martedì 27 aprile 2010

34a giornata: Osasuna 0-0 Athletic.


Toquero non scappa a Ruper (foto Athletic-club.net).

Osasuna: Ricardo; Azpilicueta, Roversio, Sergio, Echaide (77' Oier); Juanfran, Puñal, Rúper (83' Vadocz), Camuñas; Pandiani, Aranda (67' Masoud).
Athletic Bilbao:
Iraizoz; Ustaritz, San José, Amorebieta, Koikili; Gurpegui (56' Susaeta), Iturraspe, Javi Martínez, Yeste (89' Gabilondo); Toquero, Llorente (84' Muniain).
Arbitro:
Fernando Teixeira Vitienes (Comité Cántabro).

Dopo lo 0-0 casalingo serviva una prova d'orgoglio nel derby basco per continuare a inseguire l'Europa, invece l'Athletic ha rimediato l'ennesimo risultato grigio lontano dal San Mamés e vede ora la zona UEFA a due punti di distanza. E' stato un derby francamente inguardabile, tanto che il giornalista José Luis Artetxe di As ha scritto che si vedono partite migliori nel campionato regionale, un'opinione probabilmente condivisa dai 18.000 e rotti presenti al Sadar di Pamplona. D'altra parte, la sfida tra due dei tecnici meno spettacolari della Liga non poteva che produrre un incontro tatticamente bloccato, nel quale il gioco palla a terra è stato il grande assente e le occasioni da gol si sono contate sulle dita di una mano. Cervellotica la formazione di Caparros: aldilà dell'impiego di Ustaritz come terzino destro (scelta iper-conservatrice, giacché Usta è un centrale e utilizzarlo sulla fascia significa abdicare alla profondità e alle sovrapposizioni), non si comprende la presenza in campo di Toquero, appena ripresosi da un infortunio, per tutta la partita; il vitoriano è un giocatore in grado di rendere solo se al massimo della condizione, mentre scompare quando non è supportato dall'atletismo, come accade a tutti i giocatori sprovvisti di un tasso tecnico decente. Eppure è proprio sui piedi di Gaizka che è capitata la palla più ghiotta del match, peraltro ben oltre il 90': il movimento a tagliare verso l'area per sfruttare l'eventuale spizzata del compagno è l'unico che gi riesce e anche stavolta lo ha azzeccato, peccato che il tiro sia stato ben neutralizzato da Ricardo (bravo anche nel primo tempo su Llorente - cabezazo da azione d'angolo - e nella ripresa su Susaeta). L'Osasuna in pratica non si è mai vista, a meno che un paio di tiri senza pretese da lontano e un cross sbagliato di Juanfran che per poco non ha beffato Iraizoz non siano da considerare notevoli palle-gol. Menzione speciale per Iturraspe, unanimemente riconosciuto come migliore in campo per l'Athletic: i progressi di questo ragazzo sono ormai sotto gli occhi di tutti e una sua promozione a titolare in pianta stabile non sembra più un azzardo.
Ciò che adesso vorrei sottolineare sono i numeri dell'aprile zurigorri: 1 vittoria, 2 pareggi e 2 sconfitte su 5 partite; 5 gol fatti, 7 subiti; tre incontri di fila senza segnare. Dati, questi, che testimoniano il passo indietro fatto registrare dai Leoni e spiegano come si possa essere passati dal quinto all'ottavo posto, due lunghezze al di sotto di un Villarreal in gran forma e a pari punti con l'ottimo Getafe di questa parte di stagione. Ora i bilbaini sono attesi da due gare casalinghe consecutive prima della trasferta al Bernabeu: inutile dire che la doppia vittoria contro il Maiorca di Aduriz (ancora sorprendentemente quarto) e contro il Malaga è l'unica opzione possibile per continuare a sperare in un piazzamento europeo.

martedì 20 aprile 2010

Raul Garcia nel mirino dell'Athletic?


Raul Garcia con la maglia dell'Atletico Madrid (foto Oleole.com).

