La gloriosa fanzine della Peña Leones Italianos, AupaAthletic, cambia veste e da bollettino mensile in formato Word diventa uno spazio del sito che verrà aggiornato in base al materiale ricevuto. Qui sul blog riporterò gli articoli più interessanti, cominciando oggi con due pezzi di Simone Bertelegni, ex presidente e attuale collaboratore del mensile Eurocalcio. Prima però l'introduzione del Presidente, Emiliano Gabrielli:
Come ben saprete, durante l’assemblea annuale svoltasi a Padova si è deciso di ripensare la formula della nostra fanzine, Aupa Athletic, riducendone le uscite, senza però precludere, anzi aumentando il flusso informativo veicolato dalla peña nel suo complesso. Per ottenere un simile risultato, la soluzione a cui si è pensato è quella di arricchire il contenuto del nostro sito internet di uno spazio informativo svincolato da qualsiasi periodicità e aperto a tutti. Quando chiunque di noi sentirà il bisogno di scrivere “la propria” riguardo alla nostra squadra, potrà farlo – dovrà farlo! – senza preoccuparsi dei tempi di uscita e degli spazi imposti dalla nostra fanzine. Tanto per non tagliare troppo bruscamente i ponti con il nostro caro, vecchio bollettino, questo spazio informativo virtuale ne riprende il nome e si chiamerà AupaAthletic.net.
MACUA BOCCIATO IN ECONOMIA
di SIMONE BERTELEGNI
I partigiani della lotta anti-pubblicità possono prendersi un (breve) periodo di riposo: l'inserimento di un logo sulle vergini magliette biancorosse è stato rinviato da una sonora bocciatura dei soci delegati alle linee economiche tracciate dalla giunta Macua per la stagione in corso. Il passato 25 ottobre, presso il Palacio de Euskalduna di Bilbao, è andato in onda una sorta di psicodramma che credo non abbia precedenti nella storia dell'Athletic, almeno in quella recente. La neo-dirigenza affrontava il suo primo confronto con i cosiddetti socios compromisarios, i soci delegati, nel corso di una riunione ordinaria che di ordinario avrebbe anche dovuto avere l'esito. Pochi i punti all'ordine del giorno (tre), di grande importanza quello discusso per secondo. Si trattava del bilancio preventivo per la stagione 2007-08: in pratica, Macua e la sua accolita presentavano la "Finanziaria" dell'Athletic per l'anno a venire. Da quando seguo l'Athletic, mai e poi mai i soci delegati avevano bocciato la politica economica preventiva di una dirigenza. Lo stesso Statuto del club non contempla alcun articolo che illustri come procedere qualora la società si trovasse "scoperta" dal punto di vista finanziario dopo un voto. Se una prima volta ci doveva essere, non nascondo il piacere che essa abbia avuto luogo in opposizione a una dirigenza arrogante, sospettata di sciacallaggio nella vicenda San Mamés Berria, e neppure espressione di una maggioritaria legittimazione popolar-elettorale. Macua ha vinto le elezioni sull'onda di mille promesse: Del Horno, Iraizoz, Ocio, Ezquerro. Tutti e quattro già dell'Athletic, a sentire il neo-presidente. A urne chiuse, però, gli unici acquisti repentini sono stati quelli di Iñaki Muñoz (che sarebbe arrivato a prescindere dal risultato delle elezioni) e David Cuéllar (non certo un fulmine di guerra). Si è chiusa tutto sommato in fretta la trattativa per Ocio, mentre i "già praticamente sotto contratto" Iraizoz e Del Horno sono arrivati per il rotto della cuffia, alla vigilia dell'inizio del campionato. Ezquerro, invece, non s'è mai visto, ma di certo si è sentito: "Macua mi ha offerto soldi per poter dire in campagna elettorale che, se avesse vinto, io sarei tornato all'ovile". Dopo un tale brutto inizio, un pessimo proseguimento: palate di fango sulla gestione precedente, la più totale assenza di un piano di intervento sulla gestione sportiva di Lezama (in pratica il Nostro in campagna elettorale non aveva la minima idea di cosa fare per rinverdire la politica di vivaio) e la collocazione di qualche amichetto privo di esperienza in alcuni ruoli dirigenziali. Si è proseguito con porte in faccia ai mezzi di comunicazione meno accondiscendenti e con l'epurazione di figure "colpevoli" di essersi schierate a favore di candidati sconfitti, come Julen Guerrero. Indi, si è riaperta la già dolente ferita della pubblicità sulle maglie. L'intenzione, ferma, era di inserire un logo sulle camisetas, senza consultare la massa sociale. Si è anche giunti a frasi come "La Marca Athletic non rende, sarebbe meglio se l'equipaggiamento lo producesse un'impresa come Adidas o Nike". Diciamo che la Marca Athletic non