giovedì 5 marzo 2015

Ritorno della semifinale di Copa del Rey: Espanyol 0-2 Athletic.


L'Athletic è in finale! E la sua gente festeggia (foto @AthleticClub).

RCD Espanyol: Pau; Arbilla, Álvaro, Moreno, Fuentes; Cañas, V. Sánchez, Lucas (69' Salva Sevilla), V. Álvarez (48' Caicedo); Sergio García, Stuani.
Athletic Club: Iago Herrerín (66' Iraizoz); De Marcos, Gurpegi, Etxeita, Balenziaga; San José, Mikel Rico; Iraola, Muniain (83' Beñat), Williams (90' Laporte 90); Aduriz.
Reti: 13' Aduriz, 42' Etxeita.
Arbitro: Martínez Munuera (Valencia).

Ci vuole carattere per riuscire a rovesciare una stagione storta. E se l'Athletic ha una caratteristica innata nel proprio DNA, che sembra trasmettersi di generazione in generazione a prescindere da chi ne indossa la camiseta in un dato momento, questa è proprio la garra: la grinta, la cattiveria agonistica, il coraggio di affrontare ogni sfida a testa alta. Il carattere, insomma.
Ieri la partita non l'hanno vinta il gol di Aduriz, le invenzioni di Muniain, le parate di Iago, il filtro di San José o le chiusure di Gurpegi. O, per meglio dire, non l'hanno vinta solo le prestazioni enormi dei giocatori. In primo luogo l'ha vinta la garra. La furia con cui i Leoni sono entrati in campo è stata esemplare: per quasi mezz'ora l'Espanyol non ci ha capito nulla, tra pressing altissimo, raddoppi continui e la caccia ossessiva alle seconde palle. La chiave del match, in fondo, è stata tutta qui: i padroni di casa sono entrati in campo pensando di vivacchiare sull'1-1 del San Mamés, convinti che prima o poi avrebbero trovato il pertugio giusto per colpire in contropiede; gli zurigorri, invece, non hanno fatto calcoli, ma hanno aggredito partita e avversari come se non vi fossero alternative. Interessante, in tal senso, la mossa di Valverde di schierare De Marcos terzino e di avanzare Iraola come ala, utile per sfruttare la sapienza tattica di Andoni e l'esuberanza fisica di Oscar, pericolosissimo quando sale lanciandosi da lontano. Il gol di Aduriz è stato esemplare dell'atteggiamento dei bilbaini: sulla palla dentro di De Marcos, respinta corta, Aduriz si è avventato per primo sulla sfera, ha controllato e ha segnato con un diagonale chirurgico alla sinistra di Pau. Trovato il gol, indispensabile ai fini della qualificazione, l'Athletic non ha mollato di un centimetro e ha continuato a premere, senza creare occasioni ma tenendo comunque lontano l'Espanyol dalla propria area. L'unica occasione vera per i pericos è arrivata a causa di un retropassaggio errato di Balenziaga che ha servito involontariamente Stuani, sul cui tiro Iago è stato provvidenziale. Intorno al 30' i biancorossi sono calati, ma non si sono mai disuniti in difesa e hanno addirittura trovato il raddoppio con Etxeita, splendido nell'inserimento in occasione del corner di Iraola.
La ripresa è stata una lunga agonia per l'Espanyol, che avrebbe dovuto segnare 3 reti per qualificarsi. Troppo per la squadra di Sergio González, nonostante l'inserimento di un Caicedo propositivo e pericoloso (sua l'occasione più ghiotta, un tiro sfiorato da Iago e terminato sul palo). I Leoni hanno controllato e avrebbero anche potuto dilagare in contropiede, ma Williams (male nel primo tempo, meglio nel secondo) e Gurpegi non sono riusciti a siglare la rete di un 3-0 che avrebbe punito oltre i suoi demeriti i biancoblu di Barcellona.
Siamo in finale, dunque. Contro un altro club di Barcellona, "leggermente" più forte dell'Espanyol, per la terza volta consecutiva (nel 2009 e nel 2012 non finì bene per noi). I blaugrana di Luis Enrique non saranno la squadra monstre di Pep Guardiola, tuttavia restano di un altro livello. Poco importa: nessuno parte battuto e la voglia di fare la storia è palpabile. Sarà la trentottesima finale per l'Athletic (anche se la LFP ci riconosce 37 finali e 23 successi invece di 24, non considerando la vittoria del nostro antenato Club Bizkaia), la terza negli ultimi sette anni: il segno di una continuità significativa dopo la lunghissima assenza dall'ultimo atto della Copa tra 1985 e 2009. Con la vittoria di ieri Valverde ha riscattato l'eliminazione in semifinale col Betis del 2005, uno dei suoi maggiori rimpianti sportivi; peccato che nell'ultimo atto non ci sia ad attenderci l'Osasuna, come sarebbe stato se avessimo vinto quella maledetta serie di rigori di 10 anni fa. Ma il passato è passato, mentre il futuro resta tutto da scrivere. Intanto, per le emozioni che sono stati capaci di regalarci dopo le tante delusioni patite quest'anno, a lui e ai suoi ragazzi dobbiamo dire solo una cosa: eskerrik asko, mutilak!

Nessun commento:

Posta un commento