Purtroppo non sono riuscito a scrivere nulla in questi ultimi, pienissimi giorni...facendo a tutti voi tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo, vi rimando al 2011 quando ritornerò a scrivere seriamente qui sul blog. Buone feste!
venerdì 24 dicembre 2010
Zorionak eta urte berri on!
Purtroppo non sono riuscito a scrivere nulla in questi ultimi, pienissimi giorni...facendo a tutti voi tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo, vi rimando al 2011 quando ritornerò a scrivere seriamente qui sul blog. Buone feste!
domenica 19 dicembre 2010
Un doppio ritorno.

Xabi Alonso nella sua ultima presenza con la maglia della nazionale basca (foto Deia).
Innanzi tutti vorrei scusarmi con i lettori (specie con quelli più assidui) per la mia lunga assenza, dovuta a vari motivi che in questo mese mi hanno impedito sia di scrivere che di guardare le partite dei Leoni; da oggi dovrei tornare ad aggiornare il blog con regolarità, anche se la pausa natalizia è alle porte. Il primo ritorno di cui parlavo nel titolo è dunque il mio, mentre il secondo è quello dell'Euskal Selekzioa, la selezione basca, rimasta ferma per ben tre anni a causa delle polemiche tra la federazione basca ed Esait, piattaforma per l'ufficializzazione della nazionale al cui fianco si schierarono i giocatori; le polemiche nacquero a partire dal nome da dare alla nazionale, con la federazione a sostenere Euskadi piuttosto che Euskal Herria, caldeggiato da Esait; sembrerebbe una questione di lana caprina, ma la scelta tra la denominazione delle tre province basche sul territorio spagnolo (Euskadi) o quella del Paese basco nella sua interezza (Euskal Herria) contiene siugnificati che vanno aldilà del mero aspetto calcistico. Sia come sia, per tre anni si è discusso e più spesso litigato a partire da questo argomento, sfociato poi in questioni politiche riguardanti l'impegno della federazione e del governo basco a favore del riconoscimento della Selekzioa. Per fortuna adesso si torna a giocare: il 27 dicembre, infatti, l'Esukal Selekzioa (questo il nome ufficiale salomonicamente scelto per la squadra) scenderà in campo al San Mamés contro il Venezuela. I tecnici Iribar ed Etxarri hanno reso note le convocazioni che vi copincollo di seguito, con i giocatori divisi per club di appartenenza (tra parentesi le presenze con la maglia della selezione):
ATHLETIC 10
Igor Gabilondo (9), Fernando Amorebieta (2), Gorka Iraizoz (3), Mikel San José (-), Koikili Lertxundi (-), Carlos Gurpegi (3), Javi Martínez (1), Markel Susaeta (-), Gaizka Toquero (-) e Iker Muniain (-).
REAL SOCIEDAD 7
Mikel Aranburu (7), Mikel González (2), Xabi Prieto (5), Carlos Martínez (-), Jon Ansotegi (-), Joseba Llorente (2) e Imanol Agirretxe (-).
MONACO 1
Stephan Ruffier (-).
OSASUNA 1
Oier Sanjurjo (-).
REAL MADRID 1
Xabi Alonso (2).
TOULOUSE 1
Pantxi Sirieix (1).
ZARAGOZA 1
Ander Herrera (-).
Ci sono ben 11 esordienti, tra i quali spiccano i "nostri" Koikili, San José, Susaeta, Toquero e Muniain, mentre non saranno del match Iraola (infortunato), Fernando Llorente, a riposo, e tra gli altri Raul Garcia, Arteta e Aduriz. Peccato soprattutto per Aritz, bloccato dal rifiuto del Valencia di lasciarlo giocare, e peccato anche per l'assenza di Yeste, il cui ritorno alla Cattedrale dovrà essere rinviato. Due i basco-francesi presenti: si tratta del portiere del Monaco Ruffier, nel giro della nazionale transalpina, e del mediano del Tolosa Sirieix, che esordì alcuni anni fa con la maglia della Selekzioa.
A proposito di maglie, molto bella a parer mio quella preparata dall'Astore per l'occasione:

Ultima curiosità: il calcio d'inizio sarà dato da Joseba Etxeberria.

giovedì 18 novembre 2010
Sulle montagne russe.
Se dovessi consigliare una squadra di calcio ad un appassionato di scommesse non avrei dubbi, l'Athletic gli riserverebbe sicuramente grandi soddisfazioni. Le prestazioni in Liga dei biancorossi sono infatti quanto di più prevedibile ci possa essere in campo calcistico: in casa vincono quasi con tutti, in trasferta fanno punti, quando li fanno, solo contro squadre di medio-bassa classifica. Puntare sui Leoni in una partita al Camp Nou o al Bernabeu equivale dunque a buttare via i proprio soldi, mentre scegliere l'1 quando si gioca al San Mamés rappresenta un investimento sicuro al 90%, come dimostrato dalla strepitosa vittoria di domenica scorsa in 9 contro 11 (complimenti al contrario all'Almeria di Lillo, capace di far peggio dell'Inter del derby in quanto a tiri in porta in superiorità numerica). Capirete quindi lo stato d'animo con il quale mi preparo a vivere il Clasico di sabato prossimo in casa del Madrid, favorito d'obbligo e pure deciso a strapparci a suon di milioni (oggi Marca spara 63) Fernando Llorente, il cui futuro sembra ormai lontano da Bilbao. Per di più l'Athletic dovrà fare a meno degli squalificati Gurpegi, Koikili e Castillo, anche se potrebbe recuperare Amorebieta, la cui assenza in difesa si è fatta sentire non poco nelle ultime giornate. Per il resto tutti a disposizione, con Orbaiz in predicato di tornare titolare (Iñigo Perez e Iturraspe continuano ad essere dispersi) e Toquero pronto a riprendersi il posto di spalla di Llorente occupato contro l'Almeria da Igor Martinez, autore dell'assist per il gol decisivo del numero 9. Sarà comunque una partita difficilissima e un punto sarebbe già un ottimo traguardo; da Caparros, comunque, vorrei solo che provasse a giocarsela dall'inizio, senza erigere barricate inutili contro una squadra del genere.
PS Volevo segnalare la frase eccezionale detta da Muniain al termine della partita con l'Almeria: "No hemos jugado en inferioridad numérica en ningún momento, 11 contra 40.000 no es jugar en inferioridad". Da brividi, no?

martedì 9 novembre 2010
10a giornata: Villarreal 4-1 Athletic.

