martedì 24 marzo 2009

28a giornata: Villarreal 2-0 Athletic.


Mati Fernandez batte Iraizoz per il 2-0 (foto As.com).

Villarreal CF:
Diego López; Ángel, Fuentes, Godín, Capdevila; Cazorla, Senna, Eguren, Ibagaza (82' Matías Fernández); Nihat (64' J. Llorente), Rossi (87' Bruno Soriano).
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Aitor Ocio, Koikili; Susaeta, Orbaiz (86' Iñigo Velez), Javi Martínez, Gabilondo; Toquero (60' Garmendia), F. Llorente.
Reti:
68' Cazorla, 91' Matias Fernandez.
Arbitro: Carlos Velasco Carballo (Colegio Madrileño).
Note: espulso al 78' Susaeta (A) per doppia ammonizione.

E' ufficiale: l'Athletic non solo non è una squadra medio-grande, ma non ha neppure, al momento, i mezzi per dare continuità alle proprie prestazioni quando incontra i top team della Liga. Dopo la disastrosa "scalata" del girone d'andata, il ritorno sul Tourmalet ha confermato il suo impietoso verdetto: 4 sconfitte su 4 gare contro le prime della classe, 3 gol fatti contro 11 reti subite e prove spesso all'insegna dell'impotenza, tolta la gara col Real positivamente influenzata, a livello di prestazione, dal fattore campo. Alcuni risultati positivi e la sbornia di Copa del Rey hanno forse fatto dimenticare ai più che quella biancorossa è, attualmente, una formazione mediocre, non tanto per la qualità dei singoli (molti dei quali sono giovani e davvero bravi, è bene tenerlo presente) quanto per l'assoluta mancanza di un'identità tecnico-tattica, di un gioco riconoscibile, di una fisionomia che le appartenga in toto. Dopo il calcio offensivo e spumeggiante di Valverde e le barricate del biennio Clemente-Mané, i Leoni hanno intrapreso un percorso di totale rinnovamento con Caparros i cui risultati, tuttavia, stentano ad arrivare; non parlo di risultati pratici (la finale di Coppa basta e avanza, da quel punto di vista), quanto del soddisfacimento di obiettivi a lungo termine quali il conferimento alla squadra di un impianto di gioco stabile e di una personalità che si stentano a vedere, nonostante l'utrerano sia alla guida del club da quasi due anni. L'Athletic si muove spesso in modo disomogeneo, spinto più dal furore agonistico che da un piano tattico preciso, e dà il meglio di sé quando si scatena senza riflettere troppo, spinto dalle urla del suo pubblico, pressando altissimo, lottando su ogni pallone come se fosse l'ultimo e attaccando a folate, ma è chiaro che un tale sistema non offre garanzie certe per il futuro; sulla partita secca, specie se in casa, i bilbaini possono dare fastidio a molti, però nel lungo periodo il loro modo di giocare non può essere redditizio. Spentasi l'euforia copera, i biancorossi sono passati a suon di sberle dal sogno UEFA ad una dura realtà che parla di appena due lunghezze di margine sulla zona retrocessione, ovvero, a vedere la cosa da un'altra prospettiva, di 10 punti persi in sette giornate di campionato. Se la situazione non è drammatica, poco ci manca.
Dopo la partitaccia casalinga con il Madrid, Caparros decide di non cambiare uomini e si limita a sostituire lo squalificato Yeste con Gabilondo e l'infortunato David Lopez con Susaeta; Pellegrini risponde schierando una linea offensiva di pigmei (Rossi, Nihat, Cazorla, Ibagaza), il cui scarso peso fisico è però compensato da un tasso tecnico fuori dalla norma. L'intento dell'allenatore del Submarino Amarillo è chiaramente quello di sollecitare la retroguardia avversaria in uno dei suoi maggiori punti deboli, la mancanza di velocità dei centrali, ma nel primo tempo l'Athletic concede pochissimo spazio grazie ad una prova difensivamente impeccabile di tutti i suoi elementi. Gabilondo e Susaeta giocano molto bassi per contrastare le avanzate di Capdevila e Angel ed evitare il riproporsi delle situazioni di uno contro uno sulla fascia che sono costate il match con i merengues, Javi Martinez si incarica di soffocare le geometrie di Senna e, in tal modo, Rossi e Nihat hanno poche occasioni di ricevere palloni giocabili nei pressi della porta di Iraizoz. Quando lo fanno, peraltro, sono pericolosissimi, tuttavia alcune parate di Gorka scongiurano il peggio. La condotta di gara dei Leoni, assai proficua dietro, non è altrettanto efficace in avanti: un tiro di Gabilondo su cui Diego Lopez, fresco di convocazione, concede molto al pubblico e un paio di palle-gol vanificate da Toquero sono tutto ciò che il bilbaini mettono insieme in 45 minuti. Proprio Toquero è l'emblema perfetto dell'Athletic attuale: se il calcio fosse solo corsa, generosità e pressing sarebbe da Pallone d'oro, ma il problema è che un attaccante dovrebbe segnare, ogni tanto, e vedere una punta sbagliare uno stop a tu per tu col portiere o concludere in porta con la forza di un Pulcino non è ammissibile a questi livelli; simpatia a parte, se il buon Gaizka da gennaio ad oggi ha realizzato la bellezza di un gol, tra l'altro in Copa, non è un caso che la squadra si ritrovi a soffrire. O segna Llorente o il tabellino resta inchiodato sullo 0, questa è la verità. Tralasciando i due errori arbitrali che avrebbero potuto indirizzare su altri binari la gara (fallo da espulsione di Ibagaza su Amorebieta e mani clamoroso di Godin in piena area...e Villar?), va detto che un brutto primo tempo si chiude meritatamente sullo 0-0, risultato che ai Leoni potrebbe anche andare bene.
Il fatto è che i "gialli" non sembrano volersi accontentare e nella ripresa scendono in campo con un'altra convinzione rispetto al primo tempo, alzano il baricentro e cominciano a bombardare Iraizoz. Rossi, ispiratissimo, sfiora il gol in pallonetto, quindi è Nihat a spaventare i baschi al 58' con un destro che lambisce il primo palo dopo un assist al bacio di Ibagaza. L'Athletic non esiste dalla mediana in su ma le sue barricate sembrano tenere, sennonché un possibile contropiede biancorosso si arena sul nascere a causa di uno scivolone di Susaeta e la squadra si trova inspiegabilmente scoperta: Rossi cavalca sontuosamente con la palla al piede, evita Iraola e Koikili, clamorosamente risucchiato fuori posizione, e serve alla perfezione Cazorla, libero di avanzare, prendere la mira e infilare Gorka con un destro che è una rasoiata. I Leoni si trovano ora nella spiacevolissima situazione di dover attaccare e si espongono fatalmente al contropiede del Submarino, una vera arma impropria che produce due occasioni strepitose nel giro di dieci minuti: la prima viene sprecata da Joseba Llorente, entrato al posto di Nihat, che calcia fuori solo davanti a Iraizoz, mentre la seconda è vanificata dall'egoismo di Rossi, che sceglie la conclusione invece del comodo assist per l'ex attaccante della Real Sociedad. Le velleità di rimonta dei baschi si infrangono in modo definitivo sull'espulsione per doppio giallo di Susaeta (discutibile, e molto, la prima ammonizione comminata a Markel), anche perché l'unico guizzo di Llorente, un minuto prima, era stato sventato in sicurezza da Diego Lopez. Servito poco e male, Nando non ha avuto una sola palla pulita a disposizione ed è questo il maggior atto di accusa al non-gioco di Caparros: disporre di un centravanti come il navarro e non riuscire ad innescarlo nel corso di un'intera partita è un peccato che grida vendetta quasi più dei punti persi al Madrigal. Il gol finale di Mati Fernandez è una perla che fa felici i molti appassionati del cileno e che restituisce proporzioni più giuste ad una vittoria netta e mai in discussione per l'undici di Pellegrini, che può rimproverare ai suoi solo la mancanza di cattiveria in avanti e una certa timidezza di fronte al gioco fisico degli ospiti nel primo tempo. In casa Athletic c'è poco da stare tranquilli, visto che, alla ripresa del campionato, ci sarà da ricevere il Maiorca e da far visita ai cugini dell'Osasuna, squadre molto più in salute della formazione biancorossa; i Leoni hanno fatto meno punti di tutti nel girone di ritorno, appena 5 in 9 partite, e la loro media è ovviamente da retrocessione. La pausa del campionato arriva giusto in tempo per schiarire le idee a tecnico e giocatori in vista del rush finale della Liga, nella speranza che la squadra, similmente a quanto fece nel girone d'andata, riesca a fare punti con le dirette avversarie ora che il ciclo terribile è concluso. Bando alle manie di grandezza, comunque: finale o non finale, l'uscita definitiva dal tunnel in cui il club è entrato nell'era Lamikiz è ancora di là da venire.

