lunedì 27 gennaio 2014

21a giornata: Osasuna 1-5 Athletic.


Kike Sola, per rispetto vero i suoi ex tifosi, non esulta dopo aver segnato (foto Deia.com).

CA Osasuna: Andrés; Marc Bertrán, Loties, Arribas, Damiá; Lolo (67' Puñal), Silva (80' Torres); Cejudo (35' Acuña), De las Cuevas, Armenteros; Oriol Riera.
Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Gurpegi, San Jose, Balenziaga; Iturraspe (74' Laporte); Susaeta (80' Ibai), Mikel Rico, Ander Herrera, Muniain; Aduriz (84' Kike Sola).
Reti: 3' Susaeta, 10' Armenteros, 16' e 62' Aduriz, 84' Ibai, 88' Kike Sola.
Arbitro: Velasco Carballo (Madrid).

Cinque pere e tutti a casa: troppo forte questo Athletic per l'Osasuna attuale, squadra di livello tecnico piuttosto basso e per di più quasi del tutto priva di canterani, fatto che la rende molto meno pugnace e "cattiva" del solito. Il divario tra zurigorri e rojillos si è palesato fin dalle battute iniziali del match, e non solo per il gol a freddo di Susaeta; i Leoni, infatti, hanno impostato subito una partita di puro dominio territoriale, installandosi stabilmente nella trequarti avversaria sia per sviluppare il proprio gioco, basato soprattutto sulle triangolazioni rapide in stile Bielsa che i navarri non sono quasi mai stati in grado di leggere, sia per pressare alti e disturbare ogni transizione avversaria, aspetto particolarmente pesante da digerire per gli uomini di Gracia (non a caso la rete di Susa è nata da una palla persa in uscita dalla difesa). L'Osasuna ha pareggiato dopo pochi minuti grazie a una punizione di Armenteros letta male da Iraizoz, ma è stato solo un fuoco di paglia: al 16', infatti, Aduriz ha approfittato di un erroraccio di Andres Fernandez (autore pochi secondi prima di una gran parata su Herrera) per infilare l'1-2. Da lì in poi il dominio bilbaino è stato quasi imbarazzante, e a nulla è valso il tentativo di reazione dei rojillos a inizio ripresa, che pure ha prodotto una buona occasione per Bertran; l'Athletic, infatti, ha trovato la terza rete proprio nel momento migliore degli avversari, chiudendo di fatto la partita grazie al cabezazo di Aduriz (prima doppietta stagionale, ma nell'occasione gran parte del merito va ad Ander Herrera, strepitoso nell'addomesticare il pallone e nel servirlo con precisione millimetrica al compagno). L'espulsione di Arribas per doppio giallo ha definitivamente tolto ogni velleità di rimonta all'Osasuna, che nel finale ha anche dovuto incassare le reti dei subentrati Ibai, a segno con un bellissimo tocco sotto sull'uscita del portiere, e Kike Sola, in gol per la prima volta con la maglia biancorossa proprio contro la sua vecchia squadra. Splendida vittoria dunque, un viatico incoraggiante in vista del ritorno dei quarti di finale di Copa del Rey in programma questo mercoledì contro l'Atletico Madrid.
Il migliore: senza dubbio Aduriz è stato grandissimo protagonista del derby basco "minore" grazie alle due reti, all'assist per Ibai e alla pressione su Loties da cui è nato lo 0-1, ma devo dire di essere rimasto davvero impressionato dalla prestazione monumentale di Ander Herrera. Cervello pensante della squadra, dai suoi piedi sono passate tutte le azioni offensive dell'Athletic e lui è sempre riuscito a fare la scelta giusta. Inoltre è stato pazzesco in alcuni dettagli tecnici, su tutti il controllo+cross nell'azione del terzo gol. Insostituibile.
Il peggiore: giornata storta per Gorka Iraizoz, al quale l'aria di casa non ha portato fortuna. Il navarro prima si è fatto infilare sul proprio palo dalla punizione di Armenteros, quindi sull'1-2 ha bucato un'uscita in azione d'angolo (bravo nell'occasione Balenziaga, che ha salvato sulla linea) e ha sbattuto violentemente sul palo nel tentativo di recuperare la posizione, provocandosi una ferita non di poco conto. Occhio, perché Iago ha dimostrato di essere in un buon momento.
Il numero: 6 all'Almeria, 4 al Valladolid e 5 all'Osasuna. Totale: 15 gol fatti in sole 3 giornate. L'Athletic non segnava così tanto addirittura dal 1967, non male per una squadra che a inizio stagione aveva avuto nella scarsa finalizzazione il suo principale tallone d'Achille. Certo, le tre avversarie che sono state sommerse di gol non rappresentano la crema della Liga, però un dato del genere, solitamente appannaggio di Barcellona e Madrid, deve far riflettere. Simeone è avvertito.

venerdì 24 gennaio 2014

Andata dei quarti di finale di Copa del Rey: Atletico 1-0 Athletic.



Atlético: Courtois, Juanfran, Alderweireld, Godín, Filipe Luis, Guilavogui (Gabi 46), Koke, Cebolla (Villa 78), Adrián (Arda 58), Raúl García y Diego Costa. En el banquillo: Aranzubia, Gabi, Oliver, Arda, Villa, Insua, Miranda.
Athletic Club: Iago Herrerin; Iraola, Gurpegi, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico, Ander Herrera (Beñat 80); De Marcos, Kike Sola (Aduriz 60), Ibai (Susaeta 46).
Reti: 41' Godín.
Arbitro: Fernández Borbalán (Andalucía).

L'Atletico Madrid vince il primo round, ma per l'Athletic la sconfitta di misura è un risultato positivo perché lascia ampi margini di recupero nel ritorno al San Mamés. Partita durissima (l'Atletico, a immagine e somiglianza del suo tecnico, è squadra cattiva e scorretta se ce n'è una), molto tattica e con poche occasioni da gol quella del Calderon: i colchoneros, che non sono brillanti come un mese fa, giocano più raccolti in attesa di poter scatenare il loro letale contropiede, mentre gli zurigorri mettono in mostra le loro doti di palleggio stando però bene attenti a non scoprirsi. Entrambi i tecnici cambiano qualcosa rispetto al loro undici-tipo e a risentirne maggiormente sono i padroni di casa, a cui manca visibilmente Arda Turan, mentre tra i Leoni Kike Sola mostra di essere ancora in ritardo di condizione. La posta in gioco è alta, le squadre pensano soprattutto a non commettere errori e la partita risulta perciò piuttosto bruttina, anche se per un tifoso la tensione è tale da non concedere pause. L'Athletic va vicinissimo al gol con Ander Herrera, bravo a farsi trovare solo in area ma pessimo nella conclusione, quindi Diego Costa risponde con l'unico spunto degno di nota del suo match, trovando la grande risposta di Herrerin sul suo destro a giro da fuori area; Iago però addirittura si supera poco dopo, quando stoppa con un'uscita da campione il tiro di Adrian presentatosi a tu per tu con lui. A farsi preferire nel primo tempo sono comunque gli uomini di Valverde, che occupano meglio il campo e si fanno ancora vedere con un tiro deviato di Ibai e un colpo di testa fuori non di molto di Sola, tuttavia è l'Atletico a passare in vantaggio con un colpo di testa di Godin in chiusura, poco prima che l'arbitro grazi Diego Costa evitandogli un secondo giallo sacrosanto per un'entrataccia su Laporte. La ripresa invece ai punti va ai colchoneros, anche se le due squadre producono pochissimo in termini di palle gol e finiscono per accontentarsi di un risultato che va bene ad entrambe: all'Atletico che porta a casa una vittoria non scontata, all'Athletic perché torna a Bilbao ferito ma non ucciso, sperando che il Barria aiuti ancora una volta a rimontare.
Il migliore: continua la stagione clamorosa di Iturraspe, che anche al Calderon sembra essere ubiquo. Si fa trovare sempre dove serve, aiuta in modo incredibile la difesa ed è sempre lui ad iniziare l'azione, peraltro perdendo pochissimi palloni. A un certo punto salta con un dribbling secco due avversari e va al tiro (sbilenco), mostrando di essere sulla strada giusta per diventare uno dei big della Liga nel ruolo. Insieme a Itu è giusto citare anche Herrerin, autore della miglior partita in assoluto con la maglia dell'Athletic; ancora un po' incerto in uscita, si riscatta con almeno tre interventi decisivi ed è merito suo se la squadra tiene aperta la porta della qualificazione.
Il peggiore: Kike Sola finora è stato piuttosto sfortunato, tra la concorrenza di Aduriz e l'infortunio che lo ha tenuto fuori quasi tutto il girone di andata. L'occasione datagli ieri da Valverde era ghiotta, ma il navarro non è riuscito a incidere. Qualche buona sponda, un colpo di testa interessante e poco altro: la condizione non è ottimale, ma per ambire alla maglia da titolare deve fare di più.
Il numero: 0, come i gol segnati dai Leoni nelle tre trasferte giocate nel 2014. Bisogna cominciare a migliorare subito se si vuole difendere il quarto posto in campionato, a partire dal prossimo impegno liguero in casa dell'Osasuna.

martedì 21 gennaio 2014

20a giornata: Athletic 4-2 Valladolid.


Ibai ha appena scoccato il tiro dell'1-1 (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegi, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Beñat (58' De Marcos); Susaeta (77' Morán), Ander Herrera, Ibai (87' Saborit); Aduriz.
Real Valladolid: Mariño; Rukavina, M. Valiente, Peña, Bergdich; Álvaro Rubio, V. Pérez (56' Larsson); Rossi, Ebert (77' Manucho), Óscar; Guerra (77' Rama).
Reti: 15' Óscar, 65' e 82' Ibai, 75' De Marcos, 86' Ander Herrera, 90' Rama.
Arbitro: Estrada Fernández (Catalunya).