Llorente a terra: il suo gol non è servito (foto Deia. com).
Villarreal: Diego López; Ángel, Marchena, Musacchio, Capdevila; Cazorla, Bruno, Borja Valero (83' Montero), Cani (70' Senna); Nilmar (83' Matilla), Rossi.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Aurtenetxe; Susaeta (29' De Marcos), Gurpegui, Javi Martínez, Muniain (46' Gabilondo); Toquero (68' Ion Velez), Llorente.
Reti: 6' Llorente, 39' Nilmar, 45' Cazorla, 83' Rossi, 91' Montero.
Arbitro: Fernández Borbalán (Colegio Andaluz).
Note: espulso al 76' Aurtenetxe (A) per doppia ammonizione.
Non c’è niente da fare: ogni volta che l’Athletic si trova di fronte ad una prova di maturità puntualmente finisce per fallirla, sia che riesca a giocare una buona partita, sia che in campo fornisca una pessima prestazione. Si impegna, si applica e dà prova di aver studiato, come avrebbero detto i nostri vecchi professori, ma al momento della verifica non riesca a compiere quel salto di qualità che lo eleverebbe dal rango di mediocre, senza infamia e senza lode, a quello di studente tra i migliori della classe. Trovo paradossale, poi, il ribaltamento della situazione rispetto alle stagioni passate: ora che finalmente abbiamo un attacco molto produttivo, è la difesa a fare acqua da tutte le parti e ad affossare le nostre ambizioni, nonché a rendere vani i gol di Llorente, miglior cannoniere non straniero del campionato, che ha segnato in 10 partite la metà delle reti realizzate in Liga l’anno scorso. Per un motivo o per un altro, insomma, continuiamo a bocciare l’esame del quinto anno e a rimandare il momento dell’addio alla scuola secondaria per fare il nostro ingresso nel mondo dei grandi: forse è giunto il momento di cambiare tutor.
Caparros conferma la formazione che ha asfaltato il Getafe, con l'unica novità del rientro di Aurtenetxe cui cede il posto Koikili; anche il Villarreal schiera il suo undici-tipo (del quale non fa più parte Marcos Senna, soppiantato dalla coppia Borja Valero-Bruno), che presenta il duo offensivo letale formato da Rossi e Nilmar. La partita si mette benissimo per i Leoni, scesi in campo con animo pugnace, che al 6' si portano avanti grazie a uno splendido cabezazo di Llorente, pescato sul secondo palo da un cross altrettanto bello di Aurtenetxe. Una volta passati in vantaggio, gli zurigorri potrebbero impostare una partita accorta, occupando gli spazi e lasciando salire i padroni di casa per poi ripartire con rapidità, e invece restano incomprensibilmente piuttosto alti e si espongono alle folate offensive del Submarino amarillo, subito vicino al pareggio al 9' con Rossi e al 15' con un incredibile contropiede tre contro uno sprecato per troppa lentezza d'esecuzione. Amnesie difensive a parte, l'Athletic disputa una prima mezz'ora di buon livello, frutto di una disposizione in campo ordinata e della verve di alcuni giocatori, Susaeta su tutti; è proprio l'uscita di Markel, azzoppato al 27' da Musacchio e sostituito due minuti dopo da De Marcos, a segnare l'inizio della fine. I baschi non riescono più a dare profondità alla manovra, si schiacciano nella propria trequarti e vengono infine bucati da Nilmar, che sfrutta un'uscita solo accennata da Iraizoz su cross di Borja Valero per segnare un meritato pareggio. Il Villarreal non si ferma e proprio in chiusura ottiene il gol del sorpasso: anche stavolta, però, gli uomini di Garrido devono ringraziare Iraizoz, che cicca un innocuo passaggio verso Ustaritz, regala la palla a Cazorla e viene da questi infilzato come un tordo.
Al rientro in campo dopo l'intervallo c'è Gabilondo per Muniain, scelta cervellotica di Caparros visto il punteggio e che può essere solo parzialmente spiegata dalla scarsa vena del navarro nel primo tempo e dal nervosismo da questi mostrato in un battibecco col guardalinee in pieno recupero (Iker era già ammonito). Chi non c'è, purtroppo, è l'Athletic: i biancorossi ci provano, pressano alto e mettono diversi palloni in area, ma tutto ciò che raccolgono è un paio di mischie e nulla più. Il Villarreal, sornione, fa sfogare gli ospiti senza rischiare nulla per poi colpirli non appena le loro energie iniziano a calare. Rossi sfiora il gol con un diagonale mancino al 67', Borja Valero coglie un palo esterno al 74' e al 77' ecco l'episodio che taglia le gambe ai baschi, ovvero l'espulsione di Aurtenetxe per doppio giallo, il secondo piuttosto rigoroso. I Leoni hanno un colpo di coda all'82' ma Ion Velez, servito da Iraola, conclude dritto su Diego Lopez, dopodiché devono alzano bandiera bianca quando, sul ribaltamento di fronte, Rossi riesce finalmente a battere Iraizoz. Il quarto gol di Montero rende solo più amaro un pomeriggio iniziato alla grande e finito nel peggior modo possibile, come tante, troppe altre volte accaduto al club rojiblanco.
Si può recriminare dopo una partita persa con tre gol di scarto e un'infinità di occasioni a favore degli avversari? A ragion veduta la risposta è no, anche se rimane un po' di amaro in bocca per una partita che globalmente l'Athletic non ha giocato malissimo, pur concedendo troppo in fase difensiva e non riuscendo ad estendere la pericolosità della prima mezz'ora a tutto il resto del match. Dal punto di vista tattico c'è poco da dire a Caparros, tradito più dagli errori dei singoli (Iraizoz su tutti) che dall'impostazione data alla gara; c'è però un problema di mentalità, mi verrebbe da dire quasi di sudditanza psicologica rispetto alle migliori squadre della Liga, che a parer mio riflette in modo inequivocabile un quadriennio passato a scendere in campo contro tali squadre pensando solo a non prenderle (e riuscendoci pochissime volte, specie in trasferta). Non bisogna farsi troppe illusioni riguardo a un effettivo innalzamento del livello della squadra, perché in passato abbiamo visto più volte un'alternanza periodica tra prestazioni molto buone e altre sconfortanti. Continua la navigazione a vista, dunque, nella speranza di ottenere buoni risultati in Copa del Rey e di riuscire ad inserirsi nella lotta per l'Europa in campionato.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 4: domenica scorsa era stato perfetto, stavolta invece è disastroso. Regala due gol al Villarreal, reti peraltro fondamentali perché rimettono in carreggiata un avversario fin lì propositivo ma poco preciso nelle conclusioni, e conferma un'altalenanza di rendimento che un portiere non può permettersi. L'errore sul 2-1 di Cazorla è da oratorio. Che le voci di mercato lo stiano disturbando?
Iraola 5,5: Cani è ispirato e lo costringe a una gara tutta difensiva, in più con De Marcos non sembra trovarsi a suo agio. Sale pericolosamente solo una volta, quando serve a Ion Velez un assist davvero pregevole. Limitato.
San José 5: alcune chiusure davvero molto belle non cancellano la sofferenza patita per tutto il match. Si occupa di Rossi e l'italo-americano va al tiro almeno cinque volte, segno che la marcatura del navarro non è ottimale. Spesso fuori posizione, mostra di non poter ancora essere il capo delle operazioni in difesa e di aver bisogno di un compagno più esperto che lo guidi.
Ustaritz 4,5: spiace vedere il difensore promettente che era quando esordì in Primera con Clemente così spaesato e in difficoltà. Non tiene Nilmar, non riesce a trovare il giusto collocamento in campo ed è anche poco presente nell'uno contro uno. La lunga inattività può essere mascherata contro avversari meno quotati, ma davanti a gente di spessore internazionale riemerge impietosamente e lo rende inadeguato.
Aurtenetxe 6: nonostante l'espulsione è di gran lunga il più positivo in difesa. Limita Cazorla e costringe Rossi a girare a largo, poi quando spinge è efficace, come si vede con l'assist davvero pregevole per il gol di Llorente. E' ancora un po' ingenuo, ma le qualità ci sono.
Susaeta 6,5: fin quando resta in campo è ottimo, sempre elettrico e nel vivo del gioco. Purtroppo la sua partita dura solo mezz'ora (dal 29' De Marcos 5: spreca l'occasione concessagli dal destino giocando una partita negativa ad ogni livello. Dopo l'espulsione di Aurtenetxe, poi, Caparros ha la bella idea di arretrarlo a terzino e di esporlo a una figuraccia gratuita e immeritata).
Gurpegi 6,5: a parer mio è il migliore dell'Athletic. Lotta come un leone e per un tempo è quasi insuperabile, poi cala alla distanza anche perché trova poco aiuto in Javi Martinez. La fascia di capitano sul suo braccio è un esempio per tutti.
Javi Martinez 5,5: ingolfato, poco brillante, conferma le difficoltà (soprattutto fisiche) di questo inizio di stagione. L'infortunio nel precampionato non gli ha permesso di effettuare una buona preparazione e la forma migliore è ancora lontana. Si limita al compitino, ma da lui ci si aspetta sempre qualcosa in più.
Muniain 5,5: non ripete la partita eccezionale di una settimana fa, tuttavia non merita di essere sostituito dopo appena un tempo. E' vero che mette lo zampino solo nell'azione del gol e poi sparisce, però uno col suo talento poteva fare molto comodo nel tentativo di rimonta della ripresa. Forse il nervosismo mostrato verso l'arbitro ha indotto Caparros a cambiarlo (dal 46' Gabilondo 5,5: è entrato? Io francamente non me ne sono accorto. Gol a parte, Igor è questo: un giocatore diligente, lineare e che non ha le doti per cambiare una partita).
Toquero 5: corre e si impegna come da copione, senza riuscire però a infastidire gli avversari. Ripropone pochissimo lo scambio con un esterno ripetuto di continuo contro il Getafe, poi viene addirittura spostato da Jokin sull'ala sinistra con Muniain che si accentra, mossa che non dà risultati. E' ancora a secco quest'anno, cosa che non lo fa giocare tranquillo (dal 68' Ion Velez 5: ha sul piede la palla del pareggio e la spreca con un tiro ciabattato, reso pericoloso solo da una deviazione. Per il resto quasi non vede il pallone. Se il nostro primo cambio in attacco è lui, siamo messi male).
Llorente 6,5: segna un bellissimo gol e, pur trovandosi spesso isolato, riesce a mettere in apprensione più volte la difesa del Villarreal. Se a fine stagione dovesse decidere di lasciare l'Athletic andrebbe compreso, non si può avere in squadra un talento del genere e non riuscire a sfruttarlo a dovere.
Caparros 5,5: presenta una squadra combattiva e ben messa in campo, nonostante i buchi difensivi che testimoniano il poco affiatamento tra i due centrali. Tradito dagli errori di Iraizoz, non riesce a trovare delle contromosse adeguate al vantaggio del Villarreal e i suoi si rendono pericolosi solo a fine partita, prima di incassare altri due gol. Rivedibili la decisione di sostituire Muniain dopo un tempo ed alcune mosse presentate durante la partita (scambio di ruoli tra Toquero e Muniain, De Marcos terzino). Il problema stavolta è sembrato risiedere più nell'atteggiamento mentale che in quello tattico.

giovedì 4 novembre 2010
9a giornata: Athletic 3-0 Getafe.

