Athletic Club: Aranzubia; Ustaritz (40' Orbaiz), A. Ocio, Amorebieta, Koikili; Iraola, J. Martínez (59' Aduriz), Yeste, D. López; Etxeberria (67' Gabilondo), Llorente.
Real Madrid: Casillas; Ramos, Pepe, Cannavaro, Torres; Sneijder (74' Gago), Diarra, Baptista, Robinho (88' Robben); Raúl, Van Nistelrooy (82' Guti).
Reti: 55' Van Nistelrooy.
Arbitro: Medina Cantalejo (Colegio Andaluz).
C'è poco da fare: nel calcio moderno, così equilibrato e in cui ogni partita nasconde delle insidie, spesso vince chi ha i fuoriclasse dalla sua. Tra i tanti campioni che giocano nel Real Madrid, ci sono un centravanti che spesso mette dentro il primo pallone pulito che tocca e un portiere inferiore solo all'inarrivabile Buffon, e una loro serata di grazia basta e avanza a spiegare il motivo per cui una partita giocata più o meno alla pari, con occasioni da una parte e dall'altra, alla fine sia terminata con la vittoria di una delle due contendenti. Pazienza, l'Athletic è uscito comunque a testa altissima dall'ennesimo confronto coi suoi rivali storici e può ben dire di aver finalmente intrapreso la giusta strada per risalire la china dopo due stagioni disastrose.
Caparros decide di adattarsi all'avversario e cambia diverse pedine rispetto all'impresa di Valencia, proponendo Ustaritz a destra con l'evidente compito di controllare Robinho, Iraola avanzato sulla linea di centrocampo e Javi Martinez al posto di Orbaiz; confermati Llorente al fianco di Etxebe in attacco e Yeste nel nuovo ruolo di regista centrale. Schuster risponde con Baptista e Sneijder ancora titolari e la rodata coppia offensiva Raul-Van Nistelrooy, capace di mettere in crisi qualsiasi difesa. L'inizio è molto promettente per i biancorossi, già al tiro con Javi Martinez dopo 4 minuti; l'atmosfera eccezionale del San Mamés, il cui ruggito è ben udibile perfino via web sopra le voci dei cronisti, sembra caricare i Leoni, che pressano molto alto i portatori di palla del Real e paiono voler aggredire l'avversario più che aspettarlo per poi ripartire come domenica scorsa. I padroni di casa hanno anche una ghiottissima palla-gol che capita sul destro di Iraola, servito da un retropassaggio di testa di Cannavaro che definire ridicolo è poco, ma a tu per tu con Casillas il nostro Andoni si smarrisce e conclude sul portiere. Gli ospiti, inizialmente un po' molli, fanno capire di cosa sono capaci al minuto 11, quando giungono per due volte alla conclusione senza che la palla abbandoni i dintorni della porta biancorossa, salvata con prontezza di riflessi da un Aranzubia reattivo. Quando i blancos guadagnano metri danno sempre l'impressione di poter far male, grazie alla loro capacità di scambiarsi il pallone in spazi ristretti e di fare a fettine le difese altrui coi movimenti perfetti degli attaccanti, tuttavia l'Athletic, pur arretrando, tiene bene il campo e dimostra di aver appreso con profitto le lezioni difensive di Caparros. I Leoni lasciano il possesso palla agli avversari proprio come contro il Valencia, presidiano le zone di campo in cui staziona il pallone con grande applicazione e rapidi raddoppi e non aspettano altro che di recuperarlo per lanciarsi in contropiede sfruttando la velocità di Etxebe e degli esterni oppure il lancio in verticale per Llorente. Esemplare l'azione che porta alla miglior occasione bilbaina del primo tempo: palla lunga verso Nando, spizzata dietro per Etxebe che allarga a sinistra su Koikili, il cross del terzino è immediato e pesca ancora Llorente, bravo a girare subito di testa. I tifosi stanno già per esultare ma hanno fatto i conti senza Casillas, a dir poco prodigioso nello sradicare dalla propria porta il bel cabezazo di Nando. Passato il pericolo, il Real ricomincia a macinare gioco grazie alla superiorità numerica in mediana, zona nella quale Yeste stenta a carburare, e cerca sovente Robinho, ispirato e attivo nonostante la marcatura di Ustaritz, a dire il vero non esattamente efficace; la pressione merengue è continua ma non produce granché, eccezion fatta per un tiro fuori di poco di Ramos (uguagliato da una conclusione appena alta di David Lopez dopo un paio di minuti) e un gol annullato allo stesso terzino destro per una netta posizione di fuorigioco, anche se nell'occasione bisogna sottolineare l'incertezza in uscita, l'ennesima, di Aranzubia. Prima del termine del primo tempo Ustaritz esce per infortunio e Caparros ridisegna la squadra, riportando Iraola nella sua posizione preidiletta di fluidificante e schierando un centrocampo composto da due mediani, Javi Martinez e il neo-entrato Orbaiz, e tre mezzepunte (David Lopez-Yeste-Etxebe) a supporto di Llorente.