L'Athletic vince e si riprende il quarto posto dopo il sorpasso del Villarreal, ma deve faticare molto più del previsto per avere ragione di un Valladolid stile "catenaccio anni '60". I pucelanos, dopo essere passati in vantaggio in modo piuttosto fortunoso (e con Oscar in netto fuorigioco) al loro primo tiro in porta, si arroccano infatti a difesa della propria area e per 80 minuti si preoccupano soltanto di intasare gli spazi e distruggere il gioco dei Leoni; in più ci si mette anche il portiere Mariño, autore di una prestazione davvero maiuscola, a sbattere ripetutamente la porta in faccia ai biancorossi. Il primo tempo, giocato molto bene dai ragazzi di Valverde (privi, oltre a Muniain, dello squalificato Mikel Rico), finisce 1-0 per gli ospiti, e anche l'inizio della ripresa segue la falsariga dei primi 45 minuti: Athletic che attacca a pieno organico, Valladolid tutto dietro la linea della palla e impegnato solo a spazzare e far fallo. Valverde però azzecca la mossa: fuori Beñat, un po' in ombra, e dentro De Marcos. L'ingresso di Oscar mette ancora più pressione alla difesa di Martinez, che all'ennesima spallata cede: Aduriz conclude da fuori, Mariño effettua l'ennesima parata della serata ma non può nulla sul colpo da biliardo di Ibai, che si avventa sulla respinta e insacca con una carezza di interno destro, facendo passare il pallone sotto le gambe di un difensore e spedendolo ad insaccarsi vicino al secondo palo. Subìto il pareggio il Valladolid è sul punto di finire nel baratro, e l'ultima spinta gliela dà proprio De Marcos, che mette dentro il 2-1 di testa dopo un'ottima sponda di Aduriz. La partita finisce qui e gli ultimi minuti servono solo a far divertire gli spettatori (meno numerosi del solito, ma di questo va ringraziata la LFP che decide di far giocare una partita di calcio a Bilbao, luogo notoriamente dal clima mite, lunedì 20 gennaio alle 22 di sera...): Ibai corona la sua grandissima serata con la rete del 3-1, quindi Herrera e il kosovaro Valdet Rama (un plauso ai genitori, evidentemente fan dell'indimenticato numero 10 colombiano) ritoccano il punteggio fino al 4-2 conclusivo. Davvero poca cosa il Valladolid, ma l'Athletic merita comunque un elogio per come ha affrontato il match, senza demoralizzarsi dopo il vantaggio ospite e continuando ad attaccare a testa bassa anche quando la serata sembrava irrimediabilmente storta. Il sogno Champion's continua.
Il migliore: copertina scontata per Ibai, al quale sta sempre più stretto (come peraltro scrivevo nel pezzo riassuntivo della scorsa settimana) il ruolo di dodicesimo uomo. Doppietta di gran qualità a parte, è l'impatto globale del ragazzo di Santutxu sul match a lasciare a bocca aperta: il numero 11 corre per due, crossa senza soluzione di continuità, è immarcabile per Rukavina e dal suo piede partono quasi tutte le azioni pericolose della squadra. In una sola parola, fantastico.
Promossi: nel contesto di una serata felice, si segnalano la brillantezza di Ander Herrera e Iturraspe, sempre più sicuri a centrocampo, e la discreta verve di un Susaeta molto attivo sulla destra. Tuttavia, sugli scudi meritano di stare De Marcos (di cui parlerò più diffusamente sotto) e Aduriz, molto criticato fin qui ma che sembra in netta ripresa; niente gol per Aritz ieri, ma una prestazione solida e due assist di grande importanza. Menzione speciale per Moran, che ha deciso di rispondere alla convocazione di Valverde nonostante ieri, alle 19.30, si fossero svolti i funerali del padre, scomparso la scorsa settimana. Un abbraccio a Erik, professionista esemplare nonostante la giovane età, che Valverde ha giustamente premiato con l'ingresso a un quarto d'ora dal termine.
Bocciati: la coppia centrale Gurpegi-Laporte non è stata particolarmente attenta e concentrata sui due gol. La caratura non particolarmente elevata degli avversari non è una scusante, perché prendere sotto gamba squadre considerate alla propria portata è il primo errore che chi punta a traguardi ambiziosi non dovrebbe commettere.
Dispiace dirlo, ma neppure ieri Beñat è stato convincente; l'ex Betis non ha giocato male, ma non ha messo sul campo quella cattiveria che ci si aspettava da chi non era titolare da novembre. Sicuramente non lo aiuta la contemporanea presenza di Herrera, perché per non pestarsi i piedi con Ander è costretto a limitarsi, e si vede.
Il numero: 12 partite consecutive senza perdere in casa tra Liga e Copa (13 se si considera il derby di andata vinto con l'Osasuna, giocato ad Anoeta a causa dei lavori al nuovo stadio), con un bilancio di 10 vittorie e un pareggio. Al San Mamés l'Athletic è un vero e proprio rullo compressore, capace di triturare anche il Barcellona e di effettuare alcune rimonte da urlo; ad oggi solo il Valencia e l'Elche hanno fatto punti al Barria, ma nessuna squadra è ancora riuscita a violarlo. Prima o poi la sconfitta interna arriverà, ma se è vero che i nuovi stadi sono in grado di mostrare da subito se saranno talismani o, al contrario, se porteranno sfortuna (come il "Rocco" di Trieste, raccontata in uno splendido articolo sul blog Lacrime di Borghetti), il nuovo San Mamés sembra aver dato una chiara indicazione.
La curiosità: con il gol di ieri De Marcos è arrivato a quota 4 in Liga, due sole marcature in meno rispetto all'intero campionato scorso. Di questi, 3 li ha realizzati dopo essere entrato dalla panchina, cosa che, insieme alla polivalenza, lo rende l'asso della manica preferito da Valverde quando c'è da dare una sferzata alla partita. Come ho già avuto modo di scrivere, quest'anno Oscar mi ricorda sempre più "Provvidenza" Massaro e, soprattutto, "Spadino" Robbiati, che per un paio d'anni risolse moltissime partite della Fiorentina dopo il suo ingresso a gara in corso, risultando al contempo assai meno efficace quando veniva schierato dall'inizio. Un ruolo molto delicato che De Marcos, capace di entrare subito in partita, per il momento sta svolgendo in modo egregio.

venerdì 17 gennaio 2014

Bilancio di metà stagione.


(Foto Espnfc.com).