Muniain, il migliore in campo, in azione (foto Athletic-club.net).
Athletic: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Koikili; Susaeta (62' De Marcos), Gurpegui, Javi Martinez, Muniain (76' Gabilondo); Toquero (72' David López), Llorente.
Getafe: Codina; Pintos, Cata Díaz, Rafa, Marcano; Boateng, Víctor Sánchez (46' Casquero); Pedro Ríos (65' Arizmendi), Albín, Manu del Moral (68' Miku); Colunga.
Reti: 6' Iraola, 12' San José (rig.), 83' Gabilondo.
Arbitro: Estrada Fernández (Comité catalán).
La miglior prestazione stagionale dell'Athletic (insieme a quella con il Maiorca, altro 3-0 spumeggiante) ha fruttato una vittoria bella ed importante, soprattutto in chiave di rafforzamento dell'idea di calcio maggiormente offensivo sviluppata da Caparros nelle ultime giornate. Il mister di Utrera non si è convertito al 3-4-3 stile Ajax, questo è chiaro, ma la sua insistenza su una formazione titolare formata da due ali offensive, due punte e un solo mediano di rottura è un segnale importante, anche se l'assenza di un regista puro per me in certe partite potrebbe farsi sentire. La strada intrapresa è quella giusta, finalmente, e si spera che la squadra ora trovi quella continuità che potrebbe proiettarla in zone interessanti della classifica.
Jokin torna a schierare gli undici di Siviglia, confermando Koikili, Ustaritz e la coppia di folletti Susaeta-Muniain sugli esterni; Michel dal canto suo si presenta al San Mamés con un 4-2-3-1 che però resta tale solo sulla carta, visto che i tre trequartisti giocano parecchio schiacciati sulla linea mediana e lasciano Adrian Colunga isolato in avanti. La tattica difensiva degli azulones, tuttavia, va letteralmente a farsi benedire nel giro di un quarto d'ora, travolta dalla furia agonistica di un Athletic sceso in campo con il piglio dei giorni migliori. I Leoni sono iperaggressivi nel pressing, giocano stabilmente nella metà campo avversaria ed esibiscono dei movimenti offensivi davvero interessanti, proponendo poi un Muniain in stato di grazia. E' proprio da due iniziative del giovanissimo navarro che nascono i gol biancorossi: al 6' Iker mette in mezzo un pallone che, respinto dai difensori del Getafe, finisce sul destro di Iraola e viene recapitato alle spalle di Codina da una rasoiata del terzino di Usurbil; pochi minuti dopo Muniain è invece bravo a cercarsi un rigore con una penetrazione in area che viene stoppata da Rafa con una spallata. Il penalty, a parer mio inesistente, viene trasformato da San José con grande freddezza, e al 12' il punteggio è gia di 2-0 per i padroni di casa. Un leggero rilassamento dei bilbaini porta a due occasioni consecutive per i madrileni, ma Pedro Rios prima e Colunga poi (in quest'occasione è superbo Iraizoz) non riescono a far male; da qui in avanti è un continuo monologo dell'Athletic, che sfiora il 3-0 più volte e mette in seria difficoltà il reparto arretrato avversario grazie ad un movimento offensivo messo in pratica parecchie volte. In pratica, quando la squadra sale Toquero si sposta alternativamente a destra o a sinistra per lasciare lo spazio centrale all'avanzata dell'ala, quindi o resta in fascia per crossare o taglia ancora dentro se vede il buco per il passaggio. Schema semplice, ma che per rendere al meglio ha bisogno di una seconda punta dalla grandissima corsa, e in questo Toquero ha pochi rivali nella Liga; in tal modo lo stesso Gaizka migliora notevolmente il suo rendimento e le opzioni di passaggio per i centrocampisti raddoppiano (senza contare che l'assenza di un regista riesce ad essere mascherata dall'accentramento di Susaeta o Muniain, che possiedono il dono della rifinitura).
La ripresa non vede alcun progresso del Getafe che, simile ad un pugile suonato, resta a farsi prendere a pallonate nella propria trequarti senza riuscire a mettere la testa fuori, se non con qualche sporadica azione di rimessa. L'unico fattore che rende ancora interessante il match è sempre Muniain, che passa con una naturalezza quasi sfacciata dall'assist (clamoroso il pallone recapitato al 54' sulla testa di Llorente e fallito d'un soffio da Nando) all'azione personale, anche se mostra scarsa precisione al momento del tiro. Il 3-0 tanto cercato arriva infine all'83', opera di un Gabilondo in serie realizzativa strepitosa.
Con la vittoria sul Getafe l'Athletic si trova adesso a 13 punti in classifica, bottino discreto se si considera che quasi tutte le squadre più forti della Liga sono già state affrontate dai Leoni; i prossimi incontri con Villarreal e Real Madrid ci diranno sicuramente molto sul futuro di questa squadra.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 7: il portiere migliore non è quello che compie venti parate, ma quello che sa farsi trovare pronto al momento giusto. Gorka, impegnato pochissimo, sfodera almeno due interventi decisivi (specie quando ipnotizza Colunga nell'uno contro uno) ed è sempre concentrato. Non era facile, perciò si merita un voto alto.
Iraola 7,5: sta attraversando un momento strepitoso, tanto che mi stupirei se Del Bosque lo tenesse fuori dalle prossime convocazioni. Annulla Del Moral, segna un gran gol e imbastisce dialoghi spettacolari con Susaeta, uno che parla la sua stessa lingua tecnica. Strepitoso.
San José 7: un solo errore nel finale di gara, a risultato ampiamente acquisito, e per il resto c'è una prestazione solida, in linea con quelle degli ultimi tempi, che conferma i passi avanti lungo il difficile cammino della maturazione. Il rigore calciato alla perfezione è la classica ciliegina sulla torta.
Ustaritz 6,5: ogni partita in più gli toglie qualche ragnatela, anche se ovviamente non può essere ancora lustro come vorremmo. Un paio di errori di posizione rischiano di costar caro alla squadra, ma tutto sommato se la cava.
Susaeta 7: meno appariscente dell'ispiratissimo Muniain, riesce comunque a stare sempre nel vivo del gioco ed a partecipare a un numero consistente di azioni offensive. Quando si accentra e ha il tempo per alzare la testa sa trovare dei corridoi che per tutti gli altri compagni sono invisibili (dal 62' De Marcos 6,5: volitivo, si segnala per un paio di iniziative palla al piede niente male).
Gurpegi 6,5: un po' sottotono all'inizio, sbaglia parecchi appoggi e rischia di far prendere dei contropiedi evitabili. Col passare dei minuti sale di tono e non fa passare nemmeno uno spillo.
Javi Martinez 6: probabilmente risente dell'infortunio che lo ha costretto ad uscire anzitempo contro l'Alcorcon, perché non è il solito divoratore di campo e gioca in modo parecchio compassato. I minuti che mette nelle gambe sono comunque preziosi.
Muniain 8: il migliore in campo per distacco, non ci sono abbastanza aggettivi per descrivere la sua prova immensa. Corre, crossa, dribbla, tira, assiste i compagni: insomma, fa tutto lui o quasi, rivelando solo poca cattiveria nelle conclusioni. Ha 18 anni da compiere e gioca con la tranquillità dei veterani, una qualità dei grandi giocatori. L'importante è che non si monti la testa, perché calcisticamente è un fenomeno (dal 76' Gabilondo 6: entra e segna il quarto gol stagionale, cifra da attaccante più che da centrocampista. Chapeau).
Toquero 7: prova davvero positiva per il numero 2, più per il grande lavoro tattico descritto sopra che per l'effettiva pericolosità sotto porta (anche se un paio di tiri riesce a farli). Per il tipo di movimento che gli chiede Caparros è indicatissimo fisicamente e pure tecnicamente, e per una volta sono d'accordo con l'ovazione tributatagli dal pubblico della Cattedrale (dal 72' David Lopez 6: lascia la sua firma sul match con l'assist per il 3-0 di Gabilondo).
Llorente 6: ci prova in tutti i modi, ma non riesce ad entrare nel tabellino dei marcatori nonostante le molte azioni costruite per lui dalla squadra. Una giornata storta capita a tutti.
Caparros 7: anche se è arrivato a proporla con almeno una stagione di ritardo, bisogna dargli atto di aver finalmente iniziato a schierare la formazione offensiva che in moltissimi gli chiedevano. Il gioco lievita così come i gol segnati, e se riesce a registrare la fase difensiva ed a migliorare il rendimento fuori casa può portarci lontano. Per il momento, bene così.

lunedì 25 ottobre 2010
8a giornata: Sevilla 4-3 Athletic.

