domenica 11 marzo 2012

Andata degli ottavi di Coppa UEFA: Manchester United 2-3 Athletic.


La gioia dei Leoni a fine gara: l'impresa a Old Traffod entra direttamente nella storia (foto Athletic-club.net).

Manchester United: De Gea; Rafael Da Silva, Smalling (55' Carrick), Evans, Evra; Park (61' Anderson), Jones, Giggs (75' Nani), Young; Rooney; Hernández.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Javi Martinez, San José, Aurtenetxe; Iturraspe, De Marcos, Ander Herrera (84' Iñigo Pérez); Susaeta, Llorente (81' Toquero), Muniain.
Reti: 22' Rooney, 44' Llorente, 72' De Marcos, 90' Muniain, 92' Rooney (rig.).
Arbitro: Florian Meyer (Germania).

Se il 17 giugno 2007, al termine della vittoria soffertissima contro il Levante con cui l'Athletic si era salvato all'ultima giornata, qualcuno mi avesse predetto che nel giro di cinque anni avrei visto gli zurigorri impartire una lezione di calcio al Manchester United nel Theater of Dreams, non solo mi sarei fatto una grassa risata, ma probabilmente avrei denunciato l'autore della profezia per tortura psicologica. E invece ieri è successo, è successo davvero. Finiamola (io per primo) con frasi del tipo "se è un sogno non svegliateci": quanto è successo ieri sul prato dell'Old Trafford è stato meravigliosamente vero, non sminuiamo l'impresa derubricandola a frutto delle nostre fantasie perverse. Il 2-3 dei Leoni in casa dei Red Devils è il coronamento di un'idea, di una proposta calcistica differente che ha trovato finalmente il modo di esprimersi in maniera compiuta, tanto da far sperare che tutto ciò rappresenti un punto di partenza più che uno di arrivo. Non è stato facile arrivare fin qui, per nulla: la squadra e i tifosi sono dovuti passare attraverso le forche caudine di due retrocessioni sventate solo all'ultimo tuffo, hanno dovuto affrontare un doloroso periodo di ricostruzione e solo dopo lunghe stagioni spesso ai limiti dell'anonimato sono tornati a vedere la luce. Una luce che, e lo dico con malcelata soddisfazione, è riapparsa con l'arrivo di Bielsa, forse l'unico tecnico capace, per coraggio, follia e visionarietà, di trasformare l'Athletic in modo così radicale e di condurlo al trionfo di ieri. Vada come vada il ritorno, nessuno lo potrà negare. E qui fatemi peccare per un attimo di immodestia, perché questo blog è stato uno dei primi a sostenere con forza, spesso tra le battutine e gli sfottò altrui, che la squadra avesse un potenziale tale da permetterle di giocare alla pari con le migliori; solo, invocavo l'arrivo di un allenatore più propositivo e offensivista del buon Caparros, e devo dire che il Loco è perfino aldilà di ogni mia più rosea aspettativa.
Parlare della partita a questo punto mi sembra quasi riduttivo: tutti avrete visto le azioni da gol, il pressing furioso ma ragionato, la perfetta organizzazione tattica, l'occupazione scientifica degli spazi ed anche i buchi lasciati aperti al contropiede avversario (per fortuna chiusi sempre prontamente) che hanno caratterizzato la superba prestazione dei biancorossi davanti agli occhi attoniti di milioni di appassionati sparsi per il globo; una cronaca, dunque, sarebbe riduttiva. No, preferisco parlare di emozioni: la gioia nel vedere e sentire i nostri 8.000 meravigliosi tifosi, tra i quali 4 Leones Italianos, sovrastare il deludentissimo pubblico di casa, la delusione per quell'1-0 arrivato nel nostro momento migliore (e che mi ha fatto presagire una sconfitta immeritata), l'esaltazione per il pareggio, l'incredulità dopo lo strepitoso 1-2 di De Marcos, l'apoteosi sulle ali di Iker Muniain e la leggera amarezza per quel rigore evitabile che, nonostante tutto, tiene lo United ancora in corsa. Una serata così ci voleva e ripaga degli anni spesi a soffrire, con la lontananza da Bilbao e dalla squadra a rendere tutto ancor più difficile. Adesso, come sempre accade, ci sarà la corsa a "scoprire" l'Athletic: sono passati più di 30 anni dalla finale di Coppa Uefa persa con la Juventus che rivelò all'Italia la realtà zurigorri, ma la mentalità provinciale e l'ignoranza per tutto ciò che esula dai nostri confini sono ancora ben radicate nel nostro paese. Fin quando i Leoni andranno bene, leggeremo dotte articolesse sul "miracolo" bilbaino e altre amenità, poi spariranno di nuovo, come sempre, e chissà se ci saranno altre occasioni per ricomparire. Tutto ciò mi tocca ben poco. Non ti curar di lor ma guarda e passa, scrisse un mio illustre conterraneo qualche secolo fa. Nessun problema: non me ne sono mai curato in passato e preferisco evitare anche di guardarli. L'unica cosa che mi interessa è godermi questo momento fin quando durerà, con la consapevolezza che i campioni e le stagioni buone passano, mentre l'Athletic resta. Aupa Lehoiak!