Dopo la roboante vittoria sull'Almeria (6-1 e partita chiusa dopo mezz'ora, ma va detto che gli avversari sono stati impresentabili) si è chiuso il girone di andata di questa Liga 2013/2014, ed è quindi giunto il momento del classico post riassuntivo di mezza stagione.
Fin qui il bilancio, va da sé, è assolutamente positivo: aldilà della classifica (quarta posizione con 2 punti di vantaggio sul Villarreal, quinto, e 6 sul Sevilla, settimo), rosea ben oltre ogni aspettativa, a lasciare piacevolmente sorpresi è senza dubbio la caratura complessiva dell'Athletic di Valverde, sia dal punto di vista del gioco che da quello della forza mentale. Txingurri sta svolgendo un lavoro eccelso sulla panchina biancorossa e questa sua seconda esperienza nel Botxo rischia di essere anche migliore della prima, cosa di cui ero il primo a dubitare. Il mio timore maggiore era che la squadra fosse stata irrimediabilmente prosciugata da un biennio, quello bielsiano, vissuto sempre alla massima velocità, nei momenti esaltanti come in quelli deprimenti; Valverde, invece, è riuscito nell'impresa di rigenerare il gruppo e di dargli convinzione e nuovi stimoli, mentre sul lato tattico ha mostrato intelligenza e non ha stravolto l'approccio di Bielsa, apportando però dei correttivi che sembrano aver funzionato.
Analizzerò adesso il rendimento dei giocatori reparto per reparto, mentre nello spazio riservato al mister descriverò più a fondo com'è cambiato l'Athletic del dopo-Loco.
Portieri: nelle ultime stagioni non gli ho mai lesinato critiche anche molto dure, ma non faccio fatica a scrivere chiaro e tondo che Gorka Iraizoz sta giocando una delle sue migliori stagioni con la zurigorri (forse addirittura la migliore insieme alla prima, tenendo comunque conto che ne manca metà). Sicuro tra i pali, ha commesso pochi errori e sembra aver ritrovato la fiducia mancatagli negli ultimi 3 anni, nonché l'appoggio di un pubblico che ora lo sostiene in modo compatto. Le buone prestazioni del navarro, tuttavia, non mi hanno fatto cambiare idea rispetto all'inizio della temporada: per me il titolare dovrebbe essere Iago Herrerin. Valverde, dopo aver dato una prima chance a Iraizoz, sembrava di questo stesso parere, ma è bastata una brutta partita del numero 13 contro il Celta (che peraltro non costò alcun punto, visto che l'Athletic la spuntò per 3-2) per farlo ritornare in panchina. Quando è stato chiamato in causa Iago ha alternato buoni interventi ad alcuni errori evitabili, dovuti soprattutto alla mancanza di esperienza in Primera, mostrando qualità interessanti e prospettive di miglioramento non trascurabili; in Copa del Rey, dove Txingurri lo schiera titolare, fin qui è stato positivo. Insomma, quest'anno sembra che l'Athletic abbia due portieri affidabili, e non è poco.
Difensori: la difesa è il reparto che ha fatto i progressi maggiori dall'anno scorso, anche perché è tutta la squadra che in fase di non possesso occupa meglio gli spazi e lascia meno buchi rispetto al passato. La coppia centrale, inamovibile, è formata da capitan Gurpegi e Laporte, col francese tra i protagonisti assoluti dell'ottimo girone di andata bilbaino: fisicamente straripante, fortissimo in marcatura e dotato di una tecnica di base da vero centrale moderno, Aymeric deve solo limare alcuni difetti legati all'età, in particolar modo la tendenza a voler sempre giocare il pallone anche in situazioni al limite, e sarà pronto per entrare nelle classifiche dei migliori difensori under 25 europei. Di certo un obiettivo anche troppo "basso" per lui, vista la personalità impressionante che lo caratterizza. Gurpegi è partito col freno a mano tirato, poi però è uscito alla distanza e adesso sta giocando molto bene. Lo ritengo ancora poco compatibile con Laporte, che avrebbe bisogno di un compagno in grado di guidarlo e di mostrargli il mestiere, cosa che un giocatore nato centrocampista come Carlos non può fare, ma finora la coppia ha funzionato mediamente bene, pur con qualche ombra di troppo in trasferta. La decisione di Valverde di puntare stabilmente su Gurpegi e Laporte ha penalizzato fortemente gli altri centrali, con il solo San José, considerato la prima scelta dopo i titolari, ad aver accumulato un buon numero di presenze (16 totali tra campionato e coppa condite da 4 gol, prova che spesso Mikel è più efficace nell'area avversaria che nella propria); Albizua (2 presenze), Ekiza (1 presenza) ed Etxeita, ancora in attesa di scendere in campo questa stagione, sono praticamente dispersi. Davvero paradossale è il caso di quest'ultimo: ritornato a Bilbao dopo quattro stagioni tra Cartagena ed Elche, durante le quali si è affermato come uno dei migliori centrali di Segunda, non è mai stato preso in considerazione da Valverde ed è finito ai margini del gruppo, venendo in pratica bocciato senza neppure la prova di una partita ufficiale. Dispiace veramente per questo ragazzo, bizkaino purosangue e gran tifoso dei Leoni, tornato per trionfare con la squadra dei suoi sogni e finito invece ad intristirsi tra panchina (poca) e tribuna (tanta). Probabile che almeno uno tra lui ed Ekiza, un altro passato da giocare spesso a non vedere mai il campo, se ne vada in prestito, anche perché non ha senso avere in rosa sei centrali per due sole competizioni. Devo però dire che la gestione di questo overbooking da parte di Txingurri non mi sta assolutamente convincendo, perché per far giocare un 34enne agli sgoccioli di carriera vengono sacrificati due elementi di valore e prospettiva... un peccato.
Per quanto riguarda le corsie laterali, a destra Iraola è la solita sicurezza, e addirittura sta giocando anche meglio rispetto alle ultime stagioni, con la solita qualità in appoggio all'azione d'attacco accompagnata da un'applicazione difensiva molto più continua del solito; pressoché inamovibile, ha giocato 18 partite su 19 (17 dall'inizio), venendo sostituito in caso di bisogno da De Marcos (che, come sapete, non apprezzo particolarmente come terzino). A sinistra, invece, Balenziaga ha superato le perplessità iniziali di Valverde e si è guadagnato la maglia da titolare, che sta onorando con prestazioni quasi sempre sopra la soglia della sufficienza; l'ex Real Sociedad non è un fenomeno, ma gli anni trascorsi a Valladolid lo hanno rafforzato dal punto di vista mentale e gli hanno anche lasciato in eredità un'incisività difensiva mai vista durante la sua prima tappa nell'Athletic, alla quale unisce sgroppate in avanti piuttosto efficaci. Bocciato al contrario il promettente Saborit, giubilato dopo due partite così così, mentre l'esperimento di Laporte terzino spero che non si ripeterà in futuro, non tanto per il rendimento del francese come laterale, quanto per l'assurdità di far giocare sulla fascia il miglior centrale della rosa.
Centrocampisti: tutti aspettavano Beñat, il figliol prodigo tornato a Bilbao dopo aver fatto fortuna in Andalusia, e invece l'uomo-copertina è diventato un altro, l'insospettabile Mikel Rico. L'ex Almeria è un calciatore che sfugge alle classificazioni: non è un interdittore puro, non è un regista, non è un incursore che si preoccupa solo di attaccare a fari spenti l'area altrui; semplicemente è un ottimo calciatore, dotato di un gran senso della posizione e molto efficace in entrambe le fasi del gioco. Utilizzato inizialmente come alternativa ad Iturraspe, si è invece imposto come ideale complemento del numero 8, del quale è sia fedele scudiero che riferimento imprescindibile per lo sviluppo delle trame offensive. Iturraspe, dicevamo: ecco un altro biancorosso che sta facendo passi da gigante con Valverde. Portato in prima squadra da Caparros e consacrato titolare da Bielsa, sotto la guida di Txingurri si sta esprimendo a livelli fantastici, interpretando alla perfezione il ruolo di mediano "di lotta e di governo", capace cioè sia di difendere che di far girare la squadra. Ander finalmente sta facendo vedere tutta la sua classe, espressa solo a tratti durante il biennio di Bielsa, e se dovesse proseguire con questa continuità di rendimento potrebbe anche fare qualche pensierino brasileiro. A completare il trittico di centrali titolari c'è Ander Herrera, ripresosi alla grande dopo un inizio di stagione fortemente condizionato dal tentativo di acquisto, non ancora chiarissimo, del Manchester United. La delusione per il mancato passaggio ad una delle squadre più prestigiose del mondo, sfumato quando tutto sembrava già deciso, ha condizionato in modo evidente l'inizio di Liga dell'ex Saragozza, apparso spesso impreciso, svagato e abulico, proprio come se non avesse la testa centrata sull'Athletic; un certo numero di panchine lo ha sicuramente spronato, e lui si è fatto trovare pronto quando Valverde ha deciso di riproporlo nell'undici titolare. Adesso Herrera gioca benissimo e, se solo riuscisse a segnare di più, sarebbe tra i trequartisti più devastanti del campionato. Per un centrocampista che cresce, ce n'è un altro che cala in maniera preoccupante: si tratta del già citato Beñat, passato nel giro di pochi mesi da salvatore della patria a oggetto semi-misterioso. Nessuno mette in dubbio le grandi qualità del ragazzo, tuttavia l'adattamento al modulo di Valverde non è ancora andato a buon fine, tanto che l'ex Betis sembra, ad oggi, un vero pesce fuor d'acqua; probabilmente le grandi aspettative createsi dopo il suo acquisto gli hanno messo addosso troppa pressione, però ci si aspettava comunque ben altro da lui. Va recuperato assolutamente, così come sarebbe auspicabile un maggior utilizzo di Erik Moran, accantonato dal mister dopo la brutta prestazione col Celta a inizio campionato; il fatto che non sia prevista una sua cessione, neppure in prestito, è indicativo della stima dell'allenatore, tuttavia per un giovane come lui la prospettiva di non assaggiare mai il campo è peggiore di quella di trasferirsi ad una squadra più debole per trovare minuti.
Gli esterni, molto sollecitati dagli schemi di Valverde, finora hanno risposto presente e sugli scudi, in particolare, c'è senza dubbio Muniain, tornato a mostrare grandi numeri (e anche qualche gol, storicamente il suo maggior tallone d'Achille) dopo una seconda annata bielsiana e un avvio di temporada che avevano generato più di qualche dubbio sulla sua reale consistenza. Susaeta è sempre il solito: giocatore intermittente e incostante se ce n'è uno, alterna partite (o tratti di esse) da funambolo ad altre in cui non lascia la minima traccia della propria presenza; il suo apporto in termini di reti e assist è comunque buono, e sono convinto che senza di lui l'Athletic sarebbe molto più prevedibile e sterile. A Ibai, invece, il ruolo di dodicesimo uomo va sempre più stretto: il numero 11 ha infatti già segnato le stessi reti dell'intero anno scorso (4) e, soprattutto, si è spesso rivelato fondamentale con la sua capacità di trovare il fondo e mettere dentro cross fantastici per le punte (stupendi i suoi passaggi d'esterno destro, vero marchio di fabbrica della casa, sempre potenti e precisissimi); la forza del ragazzo di Santutxu è proprio quella di essere un'ala vecchio stampo all'interno di un campionato, per non dire di un calcio moderno, nel quale gli esterni sono secondo punte e trequartisti mascherati, che cercano sempre di rientrare per il tiro e l'assist, o terzini costretti a fare tutta la fascia come negli obbrobriosi 3-5-2 (falsi) che tanto vanno di moda in serie A. Un peccato che Ibai non possa giocare di più da titolare, un po' come sta capitando a De Marcos, passato (apparentemente senza grossi problemi) da elemento imprescindibile per il centrocampo a 3 di Bielsa a riserva di lusso e jolly tuttofare. Ed è proprio l'estrema adattabilità, paradossalmente, a penalizzare Oscar, che sta giocando dappertutto e rischia quindi di beccarsi una labirintite a furia di cambiare continuamente posizione in campo; d'altra parte è difficile trovargli una collocazione in campo a causa delle sue caratteristiche molto particolari, perfette per il ruolo di incursore/corridore ritagliatogli su misura dal Loco ma poco adatte nel contesto di un gioco più tradizionale come quello di Valverde. De Marcos è stato comunque fondamentale a inizio stagione con alcuni gol pesantissimi segnati entrando a partita in corso, e questa funzione di "asso nella manica" da giocarsi nel secondo tempo per sparigliare le carte a parer mio gli calza a pennello, mentre resto dell'idea che la sua collocazione migliore in un undici iniziale sia quella di ala destra.
Attaccanti: passiamo adesso alla nota dolente del girone d'andata zurigorri, ovvero l'attacco. Aduriz, titolare per esperienza e meriti sul campo, fin qui ha deluso moltissimo: aldilà dei quattro gol segnati, davvero una miseria per un centravanti di razza come lui, a lasciare perplessi è lo scarsissimo peso sul gioco della squadra che ha avuto nella prima parte di stagione; abituati com'eravamo a vedere un Aritz lottatore e altruista, è stato difficile credere che quel fantasma che vagava in campo col numero 20 sulle spalle fosse proprio lui. Va detto che, nelle ultime uscite, l'ex Valencia ha mostrato qualche segnale di risveglio, ma a questo punto diventa prioritario capire se stia ancora scontando i postumi degli sforzi da mulo dell'anno scorso (che lo avevano portato, non a caso, a giocare una parte finale di Liga da dimenticare) o se abbia imboccato il viale del tramonto. Aduriz ha comunque giocato molto, anche perché le alternative non si sono finora rivelate completamente affidabili. Kike Sola, il più atteso, in pratica non ha mai giocato a causa di un infortunio muscolare, inizialmente ritenuto di poco conto ma che, tirando le somme, lo ha tenuto fuori da fine agosto a dicembre; il navarro è rientrato adesso e ovviamente ha bisogno di tempo per ritrovare il ritmo partita, però ha caratteristiche interessanti che, a mio modo di vedere, ben si sposano con il lavoro richiesto alla punta centrale da Valverde, per cui lo aspetto con curiosità alla prova del campo. Ad aver beneficato dell'assenza di Sola è stato Toquero, passato dal ruolo di terzo incomodo (vicino all'addio in estate) a giocare quasi quanto l'intera stagione scorsa. Come sempre l'apporto di Gaizka in termini di gol è stato trascurabile (zero reti fatte, ma anche tanta sfortuna: un paio avrebbe potuto tranquillamente segnarle), però gli va reso atto di essersi fatto trovare prontissimo e di aver conquistato Valverde con la sua capacità di pressare chiunque per 90 minuti; non a caso, Txingurri ha promosso titolare il vitoriano contro il Barcellona, azzeccando la mossa e portando a casa la vittoria anche grazie alla gran partita del numero 2. Menzione finale per il canterano Guillermo, che ha esordito in prima squadra vista l'assenza momentanea di Aduriz e Sola: il bilbaino ha confermato di essere una punta mobile, veloce e tecnicamente interessante, forse ancora un po' acerba fisicamente per la Primera ma di sicuro avvenire. Per il momento è bene lasciarlo maturare al Bilbao Athletic (fin qui 11 gol in 14 presenze con i cachorros), ma di certo ne risentiremo parlare a breve termine.
L'allenatore: sostituire un maestro della panchina, autore per di più di una delle stagioni più esaltanti dell'intera storia dell'Athletic, era un'impresa che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. Per questo motivo Urrutia, presidente criticabile (come tutti, del resto) ma innegabilmente capace, ha deciso di richiamare a casa Ernesto Valverde, che proprio a Bilbao aveva mosso i primi passo da allenatore, prima alla guida del filial e poi della prima squadra: solo un uomo con una profonda conoscenza dell'ambiente e già rispettato dalla tifoseria, questo il ragionamento di Urrutia, avrebbe infatti potuto raccogliere l'eredità del Loco senza correre il rischio di spaccare l'ambiente in caso di risultati negativi. Un'intuizione, inutile dirlo, rivelatasi assolutamente felice. Il Valverde rientrato in Bizkaia otto anni dopo la sua ultima panchina biancorossa è un tecnico molto diverso rispetto a quella prima, positiva esperienza come allenatore nel calcio professionistico; con una bacheca di tutto rispetto (finale di UEFA raggiunta alla guida dell'Espanyol, 3 titoli greci e due coppe nazionali con l'Olympiakos), un solo esonero (in un Villarreal agli inizi della crisi che avrebbe portato il club in Segunda) e un'ultima stagione trascorsa sulla panchina del Valencia, preso in cattive acque e portato a sfiorare il quarto posto, Txingurri si è presentato a Lezama carico di un bagaglio di esperienze importanti, che lo hanno condotto a ripensare alcuni aspetti della concezione tattica che aveva a inizio carriera. Come allenatore dell'Athletic Ernesto stupì tutti per il gioco arioso e iper-offensivo, con una filosofia riassumibile nel vecchio adagio "segniamone uno in più degli altri"; scelta condivisibile, anche perché il pacchetto arretrato di quella squadra era formato da gente che, lo dico con tutto il rispetto e l'affetto del mondo, nella rosa attuale difficilmente troverebbe spazio nella partitella del mercoledì. Quell'approccio sfrontato e spettacolare portò a grandi risultati (quinto posto il primo anno, semifinale di Copa del Rey il secondo), anche se la scarsa esperienza del tecnico si palesò in alcuni momenti topici, come in occasione dell'eliminazione contro l'Austria Vienna in UEFA e, soprattutto, della sconfitta nella già menzionata semifinale di Copa col Betis, gara gestita malissimo e che, in caso di vittoria, ci avrebbe spalancato le porte di una finale più che abbordabile con l'Osasuna. Il Valverde attuale ha fatto ovviamente tesoro degli errori del passato e si presenta come un tecnico molto equilibrato, che cura al meglio entrambe le fasi e, pur restando amante del gioco d'attacco, ha compreso l'importanza di una difesa solida e sa adattarsi alle caratteristiche di ogni singola partita, mentre qualche anno fa la mancanza di elasticità tattica rappresentava il suo peggior difetto. Txingurri, inoltre, è uomo e allenatore intelligente, dunque è stato ben attento a non stravolgere la lezione tattica di Bielsa e si è limitato a correggere quegli aspetti che lo convincevano poco. Spazio dunque alle sovrapposizioni, ai tagli e alle triangolazioni in avanti, ma senza l'ossessione della profondità ad ogni costo: la squadra palleggia di più a centrocampo e cerca la verticalizzazione solo in determinate occasioni, cosa che rende la manovra più prevedibile ma evita quei contropiedi spesso letali per l'Athletic del Loco. La novità principale riguarda però la fase difensiva, dove è stata abbandonata la peculiare marcatura "a uomo nella zona" del tecnico argentino, causa principale delle voragini che talvolta si aprivano nella retroguardia biancorossa, per un ritorno ad una più efficace marcatura a zona pura. Insomma, il Valverde-bis si sta caratterizzando per pragmatismo, garra (come dimenticare le rimonte di pura rabbia di inizio stagione?) e applicazione difensiva, senza tuttavia smarrire la via maestra del gioco frizzante che tanto piace al mister. I risultati sono dalla sua parte, la squadra sembra rigenerata (basti pensare al rendimento attuale di alcuni giocatori, Iturraspe e Muanian su tutti, paragonato a quello della passata stagione) e il San Mamés è tornato ad essere un fortino inespugnabile (fin qui, 8 vittorie e 2 pareggi in Liga e 2 vittorie in Coppa): in tutta sincerità, chi lo avrebbe detto ad agosto?