rende perché il settore commerciale del club è in mano a una massa di inetti, gente che quasi non riesce a esportare il materiale griffato Athletic fuori dai confini dei Paesi Baschi (chiaro che una linea di abbigliamento che non si trova a 200km da Bilbao venda poco…). Questo il clima non certo idilliaco che ha scaldato il primo confronto tra Macua, la sua confraternita e la platea dei soci delegati. Passato a grande maggioranza il punto n. 1 all'odg, l'approvazione del bilancio - deficitario per circa 4 milioni di euro - della gestione precedente (Lamikiz-Urkijo), si è giunti al fondamentale punto n. 2. Riguardava le entrate previste e le strategie di finanziamento per la campagna 2007-08, ed era imperniato su due elementi: l'aumento delle quote che i soci dovranno versare a dicembre per fregiarsi di un simile titolo e l'inserimento dello sponsor sulla maglia. In campagna elettorale, Macua aveva promesso che non avrebbe aumentato le quote di adesione alla società al di sopra del tasso d'inflazione. Alla faccia! L'incremento al vaglio dei soci era del 13,87%, oltre 10 punti in più del tasso inflativo!!!! Per quanto riguarda la pubblicità sulle maglie, si doveva dire sì o… sì a un contratto da tre milioni di euro. Qualche settimana prima, Macua aveva annunciato trionfalmente che l'Athletic avrebbe incassato dall'eventuale sponsorizzazione "ben" due milioni di euro. Una simile elemosina gli aveva procurato l'opposizione persino di alcuni strenui sostenitori pro-sponsor. La cifra era così ascesa "addirittura" a tre milioni, somma comunque bassissima e incapace di costituire una soluzione strutturale alle deficienze del bilancio bilbainista. Peraltro, per non parlare apertamente di una simile, misera somma, si preferiva l'ambigua perifrasi "una delle sei cifre più alte versate da sponsor a squadre della Liga"; detta così, si nota poco che è la stessa somma percepita dal Getafe. Per evitare la bocciatura, Macua ha pensato bene di blindare il voto sulla pubblicità: anziché farlo seguire alla discussione di uno specifico punto dell'odg, ha incluso il tema nel punto n. 2, il bilancio, forte di una "tradizione" che non aveva mai contemplato la bocciatura da parte dei soci delegati della "Finanziaria" del club. Prima di addentrarci nell'esito delle votazioni, mi si permetta di giudicare molto negativamente le proposte economiche della dirigenza, anche immaginando di essere a favore del famigerato sponsor. Innanzitutto, il "grosso" della raccolta finanziaria era basato sull'aumento della "pressione fiscale" a carico dei soci, che già pagano alte quote associative e a cui in campagna elettorale non era stata prospettata una strategia lacrime e sangue. Ci vedo un'eco di alcune sciagurate scelte del governo di casa nostra… In secondo luogo, 'sto c… di sponsor apporterebbe solo briciole. Terzo, non c'è traccia di alcuna idea, strategia o politica strutturale: contratti a rendimento (quelli del marketing se lo meriterebbero), austerità e razionalizzazione delle spese, siluramento di qualche figura ben pagata e inutile piazzata in società attraverso logiche clientelari (queste figure sono anzi aumentate), miglior gestione della Marca Athletic e dei posti allo stadio non occupati di partita in partita dai soci. Si tratta, in alcuni casi, di idee che ho preso pari pari dal programma del neo-presidente. Insomma, Macua ha proposto un piano tutto sommato "facile", ma al contempo inadeguato e in qualche modo funzionale solo a breve termine. Non so quanti dei votanti la pensino come me. So però che 373 soci delegati (56%) hanno votato contro il bilancio 2007-08, a fronte di 266 favorevoli; che l'abbiano fatto per tutelare il proprio portafogli, perché contrari alla pubblicità o perché hanno compiuto il mio stesso ragionamento, per ora non importa. Segnalo anche che, dopo l'esposizione del punto n. 2 da parte della dirigenza, si è dato il via alle votazioni mentre alcuni soci stavano prendendo o prima che prendessero la parola, loro diritto sacrosanto. Una nota di pessimo gusto che potrebbe aver ulteriormente inimicato la dirigenza ai votanti. Cosa succederà? Non si sa. Probabilmente occorrerà convocare un'assemblea straordinaria, e farlo prima che parta la riscossione delle quote associative (dicembre); convocarla dopo vorrebbe dire lasciarle inalterate: si annullerebbe così il pilastro della strategia di bilancio di Macua, che verrebbe perciò nuovamente bocciato, questa volta a urne chiuse. Tanto peggio, tanto meglio (per gli anti-Macua)?
