martedì 18 novembre 2008

11a giornata: Athletic 2-0 Osasuna.


Garmendia bacia lo stemma dell'Athletic dopo il gol dell'1-0 (foto Marca).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz (31' Etxeita), Balenziaga; Susaeta (74' Gabilondo), Orbaiz, Javi Martínez, David López; Garmendia (57' Etxeberria), Llorente.
CA Osasuna: Roberto; Azpilicueta, Cruchaga, Miguel Flaño, Oier; Vadocz, Nekounam; Juanfran (61' Sola), Masoud, Jokin Esparza (61' Ezquerro); Pandiani (81' Portillo).
Reti: 15' Garmendia, 83' Llorente.
Arbitro: Velasco Carballo (Colegio madrileño).

Premettiamo subito una cosa: l'Osasuna è senza ombra di dubbio, al momento, la peggior squadra della Liga. Detto ciò, resta comunque innegabile che la vittoria dell'Athletic sia stata pesantissima, anche perché le altre formazioni impelagate nella zone di bassa classifica hanno fatto quasi tutte risultato e perdere terreno sarebbe stato davvero un bel problema. La soddisfazione per i tre punti conquistati (e per il gioco discreto espresso nel primo tempo) non deve però far perdere di vista la premessa iniziale, che spiega anche la relativa facilità con cui i Leoni hanno ottenuto il secondo successo stagionale; troppo brutta per essere vera la squadra di Pamplona, perforabile in difesa, molle a centrocampo e assolutamente innocua davanti, col povero "Rifle" Pandiani impossibilitato a sparare per mancanza di cartucce (leggi: rifornimenti appena decenti). In un tale contesto, nel quale peraltro si è notata eccome l'assenza di un ottimo geometra come Patxi Puñal, le poche note liete quali Masoud e Azpilicueta sono parse quelle stonate, visto che il resto della squadra ha suonato come una banda delle scuole elementari. Se Atene piange, Sparta comunque non ride: i biancorossi sono ancora in zona retrocessione e hanno palesato le solite incertezze nella ripresa, riuscendo a subire per un bel po' di tempo anche da una compagine sconclusionata come quella navarra.
Caparros, che sa di giocarsi una bella fetta di panchina, mette da parte i difensivismi e schiera quella che, per 10/11, è adesso la formazione migliore: fuori l'inutile Gabilondo ed Etxebe, dentro la freschezza di Susaeta e Garmendia, che torna a far coppia con Llorente come ai bei tempi del Baskonia; a parer mio, con il cambio Orbaiz-Gurpegi la squadra sarebbe perfetta, ma evidentemente Jokin non è di questo avviso. Camacho, da parte sua, non brilla certo per coraggio, visto che lascia il solo Pandiani davanti e pensa bene di intasare gli spazi con un 4-2-3-1 che diventa spesso e volentieri un 4-5-1 in fase di non possesso; Santi Ezquerro, il grande ex della partita, siede solo in panchina ma avrà modo di prendersi i suoi meritatissimi fischi nel prosieguo del match. L'inizio delle due squadre è contratto, com'è normale che sia quando la posta in palio è alta, ma col passare dei minuti l'Athletic sembra salire di tono e prendere convinzione, anche perché davanti si trova un avversario rinunciatario e con poche idee; i bilbaini guadagnano visibilmente metri e aggrediscono gli ospiti soprattutto sulle fasce, con Susaeta in grado di dare quella profondità e quelle accelerazioni che non sono nelle corde degli altri esterni della rosa. Gli occhi di tutti, però, sono ovviamente puntati su Fernando Llorente, fresco di convocazione nella nazionale spagnola, e l'ariete di Rincon de Soto appare in gran forma: lotta su ogni pallone, ne conquista molti spalle alla porta ed è anche ispirato quando parte palla al piede, e proprio da una sua azione personale nasce il meritato vantaggio dei Leoni. E' il minuto 15 quando Llorente viene servito sul vertice sinistro dell'area e, nonostante sia marcato da due avversari, riesce a liberarsene con un gran dribbling a rientrare verso la porta; il tiro seguente è centrale e Roberto si salva come può, ma sulla sua respinta il più lesto ad irrompere è Garmendia, giocatore che fa degli inserimenti a rimorchio della punta centrale uno dei suoi punti di forza, che deve solo mettere dentro l'1-0 bilbaino. L'Athletic capisce di avere davanti una squadra senza capo né coda e non si accontenta del vantaggio, ma anzi continua a premere con forza per ottenere quel 2-0 che, di fatto, chiuderebbe il derby, visto che l'Osasuna ha segnato solo 3 reti finora e non è mai riuscita a rimontare dopo aver subito un doppio svantaggio. Al 19' solo il palo ferma la punizione dalla sinistra di David Lopez che nessuno tocca, mentre al 23' è la deviazione di un difensore a far impennare il tiro a botta di sicura di Garmendia dall'interno dell'area. Insomma, i rojillos non esistono e l'unica notizia dalla difesa dei Leoni si ha alla mezz'ora, quando il povero Ustaritz si infortuna per l'ennesima volta ed esce in lacrime (problema agli adduttori, ne avrà per un mese); al suo posto entra il canterano Etxeita, che non avrebbe potuto scegliere un attacco più morbido di quello navarro per il suo esordio liguero. Passata la mezz'ora, i biancorossi diminuiscono l'intensità del loro forcing senza però cedere metri di campo e creano un paio di mischie pericolose, una