3 commenti:

  1. Sì, tutto vero: la classifica fa di nuovo paura e la sbornia di coppa ci lascia in una situazione difficile. Sono anche d'accordo con te sul fatto cha la mancanza di un'idea consolidata di gioco sia più evidente nei match contro squadre di valore alle quali opponiamo una più o meno strenua resistenza...fino all'immancabile svantaggio, in genere preludio di una sonora baccata....Direi che i risultati dimostrano che questo approccio è sbagliato. Alla fine della sua seconda stagione, mi chiedo (e ti chiedo vista la tua competenza ed il tuo sano realismo): se non Caparròs, chi?
    Un saluto e sempre tanti complimenti al blog!
    Zènon Ligre

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  2. Ciao Zènon Ligre, direi che le alternative non mancano: da Clemente (che non fa mai mistero di voler tornare) ad Irureta, da Mendilibar, che adesso sarebbe pronto per l'Athletic, al nome di grandissimo prestigio, Deshamps, che potrebbe così coronare il suo vecchio desiderio di giocatore di militare nel club biancorosso (Didier è basco francese, come Lizarazu). Dal punto di vista del progetto a lungo termine, però, credo che ci sia solo un nome su cui puntare: Ernesto Valverde. E' giovane, conosce l'ambiente come le sue tasche ed è l'ultimo allenatore che è stato capace di dare un gioco (peraltro divertente) e un'identità ben definita ai Leoni. Bravissimo nel lavorare con i giovani , tornerebbe con più esperienza, anche a livello internazionale (come dimenticare la cavalcata del suo Espanyol nella coppa UEFA di due anni fa?), e avrebbe a disposizione una rosa qualitativamente migliore di quella con cui ottenne il quinto posto nella Liga, soprattutto per quanto riguarda il reparto arretrato. Al tempo io ero molto critico con Txingurri, sopprattutto perché non faceva giocare Guerrero, ma devo dire che non l'ho mai troppo rimpianto dal giorno del suo addio. Per me il futuro dovrebbe essere lui, altro che Caparros.

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  3. Sono d'accordo, bene Valverde, anche se Irureta a me non dispiacerebbe affatto. Non vedo troppo bene Deschamps, secondo me ci vuole uno che ha già allenato in Spagna e conosce l'ambiente basco.
    andrea

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