Oggi sul Correo si legge che l'Athletic sta sondando il terreno per Raul Garcia, centrocampista centrale dell'Atletico Madrid caduto in disgrazia e attualmente fuori dal giro dei titolari. Caparros si era detto interessato ad acquistare Raul Garcia già la scorsa estate (ricordate la sparata in cui chiedeva a Macua tre "rinforzini", ovvero il navarro, Arteta dell'Everton e Joseba Llorente?), ma in quell'occasione dovette scontrarsi con la scarsità di euro nelle casse biancorosse. Adesso ci riprova, approfittando della congiuntura favorevole tra aspetto economico (i soldi dell'Europa League hanno ridato ossigeno al bilancio societario) e situazione ambientale del giocatore, che a Madrid non gioca, è inviso alla tifoseria e ha grande voglia di rilanciarsi, anche perché ha solo 23 anni. L'intenzione del mister di rinforzare il reparto è legittima, visto che Yeste al 90% non rinnoverà, che Muñoz a fine stagione farà le valigie e che Orbaiz e Gurpegi non sono più dei giovincelli; dal punto di vista tecnico, poi, la scelta dell'ex giocatore dell'Osasuna è la migliore che si possa fare nel ruolo, ovviamente comparata alle possibilità finanziarie del club bilbaino. Esiste però un'obiezione piuttosto diffusa tra i tifosi, come si può notare facendo un rapido giro tra siti e forum: Raul Garcia è un anti-Athletic e in passato ha rilasciato dichiarazioni pesanti sui Leoni. Dalla frase del 2005 "so che l'Athletic mi cerca, ma preferisco andare in altre squadre" al commento sulla retrocessione della Real Sociedad "avrei preferito che fosse successo all'Athletic", il navarro non ha mai nascosto i suoi sentimenti verso la maglia zurigorri, anche se adesso, nel momento del bisogno, per bocca del suo agente si sarebbe detto felice dell'interessamento del club di Bilbao. Ora, dal momento che quella biancorossa è una squadra basata da sempre sul suo vivaio, è così necessario spendere 7 milioni per un giocatore che non sente la maglia, quando vi sono elementi interessanti come Iturraspe, Iñigo Perez o Aketxe che aspettano solo di poter trovare spazio? Per me e per molti altri tifosi la risposta è no, vedremo cosa farà la giunta direttiva al riguardo.

33a giornata: Athletic 0-0 Saragozza.


De Marcos a terra è il simbolo dell'Athletic spuntato di ieri (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, San José, Amorebieta, Castillo; Susaeta, Gurpegui (69' Muniain), Javi Martínez, Gabilondo (60' Yeste); De Marcos (78' De Cerio), Llorente.
Real Zaragoza: Roberto; Ponzio, Pablo Amo, Jarosik, Paredes; Edmilson, Gabi; Herrera (90' Pulido), Abel Aguilar (75' Obradovic), Eliseu; Suazo (82' Colunga).
Arbitro:
Estrada Fernández (Comité Catalán).

Se l'Athletic è ancora in corsa per una qualificazione europea è solo a causa del suo straordinario rendimento in casa, dunque non è certo con soddisfazione che l'ambiente biancorosso ha accolto il punto ottenuto (o, per meglio dire, i due punti persi) di fronte al Saragozza. Aragonesi che, a parer mio, rappresentano alla perfezione l'assoluta mediocrità della Liga attuale: la squadra di Gay può contare su elementi di buona caratura (Suazo, Ander Herrera, Edmilson) ma non riesce a esprimere un gioco decente, anzi è talmente preoccupata dalla vicinanza con la zona retrocessione da presentarsi a Bilbao pensando esclusivamente a difendersi, roba che al confronto il catenaccio di Clemente (a proposito, in bocca al lupo al Rubio per la sua mission impossible a Valladolid!) è calcio-champagne. I Leoni ci hanno provato, hanno fallito un paio di occasioni clamorose ma in generale non hanno dominato come scrive oggi qualche giornale spagnolo; la verità è che il Saragozza non ha rischiato moltissimo e si è difeso con ordine, trovando poi in Roberto un portiere capace di metterci una pezza al momento giusto.
Caparros riporta al centro della difesa San José, schiera Castillo per lo squalificato Koikili e piazza De Marcos a far coppia con Llorente, preferendo l'ex Alaves a Muniain e De Cerio per sostituire Toquero, ancora infortunato. Fin dai primi minuti la partita si delinea chiaramente nei suoi aspetti principali, con l'Athletic che spinge e il Saragozza che difende con nove elementi, lasciando il solo Suazo nella metà campo avversaria; le intenzioni degli uomi di Gay sono cristalline (intasare gli spazi per soffocare sul nascere la manovra dei baschi, non proprio la più fluida della Liga) e riescono alla perfezione, facilitate anche dalla carenza di fosforo del doble pivote Gurpegi-Javi Martinez, i cui limiti in fase di proposizione sono arcinoti. Ecco quindi che il lancio lungo diventa come al solito l'opzione principale, ma Llorente non ha vita facile contro Jarosik e Pablo Amo. Le rare volte in cui tiene la palla a terra, peraltro, l'Athletic sa anche essere pericoloso, come dimostra l'azione che al 27' mette De Marcos solo davanti a Roberto: da Oscar a Llorente, palla filtrante sulla sinistra per Gabilondo, cross di prima ancora verso De Marcos e il giovane numero 22 conclude male, schiacciando il pallone col piatto e permettendo a Roberto di toglierlo dalla porta con una manata d'istinto. I biancorossi, che fino a questo momento avevano creato qualcosa, non riescono più a tirare, mentre il Saragozza si fa vedere per la prima volta proprio al 45' con Suazo, che finta il tiro sul palo lungo e conclude poi sul primo, senza trovare però la porta. Dopo l'intervallo i Leoni sembrano più convinti e sfiorano il gol prima con Susaeta (sinistro fuori da buona posizione) e quindi con Llorente, che si divora una rete pazzesca spedendo alto di testa da un paio di metri. L'offensiva tambureggiante dei padroni di casa si spenge però quasi subito e, nonostantre l'iniziativa resti stabilmente nelle loro mani, di occasioni nette se ne conta solo un'altra, un cross di Susaeta che Llorente e il neo-entrato Muniain non riescono a deviare. Il resto della gara è scandito dal ripetuto infrangersi delle offensive zurigorri sul muro aragonese, interrotto sporadicamente da qualche contropiede (pericoloso uno di Colunga all'85', con Iraizoz che esce bene ma poi sbaglia il rinvio, fortunatamente senza che nessuno del Saragozza riesca ad approfittarne).
Il pareggio finale sta forse un po' stretto all'Athletic, tuttavia va detto che la proposta di gioco dei baschi è stata talmente misera da meritarsi lo 0-0. Incomprensibile l'immobilismo tattico di Caparros che, pur trovatosi di fronte una squadra completamente arroccata davanti al proprio portiere, ha ritenuto di dover giocare con quattro difensori in linea (contro un solo attaccante, per di più isolato) e due mediani poco avvezzi all'impostazione, tenendo in ghiacciaia Yeste e Muniain per almeno un'ora; qualcuno poi mi spieghi l'utilità dell'acquisto di De Cerio, che non gioca nemmeno quando mancano i titolari ed è costretto a scampoli di partita alquanto frustranti. La strada per la Champion's si fa ora impervia mentre quella per l'Europa resta praticabile, a patto che la squadra torni a vincere in trasferta come non avviene ormai dal girone d'andata.