delle quali porterebbe pure ad un calcio di rigore se l'arbitro vedesse la netta trattenuta di Cruchaga sul solito Llorente. Il primo tempo si chiude dunque col minimo vantaggio per i padroni di casa, un punteggio che, pur considerati gli oggettivi limiti osasunisti, non lascia del tutto tranquilli. Puntuale come un pullman Bilbobus, infatti, ecco che arriva il calo dell'Athletic nella ripresa, favorito anche dai cambi poco comprensibili di Caparros; particolarmente cervellotico quello di Garmendia, abilissimo ad allungare la difesa navarra con i suoi movimenti tra le linee, che lascia il posto ad Etxeberria prima dell'ora di gioco. Forse ai Leoni comincia a mancare il fiato, o magari iniziano a temere che un gol di scarto non basti, fatto sta che ben presto mostrano di avere il cosiddetto "braccino" e rinculano pericolosamente nella propria trequarti, lasciando palla e iniziativa alla squadra di Pamplona; la grande fortuna dell'Athletic è che stavolta si trova di fronte una compagine squinternata oltre ogni idea, confusa e incapace di creare un'azione lineare che sia una, altrimenti il pareggio non sarebbe un'ipotesi tanto peregrina. Camacho si rende conto delle difficoltà avversarie e si gioca le due punte più Ezquerro, inserito sulla fascia sinistra e ricoperto di fischi ad ogni pallone toccato; mossa coraggiosa, ma quando il centrocampo ha un solo schema (palla a Masoud e speriamo che inventi qualcosa) e nessuno attacca gli spazi facendo movimento senza palla, è evidente che il problema non risiede nello schema o nel numero di punte. Sia come sia, l'Osasuna riesce comunque a creare un paio di palle gol nitide, un colpo di testa di Pandiani alto di poco e soprattutto un cross di Masoud dalla destra sul quale Iraola compie un mezzo miracolo anticipando di un niente Portillo, pronto ad appoggiare in rete sul secondo palo; desolante, veramente desolante che i Leoni si trovino a rischiare anche contro squadre quasi incapaci di offendere. A chiudere i conti e a far rilassare i tifosi evitando un arrembaggio finale dei navarri ci pensa Llorente, che sfrutta al meglio una buona combinazione sulla destra tra Etxeberria e Iraola per realizzare il suo terzo gol della settimana: prima azione pericolosa dei biancorossi nella ripresa e gol, una media niente male. Il derby basco dei poveri va dunque all'Athletic, che sfrutta al meglio un primo tempo discreto e resiste al ritorno avversario più per limiti altrui che per meriti propri. Contro una squadra allo sbando come l'Osasuna sarebbe servita una prestazione più convincente, ma per una volta godiamoci la vittoria senza patemi, in attesa che, oltre ai punti, ritorni anche quell'atteggiamento che aveva fatto così ben sperare nel finale della scorsa Liga.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Fernando Llorente, la cui maturazione era attesa da anni e che adesso pare (ma non diciamolo troppo forte) definitivamente avviatosi sulla strada della consacrazione. La chiamata di Del Bosque arriva in un periodo di gran forma per l'ariete biancorosso, vero catalizzatore di ogni pallone e sempre più punto di riferimento offensivo per i compagni; le sue spizzate e la sua capacità di difendere la palla per far salire la squadra sono imprescindibili nel monoschema di Caparros, che se non può sfruttare il contropiede si affida sempre al lancio lungo per Nando, nella speranza che catturi il pallone o comunque crei le opportunità per i centrocampisti di sfruttare le "seconde palle". Quando poi Llorente, che mostra sempre più convinzione nei suoi mezzi, fa anche azioni come quella che origina la rete di Garmendia e segna bei gol come il 2-0, non dargli la palma di migliore in campo è davvero impossibile. Al fianco del numero 9 c'è un posto al sole proprio per Garmendia, il cui gioco elettrico e rapidissimo mette sovente in difficoltà le difese avversarie; le caratteristiche di Joseba, che nel Bilbao Athletic era maestro nell'inserirsi per sfruttare le ribattute della difesa e gli spazi aperti dal centravanti, sembrano quelle ideali per farne il partner fisso di Llorente, senza dimenticare la buona tecnica del giocatore di Basauri, sempre utile quando c'è da tenere palla o sfornare qualche assist. Funziona alla grande l'asse Iraola-Susaeta sulla destra: Andoni è semplicemente gigantesco, Markel non è ancora il folletto dell'anno scorso ma mostra segnali di ripresa, è nel vivo del gioco e prova spesso, unico o quasi, a creare superiorità numerica saltando l'uomo. Quando trova un centrocampo che gioca sottoritmo come quello navarro, un signor regista come Orbaiz riesce ancora a far valere quelle doti tecniche che non riesce più ad esprimere contro squadre dalla mediana più dinamica. Positivo l'esordio in Liga di Xabi Etxeita, che domina sulle palle alte ed è reattivo anche nell'uno contro uno; vero che Pandiani, Sola e Portillo vengono serviti poco e male, ma il canterano mostra di possedere mezzi interessanti.
Nessuno gioca davvero male, diciamo che Balenziaga, il solito David Lopez e Javi Martinez non forniscono una prova trascendentale.