19 commenti:

  1. vedo un possibile parallelismo tra il Siviglia i qualche anno fa e l' Athletic di oggi...entrambi ricostruiti dalle fondamenta dal buon Jokin (e di questo gli va dato grandissimo merito), facendo crescere un manipolo di ragazzi rendendoli consapevoli dei loro mezzi, e poi portati al successo da allenatori diversi, più capaci forse di far giocare le proprie squadre in maniera propositiva e redditizia.
    Come tu hai brevemente accennato sopra, ricordo bene le tue invettive contro il non gioco di qualche anno fà, dove arrivavi a dire che la rosa era di sicuro livello; e ricordo anche che in qualche commento ti avevo dato ragione, ma... madre mia, chi si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere quest'anno ? Ogni traguardo sembra a portata di mano...

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    1. Gianmarco, il tuo esempio è perfetto, speriamo di poter arrivare ai risultati del Sevilla di Juande Ramos ;)

      Io ho sempre avuto fiducia nel gruppo, seguo alcuni dei nostri migliori ragazzi da anni e sapevo che avrebbero potuto fare grandi cose... magari non vincere dominando all'Old Trafford, però ero sicuro di poter lottare per il quarto posto e di poter fare strada nelle coppe. Di certo per adesso sta andando tutto alla grande, anche se i conti si fanno a giugno (frase fatta ma tremendamente vera).

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    2. Sulla tua prima affermazione devo confessare che ci avevo pensato pure io (e infatti ho subito toccato...ferro !) :-)
      Per il resto, è vero che i conti si fanno a giugno, ma io dico che la scommessa di partenza, cioè vedere giocare bene l'Athletic, è ampiamente vinta; per tutto il resto, cioè vincere, diciamo che c'è tempo, non credo che nessuno, tra dirigenza, soci e semplici tifosi, all'inizio di stagione, potesse pretendere qualcosa dal Loco e dalla sua truppa. Gli obiettivi si possono chiaramente cambiare in corsa, ma rendiamoci conto che quel che verrà sarà tutto di guadagnato.
      Speriamo solo che i giocatori vogliano continuare a giocare e vincere da noi, senza farsi tentare dalle sirene, come dicevamo qualche giorno fà...

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    3. A me andrebbe bene anche non vincere nulla, ma farlo cercando sempre di giocare. Sul fatto delle sirene sono tranquillo, come già detto in precedenza, e comunque se qualcuno non vuole rimanere per me può andarsene anche domani; più che altro vedo difficile continuare su questa strada senza Bielsa, quindi la mia domanda è: quando il Loco se ne andrà (perché non rimarrà in eterno), cosa succederà? Ma è presto per porsi un interrogativo del genere.

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    4. Io credo, modestamente, che Urrutia sia andato ad interpellare Bielsa non per una mossa elettorale, ma per cercare di costruire un ciclo vincente e un bel calcio da proporre al popolo biancorosso: non conosco assolutamente i dettagli e la durata del contratto del Loco, non credo, però, che non siano state gettate in precedenza le basi per un rapporto duraturo tra il mister e la dirigenza... Bielsa è un allenatore da ciclo lungo e spero proprio che possa diventare per noi un pò quel che Guardiola è per il Barcelona in questo momento.