venerdì 16 aprile 2010

32a giornata: Valencia 2-0 Athletic.


Silva risolve una mischia e realizza il primo gol del Valencia (foto Athletic-club.net).

Valencia: César; Bruno (83' Marchena), Albelda, Alexis, Jordi Alba; Banega, Baraja; Joaquín, Silva, Vicente (88' Mata); Villa (79' Domínguez).
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili; David López (54' Iturraspe), Gurpegui, Javi Martínez (72' Díaz de Cerio), Gabilondo (54' Yeste); Susaeta; Llorente.
Reti:
35' e 62' Silva.
Arbitro:
González González (colegio castellano-leonés).

Può una squadra che perde 12 partite su 32 e non vince fuori casa da quattro mesi (Saragozza-Athletic 1-2, 12/12/2009) essere ancora in lotta per un posto in Champion's league? In un campionato normale evidentemente no, ma nella Liga che quest'anno somiglia in modo inquietante alla Scottish Premier League (due squadre in testa e poi il nulla) tutto è concesso, anche rimanere a -4 dal quarto posto nonostante numeri tutt'altro che lusinghieri. Per alcuni la partita di ieri rappresentava un crocevia fondamentale nella stagione dell'Athletic, mentre per me non era un impegno decisivo: avendo messo in conto la sconfitta, credevo (e lo faccio tuttora) che rivestano molta più importanza le prossime due gare, il derby in trasferta con l'Osasuna, campo difficile dove raramente i Leoni ottengono punti, e lo scontro diretto al San Mamés con il sorprendente Maiorca di Manzano e del mai troppo rimpianto Aduriz. Ormai ho imparato a dubitare sempre e comunque della squadra di Caparros, capace di alternare ottime serie positive a strisce di risultati pessimi, nonché spesso deludente quando viene chiamata a dare prova di una maturità presunta che però, nei fatti, ancora non si vede. Il match del Mestalla è stata l'ennesima riprova dell'inconsistenza tecnico-tattica dei biancorossi, a cui basta trovarsi di fronte un avversario messo decentemente in campo e dotato di un paio di solisti di livello per sprofondare; il Valencia ieri sera ha fatto molto poco per vincere e ciò rappresenta solo un ulteriore demerito per i bilbaini, tanto baldanzosi in casa quanto timorosi e impauriti fuori. Le ragioni di questa sindrome da Dr. Jekyll/Mr. Hyde a parer mio vanno ricercate nella guida tecnica, in questa occasione confusa fin dalla scelta della formazione. Convocare Etxeberria e Diaz de Cerio per poi schierare Susaeta seconda punta (con l'impresentabile David Lopez a destra) è francamente assurdo, così come non si comprende l'immobilismo assoluto dell'allenatore, incapace di rinunciare al suo perpetuo 4-4-2 (non a caso i tifosi baschi intonano il simpatico coro "Caparros, cuatro cuatro dos") anche quando si trova in svantaggio di due gol. Alla formazione di Emery è bastato il minimo sindacale per fare sua la partita: sovrapposizioni sulle fasce, inserimenti centrali dei centrocampisti e briglia sciolta a Silva e il 2-0 è stato servito nonostante la serataccia di Villa al tiro. E l'Athletic? Squadra troppo lunga, con distanze enormi tra l'attacco e il blocco difesa-centrocampo, cosa che ha lasciato gioco facile ai centrali ché contro l'isolatissimo Llorente, il centravanti forse più in forma della Liga che in 90' è riuscito a ricevere solo un pallone decente (incornata salvata dall'ottimo Cesar); Susaeta si è sbattuto ed è andato al tiro un paio di volta, ma dopo di lui il vuoto. Nulli Gabilondo e Lopez (perché sono partiti titolari?), troppo piatta la mediana composta da Gurpegi e Javi Martinez: insomma, il solito copione prevedibile e offensivamente trascurabile. Come sottolineato giustamente dall'amico Kekov del blog Harrobi.com, poi, è davvero ridicolo che Muniain e De Marcos siano stati spediti con il Bilbao Athletic quando l'assenza di Toquero avrebbe suggerito l'impiego di almeno uno dei due: che la permanenza dei cachorros in Segunda B sia ritenuta più importante dell'Europa?