Al rientro in campo dopo l'intervallo le cose non mutano, tuttavia a spezzare l'equilibrio arriva il gol di Ruud Van Nistelrooy, che approfitta di un errore in disimpegno di Aitor Ocio, pressato da un generosissimo Raul, si invola e batte Aranzubia con un destro potente ma centrale, che coglie purtroppo impreparato il nostro numero 13. La partita si fa in salita per l'Athletic, che deve giocoforza alzare il baricentro (Caparros inserisce subito Aduriz per Javi Martinez) e si espone così alle terribili folate offensive delle merengues, vicinissime al raddoppio al 68' ancora col suo ariete olandese, splendido nel saltare in dribbling Aranzubia dopo un invito di tacco di Raul ma anticipato al momento del tocco a porta vuota da un recupero di Koikili degno di un centometrista. Il Real, libero di giocare nelle voragini che si aprono sul terreno di gioco per il generoso tentativo di rimonta biancorossa, difetta di cattiveria e di fortuna negli ultimi metri: prima Robinho coglie il palo dopo un doppio passo stile Pro Evolution Soccer su Amorebieta, quindi Baptista, molto positivo, sfiora l'incrocio dei pali su punizione. In mezzo a queste due ghiottissime occasioni c'è l'unica palla del pareggio creata dai Leoni dopo il gol di Van Nistelrooy, purtroppo i madrileni hanno Casillas in porta e il diagonale di Llorente, destinato ad insaccarsi senza scampo, viene deviato dal numero 1 della Spagna di quel tanto che basta per finire fuori dopo aver fatto la barba al palo. Schuster decide di non rischiare nulla negli ultimi minuti ed inserisce Guti per tenere palla e addormentare la gara, operazione che riesce perfettamente visto che l'Athletic non si avvicina più alla porta avversaria fino al fischio finale.
Resta un grande amaro in bocca ai tifosi biancorossi: il pari sarebbe stato il risultato più giusto, un tempo e un punto per uno e tutti a casa felici e contenti. Il dio del calcio non ha voluto questa equa ripartizione della posta in palio e ha dato il suo favore al Real, tuttavia, come dicevo all'inizio, i Leoni sono usciti dal confronto a testa alta. Erano già due anni che i madridisti maramaldeggiavano a Bilbao, mentre stavolta hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per venire a capo di una sfida difficile e molto intensa. L'Athletic ha dato ancora una volta l'idea di essere quasi uscito dal brutto tunnel in cui è precipitato dalla fine della brevissima era Mendilibar e di questo non possiamo che gioire. Certo, mancano ancora diversi gradini da salire per poter rivaleggiare per un posto al sole in classifica, però i progressi che questa squadra evidenzia di partita in partita sono evidenti e fanno ben sperare per il futuro. La rosa è giovane e ha ampi margini di miglioramento, l'allenatore c'è e finalmente si vede un'idea di gioco, un'organizzazione di squadra, qualcosa di pensato e provato insomma. L'improvvisazione non abita più qui, e questo è senza dubbio un passo avanti notevole.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: la copertina va a Koikili, sempre più sorprendente, sempre più anima operaia di questa squadra. Leggevo qualche giorno fa su As che Koi in gioventù è stato campione spagnolo di lotta, e forse è da questa antica e nobile disciplina che deriva il suo modo di giocare: generosissimo, agonisticamente feroce ma mai cattivo, difende con ordine ed è sempre pronto a salire per proporre quei cross tagliati che il suo buon mancino gli permette. Caparros continua a preferirlo a Del Horno e per ora non gli si può dare per niente torto. Llorente si conferma dopo la grande prova del Mestalla; il numero 9 dà battaglia su ogni pallone proveniente dalla retrovie ed è anche l'uomo più pericoloso tra i biancorossi: solo un Casillas formato Batman gli strozza per due volte in gola l'urlo del gol. Bene Amorebieta al centro della difesa, Iraola è diligente come suo solito.