Ecco la classifica della Liga:


3 commenti:

  1. Sarà un caso che ha giocato dall'inizio il mitico Susaeta ?
    Mi dispiace fare le scarpe ai "tristi cugini", la mia speranza è vedere retrocesse squadre più insulse come Numancia, Huelva. Ameria e Getafe. Edo, cosa mi dici di Joseba Llorente che a Villareal segna sempre...? Non la vedrei male una coppia di attacco dei LLorentes, sicuramente rimarrà un sogno...
    Ciao
    Ema68

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  2. Ieri durante la telecronaca Sky il commentatore Riccardo Trevisani ha citato i Leones Italianos.

    E' lui il commentatore che ne fa parte? -mi sembrava di aver capito che ce ne fosse uno nella pena....-
    Non ne sono però sicuro dato che ha definito Balenziaga "prodotto del vivaio biancorosso", cosa che non mi sembra corrisponda alla realtà, e ha chiamato per tutta la partita Etxeita con il nome "Etxeitìa" :)

    Alex

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  3. Ema: ciao grande, come va? Anche io ho voluto sottolineare l'importanza di Susaeta, che anche quando non fa nulla di speciale, come domenica, è sempre un paio di spanne sopra Gabilondo e David Lopez. Di Joseba Llorente ti dico che l'Athletic lo voleva ma lui non è mai stato interessato, è un tifoso della Real Sociedad e l'Athletic non gli interessa. Certo, con Nando farebbe una buona coppia (ariete+finalizzatore d'area), però a Bilbao chi non ama la maglia non lo vogliamo!

    Alex: Trevisani non è socio, il Leone Italiano di Sky è Nicola Roggero. Questo spiega le piccole imprecisioni da te citate, che restano comunque delle vere piccolezze rispetto agli sfondoni dei giornalisti italiani quando parlano dell'Athletic (mi hanno raccontato di un'allucinante cronaca di Pellegatti per un'amichevole tra biancorossi e Milan, durante la quale il giornalista di Mediaset non riuscì ad azzeccare più di 3 nomi baschi in 90 minuti...).

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