venerdì 7 gennaio 2011
Ritorno degli ottavi di finale di Copa del Rey: Athletic 1-1 Barcellona.
L'ambiente splendido della Catedral (foto Athletic-club.net).
Athletic: Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Ocio, Koikili; Susaeta (46' David López), Gurpegui, Javi Martínez, Gabilondo (79' Muniain); Toquero (67' De Marcos), Llorente.
Barcelona: Pinto; Alves, Piqué, Abidal, Adriano (61' Iniesta); Busquets, Xavi (77' Puyol), Keita; Messi, Villa (90' Afelllay), Pedro.
Reti: 74' Abidal, 85' Llorente.
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).
Un grande Athletic esce a testa altissima dagli ottavi di finale di Coppa del Re, eliminato solo dalla regola dei gol segnati in trasferta nel doppio confronto col Barcellona. L’amarezza per essere usciti senza perdere viene compensata dalla soddisfazione di aver visto una squadra capace di mettere in difficoltà i catalani come raramente capita di vedere, tanto che lo stesso Guardiola alla fine ha reso l’onore delle armi ai Leoni dichiarando che “en La Catedral no ves el momento de que acabe el partido”. Pep ha ragione: una volta di più, infatti, il pubblico del San Mamés è stato fantastico e ha creato un ambiente da brividi, tifando incessantemente per 90’ e tributando anche un’ovazione finale ai giocatori, eliminati ma non sconfitti e comunque autori di una gara straordinaria per intensità, abnegazione e intelligenza tattica. Unica nota stonata, il lancio di un oggetto che ha colpito Abidal nel secondo tempo, abitudine sciocca che ogni tanto si ripresenta sugli spalti dello stadio bilbaino. Tornando alla partita, devo fare i miei complimenti a Caparros, che ha preparato benissimo la partita ed è riuscito a mettere in difficoltà il Barça fino all’ultimo minuto, cosa francamente non da tutti; Jokin è stato sicuramente favorito dalla condizione fisica non ottimale dei blaugrana, appesantiti dalle feste e dal richiamo di preparazione (diversa da quella dei Leoni, che non sono impegnati in Europa), tuttavia ha azzeccato quasi ogni mossa e ha proposto un Athletic finalmente in grado di lottare alla pari con una grandissima della Liga. Peccato solo per l’assenza di Muniain, le cui caratteristiche avrebbero sicuramente rappresentato un grattacapo non da poco per la linea difensiva di Guardiola.
Caparros schiera il miglior undici possibile (tranne come detto “Bart Simpson”) nel quale figura l’inedita coppia difensiva Aitor Ocio-Ustaritz, mentre per il resto la formazione è quella di sempre; Guardiola risponde con un turnover appena accennato e lascia riposare solo Valdes, Puyol e Iniesta, sostituiti da Pinto, Adriano (con Abidal che fa il centrale) e Keita. Dopo un inizio molto forte del Barcellona, che sfiora subito il gol con Villa (parata prodigiosa di Iraizoz sul Guaje), l’Athletic prende le misure agli avversari e inizia a mostrare la sua versione più brillante: occupa molto bene gli spazi, pressando al momento giusto, fa girare bene il pallone quando può ed è rapidissimo a proporre il contropiede quando riesce ad interrompere le transizioni offensive dei catalani. Dal canto loro, Messi e compagni attuano il loro solito gioco di tocchi brevi e ficcanti, tuttavia non paiono brillantissimi e non riescono a superare le maglie fitte della difesa biancorossa. La chiave del match sta tutta nell’atteggiamento né rinunciatario né sfrontato dei bilbaini, che attendono il Barça senza schiacciarsi sulla linea dell’area e al contempo riuscendo a non allungarsi quando escono in pressing. L’Athletic gioca come se fosse un blocco unico, insomma, e in tal modo realizza un duplice obiettivo: aiuta la linea difensiva quando i blaugrana attaccano e avanza in modo armonico portando sempre almeno 3-4 uomini nei pressi della porta di Pinto, dando a Llorente e Toquero il supporto necessario per creare azioni potenzialmente pericolose. I catalani ci capiscono poco e si affidano alle accelerazioni palla al piede di Messi, che parte arretrato in posizione centrale, ma la guardia di Ustaritz in prima battuta e di Ocio in raddoppio regge bene per tutto il primo tempo. La partita è dunque equilibrata, veloce e giocata con un gran ritmo; occasioni ce ne sono poche, perché pochi sono gli spazi lasciati scoperti da ambo le parti, però l’incontro è davvero godibilissimo. Susaeta al 14’ spara alto la palla buona, Messi e Pedro inquietano Iraizoz e in chiusura Gurpegi, su azione d’angolo, colpisce di testa e alza un pallonetto verso il secondo palo che esce di pochissimo, osservato da un Pinto già fuori causa.
