali. Spesso ci uniscono gli obiettivi politici, però a volte si generano incomprensioni.
Avete qualche rapporto di amicizia con le tifoserie spagnole?
C’è molta amicizia tra HNT e i tifosi del Celta Vigo, ma loro si sentono galiziani, non spagnoli. Non abbiamo problemi con i gruppi antifascisti ma non c’è una vera amicizia. Con alcuni gruppi però che pur si proclamano antifa, ma che hanno un passato torbido, La Coruña ad esempio, abbiamo pessimi rapporti.
Raccontate come nasce l’amicizia tra HNT e le tifoserie di Sankt Pauli e Celtic di Glasgow: com’è nata? E come si caratterizza?
Il rapporto cominciò perché gente di Amburgo e Glasgow vennero a farci visita, ma non è un vero gemellaggio. Da amicizie a livello personale il discorso si è allargato. Con gli irlandesi (la tifoseria del Celtic ha moltissimi tifosi irlandesi per la nota contrapposizione tra cattolici, di cui è una sorta di simbolo, e protestanti filo-inglesi, n.d.t.) la relazione è stretta perché condividiamo la lotta contro un nemico invasore, mentre St. Pauli è stata un’ispirazione nella lotta contro il razzismo e ci riempie d’orgoglio che esista un gruppo di HNT organizzato là.
Ci sono compagni tra gli HNT che sono militanti attivi della sinistra abertzale (indipendentista, n.d.t.) anche fuori dallo stadio?
Certamente. Ci sono persone che militano politicamente nei propri paesi o quartieri e ci sono persone degli HNT detenuti in carcere. Tuttavia la maggior parte di noi si limita a partecipare alle manifestazioni. Dall’altro lato la sinistra “abertzale” ci vede come hooligans e ci critica quando sbagliamo mentre quasi mai ci applaude quando ce lo meriteremmo.
Potrebbe esistere HNT senza fare politica? In cosa consiste per voi fare politica?
L’anno scorso una persona provò a coinvolgere nel gruppo persone meno politicizzate al fine di mettere su una sezione apolitica. Tutti furono contrari e lui fu espulso. Perfino i meno politicizzati sanno che senza politica HNT non sarebbe HNT. Far politica significa avere un comportamento costante e coerente in favore del socialismo e dell’indipendenza cercando di portare dentro San Mamés ciò che accade fuori.
Quali sono le maggiori differenze tra le tifoserie italiane e quelle della Liga spagnola?
Non conosciamo così bene le tifoserie italiane per poter esprimere un giudizio netto, ma è innegabile che è da 25 anni che gli ultras spagnoli imitano quelli italiani. Sicuramente le tifoserie italiane sono più numerose.
Come si caratterizza la repressione dentro e fuori gli stadi? Avete anche voi i “daspo”?
Con la videovigilanza dentro lo stadio non fai più vita. La repressione consiste poi nel comminare pesanti multe attraverso la commissione antiviolenza. La scorsa stagione 80 membri di HNT sono stati identificati nella strade di La Coruña e due giorni più tardi la commissione antiviolenza dettava alla stampa che la polizia aveva evitato un massacro perché secondo loro il nostro intento era quello di entrare con “esplosivi” nella curva avversaria. A 28 persone è stata comminata una multa di 6.000 euro (un totale di 174.000 euro) oltre al divieto di entrare negli stadi per un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi. A La Coruña non solo non c’era nessun tipo di esplosivo ma nemmeno ci furono incidenti. Così funziona questo stato “democratico”.
L’Athletic, per ciò che rappresenta e ha rappresentato in passato, non può essere definito una semplice società calcistica. Quali sono gli elementi politici e sociali del club che vi inorgogliscono di più?
La prima caratteristica è che gioca solo con giocatori baschi e ciò la unisce molto al proprio popolo. C’è chi vede in questo una forma di razzismo, ma si sbaglia. I primi figli dell’immigrazione stanno giocando nel nostro settore giovanile e già quest’anno un giovane calciatore nero ha debuttato in amichevole con la prima squadra. Pensate che bello se un giocatore basco e nero facesse gol al Bernabeu: gli Ultras Sur impazzirebbero! La seconda è che i soci sono i proprietari del club e le decisioni più importanti vengono prese in assemblea. Ogni 4 anni i soci votano per il rinnovo delle cariche dirigenziali. Non è certo il massimo della democrazia visto che per potersi presentare alle elezioni è necessario coprire un tanto per cento del bilancio societario, motivo per cui si presenta solo chi è ricco, ma è già meglio rispetto alla stragrande maggioranza dei club, che di fatto sono semplicemente aziende. La terza è la storia antifascista. Molti giocatori dell’Athletic hanno girato il mondo con la selezione basca per raccogliere fondi da destinare alla guerra contro i fascisti. Abbiamo avuto anche calciatori vincolati alla sinistra abertzale già dagli anni ‘30 come Belaustegigoitia, di ANV. Endika, calciatore degli anni ’80, entrò nel direttivo nazionale di Herri Batasuna e un altro dell’attuale rosa come Koikili ha avuto suo padre detenuto, solo per fare alcuni esempi.