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    5. Urrutia aveva capito che Caparros non era adatto per sfruttare al massimo le potenzialità della rosa e prima delle elezioni cercò un tecnico dalla spiccata vocazione offensiva, ma va detto che Bielsa non fu la prima scelta. Josu, infatti, voleva Valverde, un altro che comunque avrei visto molto bene sulla nostra panchina, poi Txingurri preferì rimanere in Grecia e a quel punto spuntò il nome del Loco, anche se c'erano altri papabili (ricordo Rijkaard tra i più probabili).
      Quasi sicuramente il rapporto con il rosarino è stato impostato su base quadriennale, ovvero per tutta la durata di un mandato presidenziale, tuttavia il mio discorso sul dopo-Bielsa era a prescindere dai tempi... un discorso precipitoso, come avevo già ammesso prima ;)

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  2. credo tu abbia un po di sana gelosia!quando ti prendi a cuore una squadra che pochi conoscono e seguono e poi all'improvviso questa finisce in prima pagina si vorrebbe gridare a tutti "cazzo sono anni che la seguo adesso ve ne accorgete!!!"
    per quello che riguarda il gioco credo bisogni fare un monumento a Bielsa in cosi poco tempo ha trasformato radicalmente il modo di giocare !qualche critica ad inizio stagione è stata per me un po fastidiosa e troppo "italica".Era chiaro il progetto di Bielsa e quindi logica una partenza ad handicap!
    comunque dopo il bagno di emozioni di giovedi occhio all'osasuna!

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    1. Ciao Junior, non direi che è gelosia (il blog è nato per far conoscere l'Athletic e sono felice quando qualcuno arriva ad apprezzarne la filosofia), più che altro sono convinto che raccattare sedicenti "appassionati" grazie a un paio di vittorie prestigiose e al carisma del tecnico serva a poco. In gran parte non si tratta di gente interessata a conoscere la storia del club e di Euskal Herria, ma di persone che cavalcano il fenomeno o inseriscono i Leoni nel mucchio delle loro squadre preferite, senza neanche sapere perché.

      Bielsa l'ho sempre difeso anche quando andavamo malissimo, ero convinto che ci avrebbe portato a questi livelli.

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  3. Il problema del calcio in generale è rappresentato dalle grandi società che si spartiscono il mercato televisivo e dei calciatori. Si parla della Masia, giustamente, perché ha sfornato campioni a ripetizione. Ma non dimentichiamoci alcune cose: a) I calciatori del Barcellona, anche se provenienti dalla cantera, vengono pagati e valutati a peso d'oro. b) L'idea della cantera dell'Athletic è di altra natura: solo baschi o provenienti da giovanili basche e non hanno di certo le prospettive economiche di Barcellona e Real. E' una questione d'identità e di appartenenza che nell'era della globalizzazione e del post Bosman sono quasi dei miracoli. In Italia qualcosa del genere s'era vista ai tempi del Piacenza degli italiani e di Gigi Cagni. Alla lontana perché il bacino di calciatori italiani è, se non altro, numericamente maggiore rispetto a quelli delle province basche. Ora il Piacenza credo non sia nemmeno tra i pro...come si diceva nel bellissimo film con Brad Pitt 'L'arte di vincere': se non vinci, non cambi le cose. E spero che Marcelo Bielsa lo sappia bene che portare avanti questo progetto rappresenta molto di più di una vittoria. A questo punto essendo di Udine spero che Athletic e Udinese passino il turno e s'incontrino. Ovviamente sarò al fianco dei Leones in curva sur.

    Stasera 21.30 un altro derby importante. Bisogna smaltire in fretta le tossine di Manchester e portare a casa i tre punti perché il quarto posto è alla portata.

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    1. Ma infatti paragonare un qualsiasi vivaio a Lezama è fuorviante, le idee che stanno alla base del nostro sono molto diverse, anche se innegabilmente La Masia rappresenta un modello per tutte le altre società. L'Athletic vuole dei giocatori che siano prima di tutto tifosi della squadra, è un club veramente legato al popolo e al territorio (quasi tutti i bilbaini hanno un amico o un parente che ha giocato almeno nelle giovanili biancorosse) e porta avanti un progetto assolutamente originale e non imitabile.

      Avevo molta simpatia per il Piacenza italiano e non credo sia un caso che abbia iniziato ad andare male quando ha rinunciato alla sua identità.