Il blog riapre i battenti.


I leones italianos sul terreno del San Mamés.

Ebbene sì, dopo quasi un mese di latitanza dovuta a impegni personali, vi annuncio in pompa magna che riprendo da oggi ad aggiornare il blog. Vorrei innanzi tutto scusarmi per questa assenza forzata e per rimediare comincio subito col postare il link della trasferta dei Leones Italianos a Bilbao, durante la quale abbiamo festeggiato il decimo anniversario della Peña e abbiamo assistito alla partita contro il Racing, vinta con uno spettacolare 4-3.

10 URTE ZUREKIN - Il viaggio del decennale

Il link contiene i video e le foto della trasferta, compresa la galleria di immagini dedicataci dall'Athletic sul sito ufficiale! Inutile dire che sono stati giorni fantastici e che i tifosi bilbaini, come sempre, con noi sono stati splendidi, amichevoli e calorosissimi; idem per la società, che ha inviato al nostro pranzo due leggende viventi come Koldo Agirre (il tecnico che portò i biancorossi alla finale di Coppa UEFA del 1977) e il mitologico "Txopo" Iribar, uno dei più grandi portieri della storia del calcio. Insieme a loro anche Carlos Gurpegi, che una volta di più si è dimostrato un sincero amico della nostra Peña. E adesso ditemi voi quale club italiano farebbe altrettanto con una delegazione di tifosi stranieri...
Parlando adesso della squadra, devo dire che nel periodo di abbandono del blog i Leoni si sono comportati bene e sono tuttora in lotta per un incredibile posto in Champion's. Dico incredibile perché, a parer mio, una squadra che perde 11 partite su 31, incapace di vincere in trasferta e con un gioco come quello espresso dall'Athletic potrebbe aspirare al massimo ad un piazzamento in zona UEFA, mentre gli uomini di Caparros continuano a rimanere a un tiro di schioppo dall'Europa che conta. Sia come sia, è indubbio che l'anno buono per tornare ad ascoltare l'inno della fu Coppa dei campioni è senza dubbio questo, in quanto difficilmente ricapiterà una stagione in cui le (teoriche) outsider della Liga si suicideranno come avvenuto nella temporada in corso; Athletic, Maiorca e Depor stanno sicuramente disputando un'ottima Liga, ma se Siviglia, Atletico Madrid, Villarreal e anche Valencia si fossero dimostrate all'altezza delle loro rose i posti europei sarebbero occupati da tempo. In ogni caso bisogna crederci, ma se la squadra continuerà a perdere in trasferta i punti che continua a guadagnare in casa sarà difficile arrivare nelle prime quattro (a scanso di equivoci, vorrei sottolineare che per me anche entrare nelle prime sei sarebbe un risultato encomiabile). Dopo la scoppola di Barcellona (4-1 per le riserve di Guardiola) e la ressurezione con l'Almeria (4-1 stavolta a favore dei baschi, con un gol di Javi Martinez tra i più belli dell'anno), ad attendere gli zurigorri vi è adesso la trasferta del Mestalla: in caso di vittoria i Leoni si isserebbero al quinto posto insieme al Siviglia, un punto sotto il Maiorca, mentre in caso di sconfitta nulla sarebbe compromesso. L'Athletic affronterà il Valencia (stasera, ore 22) senza Orbaiz e Toquero, infortunati, e Munian e De Marcos, che ieri hanno disputato la partita persa dal Bilbao Athletic contro lo Zamora (i cachorros rischiano la retrocessione in Tercera e per questo sono stati chiamati Iker e Oscar, la cui presenza non ha purtroppo evitato una sconfitta pesantissima); al loro posto ci saranno Iturraspe, Etxeberria e Diaz de Cerio.
Ci sono anche novità riguardanti i movimenti di mercato. Con mio grandissimo rammarico, sembra ormai giunta al termine la lunghissima storia d'amore tre l'Athletic e Francisco Javier Yeste, sempre molto criticato dalla tifoseria e altrettanto difeso dal sottoscritto. Il numero 10 non ha mai legato con Caparros, che raramente lo ha impiegato nel suo vero ruolo, e la possibilità che non rinnovi il contratto in scadenza a giugno e faccia le valigie (ha estimatori in Liga e in Premier) è davvero consistente. Ho sempre ritenuto Yeste un ottimo giocatore, di gran lunga l'elemento più tecnico e imprevedibile della rosa bilbaina, ma è indubbio che nel 4-4-2 dell'utrerano il numero 10 serva a poco: se deve restare per giocare fuori ruolo o non giocare affatto (lo dico a malincuore) è meglio che se ne vada, soprattutto per lui.
Ultima notizia: dopo Koikili e Toquero, un altro giocatore del Sestao River (Segunda B) potrebbe trasferirsi all'Athletic. Si tratta di Ibai Gomez, ala classica (gioca indifferentemente a sinistra o a destra) di 20 anni, capocannoniere delle squadra e nel mirino di club come Real Sociedad e Osasuna. Ibai era stato scartato ad un provino per il Baskonia a inizio stagione, ma le sue prestazioni nel Sestao hanno fatto ritornare sui loro passi gli osservatori del club bilbaino e i loro rapporti sono stati positivi; è dunque probabile che il giovane nativo di Santutxu ripercorra le orme di Koi e Toquero, aggregandosi alla prima squadra per il prossimo precampionato in attesa del giudizio definitivo di Caparros.