Si può fischiare rigore per fallo di mano a Ustaritz dopo un'entrata del genere di Negredo? (foto Deia.com).
Sevilla: Palop; Dabo, Martín Cáceres, Alexis, Fernando Navarro; Konko, Renato, Romaric (86' Guarente), Diego Capel (72' Perotti); Kanouté, Luis Fabiano (74' Negredo).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Koikili; Susaeta, Javi Martínez, Gurpegui (66' Orbaiz), Muniain (63' Ion Vélez); Toquero (59' Gabilondo), Llorente.
Reti: 35' e 62' Luis Fabiano, 45' Kanouté (rig.), 74' e 77' Llorente, 80' Kanouté (rig.), 93' Gabilondo.
Arbitro: Carlos Clos Gómez (Comité Aragonés).
Note: espulso al 64' Fernando Navarro (S) per doppia ammonizione.
Partido loco, manicomio, camisa de fuerza: di certo i giornalisti spagnoli non si sono limitati nel descrivere la partita di ieri tra Athletic e Siviglia. Hanno sicuramente ragione loro, giacché una locura come quella del Pizjuan raramente si vede in un campionato professionistico (e mi riferisco non solo agli episodi strettamente di gioco, ma anche agli errori marchiani dell'arbitro). In tutta questa confusione l'Athletic ha fatto una buona figura, meccanismi difensivi a parte; i Leoni hanno giocato alla pari con gli andalusi per larghi tratti della gara e, tolti venti minuti di blackout a cavallo dei due tempi, hanno fornito una prestazione tale da meritare pienamente il pareggio. Peccato per il punto perso, soprattutto per il morale, ma la strada intrapresa sembra quella giusta.
Caparros stupisce tutti confermando l'undici vittorioso domenica scorsa col Saragozza, e se le assenze di Amorebieta e Aurtenetxe sono forzate, la scelta di riproporre Muniain e Susaeta sulle fasce (abdicando al difensivismo che avrebbe suggerito la presenza di Gabilondo e di Orbaiz, con Gurpegi a destra) appare coraggiosa e "diversa" rispetto al solito; a memoria non ricordo una formazione da trasferta così offensiva nei quattro anni di panchine di Jokin. Manzano schiera i suoi uomini con il classico 4-4-2 marchio di fabbrica del Siviglia, tuttavia non ha a disposizione uno dei suoi uomini migliori, Jesus Navas, ed è costretto ad avanzare Konko a centrocampo; davanti c'è la coppia rodatissima Kanouté-Luis Fabiano, col maliano che ha nell'Athletic una delle sue vittime preferite. L'inizio tambureggiante dei bilbaini sembra dar ragione al coraggio di Caparros: la squadra è corta, molto aggressiva in fase di non possesso e anche pericolosa quando si spinge in avanti, come dimostrano le occasioni di Javi Martinez (colpo di testa contenuto da Palop) e Muniain (tiro da fuori alzato dal portiere sevillista). Dopo i primi 20 minuti giocati meglio i biancorossi calano un po' il ritmo, tuttavia non lasciano grandi spazi ai padroni di casa e sembrano poter giocare alla pari, cosa rara nelle ultime trasferte al Pizjuan; purtroppo per loro al 35' una svirgolata di Kanouté, pescato in area da un bel cross di Capel, si trasforma in un assist per Luis Fabiano, che controlla di destro e con un sinistro sporco mette dentro la prima rete stagionale. Il gol andaluso, piuttosto casuale, viene doppiato proprio in chiusura da un rigore di Kanouté, concesso per una trattenuta apparsa veniale di Ustaritz su "O Fabuloso", ed è così che l'Athletic va all'intervallo sotto 2-0 senza aver particolarmente demeritato.
La ripresa, almeno all'inizio, è di tutt'altro tipo: il Siviglia controlla, i baschi non riescono a pungere e anzi rischiano di capitolare più volte (c'è ad esempio un palo di Capel al 49') fino alla rete del 3-0, opera ancora di Luis Fabiano al minuto 62. La partita, a questo punto già chiusa, si riapre improvvisamente dopo appena due giri d'orologio: Fernando Navarro stende Susaeta, si becca il secondo giallo e lascia i suoi in dieci. I Leoni ritrovano la convinzione che era mancata dall'inizio del secondo tempo, guadagnano metri e accorciano le distanze con un cabezazo di Llorente. A questo punto la partita è nel pieno della pazzia descritta dai media iberici, come si vede al 77' quando Konko stoppa col braccio un tiro di Gabilondo: Llorente calcia il rigore, Palop salva ma sulla ribattuta Nando si trova la palla sul destro e fa 3-2. Quando tutto lascerebbe prevedere un finale estremamente complicato per il Siviglia, ecco la genialata di Clos Gomez a far calare il sipario sul match. L'arbitro aragonese, infatti, si inventa un rigore a favore dei padroni di casa per un "mani" di Ustaritz, ignorando completamete la dinamica dell'azione: Usta tocca sì con la mano, ma solo dopo essersi scontrato con Iraizoz a causa di una carica di Negredo ed essere finito a terra. Sia come sia, Kanouté realizza il 4-2 e rende inutile il gol di Gabilondo al 93', buono solo per aumentare i rimpianti.
Risultato a parte, come dicevo all'inizio dobbiamo valutare in maniera positiva la prestazione dell'Athletic, innanzi tutto per l'atteggiamento finalmente meno attendista deciso dal suo tecnico e secondariamente per quanto di buono mostrato sul campo. Garra, tentativi di giocare palla a terra, pericolosità in attacco: tre fattori che mi fanno propendere per un voto di sufficienza piena da assegnare ai Leoni. Peccato per certe sbavature difensive che si potevano evitare, ma rispetto alle ultime esibizioni in casa del Siviglia i passi avanti sono stati notevoli.

martedì 19 ottobre 2010
7a giornata: Athletic 2-1 Zaragoza.