Dispiace inserirlo per la terza volta nella lista dei peggiori, ma Aranzubia non può non scontare l'errore gravissimo sul gol di Van Nistelrooy. Il tiro di Ruud è una sassata, certo, ma il goffo intervento di Dani non è il modo migliore per replicare a una conclusione del genere...peccato, perchè nel primo tempo il riojano aveva sventato diverse occasioni e sembrava avviato ad una serata da protagonista in positivo. Brutta, molto brutta la palla persa da Aito Ocio che dà il via all'azione del gol madridista: è il secondo errore decisivo per l'ex Siviglia dopo il comico autogol del Montjuic, speriamo che con quello di ieri la serie sia terminata, almeno per il momento. Partita anonima di David Lopez sulla sinistra, mentre non si capisce se quello entrato al posto di Javi Martinez sia Aduriz oppure il cugino scarso. Passo indietro di Yeste nel suo processo di adattamento alla posizione di pivote: il centrocampo merengue lo stritola e Fran perde la bussola, non riuscendo più ad azzeccare una giocata neppure quando torna nell'originaria posizione di trequartista.
Disamina perfetta. La forza del Real ha prevalso sulla buona volontà dei Leoni. Mi dispiace per Yeste, ma la forza d'urto dell'avversario in mezzo al campo è notevole. Forse Caparros avrebbe dovuto lasciargli più libertà di andarsi a trovare spazio partendo dalle esterne, cosa che è successa tardi e che forse aveva anche fatto perdere smalto ad un calciatore che a me piace tantissimo.
RispondiEliminaNon sono d'accordo su Yeste, è varo non ha giocato la sua miglior partita, nè ci si poteva aspettare tanto di più visto che l'avversario imponeva una tattica guardinga. Io ho apprezzato il suo spirito di dedizione e la sua capacità di mantenere la posizione nonostante le difficoltà. Secondo me servono anche prove come queste per abituarsi al ruolo.
RispondiEliminaAndrea
Va bene comunque.
RispondiEliminaServe tempo e perdendo si impara.
Gora!
Ciao Antonio, anche io confesso la mia smodata passione per Yeste, trequartista atipico per il calcio moderno e interprete di un gioco dal sapore antico...non mi dispiace l'esperimento di Caparros di provarlo mediano, che credo sia più di una soluzione passeggera, tuttavia comincio già a provare nostalgia per la versione "fantasista puro" di Fran, cui io concederei sempre assolutà libertà di movimento e di decisioni (un po' come faceva Valverde, allenatore che esaltò Fran come nessun altro).
RispondiEliminaAndrea, io non ho detto che Yeste ha giocato svogliato, mi è solo sembrato poco incisivo. Concordo con te che anche certe prove difficili aiutano a crescere e prendere confidenza col ruolo, ma questo non può far promuovere a prescindere Fran, che ha giocato una gara a dir poco anonima.
Anonimo: è vero, perdendo si impara...ma io direi che i nostri hanno imparato abbastanza, adesso dovrebberlo saperle le cose!
Risultato che poteva starci, di certo usciamo a testa alta da questa sfida in ogni caso, e probabilmente credendoci maggiormente avremmo anche potuto pareggiare. Una volta che avremo preso maggiore consapevolezza nei nostri mezzi sono convinto che ci toglieremo tante soddisfazioni, Valencia ne è un esempio. Su Fran, concordo in pieno con Edo, ma lui è un talento purissimo e saprà certamente rifarsi. D'altronde, a chi non capita una partita storta? A presto e...siempre AUPA ATHLETIC...!
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