lunedì 1 luglio 2013

Addio, San Mamés.


Foto Athletic-club.net (piccola, così fa meno male... forse).

Ha il nome di un vento dei Mari del Sud. Quando lo senti per la prima volta, ti evoca il calore della brezza che soffia su isole lontane immerse in un mare cristallino, ma non potresti essere più lontano dalla verità. El Aliento de San Mamés. Non è un vento, ma ne possiede alcune caratteristiche: quando si alza soffia forte, non si può fermare ed è amato dagli amici e temuto dai nemici. È il respiro del San Mamés, la Catedral del Futbol, lo stadio dell’Athletic Club di Bilbao così chiamato perché è l’impianto calcistico più antico della penisola iberica. Fra qualche settimana, però, l’ultima frase andrà declinata al passato. Il San Mamés chiude i battenti, e se è vero che la nuova casa del club biancorosso è già quasi pronta, qualche decina di metri a fianco della Catedral, altrettanto certo è che il vecchio stadio ci mancherà terribilmente. Mancherà a chi dell’Atheltic Club è tifoso da anni, come noi che scriviamo, e mancherà a tutti gli amanti del calcio romantico, antimoderno e rivoluzionario che a Bilbao sanno di poter sempre trovare un approdo sicuro. In cuor nostro, tuttavia, crediamo che il San Mamés mancherà a molte più persone: a chi crede che gli stadi siano come i vestiti, da cambiare quando diventano troppo stretti; a chi ama lo stadio-centro commerciale, dove è più importante mangiare un tramezzino ai gamberetti che tifare (Sir Alex, quanto avevi ragione…); e a chi ignora perfino dove sia il San Mamés, chiama l’Athletic Club “l’Atletico” o “il Bilbao” e crede che leggere di sport sia comprare la Gazzetta o Tuttosport. Ecco, loro sono quelli che più ci fanno compassione. Non tanto perché trovano la bomba sull’ultimo attaccante della strisciata di turno più interessante di un’analisi tattica del gioco del Borussia Dortmund, di una compilation dei gol di Matt LeTissier o del video della rissa tra Athletic e Barcellona in una vecchia Coppa del Re degli anni ’80, ma perché non hanno conosciuto la magia di San Mamés e ormai non potranno più conoscerla. Vi compiangiamo, sventurati, noi che quella magia l’abbiamo vissuta. Noi che abbiamo sentito l’Aliento de San Mamés, il Respiro della Cattedrale, ché la Cattedrale è viva, respira, s’incazza, bestemmia ed esulta, e i tifosi sono solo l’espressione ultima dei suoi sentimenti. Noi che abbiamo urlato, pianto e gioito su quegli spalti e con loro, da lontano, mentre lo stomaco si torceva per il desiderio impossibile di voler essere lì, in piedi, a soffrire col vecchio San Mamés. Noi che abbiamo festeggiato una salvezza nel 2007 come voi festeggiate le Coppe del Mondo.  Noi che abbiamo passeggiato per le kaleak ai lati dello stadio, abbiamo visitato il Museo come si visita una chiesa, abbiamo fatto una foto vicino al busto di Pichichi, abbiamo comprato una maglietta (rigorosamente senza sponsor, quando ancora si poteva) al negozio dello stadio, abbiamo salito le scalinate dopo aver mangiato un bocadillo e bevuto l’ennesima caña e a un certo punto, senza preavviso, abbiamo visto il campo illuminato dai riflettori, e ci è sembrato di non aver mai visto un vero prato prima di allora. Noi che sentiamo i brividi lungo la schiena rivedendo i vecchi video degli anni ’70, quando la Catedral aveva la rete protettiva tra spalti e campo e i tifosi si arrampicavano in cima con una torcia in una mano e un’ikurriña nell’altra dopo ogni gol. Noi che ci commuoviamo come bambini quando troviamo sul Tubo un filmato di tre minuti di una vecchia partita dove eravamo là, e ancora sentiamo sulla pelle il respiro dello stadio e nelle ossa il terremoto provocato dagli hintxak che saltano.
Il San Mamés chiude i battenti, ma in un momento così triste non riusciamo ad essere totalmente sconfortati. Perché noi, a differenza di altri, siamo stati parte della Catedral del Futbol. Potranno abbattere il vecchio San Mamés, ma questo nessuno potrà mai togliercelo.

PS In tema di addii, ecco il messaggio scritto ieri da Bielsa per salutare la tifoseria dell'Athletic. La traduzione non serve, per comprendere lo spessore dell'uomo basta il testo originale.

"A la hinchada del Athletic:

Después de dos años, es el momento de despedirme y expresar mi agradecimiento por todo lo que he recibido durante este periodo en Bilbao. Me siento orgulloso de haber pertenecido al Athletic y honrado por obtener en su día la oportunidad de dirigir al primer equipo. El fútbol, que tantas veces tiene un lado mágico, me premió con la posibilidad de vivir dos campañas inolvidables, que en mi caso han significado una formidable experiencia humana y profesional.

Esta intensa etapa ha trascendido lo futbolístico. Aprendí que Bizkaia se expresa a través del Athletic. La afición se emociona con el fútbol de una manera singular. Creo que he comprendido los sentimientos, valores y principios que sostienen al Athletic.

He recibido mensajes en las ultimas semanas. En estas circunstancias, quiero agradecer a todas las personas que me enviaron obsequios y cartas de despedida. No encuentro la forma de devolver ese afecto.

Finalmente quiero recordar con cariño a los niños de Bizkaia, porque con su ingenuidad transmiten de forma natural lo que significa el sentimiento por el Athletic y garantizan que el vínculo seguirá siendo masivo, duradero e indestructible.

Le deseo suerte al equipo y los mayores éxitos en el recorrido que viene.

Marcelo Alberto Bielsa"


4 commenti:

  1. Primera Division spagnola=San Mames.Serve aggiungere altro?Marco

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  2. Io ci sono stato: Athletic-Sporting Lisbona 3-1.
    Non ho visto quasi niente, ma ho sentito tutto.
    Aupa!
    ale

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