Iraola festeggia dopo aver segnato l'1-0 (foto Athletic-club.net).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Koikili; Susaeta, Gurpegui, Javi Martínez, Muniain (80' Gabilondo); Toquero (66' Ibai Gómez; 71' Igor Martínez), Llorente.
Real Zaragoza: Doblas; Diogo, Lanzaro, Contini, Ponzio; Pinter, Gabi, Braulio, Ander Herrera (62' Boutahar), Bertolo (71' Marco Pérez); Sinama Pongolle (82' Jorge López).
Reti: 11' Iraola, 23' Llorente, 94' Braulio.
Arbitro: Ramírez Domínguez (Comité Andaluz).
Note: espulso al 52' Pinter (Z) per doppia ammonizione.
La prima riflessione che vi vorrei proporre il giorno dopo Athletic-Saragozza è questa: quanto è scaduta la Liga negli ultimi anni? Ma è davvero possibile che quello visto ieri alla Cattedrale fosse il Saragozza, una squadra che nelle scorse stagioni schierava giocatori del calibro di Villa, Gabriel e Diego Milito, Aimar, D'Alessandro, Ayala, Piqué e via discorrendo? Me lo chiedo, e lo chiedo anche a voi, in quanto sono rimasto davvero basito osservando un primo tempo nel quale gli aragonesi sono stati disintegrati da un Athletic sicuramente ben messo in campo, aggressivo e ordinato, ma che comunque non ha fatto niente di incredibile. E' bastato forzare un po' sulla destra, la zona difesa peggio dagli uomini di Gay, e riproporre in continuazione l'allargamento di Toquero sulla fascia per far sì che davanti a Doblas si aprissero voragini tanto clamorose quanto ignorate dall'allenatore zaragocista, per 45 minuti capace solo di restare immobile davanti alla sua panchina mentre i tagli di Susaeta facevano a fette il povero Ponzio, mediano adattato a terzino, e le scorribande di Iraola non venivano mai seguire da un deleterio Bertolo. Di fronte a tanta pochezza verrebbe quasi da ridimensionare la prova dei Leoni, tuttavia il brutto secondo tempo deve far riflettere su quanto di buono i biancorossi hanno espresso in una prima frazione ottima per intensità e ritmo.
Caparros non rinuncia al 4-4-2 ma propone interpreti più offensivi rispetto a Gabilondo e compagnia: a destra, finalmente, torna titolare Susaeta, a sinistra c'è Muniain e in mezzo l'utrerano si tutela con la diga Gurpegi-Javi Martinez; in attacco si rivede dal primo minuto Toquero, pronto a sfruttare le sponde di Llorente per infilare i centrali avversari. Gay schiera invece un 4-2-3-1 improntato al contropiede, con il basco Ander Herrera a fare da raccordo tra il centrocampo e l'unica punta Sinama Pongolle. L'Athletic parte subito forte e comincia fin dai primi minuti a tambureggiare sulla fascia destra, dove Susaeta è imprendibile per Ponzio e Iraola appoggia costantemente l'azione offensiva, visto che Bertolo non sembra conoscere il significato della parola "ripiegamento". All'11' i Leoni avvisano il Saragozza: combinazione Iraola-Susaeta, cross di Markel dal fondo e Muniain viene anticipato da Diogo con Doblas, scavalcato dalla traiettoria del traversone, ormai fuori causa. Sugli sviluppi del corner Iraola, appostato poco fuori area, si avventa sulla respinta e conclude di controbalzo trovando l'angolino. Gran gol per Andoni che festeggia nel migliore dei modi la partita numero 300 con la maglia zurigorri. Il Saragozza non reagisce e la fascia destra continua ad essere territorio di conquista per i baschi, soprattutto dopo che Toquero, molto intelligente dal punto di vista tattico, comincia a scalare in continuazione verso quella zona di campo; così facendo Contini è costretto a seguirlo e Pinter deve retrocedere accanto a Lanzaro, dunque Susaeta può accentrarsi prendendo d'infilata gli avversari. Esplicativo di ciò è il secondo gol dell'Athletic: Toquero, in posizione di ala destra, riceve la palla e la gioca subito su Susaeta, più centrale, scattando poi lungo la linea laterale e portando via l'uomo; a questo punto Markel ha davanti a sé solo Ponzio, lo salta, entra in area e dopo una finta crossa sul secondo palo dove Llorente, marcato dal terzino Diogo, non deve faticare più di tanto per smarcarsi e segnare. Il giochetto è semplice ma Gay non sembra accorgersene, anche se al 33' i suoi rischiano di subire il terzo gol: Iraola lancia ancora Toquero, il numero 2 crossa rasoterra e Susaeta irrompe sul primo palo, tocca di fino anticipando Doblas e spedisce fuori di un niente. Il gioco dei padroni di casa è lineare e redditizio, quello degli ospiti è semplicemente inesistente nonostante la presenza di un buon regista come Gabi e di un talento come Ander; davvero improponibile gli aragonesi, disastrosi in difesa e senza lo straccio di un'idea in attacco. Il tempo si chiude con una rete annullata per un fuorigioco inesistente a Gurpegi, servito da una punizione perfetta di uno scatenato Susaeta.
Tutt'altra musica nella ripresa, almeno dal lato biancorosso. I Leoni infatti tirano i remi in barca, si fanno vedere al 50' con Llorente e poi si limitano a controllare, confidando nella sterilità degli avversari e nella superiorità numerica (al 52' Pinter viene espulso per doppia ammonizione, la seconda un po' fiscale). Atteggiamento sbagliatissimo: vero che il Saragozza sembra incapace di tirare in porta, ma un golletto in qualche modo può spuntar fuori; certe partite andrebbero chiuse subito, invece l'Athletic non lo fa e rifiuta quasi di affondare il colpo. Nel contesto di una ripresa da sbadigli si segnala solo l'esordio sfortunatissimo di Ibai Gomez, che entra in campo al 66' e dopo tre minuti si fa male al ginocchio sinistro (un mese e mezzo di stop per lui). In chiusura di tempo Llorente fallisce il 3-0, quindi in pieno recupero Braulio accorcia le distanze, fortunatamente troppo tardi per poter alimentare speranze di rimonta.
Tre punti d'oro per i bilbaini, dunque, frutto di una prestazione ottima per 45 minuti e scadente nella seconda metà di gara. Sono mancate cattiveria e concentrazione, un peccato perché con il terzo gol la partita sarebbe finita e non ci sarebbe stato spazio per critiche o recriminazioni. Guardando agli aspetti positivi, va sottolineato che con due ali offensive il gioco migliora notevolmente, si ampliano le opzioni di passaggio per i mediani e si aprono più spazi per le punte; speriamo che Caparros lo abbia notato, anche se scommetterei sulla presenza di Orbaiz, Gabilondo e Gurpegi sulla destra domenica prossima a Siviglia.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 6: sarebbe da s.v., diciamo che il voto è di solidarietà per il freddo che si prende stando quasi sempre fermo. Non può nulla in occasione del 2-1, Braulio tira da due metri.
Iraola 7,5: primo tempo mostruoso, divora il campo con la sua falcata elegante ed è sempre fonte di pericolo per gli avversari. Bellissimo il gol, il primo quest'anno. Nella ripresa rifiata, ma va bene così.
San José 6,5: attraversa un ottimo periodo e la titolarità nell'under 21 non può che averlo rafforzato. Contro il solo Sinama Pongolle non deve faticare più di tanto, il poco lavoro che ha lo sbriga senza problemi.
Ustaritz 6: è fortunato ad incrociare un Saragozza così deludente nella sua prima gara stagionale. Mostra un po' di ruggine ed è troppo molle in occasione del gol. Complessivamente non fa danni ed era ciò che gli si chiedeva.
Koikili 6,5: anche per lui è la prima partita dell'anno, tuttavia sembra che sia titolare da settembre. Tiene bene la posizione, spinge il giusto e si fa apprezzare per un paio di recuperi. Bentornato.
Susaeta 8: migliore in campo per distacco, è il dominatore del match e come tale entra in tutte le azioni pericolose dei Leoni. Rapidissimo, imprendibile, fa a fette la difesa aragonese con i suoi tagli e crea sempre la superiorità numerica in dribbling. Una domanda per Caparros: perché non è un titolare indiscutibile? Esaltante.
Gurpegi 7: giganteggia in mezzo al campo, recupera decine di palloni ed è anche molto preciso nel rigiocarli. Gli tolgono un gol buono, lui non si abbatte e continua a fare la diga con ottimi risultati. Capitano vero.
Javi Martinez 6,5: sobrio, mai eccessivo, si piazza al fianco di Gurpegi pronto ad inserirsi non appena la situazione glielo consente. Ha ritrovato la forma, fa bene a non forzare nella ripresa.
Muniain 6,5: i compagni giocano sempre a destra viste le difficoltà degli avversari e lui stenta a mettersi in luce. Quando parte, però, è spesso difficile da arginare e raramente spreca un pallone. Gli manca una rete per prendere maggior fiducia (dall'80' Gabilondo s.v.).
Toquero 6,5: tecnicamente è quel che è, d'accordo, ma in questa partita svolge un lavoro tattico davvero prezioso. Serve un paio di ottimi assist, svaria moltissimo e sfiora il gol con un bel diagonale. Promosso (dal 66' Ibai s.v.; dal 71' Igor Martinez s.v.).
Llorente 7: un gol, almeno altre tre occasioni in cui è presente, tanto lavoro per la squadra. E' nel miglior momento della sua carriera, come ha dichiarato anche Gay, e i numeri lo confermano. Sarà difficile trattenerlo a Bilbao anche l'anno prossimo.
Caparros 6,5: presenta una squadra offensiva e molto aggressiva, trovando risposte soddisfacenti e due gol in appena 23 minuti. Buonissima la mossa di far allargare Toquero sulla destra, fascia già lasciata troppo scoperta dal Saragozza. Peccato che i suoi calino di ritmo e convinzione nel corso di un secondo tempo praticamente non giocato; probabilmente l'espulsione di Pinter lo deve aver indotto a suggerire ai giocatori di limitarsi a controllare per non sprecare energie, tuttavia non è mai saggio evitare di chiudere una partita. Troppe volte abbiamo visto l'Athletic farsi rimontare dopo aver dominato...per fortuna stavolta non è andata così.