venerdì 26 marzo 2010

Aggiornamento pre-trasferta.



Scrivo poco dopo la fine della partita contro l'Atletico (2-0 per i colchoneros: primo tempo dominato dai bilbaini, ma quando sprechi troppo prima o poi la paghi...) e a poche ore dalla partenza per Bilbao, dove la Peña Leones Italianos festeggerà il suo decimo compleanno. Il calendario non ci ha riservato una partita di primissimo piano, anche se il "Derbi del Norte" tra Athletic e Racing Santander è una sfida sempre calda e sentita, tanto che la Federazione spagnola ha deciso di proporla per il monday night, il posticipo del lunedì in stile Premier; decisione, questa, che priverà molti di noi del piacere di assistere ad una partita dal vivo al San Mamés, cosa che non fa che aumentare il mio disprezzo per le televisioni che ormai fanno i calendari e per le federazioni che se ne sbattono dei tifosi e pensano solo a compiacere Sky e compagnia brutta. Scusandomi per la mia prolungata assenza, dovuta ad impegni di varia natura che si stanno accavallando in questo periodo, vi saluto e vi rimando alla prossima settimana per il racconto della trasferta in terra basca, sempre che non cada l'aereo. Aupa!

giovedì 11 marzo 2010

Caparros rinnova.


(Foto Athletic-club.net).

E' ufficiale: Joaquin Caparros anche l'anno prossimo sarà il tecnico dell'Athletic. Il rinnovo, siglato oggi, era nell'aria da inizio settimana, e arriva piuttosto tardi considerato che le trattative tra le parti sono iniziate mesi fa. Perché solo ora? Semplice: Caparros chiedeva almeno un biennale, Macua invece era disposto a concedere il prolungamento per una sola stagione. Ha vinto il presidente, com'era ovvio che fosse, e a dirla tutta ha vinto anche il buonsenso, visto che Macua sarà al timone del club solo per un altro anno (non vedo l'ora che sia finita...); proporre a Jokin un biennale sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti del prossimo presidente, dunque bene ha fatto l'attuale numero 1 di Ibaigane a legare la scadenza del contratto del tecnico a quella del suo mandato. Inutile dire che questa notizia non mi riempie di gioia, tuttavia devo dire che Caparros si è ampiamente meritato il rinnovo; si possono trovare molte spiegazioni all'attuale posizione dell'Athletic in Liga, ma ciò non toglie che i Leoni stiano facendo benissimo. Per me non è tutto oro quel che luccica, come si è visto in Copa del Rey e in UEFA, e credo che la squadra potrà al massimo finire quinta o sesta, tuttavia il prolungamento a Jokin in questo momento è assolutamente giustificato. Nel calcio contano i risultati, e il fatto che l'Athletic caparrossiano esprima un gioco tra i peggiori del campionato e vinca sfruttando solo gli episodi (come domenica col Valladolid: mezz'ora di controllo del match da parte degli ospiti, poi con un calcio d'angolo e il solito inserimento di Toquero su spizzata di Llorente si è risolta la partita) è materia da chiacchiere modello Bar Sport; carta canta, come si suol dire, e nel nostro caso la classifica mostra una squadra a soli tre punti dalla zona Champion's. Prepariamoci ad un'altra stagione e mezzo di pallonate dalla difesa e titolarità di Toquero, e così sia.

lunedì 1 marzo 2010

La maglietta del decennale.



Problemi di connessione mi hanno impedito di vedere la partita di ieri, proprio come era successo per quella di giovedì contro l'Anderlecht. Lo 0-0 a Siviglia è buono, specie se si considera il rendimento dei Leoni in trasferta, ma con un uomo in più per quasi 40 minuti (Romaric è stato espulso al 7' del secondo tempo) forse era lecito attendersi qualcosa di meglio. Caparros invece ha impostato una condotta di gara conservativa perfino in superiorità numerica, atteggiamento esplicitato da una frase post-partita del mister che dice tutto: "Il Siviglia è pericoloso anche in 10". Si rimanda alle prossime puntate per conoscere il pensiero di Jokin sul Barça in 9 o sul Real in 8. In ogni caso è un pareggio che fa morale, anche perché permette di riprendere subito quota dopo la colossale scoppola buscata a Bruxelles. Di seguito vi posto il video delle azioni principali della partita.