PS Negli ultimi tempi, come avrete notato, non riesco più a pubblicare i post dopo le partite dei Leoni. Questo perché sono portato, per forma mentis e abitudine, a scrivere parecchio e ad analizzare i match in modo piuttosto approfondito, cosa che lo scarso tempo attualmente a mia disposizione mi consente solo in rari casi. Dato che, però, non mi piace lo stato di abbandono in cui spesso versa il blog, ho deciso che d'ora in avanti posterò sempre dei brevi articoli sugli incontri dell'Athletic, riservandomi più spazio per quelli maggiormente significativi (oppure scrivendo di più quando ne ho il tempo). Spero che gradirete!

mercoledì 11 dicembre 2013

Pianeta Cantera - by John Blasa.


Iker Guarrotxena, tra i migliori fin qui nel Bilbao Athletic (foto Lacanteradelezama.com).

Ritorna la rubrica sulla cantera curata da John Blasa! In questa "puntata" si parla dei risultati delle 4 squadre principali di Lezama (Bilbao Athletic, Basconia, Juvenil de Honor e Juvenil Liga Nacional) a ottobre e novembre. Buona lettura!

OTTOBRE

Bilbao Athletic
Alla vigilia della decima giornata di campionato, il saldo degli ultimi 7 incontri è nettamente positivo, con solo qualche piccolo intoppo lungo il cammino degli uomini di Ziganda.
Con il Conquense in trasferta la squadra, non in forma ottimale e senza alcuni dei migliori elementi, cade per 1-0, ma si riscatta prontamente di fronte all'Huesca a Santa Maria de Lezama: sono 3 i gol segnati ai rivali di giornata, reti che portano le firme di Unai Lopez, davvero in stato di grazia, Eguaras e Sabin Merino. Il 21 settembre tira aria di derby: in casa della Real Sociedad B la partita, tosta e combattuta come ogni vera sfida tra giputxi e bizkaini, è decisa in avvio ancora da Unai Lopez, con Jon Garcia e Mikel chiamati agli straordinari per impedire il pari alla stella Iker Hernandez e decisivi per portare a casa lo 0-1 finale. La giornata successiva arriva a Bilbao il Sestao River, regolato 3-1 grazie alla doppietta di un magistrale Guarrotxena e al primo gol in biancorosso di Mario Barco. Si vola quindi a Madrid contro i giovani dell'Atletico; Ivan-Aquino, lo spauracchio dei colchoneros, insacca il vantaggio, ma ancora un doppio Guarrotxena, maturato parrebbe in maniera splendida, ci regala i 3 punti. Ancora Madrid, questa volta Real C in casa, affrontato con la formazione tipo in campo: i leoncini vanno avanti con un doppio Guillermo, finalmente di nuovo in grande spolvero, poi Fran Sol e Merero li riprendono sul 2-2, ma la loro prova risulta essere sempre più matura e anche le alternative eccellenti nei ricambi fa ben sperare. Il trittico madrileno viene completato dalla trasferta sul campo del Getafe B, purtroppo segnata da una sconfitta per 2-1; la rete iniziale di Mario Barco viene infatti rimontata da quelle di Hugo e Dani. Per concludere, svariati uomini che stavamo attendendo, come il giovanissimo Undabarrena o Unai Lopez, hanno mostrato tutti già un buon valore quando sono stati chiamati in causa, così come tutti gli attaccanti, da Sabin a Guillermo passando per Barco; Aketxe sforna assist e giocate di classe, Magdaleno dà un grande apporto di corsa e cross come terzino sinistro, Eguaras è imprescindibile per la capacità di dare stabilità alla squadra, Kepa ha iniziato bene... e poi c'è Guarrotxena, fin qui il migliore, capace di lampi di classe pura. Insomma, i ragazzi di Ziganda continuano la loro marcia senza calare di rendimento e prestazioni, proseguendo lungo la strada imboccata già da un paio di stagioni, segnalandosi tra i migliori prospetti del paese.

