domenica 14 maggio 2006

Non scorderò.



Innanzi tutto, torno a scusarmi coi miei 29 lettori (e beccatevi subito 'sta citazione, va') per la prolungata assenza: è stato un anno travagliato per questo blog, come se le innumerevoli sofferenze dell'Athletic si riflettessero pari pari sulle pagine virtuali del sito. Il 2-1 ottenuto al "Riazor" domenica scorsa ha scacciato gli ultimi incubi di retrocessione. E' stata una partita per molti versi emblematica dell'intera stagione, a partire dall'attaggiamento tattico ultra-difensivo che è stato scelto molte, troppe volte da Clemente nell'arco della temporada, e che non ha evitato di subire il solito gol a causa di un disimpegno errato. Il pareggio di Casas è arrivato con un colpo di testa su corner, vero marchio di fabbrica delle poche reti biancorosse di quest'anno, arrivate spesso su azioni di palla inattiva. Ma il momento più catartico, per dirla con Oreglio, è stato senza dubbio il rigore finale di Orbaiz, che ne aveva falliti già un paio questa stagione: solito tiro del numero 16 a destra a mezz'altezza, tocco del portiere, palo, gol. Una sofferenza atroce solo per vedere entrare un pallone in porta. Ma alla fine quel pallone è entrato e si è portato via l'orrendo Intertoto di luglio, la preparazione estiva frettolosa, la brevissima era-Mendilibar, una Coppa del Re disastrosa, gli errori difensivi degni della UISP, le papere di Aranzubia, la luna storta di Yeste, i dubbi amletico-esistenziali di Lorente, gli anni che passano di Isma, Julen e Joseba, la stagione un po' così di Iraola, la faccia spaccata di Gurpegi, le bizze di Tiko, tutto insomma. Cosa resterà di questa temporada 2005-06? Poche cose, ma belle. Nel mio cuore di tifoso lascerò per sempre uno spazio alle lacrime di Yeste dopo il gol salvezza di due domeniche fa al Saragozza, lacrime che racchiudono un amore sconfinato, lacrime che non vedremo mai nella nostra serie A in cui ormai dominano (e domineranno sempre, anche dopo l'inchiesta odierna) personaggi squallidi che nemmeno voglio nominare. Non scorderò il dribbling di Llorente, destro-sinistro e via un difensore, destro-sinistro e puf, via un altro difensore, con l'assist per Yeste che poi segnerà quel famoso gol al Saragozza: un'azione paurosa, figlia della tecnica ma anche, e soprattutto, dell'attaccamento a quei colori che non potevano sprofondare in Segunda. Non scroderò Luis Prieto, difensore centale come me, che indossa il 14 come me, che per un anno si è inventato goleador e ha tenuto a galla i Leoni con i suoi cabezazos nell'area avversaria. Non scorderò gli 8 minuti di Julen Guerrero contro il Cadice, nei quali il Capitano è stato capace di procurarsi un corner e segnare direttamente da quell'angolo, anche se l'arbitro non ha visto e ha dato un rigore, comunque decisivo, per un "mani" avvenuto ben oltre la linea: il numero 8 non avrà fatto gol quest'anno, ma quei tre punti sono suoi. Non scorderò il volto di Isma Urzaiz, vecchio cuore biancorosso, che esulta con la fascia da capitano al braccio per la vittoria sul campo del Racing grazie ad un suo gol all'86'. Non scorderò Pablo Orbaiz, uomo d'ordine in mezzo al campo e miglior giocatore di questa annata infelice. Non scorderò i giovani che si sono affacciati in prima squadra e hanno fatto vedere ottime cose, Amorebieta e Ustaritz su tutti. Non scorderò l'impatto di Aritz Aduriz, il cui arrivo caldeggiavo da tempo, che ci ha permesso di rimanere attaccati al treno salvezza grazie a 6 gol pesanti come macigni. Non scorderò i tifosi del San Mamés, per la cui bellezza non ci sono parole, e i miei compagni della Peña Leones Italianos: noi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto tutto e anche di più. Non scorderò mai Telmo Zarra, perchè se l'Athletic è la squadra che è lo dobbiamo anche, e soprattutto, a persone coraggiose come lui. E adesso smetto perchè mi sto commuovendo da solo. Fra poco (o al massimo domani) un commento più tecnico della stagione e le prospettive per quella futura.

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