Parlando d'altro, come potete vedere dall'immagine che apre il post sono pronte le magliette celebrative del decennale della Peña Leones Italianos. Il disegno è opera di Kukuxumusu, un gruppo di designer celeberrimi nei Paesi Baschi per le loro figure-cartoon, ed è corredato dalla scritta "10 urte zurekin", in basco "10 anni con te". Le maglie sono in cotone rosso e costano 15 € per i soci e 20 € per i non soci. Per informazioni potete rivolgervi direttamente a me lasciando un commento a questo post.

martedì 23 febbraio 2010

23a giornata: Athletic 4-1 Tenerife.


L'esultanza di Toquero, grande protagonista della vittoria di ieri (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, San José, Amorebieta, Koikili; David López, Gurpegui (66' Etxeberria), Iturraspe, Gabilondo; Toquero (78' Muniain), Llorente (60' De Cerio).
Tenerife:
Sergio Aragoneses; Marc Bertrán, Culebras, Ezequiel Luna, Pablo Sicilia; Juanlu (75' Richi), Ricardo, Mikel Alonso (57' Kome), Ayoze (27' Manolo Martínez); Alfaro; Nino.
Reti:
18' Llorente (rig.), 23' Toquero, 53' Iraola, 59' Alfaro, 63' Gabilondo.
Arbitro:
Undiano Mallenco (Colegio Navarro).
Note:
espulso al 17' Culebras (T) per aver ostacolato una chiara occasione da gol.

Partita senza storia al San Mamés: contro la squadra peggiore della Liga per rendimento in trasferta (il Tenerife finora non ha mai vinto lontano dal proprio stadio) e in superiorità numerica dal 17' del primo tempo, i Leoni non hanno avuto problemi di sorta ad ottenere una meritata vittoria. Il successo consecutivo numero 4 tra le mura amiche permette così ai biancorossi di restare a -1 dalla zona UEFA, e sicuramente sarà utile per caricare a mille l'ambiente in vista della partita contro l'Anderlecht di giovedì prossimo.
Caparros (squalificato, in panchina al suo posto il vice Luci Martin) propone giustamente un po' di turnover, facilitato anche dalle espulsioni a Villarreal di Javi Martinez e Orbaiz, e schiera elementi non esattamente abituali come Gabilondo, David Lopez e Iturraspe; in difesa rientra Koikili, così come Toquero torna a far coppia con Llorente davanti. Il Tenerife propone il suo undici tipo e per Mikel Alonso, fratello del più noto Xabi, c'è aria di derby alla Cattedrale. L'inizio del match è equilibrato: l'Athletic tiene palla e prova a sfondare coi soliti lanci lunghi, mentre gli ospiti si difendono con ordine e ripartono grazie ai loro buoni palleggiatori; a dire la verità è il Tenerife a farsi preferire in fase di preparazione dell'azione, sviluppata sempre con la palla a terra e attraverso trame semplici ma ben strutturate, tuttavia gli isolani palesano ancora una volta il loro principale difetto, la mancanza di peso specifico in attacco. Ayoze, Juanlu, Alfaro e Nino sono ottimi giocatori, tecnici e divertenti, tuttavia nessuno di loro ha quella capacità di trovare la porta che fa la differenza in Primera. La difesa canaria, poi, non è delle migliori e non a caso è da un errore in disimpegno che al minuto 17 nasce l'episodio chiave della partita: cross di Amorebieta in proiezione offensiva, Luna svirgola e la palla arriva a Toquero, sgambettato da Culebras al momento del tap-in. Espulsione del centrale tinerfeño e rigore, trasformato in modo impeccabile da Llorente per l'1-0 basco. A questo punto Oltra decide di complicarsi la vita, perché tarda molto ad inserire un altro difensore e finisce per incassare anche il 2-0 di Toquero, servito da una torre di Llorente prolungata molto bene da David Lopez; nell'occasione è evidente l'errore di posizionamento del reparto arretrato canario, fattosi sorprendere da un rinvio di Iraizoz e da un inserimento non propriamente illeggibile del numero 2 biancorosso. In vantaggio di due gol e con l'uomo in più l'Athletic addormenta la partita, anche perché il match con l'Anderlecht incombe ed è saggio pensare soprattutto a risparmiare le forze. La ripresa è scoppiettante ma ha poco, pochissimo da dire: il Tenerife, già rassegnato, subisce immediatamente il 3-0 di Iraola e da lì la partita assume il profilo di un'amichevole del mercoledì pomeriggio. Luci Martin toglie Llorente e Gurpegi per dare qualche minuto a Diaz de Cerio ed Etxeberria, alla sua presenza liguera numero 450, i giocatori sembrano rilassati e ne viene fuori un'ultima mezz'ora piuttosto divertente. Alfaro trova il gol della bandiera con uno splendido destro al 59', ma Gabilondo dopo nemmeno 5 minuti rimette le cose in chiaro con un pregevole sinistro al volo; nella parte finale si susseguono numerose occasioni da gol per i Leoni, che sfiorano il 5-1 con Toquero (gran partita la sua, diamo a Cesare quel che è di Cesare), Diaz de Cerio, ancora Gabilondo e il Gallo, mentre i canari colgono una traversa in chiusura con Nino.
Punteggio largo, gioco discreto e tre punti: davvero non si poteva chiedere di più ai bilbaini, sicuramente facilitati nel compito dal rigore+espulsione decretato da Undiano Mallenco in apertura ma comunque apprezzabili per impegno e concentrazione. Il Tenerife era partito bene, tuttavia l'inferiorità numerica e il doppio svantaggio dopo 23 minuti hanno spento qualsiasi velleità negli uomini di Oltra, spariti dal campo in modo netto e anche piuttosto incomprensibile. Se solo fosse così facile anche giovedì a Bruxelles...