Basconia (Tercera Division - Gruppo IV)
Ci siamo lasciati a inizio settembre coi gialloneri ben avviati in campionato, purtroppo però li ritroviamo in un momento poco brillante, segnato da una classifica anonima e da troppe prestazioni incolori (anche per il continuo cambio di squadra degli uomini migliori visti nei primi turni). La trasferta a Balmaseda termina 1-1, un punto conquistato al 90' grazie alla rete di un buon Barrenetxea, mentre l'impegno successivo, in casa con il Gernika, finisce con la vittoria degli ospiti per 1-0 a causa di una prestazione opaca dei gualdinegros. Si torna a giocare fuori casa, stavolta sul campo della Cultural Durango: sotto di un gol, il Basconia si vede espellere due uomini negli ultimi 5 minuti, ma proprio in pieno recupero il terzino Iriondo, lanciatosi in avanti, va a pareggiare e a dare forse l'input decisivo per una svolta di gruppo. Tocca dunque al Lagun Onak verificare se i giocatori di Vicen Gomez si sono davvero svegliati; la risposta è un'ottima gara, chiusa sul 2-0 con Iturraspe e il basco-portoghese Monteiro marcatori. Si va in casa Arenas: dopo un avvio shock e sotto 1-0, esce fuori l'orgoglio di Seguin e Santamaria, le stelline che ribaltano il match; nella ripresa, però, 4 reti avversarie affondano i gialloneri per un colossale 5-2 finale. Il 13 ottobre l'orgoglio basco torna ad emergere e il Sodupe viene superato in casa, non senza patemi, per 2-1, con reti di Santamaria e Williams in rimonta dopo il gol di un nostro giovane ex mediano, Aspiazu. L'andamento altalenante (vittorie in casa, partite non convincenti in trasferta) è confermato dall'ultima gara, giocata ad Amurrio e persa 2-1 con rete della bandiera del franco-basco Yanis Rahmani, unica nota lieta. Si conclude così il ciclo dei match, in attesa del prossimo in casa dell'Elgoibar, tra un continuo saliscendi, sia di risultati che di prestazioni; troppo incostanti fin qui alcune stelline lanciate forse troppo presto nell'Olimpo dei Crack stagionali, come Seguin e Santamaria, decisivi quando in vena ma spesso assenti. Con Extaburu ancora a secco, Jurgi Oteo troppo nervoso e Monteiro e Iturraspe che non bastano in mediana, il passaggio del giovanissimo Undabarrena al Bilbao Athletic si sta rivelando davvero pesante, così come la scelta di lasciare il devastante Villalibre allo Juvenil. Il tempo per rimediare e il talento ci sono, ora tocca ai ragazzi darsi una mossa.

Juvenil de Honor
I giovani Leoni erano partiti bene e hanno continuato benissimo, issandosi al primo posto con 16 punti, al pari di Huesca, Osasuna e Danok Bat ma con una miglior differenza reti. Il 21 settembre arriva il pari in casa dell'Huesca, avversario temibile e appaiato in testa, con gol di Urzelai e rosso per il promettente centrale Xiker. La giornata seguente arriva l'Osasuna ed è tracollo: 3-1 per i rojillos il finale (gol di Zaton), frutto di una prova sicuramente non all'altezza. I cachorros si riprendono con il 3-0 all'Antiguoko in casa: a segno Bengoetxea (autorete), Cordoba e Uriguren e gara stradominata dai biancorossi, con un Asier Villalibre ancora imprendibile davanti al terzetto “diversamente basco” formato da Yanis, Cordoba e Maecky Lubrano. In casa dell'Arenas è un vero e proprio tsunami zurigorri: finisce 1-7 con doppiette di Villalibre, Iker Revuelta e Gorka Ruiz e gol di Yanis. L'ultima gara giocata è in casa contro il San Juan, superato 3-0 con doppietta dell'implacabile bomber Villalibre e rete di Uriguren. La prossima sarà trasferta in casa della Cultural Durango, sperando di continuare su questa strada e di poter assistere a breve all'esplosione dei molti talenti presenti in rosa.

Juvenil Liga Nacional
4 vittorie, un pari e 2 sconfitte, questo il bottino dei classe '97, terzi in classifica dietro Danok Bat e Real Sociedad B (finora sempre vittoriosi). La terza di campionato contro l'Aurrera Vitoria vede i giovanissimi zurigorri vittoriosi per 5-1, grazie alle reti di Barrera, Dulce, Garcia, Larrayoz e Mateo; lo Zarautz viene poi superato 2-0 in trasferta grazie alla doppietta di Arberas, poi però i cugini giputxi massacrano i cachorros a domicilio: 4-1 il punteggio finale con gol della bandiera di Mateo che salva almeno l'onore. La squadra si riprende subito battendo 4-1 il Romo in casa (doppietta di Larrayoz e reti di Dulce e Imanol Freije), quindi viene nuovamente sconfitta in trasferta, stavolta dall'altra capolista Danok Bat, con un netto 2-0. Ora è tempo di rialzare la testa e migliorare, crescere e fare esperienza, d'altra parte di parla di ragazzi del 1997.

NOVEMBRE

Bilbao Athletic
Si riparte dal match contro il Tudelano: i ragazzi di Ziganda passano in vantaggio con l’ottimo gioiellino Aketxe, poi però vengono rimontati dagli avversari a causa di una difesa piuttosto allegra; l'orgoglio basco e una doppietta di Williams riportano avanti i biancorossi, ma nel finale Alex Pons va in rete per il 3-3 definitivo. A casa della capolista Las Palmas, i giovani Leoni disputano una buona gara e pareggiano 2-2 con gol di un Aketxe in gran forma e difensore Jon Garcia. Purtroppo i risultati continuano ad essere altalenanti, come confermato dalla sconfitta casalinga per 2-0 contro un non irresistibile Toledo, subito bilanciata dall'1-0 sul campo del fanalino Sariñena (rete del talentuoso Guarrotxena, esterno dai piedi buonissimi). Per fare il salto di qualità il Bilbao Athletic ha bisogno di una vittoria contro il buon Barakaldo, che veleggia nelle zone alte della classifica, e i tre punti arrivano: grazie ancora a Guarrotxena e a Guillermo, che si divide tra i cachorros e la prima squadra dove ha finalmente esordito, arriva un 2-0 finale che non ammette repliche. La giornata successiva arriva a Lezama il Real Union, che mette in grande difficoltà gli zurigorri, passando in vantaggio e conducendo fino al minuto 89, quando vengono ripresi dalla seconda marcatura stagionale di Jon Garcia. L'ultima gara di novembre vede la squadra di Ziganda impegnata sul campo dell’Amorebieta: il gol di Sabin Merino non basta per evitare la sconfitta per 2-1, con gli avversari che superano i leoncini al sesto posto in classifica. Ottimi segnali stanno arrivando da Aketxe, Guarrotxena e Sabin Merino (in scadenza di contratto e seguito, sembra, da alcuni club di Premier League), con Unai Lopez in grande spolvero nelle ultime uscite e alcune sorprese rappresentate dal terzino sinistro Magdaleno e dal centrale-goleador Jon Garcia. Aspettiamo con fiducia Mario Barco, fin qui ancora poco incisivo, il giovanissimo Undabarrena, parecchio utilizzato vista l'età, e il bomber di colore Williams, rientrato dopo un infortunio e desideroso di mettersi in mostra. In porta si stanno alternando Kepa e Magunazelaia, ma il primo (possibile numero 1 dell'Athletic del futuro) sta godendo ultimamente di maggiore spazio.

Basconia
La fine di ottobre e il mese di novembre sono stati disastrosi, anche in funzione di un calendario poco favorevole che ha visto i gialloneri opposti a tutte le favorite per la promozione. Ci aspetta dunque l'ennesima stagione da metà classifica, colpa non tanto dei giovani cachorros, quanto dei continui turnover e cambi di formazione dei vari talenti, che vengono spostati e prestati spesso alle varie squadra satellite. Dopo il doppio 3-1 subìto contro Elgoibar e Portugalete in casa (gol della bandiera siglati in entrambi i casi da Santamaria), il Basconia cade di nuovo, stavolta in casa della capolista Leioa, che vince 2-1 con doppietta di Seco dopo il vantaggio del buon mediano Iturraspe, fratellino del numero 8 dell'Athletic; in questa gara il bomber Santamaria ha riposato per lasciare spazio ad un inconcludente Williams, inoltre Jimeno è stato espulso per somma di ammonizioni. Dopo 3 sberle, finalmente arriva un acuto: è il 4-2 casalingo contro lo Zalla, propiziato dalla doppietta di uno dei talenti più interessanti di Lezama, Jurgi Oteo, e dalle reti di Seguin e del difensore Alberdi, classe '94 arrivato dal Basconia B a stagione in corso. Arriva poi la trasferta contro il Santutxu, squadra di media classifica, conclusa con un pareggio per 2-2 con Unai Bilbao e ancora Santamaria sugli scudi. Nell’ultima gara, in trasferta a Bermeo, altra caduta per 2-1 con Santamaria di nuovo in rete. Gorka è senza dubbio la nota più lieta dei gialloneri: con i suoi gol sta tenendo a galla una squadra dotata comunque di un potenziale offensivo enorme, forse alle volte non supportato ed espresso in modo troppo discontinuo. L’età media bassissima non aiuta, ma l'esperienza per i gualdinegros sarà fondamentale.