QUATTROCENTO VOLTE ETXEBE
di SIMONE BERTELEGNI
Di quell'indimenticabile generazione di campioni capaci di regalare all'Athletic, nell'anno del Centenario, il secondo posto - con annessa partecipazione alla Champions League -, dopo i recenti addii di Guerrero prima, Urzaiz poi, resta solo lui: Joseba Etxeberria Lizardi da Elgoibar, Gipuzkoa. Per dirla tutta, il 15 maggio del '98, rivale il Saragozza, fu proprio l'allora 21enne attaccante biancorosso a marcare, al 40', il gol che valse la storica qualificazione, in una lotta al fotofinish che vide i baschi di Bilbao prevalere sui semi-baschi di San Sebastián. "Etxebe" relegò in UEFA la squadra che l'aveva cresciuto, fatto debuttare in Primera neanche 18enne e incapace di trattenerlo di fronte a una faraonica offerta proveniente dal Botxo. I tifosi gliela giurarono, e tutt'ora, in quel di San Sebastián, Joseba è visto come un traditore. A Bilbao, tutt'altro. Nella gara tra decani, lo scorso Athletic-Recreativo, Etxeberria è sceso in campo con la maglia biancorossa per la 400ma volta, quinto athleticzale di sempre per presenze, ma primo tra quelli non cresciuti nel vivaio biancorosso (era pre o post Lezama, non importa). Comprendendo le coppe, Etxeberria ("la casa nuova", a voler tradurne il cognome) vanta già 455 incontri con l'Athletic, per un totale di 99 reti; la sua prossima meta statistica, manco a dirlo, è il gol numero cento con la medesima casacca (se contassimo la stagione del debutto in Primera con i cugini txuri urdin, la cifra tonda sarebbe già stata sorpassata). Tempo e partite per macinare altri primati, in teoria, ci sono tutti. Siamo così abituati ad annoverare Etxebe nelle formazioni dell'Athletic da non pensare, a volte, che ha "solo" 30 anni, e quindi altri tre o quattro da regalare alla causa. Il fatto è che Joseba calca i campi iberici da tanto tempo perché precoce è stata la sua apparizione nei medesimi. A credere nelle sue doti fu innanzitutto la squadra che l'aveva allevato, la Real Sociedad, che lo fece debuttare a metà della stagione '94-'95: sette presenze, due reti e una buona impressione sugli osservatori. Non male, per un ragazzetto nato nel 1977. L'Athletic lo fece suo a suon di quattrini, San Sebastián non la prese bene e lanciò un anatema, che sulle prime diede i suoi frutti: la stagione seguente, la prima in biancorosso per Etxebe (andato per la prima volta a segno con l'Athletic proprio nella gara d'esordio in campionato, un gol nel 4-0 rifilato al Racing), la sua nuova squadra si salvò dalla retrocessione solo seppellendo il Rayo Vallecano all'ultima giornata. Ma poi fu un continuo crescendo, per la squadra e per Etxebe. Mai eccessivamente prolifico, il Gallo (così soprannominato dal compagno di squadra Larrazabal per la spavalderia e ambizione dell'allora abbastanza tricodotato gipuzkoano) si rivelò comunque un giocatore preziosissimo, perché impiegabile sia in attacco che a centrocampo (a destra), per la sua elegante falcata (valsagli un altro soprannome, el Potro, "il puledro"), la sua capacità di saltare l'uomo creando superiorità numerica in avanti e l'abilità nel difender palla, magari in area avversaria o nei suoi pressi. Un po' perché più votato all'assist che al tiro, un po' perché spesso impiegato a centrocampo anziché in attacco, raramente Etxebe ha segnato in doppia cifra (e mai ha insaccato una tripletta); da incorniciare in particolare l'annata 1997-98 (tredici reti tra campionato e coppa) e quella 2002-03, con quattordici