domenica 17 ottobre 2010
Nuova rubrica: Che fine ha fatto...?
Avevo intenzione di inaugurare questa nuova sezione del blog durante la pausa per le nazionali, ma purtroppo non ci sono riuscito a causa del poco tempo a disposizione. Eccomi dunque a presentarvi la rubrica "Che fine ha fatto...?" proprio a ridosso della partita col Saragozza, che l'Athletic affronterà senza Amorebieta, infortunato, e Aurtenetxe, convocato dall'under 19 per un torneo di qualificazione all'Europeo (al loro posto giocheranno probabilmente Ustaritz e Koikili; cervellotiche le convocazioni di Caparros, che ha chiamato Ion Velez e Ibai lasciando a casa, tra gli altri, De Marcos, Iturraspe e Balenziaga). Ritornando alla rubrica, si tratta di un progetto che avevo in mente da mesi e che mi è stato ispirato da quei siti che si occupano di rintracciare le meteore passate dalla nostra serie A; cercherò dunque di scoprire che fine abbiano fatto quei giocatori passati dall'Athletic negli ultimi anni e sui quali venivano riposte tante speranze. Si comincia con una delle maggiori delusioni che ho avuto riguardo a un calciatore dei Leoni, quel Joseba Arriaga che è sempre stato un mio pallino e per il quale imaginavo una carriera ben diversa (qui potete trovare la scheda che compilai su di lui nel 2005). Buona lettura!

Arriaga in azione contro il Numancia (foto Athletic-club.net).
Quando si affacciò in prima squadra, lanciato nel 2002 da un certo Jupp Heynckes (che di giovani baschi se ne intendeva, giacché fu lui a far esordire Julen Guerrero), venne subito indicato come una delle maggiori promesse della cantera di Lezama. Rapido, verticale, sempre in movimento, Arriaga mostrò caratteristiche perfette per agire come seconda punta o come trequartista esterno in un 4-2-3-1 e lasciò intravedere momenti di buon calcio; dotato di tecnica e capacità di dialogare palla a terra con i compagni, giocò molto il primo anno (28 partite) ma segnò solo un gol. Proprio le scarse capacità realizzative, unite ad un fisico inadatto per la Primera (1,71 m per 61 kg), rappresentarono l'ostacolo maggiore alla sua affermazione con la maglia dell'Athletic. Utilizzato solo sporadicamente da Valverde, subentrato a Heynkes nella stagione 2003/04, sembrò poter ritornare alla ribalta con Mendilibar (stagione 2005/06), suo ex tecnico al Basconia, e invece venne ceduto al Barakaldo in Segunda B. Da quel momento iniziò la sua peregrinazione nelle serie minori iberiche: Barakaldo, come detto, quindi Eibar (12 partite e 1 gol nella seconda parte della temporada 2005/06, conclusasi con la "storica" retrocessione del club giputxi dopo 18 anni consecutivi in Segunda), U.D. Las Palmas (32 partite e 1 gol in Segunda), Real Jaén (Segunda B, 17 gol in due stagioni), Cadiz (Segunda, da gennaio 2010 all'Alaves in Segunda B, dove ha segnato 8 reti) e infine Ceuta, squadra di Segunda B con ambizioni di promozione. I numeri, impietosi, testimoniano di un attaccante realmente capace di incidere solo in terza serie; troppo piccolo e minuto per poter lasciare il segno in campionati più duri, Arriaga non è riuscito a tenersi a galla solo con le sue qualità tecniche, buone ma evidentemente non eccezionali. Ciò spiega una carriera in tono minore, lontana anni luce da quella che in molti gli pronosticarono quando, il primo settembre del 2002, giocò da titolare il derby all'Anoeta insieme a Guerrero e Urzaiz.


Arriaga in azione contro il Numancia (foto Athletic-club.net).
Quando si affacciò in prima squadra, lanciato nel 2002 da un certo Jupp Heynckes (che di giovani baschi se ne intendeva, giacché fu lui a far esordire Julen Guerrero), venne subito indicato come una delle maggiori promesse della cantera di Lezama. Rapido, verticale, sempre in movimento, Arriaga mostrò caratteristiche perfette per agire come seconda punta o come trequartista esterno in un 4-2-3-1 e lasciò intravedere momenti di buon calcio; dotato di tecnica e capacità di dialogare palla a terra con i compagni, giocò molto il primo anno (28 partite) ma segnò solo un gol. Proprio le scarse capacità realizzative, unite ad un fisico inadatto per la Primera (1,71 m per 61 kg), rappresentarono l'ostacolo maggiore alla sua affermazione con la maglia dell'Athletic. Utilizzato solo sporadicamente da Valverde, subentrato a Heynkes nella stagione 2003/04, sembrò poter ritornare alla ribalta con Mendilibar (stagione 2005/06), suo ex tecnico al Basconia, e invece venne ceduto al Barakaldo in Segunda B. Da quel momento iniziò la sua peregrinazione nelle serie minori iberiche: Barakaldo, come detto, quindi Eibar (12 partite e 1 gol nella seconda parte della temporada 2005/06, conclusasi con la "storica" retrocessione del club giputxi dopo 18 anni consecutivi in Segunda), U.D. Las Palmas (32 partite e 1 gol in Segunda), Real Jaén (Segunda B, 17 gol in due stagioni), Cadiz (Segunda, da gennaio 2010 all'Alaves in Segunda B, dove ha segnato 8 reti) e infine Ceuta, squadra di Segunda B con ambizioni di promozione. I numeri, impietosi, testimoniano di un attaccante realmente capace di incidere solo in terza serie; troppo piccolo e minuto per poter lasciare il segno in campionati più duri, Arriaga non è riuscito a tenersi a galla solo con le sue qualità tecniche, buone ma evidentemente non eccezionali. Ciò spiega una carriera in tono minore, lontana anni luce da quella che in molti gli pronosticarono quando, il primo settembre del 2002, giocò da titolare il derby all'Anoeta insieme a Guerrero e Urzaiz.


martedì 5 ottobre 2010
6a giornata: Valencia 2-1 Athletic.