Juvenil de Honor
Lo Juvenil de Honor, come altre formazioni di Lezama, sta fornendo prestazioni altalenanti, passando da partite a volte eccelse ad altre giocate malissimo. Ottobre è finito con il match contro la Cultural Durango, vinto per 2-1 in trasferta con reti di Lander Hernandez e di un Iker Revuelta che ha iniziato molto bene. Arriva subito l’effetto altalena con la sconfitta contro la capolista Alaves del gioiello Iker Urkiza, possibile crack futuro; i cachorros a Vitoria perdono 2-1, gol siglato dal terzino destro Andoni Lopez. Un gol del rientrante Villalibre non serve per battere l'UD Logroñes a domicilio (altra sconfitta per 2-1), però nella giornate successive si vedono segnali di ripresa: prima la vittoria contro l'Eibar (1-0, ancora Andoni Lopez a segno), quindi quella per 3-2 in casa del Txantrea, con marcature in rimonta di Gorka Ruiz, Revuelta e Zaton. Nella prima partita di dicembre, purtroppo, un'altra caduta che per di più brucia tantissimo, visto che si tratta di una sconfitta in casa nel derby contro la Real Sociedad: 1-2 il finale, con rete del gioiellino difensivo Xiker buona solo per salvare l’onore. Il talento non manca di certo ma bisogna senz'altro amalgamarlo a dovere, anche se le continue rotazioni non aiutano; in ogni caso, Revuelta, Lubrano, Zaton, Ander Santamaria, Andoni Lopez, Villalibre e Xiker sono di certo i migliori talenti visti in campo sino ad ora.

Juvenil Liga Nacional
Ottobre si chiude con il 3-0 rifilato all'Antiguoko (rete di Barrero e doppietta di Larrayoz), ma novembre inizia con la sconfitta contro un Leioa che, a livello giovanile, sta ben figurando in diverse categorie: finisce 1-3, con gol della bandiera di Ander Kintana. Garai e 2 volte Larrayoz regalano ai zurigorri il 3-0 sull'Indartsu, e l'ennesima doppietta di Alejandro Larrayoz regola l'Anaitasuna (2-1 in trasferta). Il Lengokoak arriva a Lezama e viene abbattuto dalla rete di Ander Kintana e, neanche a dirlo, da altri due gol di un Larrayoz veramente incontenibile, a segno pure nel 3-1 sul Barakaldo in compagnia di Freje e Salado. Il secondo posto dietro la Real Sociedad può essere migliorato, soprattutto se bomber Larrayoz (ex Osasuna) continuerà a trovare la rete con la frequenza delle ultime partite; note di merito anche per il mediano Iturrino e per i giovanissimi Kintana e Freije.

giovedì 5 dicembre 2013

15a giornata: Athletic 1-0 Barcellona.



Domenica sera sono uscito e non ho visto la partita, cosa che ha dunque prolungato la mia personale maledizione col Barça: tra le partite a cui ho assistito dal vivo e quelle viste in diretta streaming, infatti, non sono mai riuscito a festeggiare una vittoria contro i catalani. Augurandovi di non aver commesso il mio stesso errore, e di avere quindi potuto esultare per l'impresa dei Leoni (col San Mamés che resta peraltro inviolato), pubblico il video a imperitura memoria della grande partita dei nostri ragazzi, che, una volta di più, ci fanno sentire orgogliosi di tifare Athletic. Anche se fuori tempo massimo, insomma, eskerrik asko mutilak!

venerdì 29 novembre 2013

14a giornata: Malaga 1-2 Athletic.


Muniain insacca dopo la prima respinta di Caballero (foto Deia.com).

Málaga CF: Caballero; Angeleri, Sergio Sánchez, Welligton, Antunes; Tissone, Samuel; Darder, Portillo, Eliseu (74' Pawloski); Juanmi (74' Morales).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico (56' De Marcos); Herrera, Muniain, Ibai (46' Susaeta); Guillermo (62' Toquero).
Reti: 38' Juanmi, 69' San José, 86' Muniain.
Arbitro: Iglesias Villanueva (Galicia).
Note: espulso all'83' Portillo (M) per doppia ammonizione.

Non sarà ancora una squadra dall'assetto tattico ben definito, ma l'Athletic di Valverde possiede senza dubbio una caratteristica innegabile: il carattere. Quel carattere che, spiace dirlo, era del tutto sparito durante il secondo anno di Bielsa; e, a questo punto, l'idea che molti giocatori non abbiano fatto granché per evitare l'addio dell'argentino, in primis proprio sul campo, appare tutt'altro che peregrina. Sia come sia, i Leoni sembrano aver ritrovato il loro antico spirito, quella garra tutta basca che ha spesso permesso loro di andare ben oltre i propri limiti tecnici; non a caso l'ennesima rimonta stagionale, la prima fuori casa, è stata frutto in gran parte del secondo tempo ad alti ritmi imposto dai biancorossi, ancora balbettanti sul piano del gioco ma con pochi rivali quando si tratta di pressare alto e correre più degli avversari. D'altra parte, il match della Rosaleda (tra parentesi: erano 12 anni che i bilbaini non riuscivano a violare lo stadio del Malaga) ha mostrato ancora una volta che, in questa bruttissima Liga, non servono chissà quali alchimie tattiche per far punti, ma bastano ampiamente un minimo di organizzazione e qualche spezzone giocato con quella furia agonistica che, quando vogliono, i biancorossi sanno riversare sul campo come pochi altri. La partita, neanche a dirlo, è stata alquanto dimenticabile; nel primo tempo, giocato a ritmi molto bassi, l'Athletic ha fatto uno sterile possesso palla mentre i padroni di casa (squadra disastrata, grazie sceicco!) si sono limitati a qualche sortita in contropiede; dopo aver sfiorato il vantaggio con Guillermo, il cui colpo di testa è stata salvato sulla linea da WelLigton, i Leoni sono andati sotto un po' a sorpresa, anche se va detto che ogni raro affondo del Malaga aveva messo in seria difficoltà una difesa quantomeno distratta. Emblematica l'azione del gol: lancio di 40 metri per Angeleri che coglie Balenziaga fuori posizione, l'argentino mette dentro di testa una palombella telefonatissima ma San José si addormenta, lasciando Juanmi libero di colpire e insaccare. Nella ripresa l'Athletic ha alzato il baricentro però, nel primo quarto d'ora, non ha creato nulla; Valverde ha così deciso un doppio cambio azzecatissimo, inserendo De Marcos e Toquero per Rico e Guillermo. L'ingresso delle due trottole zurigorri ha cambiato tutto: la pressione altissima sui primi portatori di palla ha mandato in tilt gli andalusi, che nell'ultima mezz'ora sono letteralmente scomparsi. San José si è fatto perdonare insaccando di testa l'1-1 su corner di Susaeta, quindi, dopo l'espulsione di Portillo per doppio giallo, l'Athletic ha trovato l'1-2 a pochi minuti dal termine con Muniain, che per poco non ha sprecato un assist al bacio di Herrera (Caballero ha parato la prima conclusione di Iker, fortunatamente premiato dal rimpallo successivo).
Con questa vittoria i Leoni rafforzano il quinto posto e si candidano seriamente a lottare per un posto in Champion's fino all'ultimo, pur continuando a non incantare. E se dovesse arrivare anche il gioco...

Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 6: quasi mai sollecitato, le poche conclusioni avversarie finiscono tutte fuori dallo specchio. Non può nulla sul gol. Serata di tutto riposo.
Iraola 5,5: anonimo. Nel contesto di una partita poco impegnativa in fase di contenimento, e che dunque gli lascia interessanti spazi per attaccare, in avanti si vede poco e male. Da lui ci si aspetta sempre qualcosa in più.
San José 6+: trovo molto difficile valutare la sua prova. Per come difende meriterebbe 4: estremamente molle, si fa superare come un poppante in occasione dell'1-0 e, in generale, non è mai sicuro. Davanti, però, è più pericoloso di un centravanti consumato; servito due volte con precisione, nel primo tempo sfiora la traversa e nel secondo mette dentro l'1-1, sempre di testa. Insomma, è fondamentale per la vittoria ma come difensore è quasi inguardabile. La soluzione? Forse un cambio di ruolo...
Laporte 6,5: sempre più a suo agio partita dopo partita, stupisce per la personalità debordante e per le doti fisiche e tecniche davvero non comuni. Non ha però l'esperienza necessaria per guidare un'intera difesa, e infatti ogni tanto il reparto va in tilt, tuttavia la sua prova resta ampiamente positiva. Deschamps lo osserva da vicino, il debutto in Nazionale maggiore potrebbe arrivare presto.
Balenziaga 6-: sorpreso dal lancio per Angeleri in occasione dell'1-0, per il resto fa il suo compito senza infamia e senza lode. Del resto, Mikel è un giocatore abbastanza lineare, che non si segnala mai né per errori incredibili, né per giocate particolarmente azzeccate. Per me un buon ricambio, ma nulla più.
Iturraspe 7: sempre più autorevole, sempre più un faro in mezzo al campo. Incredibile come si sia responsabilizzato e come riesca a tenere saldamente in mano le chiavi della squadra. Migliora ad ogni incontro, sia in fase di regia che nel contenimento, e sembra ormai aver conquistato la fiducia di Valverde.
Mikel Rico 5,5: meno brillante rispetto ad altre occasioni, soprattutto perché la squadra intera è poco arrembante finché lui è in campo. Dal suo piede parte comunque l'assist per il colpo di testa di Guillermo, l'azione più pericolosa dei biancorossi nel primo tempo (dal 56' De Marcos 6,5: non è più titolare, tuttavia come dodicesimo uomo da schierare a partita in corso si sta ritagliando un ruolo davvero importante. Vi ricordate Spadino Robbiati, che cambiava le partite della Fiorentina grazie alla capacità di entrare subito nel vivo del match? Potrebbe essere il suo futuro).
Herrera 6,5: parte sulla fascia destra, chiaramente è spaesato e non si vede mai (assurda la mossa di Valverde). Nella ripresa viene spostato al centro, prima come trequartista e quindi, dopo l'ingresso di De Marcos, nel doble pivote, e il suo impatto sulla gara cresce in maniera esponenziale. Per me è irrinunciabile, come dimostrato in occasione dell'assist perfetto per l'1-2 di Muniain.
Muniain 7: elettrico, sempre nel vivo del gioco, sbaglia qualcosa ma solo perché prova sempre la giocata risolutiva. È in netta ripresa dopo un periodo di appannamento, e la decisione di Valverde di toglierlo dalla fascia probabilmente ha influito. Lo spezzone migliore della sua gara, coronato peraltro dal gol della vittoria, è quello giocato da seconda punta al fianco di Toquero. Un caso?
Ibai 5,5: poco presente, ci prova con qualche calcio piazzato ma non è la sua serata. Di solito con i suoi movimenti verticali e il dribbling secco crea sempre qualche azione pericolosa, stavolta invece gira parecchio a vuota e combina il giusto. Sostituito all'intervallo (dal 46' Susaeta 6: giocatore da alti e bassi se ce n'è uno, al momento sta attraversando un periodo poco brillante. Il suo ingresso è comunque importante, sia perché allarga il campo - cosa che Herrera, per caratteristiche, non era riuscito a fare -, sia perché ha il merito di battere il corner sul quale San José pareggia i conti).
Guillermo 6: grande impegno, tanta corsa, ma resta la sensazione che sia ancora un po' acerbo per il massimo palcoscenico. In ogni caso, sfiora il gol nel primo tempo e, pur ricevendo scarsa assistenza dai compagni, lotta su ogni pallone contro i centrali del Malaga. Io lo vedo più come seconda punta che come centravanti, almeno finché non irrobustirà un fisico abbastanza leggero (dal 62' Toquero 6,5: diamo a Cesare quel che è di Cesare. Utilizzato nell'ultimo mese da Valverde come jolly offensivo da giocare a partita in corso, Gaizka ha risposto "presente" e anche alla Rosaleda il suo ingresso è stato molto positivo. La sua innegabile capacità di corsa gli permette di pressare altissimo e, col suo movimento continuo, è davvero difficile da seguire per avversari stanchi dopo un'ora di gara. Potrebbe ritagliarsi uno spazio non trascurabile anche in futuro).