segnature, tutte nella Liga. Periodo d'oro, in cui a corollario delle belle prestazioni in campionato giungevano, puntuali, le convocazioni in Nazionale. Stiamo parlando del passato, seppur recente, e non vorremmo cadere nell'errore comune di esaltare un giocatore giunto a un importante traguardo statistico tributandogli solo encomi. Non nascondiamoci che, nelle passate tre stagioni, Etxebe è stato l'ombra di sé stesso. Meno sgroppate, meno dribbling, buone dosi di panchina e - ahinoi - di sgraditi impieghi a sinistra, nonché problemi fisici. L'anno scorso sembrava un giocatore letteralmente finito. "Gioca in A da quando è un bambino, è come se avesse quarant'anni", l'impietosa spiegazione del nostro impagabile amico Txemi Guerra. Quest'anno, però, i presupposti per una rinascita ci sono. Caparrós lo schiera puntualmente (e da capitano), e dovrebbe continuare a farlo, a meno che non gli preferisca, d'ora in avanti, il rientrante Yeste, comunque compatibile tatticamente col Gallo. Etxebe ha già ripagato Jokin con tre reti, tutte decisive, seppur magari non di squisita fattura. In occasione di Athletic-Almería, un mese fa, è tornato in gol al San Mamés dopo tre anni di digiuno casalingo (l'ultima rete a Bilbao col Saragozza, nel 2004). Nella gara 400 in biancorosso, col Recre, il lusso di una doppietta e di una sostituzione, al 78', per godersi l'ovazione della Catedral. "È un giocatore che può indovinare o no una partita, ma comunque è sempre lì a lottare. Un esempio da seguire", il plauso di Pablo Orbaiz. "Era una data segnata, ho goduto per i gol e per la vittoria. Non si può chiedere di più, non è da tutti raggiungere le 400 partite [con la stessa maglia, ndr], e al contempo segnare due reti è stato bello. Inoltre, la squadra ha recuperato un buon gioco e ha vinto […], le sensazioni sono buone". Queste le semplici parole del protagonista di giornata. Il suo contratto scade nel 2009: quota 100 reti in biancorosso è a un soffio; capitan Orue (481 presenze tra campionato e coppe) è il prossimo fedelissimo da scavalcare.
Articolo fantastico per un giocatore fantastico...Grande Gallo Etxebe! Che dire, Edo, stavolta ho davvero le lacrime agli occhi...XD
RispondiEliminaSulla "questione scottante": sempre e comunque NO alla pubblicità, e concordo col fatto che la Marca Athletic vada gestita meglio in quanto non è possibile che - ad esempio - il sito ufficiale non spedisca i prodotti in Italia! Secondo me si farebbe un grosso passo avanti in termini di merchandising...e siccome sono i piccoli granelli di sabbia a formare la terra...chissà se un giorno potremo tornare, anche grazie a cose come queste (con i loro notevoli vantaggi economici - unite ovviamente ad una migliore gestione del vivaio - ad ascoltare di nuovo la musica della Champions...
AUPA ATHLETIC!
Ciao Piero, ero sicuro che ti sarebbe piaciuto l'articolo sul Gallo!
RispondiEliminaLa Marca Athletic comunque le spedisce le cose in Italia, solo che mette un prezzo di spedizione improponibile, tipo 80 euro...vorrei sapere chi è il capo dell'ufficio marketing, forse Paperino o Paperoga...
Ovviamente anch'io sogno di sentire l'inno della Champion's a Bilbao ancora una volta, ma credo che il calcio di oggi (ancor più degenerato rispetto alla fine degli anni '90, epoca della nostra ultima partecipazione alla Coppacampioni) non consenta un miracolo del genere. Ci vorrebbe una generazione di fenomeni, tipo era Clemente, ma non succede spesso. Speriamo va, che tanto non costa nulla!