Susaeta si dispera, l'Athletic non va (foto Deia.com).
Valencia: César; Bruno, David Navarro, Ricardo Costa, Mathieu; Pablo (82' Feghouli), Topal, Manuel Fernandes, Mata (65' Vicente); Aduriz, Soldado (75' "Chori" Dominguez).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Aitor Ocio, Aurtenetxe; Gurpegui, Orbaiz (46' Susaeta), Javi Martínez (68' Muniain), Gabilondo; Igor Martínez (59' Toquero), Llorente.
Reti: 11' Aduriz, 91' Vicente, 93' Gabilondo.
Arbitro: Velasco Carballo (colegio madrileño).
Avete presente quando, nel film "Matrix", il protagoista Neo ha un deja-vu con un gatto nero? La bellissima Trinity si preoccupa e gli rivela che "un deja-vu è un'imperfezione di Matrix". Bene, se fossimo realmente dentro la Matrice inizierei seriamente a preoccuparmi, perché ogni volta che vedo l'Athletic mi sembra sempre di rivedere la stessa partita (eccezion fatta per quella con il Maiorca, va detto). E francamente diventa noioso, per me che scrivo come per voi che leggete, ripetere per la milionesima volta le stesse cose. Lo spartito contro le squadre forti è sempre uguale: partenza al rallentatore, tutti dietro e si attacca solo con le pallonate dalla difesa; il fatto che tale atteggiamente finora non abbia portato neppure ad ottnere uno straccio di punto evidentemente non è sufficiente per convincere Caparros che magari si potrebbe tentare altro, tanto per vedere l'effetto che fa. Peraltro credo che un atteggiamento diverso, più propositivo, sarebbe foriero di risultati migliori, visto che il Valencia capolista, quando è stato attaccato nella ripresa, è riuscito a tirare in porta solo un paio di volte (segnando in contropiede, ma questo è un altro discorso). Mi fa ridere Jokin che nel dopo gara dichiara che i suoi non entrano in campo convinti di potersela giocare alla pari: chi se non lui, di grazia, dovrebbe dare l'esempio? Presentare una formazione con Gurpegi e Gabilondo esterni e Orbaiz in mediana secondo lui cosa induce a pensare, che ce la vogliamo giocare a viso aperto o che pensiamo innanzi tutto a non prenderle? Io rimango basito, davvero. Va bene perdere, ma sentirsi pure prendere per il culo non è piacevole.
Come detto, Caparros decide di confermare la formazione iper-difensiva già proposta contro il Barcellona, con l'unica novità di Aitor Ocio, titolare dopo parecchi mesi, al posto dello squalificato Amorebieta. Emery opta per le due punte, dunque parte dall'inizio il mai troppo rimpianto Aritz Aduriz (che oggi è stato chiamato da Del Bosque in nazionale. Complimenti a lui e un cordiale vaffanculo a chi decise di svenderlo). Dopo cinque minuti di gioco - ma già la lettura della formazione era indicativa - si capisce che sarà una classica partita da trasferta dei Leoni, il che implica ovviamente un non-gioco diffuso e l'intasamento degli spazi. Il Valencia ci mette però pochissimo a prendere le misure ai baschi, capisce di poter sfondare a sinistra dove Pablo Hernandez è imprendibile e dopo 11 minuti va in vantaggio: Soldado si sposta sulla sinistra e attira fuori San José, combina proprio con Pablo, evita Aurtenetxe e Javi Martinez e mette in mezzo per Aduriz, che sfrutta un mezzo errore di Iraizoz (Gorka si tuffa in anticipo aspettandosi un rasoterra, invece l'ex Getafe lo scavalca con cross a mezza altezza) e mette dentro comodamente di testa. Giusta l'esultanza di Aritz, che avrebbe finito la carriera con noi se qualcuno non avesse deciso di cederlo, pensando peraltro di poterlo sostituire con Ion Velez e compagnia. La reazione biancorossa è inesistente, e d'altra parte c'è poco da aspettarsi da un centrocampo in cui sugli esterni giostrano un mediano e un cursore banalissimo e in mezzo transita Orbaiz, costantemente in difficoltà contro la velocità e gli inserimenti di Manuel Fernandes. Caparros, che alla mezz'ora dovrebbe togliere mezza squadra, sposta Orbaiz a destra (!), mossa mai vista, e accentra Gurpegi, trovando se non altro maggiore stabilità, anche se è impossibile creare qualcosa con una formazione del genere. Il Valencia in ogni caso domina in lungo e in largo, sfiora almeno 3-4 volte il raddoppio e non rischia nulla. A fine primo tempo lo "zero" alla casella tiri in porta dell'Athletic è una rappresentazione perfetta della partita penosa dei bilbaini.
La ripresa inizia con un cambio logico: Susaeta dentro al posto di Orbaiz. L'ingresso del numero 14 cambia subito il match, perché dà profondità ad almeno una delle fasce e consente di provare a giocare palla a terra. L'Athletic non fa niente di eccezionale, intendiamoci, ma è schierato con un undici più razionale e riesce a creare qualcosa dalle parti di Cesar, pur non costruendo palle gol clamorose. Al 58' Jokin mette dentro Toquero per alzare maggiormente il pressing e il buon Gaizka dimostra di poter essere utile in situazioni tattiche del genere, andando anche pericolosamente al tiro. Il Valencia comunque rischia sempre pochissimo e si ha l'impressione che Emery nell'intervallo abbia suggerito ai suoi di lasciare il pallone ai Leoni, già poco fantasiosi normalmente e nell'occasione privi pure di un regista; in ogni caso i valenciani, pur se provati dall'impegno di Coppa Campioni, reggono bene l'urto e riescono a tenere lontano dall'area di rigore gli attaccanti baschi. Al 68' esce Javi Martinez, infortunatosi in uno scontro con Cesar, e non avendo alcun centrocampista centrale in panchina (Iturraspe e Iñigo Perez non sono stati convocati...) l'allenatore di Utrera inserisce Muniain a sinistra e accentra Gabilondo. Tranne un tiro alto all'83' di Toquero, che nell'occasione anticipa Susaeta meglio piazzato, non succede nulla fino allo scoppiettante recupero. Prima Vicente segna il 2-0 in contropiede (un gol di gran classe per l'eterno infortunato del Valencia), quindi Gabilondo accorcia le distanze a un minuto dalla fine con una punizione all'incrocio. Il risultato non cambia e l'Athletic incassa così la seconda sconfitta consecutiva, sconfitta assolutamente meritata e che poteva essere evitata con un po' più di coraggio da parte del tecnico.
Ci troviamo dunque a recriminare per l'ennesima volta su una partita buttata via a causa di un primo tempo letteralmente non giocato; d'altra parte non è sempre domenica e non si può pensare di rimontare ogni volta uno svantaggio, anche perché il Valencia non è lo Sporting Gijon e credo che l'abbia ampiamente dimostrato. Meglio smetterla qui e passare ai voti, la voglia di ripetere sempre i medesimi concetti sinceramente mi è passata da un pezzo.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 6-: non è irreprensibile sul primo gol, poi fa il suo senza sbavature. Incolpevole in occasione del 2-0 di Vicente.
Iraola 7: nel primo tempo è l'unico a tentare altre soluzioni rispetto al pelotazo dalle retrovie e solo per questo meriterebbe un monumento. Con Susaeta davanti spinge con maggior intensità, è un peccato non poterlo vedere sempre in tandem con un altro elemento di qualità. Particolare non trascurabile: annulla Mata.
San José 6+: soffre come tutti nei primi 45 minuti, poi fa vedere che con la squadra meno schiacciata dietro è capace di tenere alta la linea e di difendere con efficacia.
Aitor Ocio 5: ha addosso tanta di quella ruggine da risultare quasi dannoso nella prima mezz'ora, nella quale stenta moltissimo a tenere la posizione. Col passare dei minuti ritrova un minimo di ritmo partita e migliora, ma non convince. La colpa ovviamente non è sua, anche perché soluzioni alternative rispetto all'impiego di un giocatore fuori da quasi un anno c'erano (Ramalho, Aurtenetxe centrale con Balenziaga a sinistra).
Aurtenetxe 5: al Mestalla comprende cosa significhi giocare contro una delle squadre migliori della Liga. Soffre moltissimo Pablo Hernandez, che lo salta spesso, in più non è aiutato da Gabilondo e lascia troppi spazi agli avversari. Ha comunque il merito di non perdere la testa, dote importante specie se si pensa alla sua età, e alla fine riesce in qualche modo a limitare i danni. Partite come questa lo aiuteranno sicuramente a maturare.
Gurpegi 6,5: inizia nell'ormai abituale posizione di esterno destro, ma ormai l'efficacia di questa soluzione è ridottissima. Al Valencia basta cambiare fascia, isolando Mata e giocando quasi sempre su Pablo, per aggirare l'ostacolo e creare scompiglio. Caparros lo rimette al centro dopo mezz'ora e lui dimostra che il suo ruolo naturale è quello di mediano, tappando ogni falla e limitando un Manuel Fernandes che stava diventando straripante. Sarà il caso di dire basta al confinamento di Carlos sulla fascia?
Orbaiz 4: inguardabile, il peggiore in campo per distacco. Inutile in regia perché i compagni lo scavalcano sempre coi lanci lunghi, è deleterio in fase di contenimento perché viaggia a meno della metà della velocità degli avversari. Caparros gli evita l'onta di una sosituzione dopo un terzo di gara spostandolo sulla destra, dove almeno tiene la posizione e non fa danni. Il motivo per cui venga ancora schierato titolare è un mistero paragonabile alle Piramidi o al Santo Graal: sarà il caso di chiamare Giacobbo per un'indagine di Voyager? Bollito (dal 46' Susaeta 7: entra lui e la partita cambia. Salta l'uomo, cerca sempre l'uno contro uno e mette dentro dei cross decenti. Fa quello che deve fare un'ala, insomma, e lo fa bene. Giorni fa ha detto di soffrire per la sua condizione di riserva: Susa, stai pur certo che soffriamo anche noi vedendoti in panchina, e tanto).
Javi Martinez 6,5: regge la baracca nella prima frazione, tamponando ovunque e sfiancandosi in un lavoro di copertura che frustra le sue innate capacità d'inserimento. Nella ripresa, protetto da Gurpegi, gioca sempre puntando l'area altrui e va alla conclusione un paio di volte. Esce dopo uno scontro con il portiere, speriamo non sia niente di grave (dal 68' Muniain 6,5: subito in partita, col suo gioco elettrico mette in difficoltà i difensori del Valencia, come dimostra con l'azione che porterà al gol di Gabilondo nella quale si incunea al centro della trequarti e viene steso al limite. Altro rompicampo per gli amanti degli indovinelli: com'è possibile che Caparros gli preferisca Gabilondo?).
Gabilondo 5: As lo indica come migliore in campo tra i Leoni, ma evidentemente abbiamo visto due partite diverse. Sulla fascia non riesce a imbastire un'azione degna di nota, in più latita in fase difensiva e lascia che Aurtenetxe venga travolto; meglio al centro, dove i suoi tocchi semplici e puliti hanno per lo meno un senso, tuttavia il motivo della sua titolarità mi sfugge. Il gol non lo riabilita.
Igor Martinez 5+: anche lui non ha colpe particolari per la sua brutta prestazione, causata dalla ricerca ossessiva della testa di Llorente da parte dei compagni che lo estromette dal gioco. Fa sinceramente rabbia vedere un talento del genere costretto a rincorrere dei palloni impossibili, e per di più Caparros lo toglie proprio quando l'Athletic inizia a mgliorare. Utilizzato così serve a poco (dal 59' Toquero 6,5: dimostra che può dire la sua se il contesto tattico è quello adeguato. Messo dentro per pressare e disturbare l'inizio dell'azione ché, fa il suo dovere egregiamente e riesce anche ad andare al tiro in due occasioni. Quando bisogna alzare il pressing e aggiungere peso a centro area è utile, molto più che da titolare).
Llorente 5,5: ancora una volta mi è toccato leggere diverse critiche verso di lui sui siti dei tifosi baschi, che evidentemente ad ogni azione pretenderebbero che Nando stoppasse il pallone, saltasse i suoi marcatori e la piazzasse all'incrocio con una botta da fuori. Come si può contestare un centravanti costretto per 90' a battersi spalle alla porta contro due o tre difensori non lo capisco. Capita anche di leggere che Llorente giochi meglio quando è in nazionale: e ci credo, lì lo servono palla a terra o con dei cross dal fondo, non con le pallonate dalla difesa. In pochi capiscono che un attaccante del genere, se innescato decentemente, sarebbe sul podio dei cannonieri da almeno un paio d'anni... Premessa a parte, non gioca benissimo contro il Valencia, ma non possiamo sempre chiedergli i miracoli.
Caparros 5: la Liga era iniziata con proclami europei e promesse di maggior aggressività contro le squadre migliori del torneo, eppure contro Atletico, Barcellona e Valencia abbiamo visto il solito film che a Bilbao va in onda da quattro anni. Mi sembra lapalissiano che il primo responsabile di ciò sia l'allenatore, ancora una volta troppo timoroso e incapace di dare uno straccio di gioco alla squadra. Quando a Lezama la squadra si allena sugli schemi cosa fa? Piazza Llorente in mezzo a tre uomini e giù pallonate? Capivo l'atteggiamento prudente le prime stagioni, quando c'era da ricostruire dopo annate tribolatissime, ma è possibile che la situazione sia rimasta la stessa e non si sia minimamente evoluta? E' possibile che siano titolari i più scarsi? E' possibile vedere in campo Gabilondo e Orbaiz quando in panchina ci sono Muniain e Susaeta e a casa sono rimasti Iturraspe e De Marcos? Abbiamo una rosa che può competere per il quinto-sesto posto: sfruttiamola! Tutto ciò per tacere di Orbaiz ala destra e della genialata di far giocare dall'inizio tutti e tre i centrali di centrocampo convocati, cosicché quando Javi Martinez è dovuto uscire al centro è andato Gabilondo. Sono errori talmente grossolani da far nascere qualche sospetto, perché Jokin è sì un difensivista, ma è anche un tecnico navigato e capace. Che le scarsissime speranze di rinnovo gli abbiano tolto motivazioni, un po' come successe il secondo anno al Depor?