Valverde 6,5: condivisibili le lodi per i cambi azzeccati nella ripresa, ma quando un allenatore è costretto a stravolgere la squadra dopo un tempo significa che l'assetto iniziale da lui scelto era stato tutto fuorché ottimale; un problema, questo, che si sta ripresentando quasi ad ogni partita. Ancora non sembra aver scelto né una formazione-tipo né un modulo base, e forse dovrebbe avere il coraggio di puntare di più su alcuni esperimenti (il 4-4-2 si tutti) che per adesso sta tentando solo per ribaltare determinate situazioni. In ogni caso, il cammino del suo Athletic fin qui è stato ottimo e a lui va il merito di aver ricostruito un forte spirito di squadra.

mercoledì 20 novembre 2013

Intervista a Imanol Schiavella.

Qualche giorno fa, l'amico Javi Martin del blog La Cantera de Lezama mi ha chiesto di preparare un post su Imanol Schiavella, il portiere italiano di origine basca che giocò per due anni nelle giovanili dell'Athletic (Juvenil de Honor e Basconia). Conoscendo Imanol, ho deciso di contattarlo direttamente e di proporgli una piccola intervista; il risultato, che vi propongo qui sotto (qui, invece, il link al pezzo originale in spagnolo), per me è stato davvero interessante, tra ricordi di prima mano, valutazioni frutto di esperienza diretta e alcuni spunti non banali sulla situazione del calcio italiano, in particolare su come (non) vengono valorizzati i giovani talenti nostrani. Eskerrik asko Imanol!


L'articolo della Gazzetta dello Sport ai tempi dell'arrivo di Imanol a Bilbao.

Imanol Schiavella Belaunzaran, padre italiano e madre basca, nasce a Palestrina (Roma) il 7 agosto del 1990. Nel 2007, durante la militanza con il Tor di Quinto (club laziale con un ottimo settore giovanile), gioca contro l'Athletic allenato da Edorta Murua in un torneo estivo; Koldo Asua, che accompagna gli zurigorri, rimane colpito da quel portiere con un nome basco, si informa e, una volta avuta la conferma delle origini del ragazzo, gli propone un provino a Lezama con lo Juvenil A. Schiavella resta a Bilbao per due stagioni, arrivando ad esordire in Tercera con il Basconia; alcuni infortuni di troppo gli impediscono di imporsi e così, al termine della stagione 2008/09, non gli viene rinnovato il contratto. Dopo aver giocato in varie formazioni di serie D e aver rifiutato un'offerta da una squadra di Cipro, ha deciso di lasciare da parte il calcio per dedicarsi agli studi. Si è recentemente laureato in Scienze motorie e conta di trovare una sistemazione nel prossimo mercato invernale.

Dopo aver lasciato Bilbao, come si è evoluta la tua carriera?
Dopo l'Athletic ho avuto offerte per restare in Euskadi o andare a giocare in Svizzera, ma sono tornato in Italia e ho accettato la proposta della Casertana in serie D. Dopo quella stagione ho deciso di mettere in secondo piano il calcio e di privilegiare gli studi all'università... Ho giocato a Zagarolo e Pisoniano, sempre in serie D, e ho rifiutato offerte da squadre di Cipro, Andorra e Belgio. In quest'ultima stagione ho iniziato con il Palestrina (serie D), ma il 25 agosto ho lasciato la squadra e mi sono concentrato sulla laurea in Scienze motorie, che ho ottenuto giusto una settimana fa. Adesso ho qualche offerta per il mercato invernale, ma mi piacerebbe tornare a giocare all'estero.

Come valuti la tua esperienza a Lezama? Credi sia stata importante per la tua formazione umana e professionale?
Sicuramente quella nell'Athletic è stata l'esperienza più importante e intensa della mia vita. Mi ha segnato molto dal punto di vista umano, perché trasferirsi in un altro Paese a 17 anni non è stato facile, ma a Bilbao mi hanno trattato benissimo e mi hanno fatto sentire come a casa, soprattutto nella residenza di Derio. Ciò che si dice di Lezama, ovvero che forma persone prima che calciatori, è vero al 100%. Dal punto di vista sportivo, tecnicamente sono molto migliorato, ma questo era facile da prevedere viste la preparazione degli allenatori della cantera e la famosa scuola di portieri dell'Athletic.

Quali sono le differenze principali tra una formazione juniores italiana e lo Juvenil dell'Athletic?
Ci sono molte differenze, a partire dal fatto che in Italia non esistono le "squadre B" e i giovani sono costretti a passare direttamente dalla Primavera alla prima squadra. La divisione delle formazioni giovanili a seconda della categoria di appartenenza del club, poi, non sta certo semplificando le cose.

Pensi che in futuro potresti tornare a giocare in un club di Euskal Herria?
Ho avuto la possibilità di rimanere in Euskadi dopo aver lasciato l'Athletic e ho ricevuto delle proposte durante la stagione a Caserta. Al momento mi sembra difficile, anche se adesso, dopo aver finito l'università, non ci penserei due volte se dovesse arrivare un'offerta dall'estero, soprattutto da squadre basche. Il calcio italiano è assurdo: da ogni parte si sentono persone che si lamentano per lo scarso utilizzo dei giovani e per i brutti risultati delle italiane in Europa, ma tutto è programmato male e nessuno prova davvero ad affrontare i problemi che ci sono. Quello dei giovani, ad esempio, potrebbe essere risolto con le squadre B e le squadre per le riserve, che solo in Italia non esistono, evitando di mandare allo sbaraglio dei ragazzi che spesso sono impreparati a confrontarsi con i professionisti.

Segui ancora l'Athletic? Se sì, cosa pensi dei portieri che sono attualmente in rosa?
Sì, vedo sempre le partite dell'Athletic che vengono trasmesse dalle tv italiane (ultimamente parecchie, visto che spesso ha giocato di lunedì). Quando posso guardo anche il Bilbao Athletic sul sito di EITB, anche se lo seguivo di più l'anno scorso per la maggior presenza dei miei ex compagni di squadra. Per quanto riguarda i portieri, credo che l'Athletic sia coperto per molti anni. Iraizoz è uno dei migliori estremi difensori della Liga, sta giocando molto bene ultimamente e, avendo 32 anni, ha ancora 4-5 stagioni a buon livello davanti a sé. Inoltre c'è Iago Herrerin, che mi aiutò molto durante il provino a Lezama; è un'ottima persona, oltre a essere un portiere molto completo, bravo coi piedi e nelle uscite. Se gli verrà data fiducia credo che potrà fare molto bene. Infine c'è Kepa, molto giovane ma con caratteristiche che spiccavano già diversi anni fa; con lui però bisogna avere pazienza, anche se è molto bravo, perché a un portiere dell'Athletic si chiede sempre qualcosa in più. Occhio anche ad Aitor Fernandez, che al momento gioca nel Villarreal (se non mi sbaglio, però, l'Athletic su di lui ha una clausola di ri-acquisto): ho giocato con lui e credo che sia un ottimo portiere.

mercoledì 13 novembre 2013

13a giornata: Athletic 2-1 Levante.


Aduriz festeggiato dai compagni dopo il gol del 2-1 (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegi, Laporte, De Marcos; Iturraspe, Beñat (46' Rico); Susaeta, Muniain (46' Aduriz), Ibai; Guillermo (Toquero 68).
Levante: Keylor Navas; Pedro López, El Adoua, Héctor Rodas, Juanfran; Simao, Diop; Xumetra, Rubén, Ivanschitz (62' Nikos); Barral (75' El Zhar).
Reti: 33' Barral, 72' Rico, 84' Aduriz.
Arbitro: Fernández Borbalán (Andalucía).