sabato 20 febbraio 2010

Andata dei sedicesimi di Coppa UEFA: Athletic 1-1 Anderlecht.


San Josè festeggiato dai compagni dopo il gol del pareggio (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Castillo; Gurpegui (55' Susaeta), Orbaiz, Javi Martínez, Yeste (46' Muniain); De Marcos (66' Toquero), Llorente.
RSC Anderlecht:
Proto; Gillet, Mazuch, Juhász, Van Damme; Legear, Kouyaté, Biglia, Kanu; Boussoufa (91' Matías Suárez), Lukaku (80' De Sutter).
Reti:
34' Biglia, 57' San José.
Arbitro:
Matteo Simone Trefoloni (Italia).

Diciamolo subito: ci aspettavamo tutti un'altra gara da parte dell'Athletic. In casa, nella partita di andata contro un avversario difficile ma non impossibile, la logica avrebbe voluto un atteggiamento aggressivo fin dal primo minuto di gioco, pressing alto e magari azioni palla a terra per mettere in difficoltà i centrali dell'Anderlecht, tanto macchinosi se puntati in velocità quanto raramente superabili sui palloni alti; già alla lettura delle formazioni, tuttavia, si è capito che Caparros aveva altro in mente. Il pareggio finale è giusto per quanto visto in campo, anche se innegabilmente è un risultato positivo soprattutto per i belgi, che fra una settimana potranno limitarsi a gestire il vantaggio e ad aspettare i Leoni per poi ripartire in contropiede, arma che hanno dimostrato di saper sfruttare benissimo grazie ad alcuni elementi tecnici e rapidi.
Muniain e Susaeta in panchina, Gurpegi esterno destro e Yeste a sinistra: Jokin decide di proporre il solito assetto coperto, mostrando di non voler impostare un match d'attacco e di preferire una tattica più accorta per far scoprire l'Anderlecht; lo 0-0, in fondo, è un punteggio che premia chi gioca in casa vista la regola dei gol segnati in trasferta. Jacobs però non ci casca, tiene la squadra corta a presidiare la propria metà campo e si affida alla capacità di ripartire dei suoi: Lukaku è un gigante con movenze da pantera, Boussoufa unisce il controllo di palla alla velocità di esecuzione e sulle fasce Kanu e Legear sono sempre pronti ad appoggiare l'azione o ad inserirsi per vie centrali. L'Athletic tiene palla ma come sempre produce poco o nulla, anche perché Llorente di testa non ha vita facile e De Marcos riesce a incidere solo quando si sposta sulle fasce; gli esterni, poi, non appoggiano nel modo adeguato l'azione offensiva, poiché Yeste manca di ritmo e Gurpegi è generoso ma non può cantare e portare la croce. I problemi dei biancorossi, insomma, sono i soliti e non è un caso che sia l'Anderlecht a rendersi pericoloso al 15' con Legear (colpo di testa parato da Iraizoz), al 24' con Boussoufa, che quasi sorprende Gorka con un tiro cross alzato in corner dal portiere navarro, e al 29' con Lukaku, il cui rasoterra su errore di Ustaritz fa la barba al palo. Ironia della sorte, è proprio Iraizoz (fin lì tra i migliori) a causare il vantaggio dei biancomalva: il tiro di Lukaku è tutto fuorché irresistibile, Gorka non trattiene e Biglia, appostato nei pressi, si getta sul pallone e insacca anticipandolo. Vantaggio giusto per i belgi, anche se l'Athletic va vicinissimo al pari proprio in chiusura con De Marcos che, pescato tutto solo in area da un tocco di Yeste, ritarda troppo il tiro e si fa murare da Proto. Caparros ripensa la formazione nell'intervallo e a inizio ripresa inserisce Muniain per uno Yeste fuori condizione, ripetendosi al 55' col cambio Gurpegi-Susaeta. Sarà un caso, ma appena due minuti dopo l'ingresso di Markel, uno degli uomini più in palla in questa stagione, i Leoni pareggiano: angolo corto di Orbaiz per Susaeta, conclusione del numero 14 dal vertice sinistro dell'area e tocco vincente di San José (Proto era comunque già battuto). Con due ali vere il gioco dell'Athletic ha finalmente un senso e l'Anderlecht rincula in modo evidente, rischiando di capitolare per un colpo di testa di Llorente al 65'; i belgi perdono terreno ma continuano a essere pericolosi grazie alla presenza di Lukaku, un vero e proprio fenomeno considerati i 17 anni da compiere, che da solo impegna i centrali ed è in grado di ribaltare l'azione come fa al 68', quando prende palla, la difende in mezzo a tre uomini e scarica un sinistro terrificante che sfiora il palo della porta di Iraizoz. Jokin inserisce Toquero per De Marcos e cerca di mettere ulteriore pressione sugli uomini di Jacobs, tuttavia la partita perde minuto dopo minuto di intensità: all'Anderlecht il risultato va benissimo e l'Athletic ha diversi uomini sulle gambe, cosa che impedisce ai bilbaini di dare continuità alla loro azione. L'ultimo brivido si ha al 91', con Llorente (invero un po' opaco) che controlla benissimo spalle alla porta, si gira rapidamente ma spara alle stelle.
A Bruxelles sarà durissima, visto che presumibilmente i belgi giocheranno sulla falsariga dell'andata e potranno lasciare l'iniziativa ai biancorossi, di cui ormai tutti conoscono i limiti quando sono costretti a fare la partita. Nota finale per gli scontri dopo il fischio finale: i tifosi dell'Anderlecht sono stati impresentabili, hanno fatto casino fin dal pomeriggio e non contenti hanno pure pensato di invadere il campo del San Mamés. Le bastonate che hanno preso gli avranno sicuramente chiarito che un conto è spadroneggiare a Liegi, Gand o Bruges, un altro è tentare di farlo a Bilbao.

Pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 5: sicuro e bravo in un paio di occasioni, ma il gol subito è colpa sua e potrebbe pesare in modo decisivo sul passaggio del turno.
Iraola 6,5: deve attaccare con giudizio, perché sulla sua fascia c'è un brutto cliente, Kanu, e non si può permettere distrazioni. Annulla il brasiliano e quando spinge si fa sentire. Positivo.
San José 7: Lukaku è avversario in grado di tenere in apprensione un'intera difesa, tuttavia quando si incrocia con Mikel trova meno spazi. Il gol è preziosissimo e conferma il fiuto del navarro nell'aria avversaria.
Ustaritz 5,5: più insicuro rispetto al compagno di reparto, palesa una certa macchinosità dovuta alla ruggine da panchina. Sbaglia troppo e non è deciso nei contrasti. Urgono minuti per ritrovare lo smalto.
Castillo 4,5: peggiore in campo, di gran lunga. Non tiene Legear, si fa saltare da Lukaku sull'1-0 e non mette un cross che sia uno in 90 minuti. Lui titolare e Koikili in tribuna: dov'è l'errore?
Gurpegi 6: in fase di contenimento c'è sempre, e non a casa Kanu è il meno pericoloso degli elementi offensivi dell'Anderlecht. Quando c'è da costruire, però, serve a poco sulla destra. Giustamente sacrificato quando la squadra va in svantaggio (dal 55' Susaeta 7: incomprensibile la sua partenza dalla panchina. E' in forma, punta sempre l'uomo e crea la superiorità di cui c'è bisogno. Fornisce l'assist a San José ed è presente in quasi tutte le azioni pericolose dell'Athletic).
Orbaiz 6: fa il suo senza brillare particolarmente, dirigendo il traffico a centrocampo con ordine. Non è lui che può accendere la luce, tuttavia non demerita.
Javi Martinez 6,5: il doppio lavoro che fa senza battere ciglio è encomiabile. Diga frangiflutti davanti alla difesa, suona la carica quando bisogna assaltare il fortino di Proto. Insostituibile.
Yeste 5,5: non è in forma, l'infortunio patito contro l'Espanyol non gli permette di essere al 100%. Prova a dare la scossa, va al tiro e serve una palla d'oro a De Marcos, ma non può alzare i ritmi e viene sostituito (dal 46' Muniain 6,5: altro giocatore di cui risultano inspiegabili le panchine, col suo ingresso la partita cambia subito. Cerca l'uno contro uno e dà alla fascia sinistra la profondità che mancava, anche se Castillo non è un partner ideale. Meritava la maglia da titolare).
De Marcos 5,5: fumoso, poco incisivo quando viene servito, non trova spazi accanto a Llorente e si sposta spesso sulle fasce, dove dimostra maggior confidenza col gioco. Spreca una ghiottissima palla-gol a fine primo tempo (dal 66' Toquero 6: entra per mettere pressione ai centrali dell'Anderlecht, è confusionario ma in area si fa vedere).
Llorente 5,5: non è la sua partita. Ha un paio di buone occasioni ma le fallisce in modo netto, inoltre stenta ad incidere preso com'è nella morsa dei due centrali. Forse si rammarica nel vedere Lukaku servito spesso palla a terra, mentre lui viene cercato quasi sempre per la spizzata. Sprecato.