
L'espressione di Gabilondo dopo un gol del Betis dice tutto (foto Athletic-club.net).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Javi Martínez, Amorebieta, De Marcos; Gurpegui (80' Toquero), Iturraspe (63' David López), Muniain; Susaeta, Llorente, Gabilondo (66' Igor Martínez).
Real Betis: Casto; Chica, Dorado, Mario, Nacho; Iriney, Beñat (82' Matilla), Salva Sevilla; Jefferson Montero (67' Ezequiel), Santa Cruz (77' Amaya), Jonathan Pereira.
Reti: 7' Beñat, 12' Nacho, 37' De Marcos, 45' Salva Sevilla (rig.), 85' David López (rig.).
Arbitro: Ayza Gámez (Comité valenciano).
Note: espulsi al 74' Mario (B) e al 94' Amorebieta (A), entrambi per doppia ammonizione.
Solo un passo indietro dopo Bratislava? Forse c'è di più nella sconfitta di ieri sera contro il Betis, limitata nel punteggio (un 3-2 che poteva anche diventare 3-3 nel finale, se l'arbitro avesse assegnato il rigore più netto della serata o se il tiro al volo di Davdid Lopez non fosse uscito di qualche centimetro) ma schiacciante dal punto di vista del dominio degli ospiti sul gioco. Athletic lento, con poche idee e ben confuse, spezzato in due tronconi e preso d'infilata da un numero incalcolabile di contropiedi avversari; i Leoni hanno giocato bene per una ventina di minuti tra il secondo e il terzo gol degli andalusi, poi però sono mancati proprio quando avrebbero dovuto aumentare il ritmo e cercare di riaprire il match. Assalto conclusivo a parte, insomma, la squadra di Bielsa è stata in campo solo per un terzo della prima frazione, davvero troppo poco per avanzare anche la più piccola recriminazione. E adesso intorno al Loco aumentano dubbi e perplessità, anche se i fischi della Catedral dopo 15' di gioco e le richieste di dimissioni sembrano sempre dettate da qualcosa di più profondo della semplice delusione per i risultati sportivi. I nostalgici di Caparros, poi, dovrebbero tenere a mente un dato: il loro idolo all'esordio sulla panchina biancorossa mise insieme la bellezza di due vittorie nelle prime dieci giornate casalinghe di campionato… lui però fu lasciato lavorare in pace e alla fine ottenne buoni risultati, perché non può essere fatto lo stesso con l'allenatore di Rosario? Pazienza!
Bielsa conferma l'undici che giovedì sera ha espugnato Bratislava, dunque Iraola è confermato, Javi Martinez gioca centrale in coppia con Amorebieta, Gurpegi agisce da mediano e Muniain è il collegamento tra il centrocampo e Llorente. Nel Betis a sorpresa capolista non può giocare Ustaritz, vincolato da una clausola imposta dall'Athletic al momento del prestito, mentre l'ex canterano Beñat è titolare come sempre. Dopo un inizio incoraggiante dal punto di vista del possesso palla, i Leoni crollano al primo tiro in porta avversario: l'arbitro fischia un fallo inesistente di Amorebieta dal limite, Beñat batte sul palo del portiere e Iraizoz, rimasto incomprensibilmente dietro la barriera, si fa fregare come un dilettante. Lo svantaggio immediato traumatizza l'Athletic e il Betis ha gioco facile nel controllare e ripartire in contropiede, anche perché la formazione di Pepe Mel si dimostra una splendida realtà di questo inizio di campionato: corta, compatta e ben messa in campo, occupa alla perfezione la propria metà ed è subito pronta a far scattare i centometristi che ha davanti, Jefferson Montero e Jonathan Pereira su tutti. È da subito evidente che una coppia difensiva Javi Martinez-Amorebieta è del tutto inadeguata a fronteggiare una situazione del genere, perché i due sono troppo lenti per accorciare sugli attaccanti betici e si trovano spesso abbandonati da un centrocampo che gioca troppo avanti, proteso a un'immediata ricerca del pari che spezza in due tronconi la squadra ed espone a brutte figure la difesa. Emblematica in tal senso l'azione dello 0-2, con Nacho che parte dalla metà campo sinistra, si infila con facilità nelle maglie della difesa, supera Amorebieta con una triangolazione stretta e va a battere Iraizoz da un paio di metri. Sotto di due reti i padroni di casa si svegliano e, pur continuando ad attaccare senza troppo criterio, almeno ci mettono grinta. Il pressing alto diventa più ordinato e le offensive meno legate alle iniziative dei singoli, anche se il gol del 2-1 è dovuto a una grandissima azione personale di Susaeta, che fa fuori due uomini sulla sinistra e mette dentro un pallone che De Marcos deve solo appoggiare in porta. Nel momento migliore dei baschi, però, arriva la mazzata decisiva: l'arbitro fischia rigore per un tocco in area dello stesso De Marcos quantomeno dubbio, e dal dischetto l'ottimo Salva Sevilla regala nuovamente il doppio vantaggio ai suoi.