      Il discorso delle vittorie invece lo condivido meno: come scrissero i giornalisti di Senza Soste in uno splendido articolo dedicato ai Leoni, l'Athletic è l'unico club al mondo a cui i tifosi non chiedono di vincere, ma di resistere. Preferirei di gran lunga un Athletic in Segunda che un Athletic con gli stranieri.

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  4. La vittoria ad Old Trafford vale molto non per il fatto di vincere in se ma per come la squadra ha giocato. Lo stadio dello UTD raramente è stato violato nelle competizioni europee solo che talvolta chi ha vinto lassù lo ha fatto con difesa e contropiede, un pò di culo e così via. L'Athletic ha vinto e li ha pure presi per la gola, ha segnato tre reti allo UTD ed alla fine il miglior mancuniano è stato lo spagnolo DE GEA che di ruolo fa il portiere!

    Charlie

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    1. In effetti, più che il risultato in sé a stupire è il modo in cui è stato ottenuto: 70% di possesso palla, biancorossi stabilmente nella metà campo avversaria, pochi rischi, palle-gol a grappoli e gestione strepitosa di ogni azione; in fin dei conti, il 2-3 ci sta parecchio stretto.
      Speriamo di ripeterci al ritorno, anche se sarà difficile fornire un'altra prestazione di quella qualità.

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  5. Intanto di perde a Iruna su un campo difficilissimo, dove ci è girato tutto ma proprio tutto storto. Vincevano ogni rimpallo. C'è da dire che senza Fernando davanti è notte fonda.

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    1. La coperta è cortissima: se giocano sempre gli stessi si spompano, se Bielsa fa turnover la squadra raramente è all'altezza. Il problema del vice-Llorente ci sarà fino a quando non prenderemo un centravanti, Toquero al massimo può fare l'ala.

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  6. Secondo me Bielsa fa bene ad adottare un pò di turn-over, soltanto non dovrebbe far riposare contemporaneamente Javi, Ander e Nando che sono un pò le colonne portanti dei tre reparti. Con gli ultimi due in campo è stata tutta un'altra musica!
    Ieri poi abbiamo giocato un bruttissimo primo tempo ma provo a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche giocando di fatto solo 45 minuti da Athletic abbiamo concesso pochissimo all'Osasuna che, pur correndo a mille dal 1' al 95' non ha avuto chissà quali occasioni; i due gol sono stati a dir poco fortunosi, e se De Marcos non avesse colpito il palo sull'1-0 o se Inigo non si fosse divorato quel gol solo davanti al portiere staremo parlando di un'altra partita. Senza considerare tutte le clamorose occasioni che abbiamo avuto nel finale di gara.
    Comunque sia sempre Aupa Athletic, e grande Edo per questo fantastico blog! :)

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    1. Non è una questione di far bene o male, il problema è che se fa riposare i titolari (e d'altra parte è difficile non tenerli fuori tutti insieme, visto che giocano ininterrottamente da luglio) la squadra ne risente, ormai è palese. Il problema principale, poi, è in attacco, dove non basterebbero 3 Toquero per impegnare i centrali come fa Llorente.
      Purtroppo non ho visto il match, comunque perdere al Sadar (per quanto non mi faccia piacere) quest'anno ci sta, è un campaccio.
      Grazie a te dei complimenti!

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  7. bielsa sta facendo un lavoro immenso, soprattutto sul pressing e sul possesso palla. c'è ancora da lavorare, peò soprattutto sui calci da fermo. a olte poi la squadra mi sembra che si specchi un po' troppo nei suoi fraseggi. cmq bielsa quest'anno ha seminato: il prossimo anno raccoglierà defintivamente i frutti. servirà rafforzare la panca.

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  8. cmq con l'osasuna la flessione era scontata. a manchester si è fatto un pressing furioso. impossibile tenere quei ritmi.

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    1. Il problema è che il gioco di Bielsa è estremamente dispendioso e non ammette il minimo calo, né dal punto di vista fisico né da quello della concentrazione mentale; chiaro che, dopo un partitone come quello di Manchester, qualcosa la squadra debba pagare.
      Come dici giustamente nel commento precedente (dovrebbe essere sempre tuo), quest'anno si semina e dal prossimo si spera di raccogliere, specie se arriveranno alcuni rinforzi. Imprescindibili, a parer mio, un centrocampista centrale e una punta: mi piacerebbero Beñat del Betis e Kike Sola dell'Osasuna (o Aduriz).

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