domenica 17 ottobre 2010

Nuova rubrica: Che fine ha fatto...?

Avevo intenzione di inaugurare questa nuova sezione del blog durante la pausa per le nazionali, ma purtroppo non ci sono riuscito a causa del poco tempo a disposizione. Eccomi dunque a presentarvi la rubrica "Che fine ha fatto...?" proprio a ridosso della partita col Saragozza, che l'Athletic affronterà senza Amorebieta, infortunato, e Aurtenetxe, convocato dall'under 19 per un torneo di qualificazione all'Europeo (al loro posto giocheranno probabilmente Ustaritz e Koikili; cervellotiche le convocazioni di Caparros, che ha chiamato Ion Velez e Ibai lasciando a casa, tra gli altri, De Marcos, Iturraspe e Balenziaga). Ritornando alla rubrica, si tratta di un progetto che avevo in mente da mesi e che mi è stato ispirato da quei siti che si occupano di rintracciare le meteore passate dalla nostra serie A; cercherò dunque di scoprire che fine abbiano fatto quei giocatori passati dall'Athletic negli ultimi anni e sui quali venivano riposte tante speranze. Si comincia con una delle maggiori delusioni che ho avuto riguardo a un calciatore dei Leoni, quel Joseba Arriaga che è sempre stato un mio pallino e per il quale imaginavo una carriera ben diversa (qui potete trovare la scheda che compilai su di lui nel 2005). Buona lettura!


Arriaga in azione contro il Numancia (foto Athletic-club.net).

Quando si affacciò in prima squadra, lanciato nel 2002 da un certo Jupp Heynckes (che di giovani baschi se ne intendeva, giacché fu lui a far esordire Julen Guerrero), venne subito indicato come una delle maggiori promesse della cantera di Lezama. Rapido, verticale, sempre in movimento, Arriaga mostrò caratteristiche perfette per agire come seconda punta o come trequartista esterno in un 4-2-3-1 e lasciò intravedere momenti di buon calcio; dotato di tecnica e capacità di dialogare palla a terra con i compagni, giocò molto il primo anno (28 partite) ma segnò solo un gol. Proprio le scarse capacità realizzative, unite ad un fisico inadatto per la Primera (1,71 m per 61 kg), rappresentarono l'ostacolo maggiore alla sua affermazione con la maglia dell'Athletic. Utilizzato solo sporadicamente da Valverde, subentrato a Heynkes nella stagione 2003/04, sembrò poter ritornare alla ribalta con Mendilibar (stagione 2005/06), suo ex tecnico al Basconia, e invece venne ceduto al Barakaldo in Segunda B. Da quel momento iniziò la sua peregrinazione nelle serie minori iberiche: Barakaldo, come detto, quindi Eibar (12 partite e 1 gol nella seconda parte della temporada 2005/06, conclusasi con la "storica" retrocessione del club giputxi dopo 18 anni consecutivi in Segunda), U.D. Las Palmas (32 partite e 1 gol in Segunda), Real Jaén (Segunda B, 17 gol in due stagioni), Cadiz (Segunda, da gennaio 2010 all'Alaves in Segunda B, dove ha segnato 8 reti) e infine Ceuta, squadra di Segunda B con ambizioni di promozione. I numeri, impietosi, testimoniano di un attaccante realmente capace di incidere solo in terza serie; troppo piccolo e minuto per poter lasciare il segno in campionati più duri, Arriaga non è riuscito a tenersi a galla solo con le sue qualità tecniche, buone ma evidentemente non eccezionali. Ciò spiega una carriera in tono minore, lontana anni luce da quella che in molti gli pronosticarono quando, il primo settembre del 2002, giocò da titolare il derby all'Anoeta insieme a Guerrero e Urzaiz.



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