sabato 2 ottobre 2010
Domani Athletic-Valencia.
Ennesimo anticipo del sabato (inizio alle 22) per l'Athletic, orario alquanto scomodo per molti tifosi biancorossi - me compreso - che devono fare i salti mortali per vedere il match. La scorsa settimana purtroppo mi sono perso la sfida con il Barcellona, incontro che ho poi visto in differita anche se non sono riuscito, causa impegni molteplici, a scrivere qualcosa qui sul blog. Ragionando a freddo, i punti interessanti mi sono sembrati fondamentalmente tre: 1) il passo indietro tattico di Caparros, che com'era presumibile ha rinunciato al 4-2-3-1 visto contro il Maiorca per riproporre un 4-4-1-1 bloccato con Gurpegi esterno destro; 2) la buona prestazione della squadra finché è durata la parità numerica; 3) l'espulsione di Amorebieta, sulla quale si è scritto moltissimo sui giornali sportivi spagnoli in questi ultimi giorni. Mi sembra chiaro a tutti che il fallo di Nando non meritasse il rosso diretto, nonostante l'entrata del basco-venezuelano fosse stata scomposta e irruenta come da specialità della casa; il vero nocciolo della polemica non risiede tanto nell'errore tecnico dell'arbitro, piuttosto evidente e che comunque fa parte del gioco, quanto nella disparità di trattamento nei confronti dell'Old Firm iberico Real Madrid-Barcellona che ha raggiunto vette finora insondate. Gurpegi ieri lo ha detto chiaramente: per i media esistono solo Madrid e Barça, le altre squadre sono solo comparse (e qui ha citato il Valencia capolista di cui non parla nessuno). Come dare torto all'ottimo Carlos? Ovviamente chiunque comprende le ragioni per cui i mezzi di comunicazione si concentrano di più sulle due maggiori realtà del campionato, ma da qui ad apprezzare (anzi, a favorire) la trasformazione della cosiddetta "Liga de Estrellas" in una Scottish Premier League più tecnica ce ne corre. Le entrate dei bruti difensori sui poveri Messi e Cristiano Ronaldo, le schermaglie tecnico-dialettiche tra Guardiola e Mourinho, le parole dei leader Xavi e Xabi Alonso, e poi i record di Pedro (basta!), le polemiche su Pedro Leon (sic!), Real Madrid e Barcellona, Barcellona e Real Madrid...signori, non se ne può più. Tutta la settimana assistiamo a bombardamenti del genere, poi arriva la domenica e alla prima entrata un po' rude si vede l'arbitro mettere mano al cartellino rosso e falsare una partita già segnata da un gap tecnico evidente. Ricordo che al momento dell'espulsione di Amorebieta il punteggio era di 0-0, dunque l'arbitro ha dato più di una mano ai catalani. La rabbia non nasce, ripeto, dall'episodio in sé, che nel contesto di una partita di calcio può starci; è la disparità di trattamento, l'evidente parzialità che in questo momento regna sovrana nella Liga a esasperare tutti gli amanti di questo campionato. Il mio amico Emiliano ha lanciato una giusta provocazione: se questo è l'andazzo, che tutte le squadre della Primera Division schierino la squadra B contro Madrid e Barça, lasciandole libere di giocarsi il titolo in pace nei due scontri diretti ed evitando di continuare a fare i conti con il loro dualismo ossessivo. Se questo è il calcio che a lorsignori piace, se lo prendano e non rompano più le scatole a noialtri. Novità nelle convocazioni di Caparros per domani: a Valencia ci saranno Toquero, al rientro dopo l'infortunio, Balenziaga e soprattutto Ibai Gomez, l'altro acquisto estivo che finora ha ben figurato nel Bilbao Athletic, del quale è capocannoniere con 3 gol in 6 partite. Resta invece a casa Ustaritz, che avrebbe dovuto sostituire lo squalificato Amorebieta ma che si è infortunato proprio durante l'ultimo allenamento a Lezama; con lui rimangono a Bilbao Iturraspe, Iñigo Perez, De Marcos, Velez e Castillo, tutti per scelta tecnica, e l'acciaccato Koikili. Questi i 18 giocatori convocati: Iraizoz, Raul; San José, Iraola, Aitor Ocio, Aurtenetxe, Balenziaga; David López, Gabilondo, Susaeta, Orbaiz, Gurpegi, Javi Martinez; Igor Martinez, Muniain, Ibai Gomez, Toquero, Llorente.

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