Il secondo tempo inizia con David Lopez dentro per Susaeta, toccato duro in precedenza, e conun gran sinistro da fuori di Koikili controllato bene da Pinto. Col passare dei minuti è il Barcellona che prende il sopravvento su un Athletic sempre più sulle gambe; i biancorossi, via via più stanchi a causa della mole di lavoro che devono sobbarcarsi, rinculano metro dopo metro e lasciano fatalmente dei buchi nei quali Pedro è il più lesto ad infilarsi. Guardiola capisce di dover forzare la mano e inserisce Iniesta, insieme a Xavi il miglior centrocampista del mondo quando si tratta di piazzare un filtrante tra le maglie della difesa, arretrando Busquet al fianco di Piqué e spostando Abidal sulla fascia. Caparros risponde con De Marcos per Toquero, stremato,e proprio da un’azione caparbia del vitoriano viene fuori un pallone d’oro per Llorente, troppo lento nel controllo e murato al momento del tiro. L’inerzia della gara, in ogni caso, è chiaramente dalla parte dei blaugrana e al 74’ il gol, nell’aria da qualche minuto, arriva: la difesa dei Leoni è troppo arretrata, Messi controlla al limite dell’area e premia la sovrapposizione di Abidal, che conclude di prima intenzione e batte Iraizoz con un diagonale di sinistro. Pep si tutela immediatamente con un cambio poco “barcellonesco”, Puyol per Xavi, e Jokin prova il tutto per tutto inserendo Muniain. L’Athletic prova l’assalto furioso, sfiora la rete con una rovesciata di Javi Martinez e all’86’ trova l’1-1 con Llorente servito dal solito Iraola. Gli ultimi minuti sono intensissimi ma producono solo un’occasione clamorosa per Villa in contropiede, mentre i bilbaini non riescono più a tirare in porta.
Si interrompe così agli ottavi l’avventura dei biancorossi nella Copa 2011, eliminati senza perdere in 180’ minuti contro i più forti del mondo. Un risultato di cui andare indubbiamente fieri e che pone, a parer mio, il solito interrogativo: se la squadra fosse messa in campo sempre con questo spirito, in casa e in trasferta, dove potrebbe essere adesso?
Le pagelle dell’Athletic.
Iraizoz 6,5: gran parata su Villa a inizio partita, poi (incredibile a dirsi) non deve praticamente più intervenire. Incolpevole sul gol.
Iraola 6,5: dalle sue parti transita il Guaje, cliente difficile ma in serata storta, e non fatica troppo a contenerlo. Sale meno del solito, ovviamente, ciononostante l’assist per Llorente è suo.
Aitor Ocio 6,5: tolto precipitosamente dalla naftalina per le assenze di Amorebieta e San José, si fa trovare pronto aldilà di ogni aspettativa e disputa una buona partita. Gioca quasi da libero, intervenendo in seconda battuta quando uno dei componenti del tridente blaugrana scappa via, e si salva spesso con l’esperienza e il senso della posizione. Come riserva di lusso va ancora benissimo.
Ustaritz 6: viene chiamato subito in causa dopo i disastri contro il Depor e migliora sensibilmente, anche se palesa ancora le incertezze che lo accompagnano da almeno due stagioni. Quando lo puntano raramente riesce a non farsi saltare, ma stavolta si arrangia in qualche modo e porta a casa la pagnotta.
Koikili 7: guardandolo fermare Messi lanciato in corsa ho ripensato alla sua prima partita al Camp Nou con l’Athletic, quando la Pulga lo umiliò in ogni modo, e ho visto un altro giocatore. Se tutti avessero il suo spirito di combattente nato saremmo una delle prime quattro squadre della Liga. Da rinnovare, e subito.
Susaeta 5,5: si deve preoccupare di contenere Adriano più che di salire, ma in ogni caso è fumoso e produce poco o nulla davanti. Spreca una grande occasione, poi si fa male ed è costretto a uscire all’intervallo (dal 46' David Lopez 5: presenza impalpabile, nella ripresa la squadra arretra visibilmente e lui non si vede mai).
Javi Martinez 6,5: lavoro enorme il suo, deve contenere le iniziative del centrocampo catalano e supportare la squadra nelle azioni di rimessa. Per un’ora ci riesce, dopodiché va in apnea e finisce a fare il mediano. Ancora non sembra fisicamente al top.
Gurpegi 7: altro straordinario esempio di abnegazione e voglia di superare ogni ostacolo, Carlos è ovunque e tampona qualsiasi falla con lo spirito di un carpentiere alle prese con uno scafo in balia degli scogli. Sfiora una rete clamorosa nel finale del primo tempo, un gol che avrebbe potuto cambiare la storia di questa stagione.
Gabilondo 6,5: quando c’è da difendere e da tenere la posizione è sempre utilissimo, e forse è per la sua duttilità tattica che Caparros lo preferisce a Muniain. Molto cercato dai compagni, mette dentro alcuni cross interessanti e non fa mancare il suo appoggio all’azione offensiva. Promosso (dal 79' Munian s.v.).
Toquero 6,5: corre come un pazzo per tutto il tempo in cui resta in campo e non è raro vederlo in ripiegamento sulla mediana per contenere le avanzate dei catalani. In fase di pressing è preziosissimo, peccato solo che sia un attaccante e che in zona tiro non si veda mai (dal 67' De Marcos 6: entra in un momento difficile, lotta e crea dal nulla una delle migliori occasioni del secondo tempo).
Llorente 6,5: nella morsa Piqué-Abidal (fantastico il francese da centrale) ha vita durissima, ma non sono poche le volte in cui riesce a vincere i duelli rusticani con la coppia difensiva del Barça. Corre meno dei compagni ma segna ancora, per me un centravanti deve fare questo.
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