Nella ripresa l'Athletic prova ad attaccare come ci si aspetterebbe, purtroppo però le offensive dei Leoni sono disordinate e basate troppo spesso sulle iniziative personali palla al piede, cosa pericolosissima perché basta perdere un contrasto per dare il via al letale contropiede avversario. Il Betis infatti non rischia più nulla e anzi sfiora a più riprese il 4-1, cogliendo un palo con Santa Cruz e fallendo altre due occasioni nettissime. I cambi di Bielsa servono poco, ma all'85' ci pensa il pessimo signor Ayza Gamez a riaprire i giochi concedendo un rigore altrettanto dubbio ai biancorossi: dal dischetto David Lopez non sbaglia. Gli ultimi minuti sono un arrembaggio un po' confuso alla porta di Casto, con David Lopez, ancora lui, a sfiorare il pareggio con un destro al volo uscito di pochissimo e l'arbitro a non fischiare il penalty forse più netto della serata per un fallo di mano di Nacho.
La sconfitta, in ogni caso, è meritata. Stavolta c'è poco da imputare a Bielsa riguardo alla formazione, semmai è evidente che i giocatori non hanno ancora assimilato il suo sistema di gioco e per farlo hanno bisogno di tempo. Purtroppo sembra che di tempo ce ne sia poco, tra una tifoseria guidata da preconcetti e stranamente propensa alla contestazione e un ambiente spaccato dopo la vittoria di Urrutia alle ultime elezioni. L'allenatore, malvisto da una fetta di pubblico fin dall'inizio, è sempre più nell'occhio del ciclone e da troppe parti si sentono corbellerie che mettono in dubbio la sua professionalità, cose del tipo “non conosce i giocatori”, “deve smettere di fare esperimenti”, “non ha idea del gioco che deve fare” e così via, ciarpame che il curriculum del rosarino smentisce da sé senza bisogno di ulteriori precisazioni. In chiusura vorrei citare il mio amico Valentino Tola, che sul suo blog Calciospagnolo ha scritto un post perfetto riguardo alla situazione dell'Athletic; ecco come conclude il suo pezzo: “Il punto però, alla terza giornata, rimane sempre lo stesso: non il fattoche l'Athletic stia giocando male, questo è difficile negarlo, ma quanto tempo si vuole dare al progetto. […] Inutile ricordare poi che si corrono meno rischi costruendo una squadra basata su lanci lunghi e 8 giocatori che rimangono dietro la linea della palla. Soffri di meno i primi tempi, di sicuro eviti figuracce come quella di ieri col Betis, però le tue possibilità sono anche inferiori a lungo termine. Sai fare solo quello e sai che non andrai oltre. Se invece cerchi triangolazioni, sovrapposizioni, tagli, tanti giocatori che partecipano all'attacco, è logico che in mancanza di rodaggio rischi di regalare molti più spazi alle tue spalle. Chiedere pazienza, molta pazienza è il minimo, e con Málaga e Villarreal nelle prossime giornate qualche altro rospo da ingoiare non può nemmeno essere escluso. Altrimenti si può chiamare il Mané di turno a stagione in corso e accontentarsi di una rassicurante mediocrità”. Parole che mi trovano in accordo completo.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 4,5: becca il primo gol sul suo palo in maniera assurda e da lì non si riprende più. Non trasmette mai sicurezza e con i piedi è pessimo, cosa che per il gioco di Bielsa non è un bene. Ridicolo quando si fa soffiare palla da Pereira che per poco non lo uccella con il seguente tiro da fuori. Imbambolato.
Iraola 5: non ha il passo dei giorni migliori e si vede. In avanti si propone poco e dietro soffre la velocità di Jefferson Montero. Insomma, non è ancora lui.
