
Llorente esulta dopo il gol del pareggio: è sempre più lui il simbolo dell'Athletic (foto Eitb24).
Getafe: Jacobo; Cortés, 'Cata' Díaz, Mario, Licht (62' Contra); Granero, Polanski (76' Celestini), Casquero, Gavilán; Uche, Soldado (48' Albín).
Athletic: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Etxeita, Koikili; Susaeta (89' Gabilondo), Javi Martínez, Orbaiz (81' Gurpegui) Yeste; Ion Velez (59' Toquero), Llorente.
Reti: 15' Soldado, 40' Llorente.
Arbitro: Ayza Gámez (Comité Valenciano).
Innanzi tutto, mi scuso per la prolungata assenza dovuta in gran parte al lavoro e anche ad alcuni impegni personali che mi hanno impedito di vedere le precedenti partite e di aggiornare il blog con una frequenza decente. D'ora in avanti dovrei tornare a scrivere regolarmente, perdonatemi per questo periodo di assenteismo forzato!
Chiamatela come vi pare: Llorentedipendenza, Llorentemania, Llorentesceltaobbligata. La sostanza non cambia e gli 11 gol in Liga realizzati fin qui dal numero 9 dell'Athletic lo dimostrano. 11 reti, a cui vanno aggiunte le tre segnature di Coppa del Re, che eguagliano il bottino dello scorso campionato (ottenuto però con 13 partite in meno, 22 contro 35) e testimoniano di un'evoluzione eccezionale, simile più a un'esplosione improvvisa che ad un graduale avanzamento di una giovane carriera. A vent'anni Nando era una promessa, a 21 un giocatore che doveva maturare, a 22 un talento smarritosi lungo la via e a 23, all'inizio dell'era Caparros, un'incognita. Ora, a 24 anni meno due giorni, Fernando Llorente da Rincon de Soto (anche se è nato a Pamplona) è senza dubbio il nome nuovo del calcio spagnolo, come peraltro ribadito dal gol segnato nell'amichevole di lusso tra le Furie rosse e l'Ingilterra di Capello. Senza il suo centravanti, l'Athletic è una squadra mediocre, sterile e frustrata dalla pochezza tecnica degli altri attaccanti della rosa, ma quando lui è in campo la musica cambia e la pericolosità della squadra aumenta in maniera esponenziale. Il gioco, com'è normale, si sviluppa esclusivamente intorno a Llorente, cercato con i cross dalle fasce, con i palloni lunghi dalla difesa o con i rari triangoli bassi impostati dai centrocampisti, ed è nella maturità con cui egli accompagna l'azione e con cui catalizza ogni pallone che è più evidente la crescita enorme del giocatore; i gol sono la naturale conseguenza della sua maggior consapevolezza dei propri mezzi, ma sono la fiducia dei compagni e il timore che egli incute alle difese avversarie i giusti termometri per misurare il cambiamento avvenuto in Nando nello spazio di pochi mesi, dal girone di ritorno della scorsa Liga ad oggi. Anche all'interno di una partita piuttosto squallida come quella del Coliseum Alfonso Pérez, in cui si è vista la solita versione da trasferta dei Leoni, il numero 9 ha inciso in maniera pressoché totale sulla prestazione dei suoi: un rigore guadagnato, un gol e una grandissima occasione fallita nella ripresa, in pratica tutto quanto prodotto dai biancorossi nel match, portano la sua firma. La dipendenza della squadra dal suo bomber principe, per non dire unico, è tutta in questo dato, che sottolinea senza bisogno di ulteriori commenti l'imprescindibilità di Llorente e, allo stesso tempo, la mancanza di alternative offensive che attanaglia l'undici di Caparros.
Riguardo alla partita non c'è molto da dire, se non che l'1-1 finale rispecchia perfettamente l'equilibrio visto in campo. Più manovriero e interessato al possesso palla, il Getafe ha comandanto le danze per buona parte del match, palesando però una certa leggerezza davanti che gli ha impedito di portare grossi pericoli alla porta di Iraizoz, mentre l'Athletic, più diretto e verticale, pur pensando troppo a difendersi e giocando pure maluccio (come spesso avviene in trasferta) ha avuto maggior incisività negli ultimi 20 metri, ovviamente grazie alla presenza del suo biondo ariete. Primo tempo sostanzialmente spaccato in due, con un ottimo Getafe che ha letteralmente dominato per 20'; gli azulones hanno colto una traversa con Soldado dopo appena 3 minuti e sono andati in gol al quarto d'ora sempre con l'ex Real Madrid, anche se l'assist involontario di Javi Martinez (tocco di coscia a rimettere in area una punizione destinata ad uscire) è stato forzato da una spinta piuttosto evidente di Cata Diaz. I Leoni, impalpabili fino al vantaggio avversario, hanno reagito prontamente ottenendo prima una rete annullata per un fallo inesistente di Javi Martinez su Jacobo, quindi un rigore inventato dall'arbitro a causa di una gomitata più che dubbia ai danni Llorente. Le polemiche sono state spente sul nascere dalla brutta battuta di Iraola, che ha calciato rasoterra e piuttosto centralmente (l'abc di come non andrebbe tirato un penalty...) facilitando l'intervento del portiere del Getafe, bravo comunque a battezzare l'angolo giusto. Gli attacchi molto schematici dei bilbaini sono continuati nonostante l'occasione sprecata, col Getafe a farsi vivo solo in contropiede, e hanno portato al gol del pareggio di Llorente in chiusura di tempo. Rete da grande attaccante quella di Nando: controllo spalle alla porta dopo un tocco di petto di Velez, perno sul difensore per girarsi e battuta a fil di palo col destro, veramente tutto molto bello. La ripresa ha visto un Athletic soddisfatto del pari tenere a bada senza toppi patemi le offensive, a onor del vero poco convinte, degli uomini di Víctor Muñoz. La palla-gol più ghiotta è capitata peraltro proprio ai biancorossi, ma Llorente ha incornato incredibilmente a lato un cross di Toquero che chiedeva solo di essere messo dentro. Pareggio giusto e bilancio poco positivo delle ultime tre uscite dei Leoni nella Liga: una sconfitta e due pareggi, poca roba visto che adesso comincia il Tourmalet, come viene chiamata la terribile serie di partite contro le migliori di Spagna, e le occasioni per fare punti non saranno moltissime. Si comincia sabato con Athletic-Sevilla che, per uno strano scherzo del calendario, è anche il match che precede il ritorno della semifinale proprio contro gli andalusi.