Innanzi tutto mi scuso per l'assenza davvero prolungata: purtroppo (o per fortuna, visto il periodo) a lavoro gli impegni si sono improvvisamente intensificati e, nell'ultimo mese, non ho avuto praticamente mai tempo di aggiornare il blog; almeno due o tre volte ho iniziato a scrivere un nuovo post, ma mi sono dovuto bloccare e non sono mai riuscito ad andare oltre qualche riga. Ora le cose sembrano essersi stabilizzate, perciò ne approfitto per riavvolgere il filo a partire dall'ultima di campionato, la vittoria casalinga per 2-1 contro il Levante del grande ex Caparros.
L'Athletic ha rimontato e vinto una partita complicata, sia perché non è mai facile affrontare una squadra di Jokin (maestro del difensivismo, in parole povere un catenacciaro: merce rara nella Liga), sia perché la situazione si era molto complicata dopo il gol di Barral. Una rete che simboleggia alla perfezione le attuali difficoltà dei Leoni in fase di contenimento: innocuo lancio lungo, Xumetra vince il duello con De Marcos (schierato terzino sinistro...), supera Laporte con un dribbling stretto e mette in mezzo per il compagno, che non viene seguito da Gurpegi e può insaccare dopo una prima parata di Iraizoz. La dinamica dell'azione ha reso chiari due elementi: 1) De Marcos non può giocare in ogni ruolo ad esclusione del portiere, non è un superuomo ed ha limiti evidenti come difensore (e la domanda che ne consegue è: per quale motivo ha giocato lui al posto dell'infortunato Balenziaga, con Saborit neanche convocato?); 2) la coppia centrale formata da Gurpegi e Laporte non è la migliore possibile. Il francese ha personalità, fisico e si fa saltare raramente, ma non ha ancora l'esperienza per comandare la difesa; avrebbe perciò bisogno di un compagno di reparto in grado di guidarlo, figura che Guepegi (grandissimo recuperatore di palloni, come dimostra la prima posizione che occupa al momento nella classifica di specialità, ma non un centrale di ruolo) non può e non riesce ad occupare. Servirebbe altro, ma Valverde continua a non vedere Etxeita (13 partite e 0 minuti per un giocatore che, solo pochi mesi fa, era conteso da mezza Liga...), Ekiza, Albizua e San José. Ciò detto, bisogna sottolineare che l'Athletic non ha disputato un brutto incontro. Il primo tempo, svantaggio a parte, ha visto il netto predominio territoriale dei biancorossi, che hanno sfiorato il gol più volte e hanno trovato in Guillermo un ottimo terminale offensivo. Il ragazzo, del quale si invocava l'esordio da tempo, ha ben figurato alla prima assoluta tra i 'pro', mettendo in mostra tecnica e velocità interessanti; forse è ancora troppo acerbo fisicamente per sostenere il ruolo di unica punta, ma la sua prova è stata senza dubbio incoraggiante. Nella ripresa i Leoni sono cresciuti d'intensità anche grazie ai cambi di Txingurri, che ha tolto un Muniain fuori dal gioco e un Beñat ancora troppo intermittente ed è passato al 4-4-2 da remuntada, con Rico al fianco di Iturraspe nel mezzo e la coppia Guillermo-Aduriz davanti. Sottoposto ad una pressione enorme, il non-gioco caparrossiano, che noi ben conosciamo, ha rivelato tutti i suoi limiti; e così, dopo un lungo assedio, gli zurigorri hanno ribaltato la situazione proprio con i due nuovi entrati, segnando il 2-1 a 6' dalla fine e riuscendo a mantenere il vantaggio fino al triplice fischio, nonostante l'inferiorità numerica degli ultimissimi minuti dovuta a un'assurda espulsione di Aduriz per un (inesistente) fallo di reazione. Tirando le somme, i tre punti sono pesanti visto come si era messo il match; bene le letture di Valverde a partita in corso, ma se ogni volta il tecnico è costretto a correggere il tiro c'è qualcosa che non va in fase di preparazione delle partite. La classifica al momento è ottima, anche se permangono tutti i dubbi sulla povertà della proposta di gioco bilbaina e sulla gestione della rosa da parte del mister. A mio parere, la Liga quest'anno è un campionato di livello davvero basso (e non potrebbe essere altrimenti, visti i continui depauperamenti di tutte le rose che non siano quelle di Barcellona e Madrid): all'interno di questo contesto tecnicamente impoverito, l'Athletic risalta grazie ad una rosa di grande qualità, specie a centrocampo e sulla trequarti, ma alla lunga tutto ciò potrebbe non bastare. E intanto una polemica dichiarazione di Iturraspe ("Abbiamo 23 punti e sembra che siamo in crisi"), sembra confermare la malcelata insoddisfazione di tutto l'ambiente biancorosso, che ammira i molti punti in cascina ma pare soffrire di nostalgia per il gioco del biennio bielsiano. Il rosarino, forse, comincia a mancare anche agli insospettabili.

venerdì 4 ottobre 2013

7a giornata: Granada 2-0 Athletic.


Ibai spreca l'occasione migliore dell'Athletic (foto Athletic-club.net).

Granada: Roberto; Nyom, Diakhaté, Murillo, Angulo; Iturra, Recio; Pereira (69' Foulquier), Buonanotte, Brahimi (80' Dani Benitez; 84' Fran Rico); El Arabi.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Gurpegi, San José, Laporte; Mikel Rico, Beñat (60' De Marcos); Susaeta, Herrera, Ibai (53' Muniain); Aduriz (72' Toquero).
Reti: 52' (rig.) e 61' El Arabi.
Arbitro: Álvarez Izquierdo (Catalunya).

Dopo 7 giornate, una porzione di Liga esigua eppure non trascurabile, la domanda è: qual è l'Athletic che Valverde ha in testa? Non parlo tanto di undici titolare, nonostante il turnover massiccio che ha quasi sempre utilizzato Txingurri, ma della filosofia di gioco, che francamente non sono ancora riuscito a capire. Che il nostro allenatore non sia più l'iper-offensivista di qualche anno fa lo si sapeva, però il suo progetto, la sua idea di squadra sono ancora avvolti nella nebbia bizkaina. Possesso palla? Contropiede? Pressing e verticalità? Mistero. La sconfitta inequivocabile di lunedì, simile in maniera inquietante a quella di Barcellona sponda Espanyol, non ha fatto che alimentare i dubbi al riguardo. Non c'è una sola spiegazione per la trasformazione dei Leoni furibondi e ispirati di Athletic-Betis negli agnellini di Granada, incapaci non solo di mettere tre passaggi in fila o di tirare in porta, ma anche di mostrare quell'orgoglio e quella furia agonistica che avevano permesso la rimonta sui sivigliani; e tutto ciò nonostante i titolari fossero gli stessi, compreso un Ibai versione "cugino scarso" di quello ammirato mercoledì scorso. Devo ripetermi: qui c'è qualcosa che non torna, a partire dal progetto di gioco di Valverde. Se in casa la squadra è corta, pressa fin dalla trequarti avversaria e gioca in modo straordinariamente verticale, tra Madrid, Cornellá e Granada abbiamo assistito a delle prestazioni imbarazzanti, veramente impossibili da difendere, e soprattutto senza uno straccio di idea. Se perfino una squadra tutt'altro che trascendentale come quella di Alcaraz riesce ad avere ragione degli zurigorri col minimo sforzo, bisogna interrogarsi a fondo su quanto fatto fin qui. Tutto ciò senza contare i dubbi sull'undici scelto da Txingurri: che senso ha spostare a sinistra Laporte, di gran lunga il migliore centrale della rosa, per far giocare l'inguardabile San José? Gurpegi è veramente indispensabile o si potrebbe pensare di panchinarlo, anche solo per provare i mai visti Etxeita (annunciato come un gran colpo estivo, e in effetti era conteso da mezza Liga) e Albizua (miglior giocatore del Bilbao Athletic l'anno scorso, rimasto nel Botxo nonostante fosse stato richiesto in prestito dall'Alaves in Segunda)? E perché insistere con Aduriz, che nelle ultime 23 partite ufficiali in maglia biancorossa ha segnato la miseria di due (2!) gol? Togliere Herrerin dopo una brutta partita, la prima dopo diverse prove incoraggianti, per rimettere un Iraizoz ormai bollito, è stata una mossa saggia? Domande che per il momento non trovano risposta, mentre Valverde un momento sembra arroccarsi a difesa delle proprie idee, un altro pare voler cambiare tutto per l'ennesima volta. Di certo non è l'inizio che il mister (e noi con lui) si aspettava, non tanto a livello di classifica, comunque positiva, quanto sul piano del gioco e della differenza tra rendimento in casa e in trasferta. Sulla partita in sé c'è poco da dire: primo tempo orrendo eppure giocato, se così si può dire, meglio dall'Athletic (che ha anche sfiorato il gol con Ibai e Susa), e ripresa altrettanto orrenda ma indirizzata sui binari del Granada da un rigore, fiscale ma che poteva starci, provocato da un intervento ingenuo di Herrera, che non ha visto un avversario e lo ha colpito nel tentativo di spazzare il pallone. Dopo il gol di El Arabi i Leoni sono letteralmente spariti, e stavolta a poco sono servite le mosse di Txingurri per cambiare il corso del match. Il 2-0, segnato ancora dal centravanti marocchino, ha certificato la resa incondizionata degli zurigorri, apparsi molli, demotivati e assolutamente confusi nell'applicazione delle direttive tattiche. Un mistero che ciò sia accaduto alla stessa, identica squadra che col Betis aveva dominato in lungo e in largo, avendo peraltro di fronte un avversario sicuramente non inferiore al Granada, anzi. Ora sotto con il Valencia, ripresosi dopo un inizio terrificante di temporada, per provare a capire qualcosa in più sulla dimensione attuale e le potenzialità di questa squadra.