Javi Martinez 4: probabilmente una delle sue peggiori partite da quando gioca nell'Athletic, se non la peggiore in assoluto. Troppo lento per prendere il tempo sulle incursioni dei velocisti betici, perde la bussola e non la ritrova neppure quando l'allenatore lo riporta nella consueta posizione di mediano. Serata da incubo.
Amorebieta 4: se il buongiorno si vede dal mattino, anche quest'anno sarà difficile vederlo maturare (e a questo punto le speranze sono ridotte al lumicino). Inguardabile quando deve impostare, altro fattore penalizzante per il sistema di Bielsa, non riesce mai a temporeggiare e finisce per rimediare un rosso sacrosanto a furia di distribuire legnate a destra e a manca. Quando crescerai, Fernando?
De Marcos 6: dal punto di vista della fase difensiva è alquanto rivedibile, tuttavia ci mette un grande impegno, appoggia sovente l'azione e segna un gol caparbio. Per me dovrebbe giocare parecchi metri più avanti.
Gurpegi 5: si barcamena come può finché gioca a centrocampo, poi El Loco lo scambia di posizione con Javi Martinez e anche lui naufraga nelle distanze abissali tra i reparti. Stavolta la garra non basta (dall'80' Toquero 6: pressa altissimo e mette un paio di buoni cross: perché non provarlo al posto di Gabilondo?).
Iturraspe 6: un altro dei pochi a salvarsi, prova quantomeno a dare un po' d'ordine a una manovra confusa come non mai. Trovando scarsa collaborazione nei compagni, che si muovono col contagocce, decide spesso di fare da solo e mostra una tecnica non comune. Non molto condivisibile la sua sostituzione (dal 63‘ David Lopez 6,5: disputa una bella mezz'ora e il suo ingresso rivitalizza un Athletic spento. Giocando da centrale il suo passo cadenzato e la difficoltà nel saltare secco l'avversario non si notano, mentre risaltano la visione di gioco e il tocco pulito. Segna un gol e un altro lo sfiora di pochissimo. Da riproporre, magari dal primo minuto).
Muniain 5,5: per classe e capacità d'infilarsi nel cuore del gioco, rallentandolo o accelerandolo d'improvviso a suo piacimento, è di gran lunga il migliore in campo. Nel secondo tempo, però, s'intestardisce nel voler scartare mezzo Betis prima di andare al tiro e questo incaponirsi nell'azione personale alla lunga è controproducente. Va sfruttato meglio, perché potenzialmente è devastante.
Susaeta 6: ha la tendenza a tentare spesso la giocata più difficile, è vero, ma quando è in giornata per gli avversari diventa molto complicato fermarlo. Si inventa dal nulla l'azione dell'1-2 ed è attivo fino all'ultimo, anche se col passare dei minuti perde lucidità. Si sta ritrovando, avanti così.
Llorente 5: perde troppi duelli con i difensori del Betis e in generale non brilla, al netto di una condizione fisica ancora da trovare e della difficoltà nel passare dal monoschema di Caparros al gioco totale che gli chiede Bielsa. Ha una sola palla pulita a disposizione e chiama Casto alla parata del match, segno che va servito meglio e nelle modalità che preferisce.
Gabilondo 5: ordinato e nulla più, presidia la fascia senza tentare mai di superare il proprio marcatore nell'uno contro uno o di gettarsi dentro alla ricerca della porta. Per me da ala è inutile, mentre come terzino potrebbe finalmente giustificare la sua presenza pluriennale in rosa (dal 66' Igor Martinez 5: un paio di passaggi sbagliati e nulla più, mentre Ibai Gomez segna a raffica nel Bilbao Athletic. Io sono per rispedire l'ex Alaves tra i cachorros e per promuovere l'esterno di Santutxu in prima squadra).
Bielsa 5: stavolta c'è poco da rimproverargli, mancato turnover a parte. Ripropone la formazione che in settimana aveva espugnato Bratislava ma viene tradito dalle prestazioni dei singoli, la cui poca esperienza con il suo modo di giocare si è vista tutta di fronte a una squadra quadrata come il Betis. Vero è che non apporta grandi correttivi e sembra assistere al progressivo sfaldamento della squadra senza tentare granché per arginarlo. La strada è tutta in salita, adesso tocca a lui dimostrare di essere il tecnico adatto per far compiere il salto di qualità all'Athletic.