C’è però chi sostiene che l’Athletic oggi rappresenti più l’oligarchia del PNV (il Partito Nazionalista Basco, di stampo liberale e liberista, n.d.t.) che il vero spirito popolare basco.
E’ innegabile che la dirigenza del club è sempre stata vincolata al PNV e il PNV è sempre stato vincolato all’oligarchia basca. Durante il franchismo invece le dirigenze erano legate all’oligarchia spagnolista. Per loro disgrazia, tutto il popolo, dagli operai ai contadini, ama la sua squadra di calcio. L’Athletic non è la sua dirigenza, l’Athletic è il popolo.
Cosa pensate della tifoseria del Livorno?
La maggior parte di noi, tranne alcune eccezioni, conosce il Livorno per Lucarelli. Siamo stati molto invidiosi nel vedere un calciatore comunista impegnato a tal punto con la squadra della propria città e con la sua tifoseria, anch’essa comunista. Che pensiamo? Che è bellissimo. Buona fortuna per il futuro al Livorno e soprattutto ai suoi tifosi.
TITO SOMMARTINO
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Ciao Edo,
RispondiEliminasono corso a leggere questa intervista appena me l'hai segnalata. Bella ed interessante, senza dubbio!
Ovvio che tra Italia e Spagna, e ancor più con i Paesi Baschi corrano delle grandi differenze, vero che sempre più negli ultimi anni la tendenza delle Curve sia verso una apoliticizzazione (con i dovuti distinguo), però di esempi come quello dell'HNT ce ne sono diversi anche in Italia e non è un caso che Sankt Pauli abbia legami molto fraterni anche con numerose tifoserie di casa nostra. Stiamo un po' perdendo l'anima popolare, il legame identitario tra le comunità e le corrispondenti rappresentative calcistiche, anche per colpa di questo calcio attuale che mette sempre più ai margini il tifoso e sempre più al centro il "consumatore" del prodotto calcio. Siamo anche un popolo abbastanza pigro, che non ha mai preso adeguatamente a modello esempi virtuosi come l'azionariato popolare. Ci piacciono sì i vari "modelli inglesi" et similia, ma ci piacciono solo da adottarli nelle loro accezioni peggiori. Però, già che qualcuno ancora resiste è buon segno. Nella speranza che prima o poi un calcio migliore possa tornare ad esistere...
Un caro saluto.
Spero non ti dispiaccia: vista l'attinenza di temi, l'ho ripresa anche per il mio blog...non mancando di ringraziarti debitamente anche là.
RispondiEliminaGrazie.
Dispiacermi? E' un onore per me!
RispondiEliminaCondivido punto per punto il tuo intervento, specialmente quando sottolinei l'enorme distanza che ormai esiste tra la grande maggioranza delle squadre e il tessuto sociale delle città che esse rappresentano, distanza che le curve non riescono più a colmare e che, anzi, spesso si riflette anche al loro interno.
Mancano elementi di aggregazione politico-sociale, oltre che al riconoscimento di un'identità comune capace di unire anche gruppi diversi, e questo è colpa soprattutto di un modello di calcio che punta, come sottolinei tu, ad avere stadi pieni di spettatori-consumatori e non di tifosi.
Purtroppo chi resiste, soprattutto in Italia, comincia a somigliare sempre più a quei giapponesi che continuavano a combattere senza sapere che la guerra era finita da un pezzo...sono troppo pessimista?
Paragone molto calzante... :P
RispondiEliminaIntervista calzante ormai in italia soprattutto le curve sono delle spa o il braccio di politici soprattutto al sud lo spirito delle bandiere e dell'identità socioculturale è stata spazzata via dal calcio moderno .
RispondiEliminaFranz da bg
AQUESTA FOTO NON ES DI HNT SINO DE ABERTZALE SUR
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