giovedì 4 giugno 2015

Cosa resterà (di questa finale).


Foto Athletic-club.eus.

Quando giochi e perdi contro i marziani, inutile recriminare o tentare di spiegare la sconfitta con argute analisi tecnico-tattiche. Il Barcellona è più forte, il Barcellona ha meritato, il Barcellona ha vinto. Personalmente credo che Valverde abbia sbagliato formazione e che la squadra avrebbe potuto fare qualcosa di più, se non altro sul piano della cattiveria agonistica (che si è vista solo negli ultimi 10 minuti). Ma sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. Trovo molto più gratificante pensare a quello che abbiamo vissuto noi tifosi zurigorri in trasferta in Catalunya, anche se siamo tornati ancora una volta a casa a mani vuote. E allora, cosa resterà di questa finale di Copa del Rey 2014/2015?

Resteranno le facce. Tante facce. Facce piacevoli e facce spigolose, come solo quelle basche sanno essere; facce distrutte dalla fatica e provate dalle troppe cañas; facce allegre prima del calcio d’inizio e tristi dopo il triplice fischio finale; facce euskaldunak, italiane, catalane, straniere, bianche, nere, gialle, di ogni luogo e ogni ambiente. Facce della mejor afición del mundo.

Resteranno i fischi. Fischi che hanno coperto totalmente l’inno spagnolo. Fischi che hanno generato polemiche feroci: sull’indipendentismo, sull’eredità del regime franchista, sui limiti della libertà d’espressione. Fischi che ognuno ha interpretato a modo suo: illegittimi, indelicati, sacrosanti, inopportuni, perfettamente legali, meritati, liberatori. Fischi che, piaccio o meno, ci sono stati e ci saranno sempre quando scenderanno in campo quelle due squadre.

Resteranno i gol, bellissimi. La prodezza maradoniana di Messi, chiuso in un angolo da quattro avversari e capace di saltarli tutti come se praticasse uno sport diverso; i sei tocchi di fila prima dell’appoggio facile facile di Neymar; Messi, ancora lui, che prende 3 metri con un solo scatto a Bustinza; e il colpo di nuca di Williams, un segno del destino, la promessa di un nuovo campione sbocciato all’ombra di Lezama.

Resteranno gli antisportivi. I tifosi culé che, pur ospiti nell’Athletic Hiria, si sono messi a sfottere i loro “fratelli” baschi, consapevoli che lì non avrebbero rischiato nulla. E Neymar, uno che si commenta da solo con la sua espressione da bimbominkia perenne; Neymar che, sul 3-0, si permette di irridere l’avversario più in difficoltà, Bustinza, con un giochetto buono solo per le spiagge di Copacabana; Neymar che viene metaforicamente bastonato da Luis Enrique e Piqué, loro sì persone di notevole spessore sportivo; Neymar che deve ringraziare perché non sono più i tempi di Goiko e “Rocky” Liceranzu; Neymar che spero ci riprovi sabato a Berlino, magari con Bonucci davanti.

Resteranno le lacrime. Di vittoria per qualcuno (ma non molti, ché la vera finale per loro è quella del 6 giugno), di sconfitta per tanti, troppi altri. Lacrime disperate color biancorosso, lacrime che versiamo per la quarta volta consecutiva tra Copa del Rey e Europa League. Lacrime amare che, ne sono sicuro, prima o poi diventeranno lacrime di gioia.

Resterà la consapevolezza. La consapevolezza di far parte di una tifoseria stupenda, che a volte si bea anche troppo della propria unicità in detrimento di una sana incazzatura, ma alla quale vogliamo un bene dell’anima proprio per questo. La consapevolezza di poter contare su una curva, una grada popular, estremamente viva e vitale, una grada che merita di più di uno spicchio del nuovo stadio; la coreografia e lo striscione iniziale riempiono il cuore di orgoglio e spingono a dire solo e soltanto grazie a quei ragazzi fantastici. La consapevolezza, infine, di avere una squadra giovane e piena di elementi di talento; una squadra che, in prospettiva, può togliersi quella soddisfazione che manca dal 1984: sollevare un trofeo.

Resterà un video (lo trovate in fondo al post) che rappresenta meglio di tanti discorsi cos’è l’Athletic. Aldilà di ogni retorica spiccia, la finale l’abbiamo davvero giocata tutti. Continueremo a farlo ogni volta, finché il dio del calcio si ricorderà di noi, un giorno, e ci farà alzare quella benedetta Coppa. Ma anche se non dovesse succedere, anche se dovessero passare altri 50 anni senza vincere nulla, l’Athletic resterà sempre com’è, fedele a sé stesso e alla sua tradizione. Perché solo a Bilbao, come ha detto Muniain, è meglio arrivare secondi che vincere.

9 commenti:

  1. sempre AUPA ATHLETIC !!! pedro

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  2. Ciao Edo
    Ben tornato!
    Mi sembra che ultimamente il blog sia stato un pò abbandonato rispetto al profilo
    facebook,mi capita di guardarlo e forse avere 2 copie delle stesse notizie non ha molto senso, visto che su facebook i commenti sono sempre più stringati ma più immediati, il blog potrebbe diventare un luogo dove scambiarsi commenti un pò più articolati.
    Ed ora mi permetto qualche considerazione sulla stagione appena conclusa della
    NOSTRA squadra.
    Quest'anno,sono solo 5 anni che seguo assiduamente,non mi sono divertito!!!!
    mi sembra che il livello delle squadre spagnole,eccetto le solite 4,5 sia stato
    più basso del solito,e mi dispiace ma tra queste metto anche la nostra.
    Ho visto parecchie partite,ma giocate da Athletic ne ricordo veramente poche,
    spesso fortunati a volte anche gli arbitraggi ci hanno favorito.
    La conferma di Valverde non mi lascia soddisfatto,spesso,ma in Italia siamo tutti allenatori, non condivido le sue scelte tecniche.
    In difesa De marcos era sempre saltato,in mezzo alla difesa ogni ripartenza centrale faceva arrivare l'uomo in area,poi e questo è una mia idea PERSONALISSIMA San Josè non è nemmeno da segunda!!!!
    Un palo in mezzo al campo,appoggi di interno nel raggio di 5 metri poco pressing,e puntato dall'uomo sempre saltato!La sua fortuna è di riuscire a fare qualche gol
    anche se in difesa di testa non ne prende una!!!
    Nulla di personale però! ahahahahah

    Anche sulle scelte a centro campo ed in attacco,anche se l'innesto di Williams
    è stato positivo,non sembre mi hanno convinto.

    Ciao

    UGO

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    1. Ciao Ugo, come ho già avuto modo di scrivere, purtroppo non ho abbastanza tempo per il blog. L'idea, in ogni caso, è di utilizzare Facebook e Twitter per le notizie e le partite, lasciando il blog per editoriali e approfondimenti.
      Girare sui social network gli articoli è in ogni caso necessario, perché non tutti vengono qui spesso e solo attraverso i post "social" posso spargere la voce quando pubblico qualcosa. Ogni tanto i contenuti si duplicano, ma non c'è altro modo.

      Sul livello della Liga non concordo, secondo me il livello medio è stato più che discreto. I club di bassa classifica sono poca cosa, ma è un problema insito nei campionati a 20 squadre (per me assolutamente da abolire, meglio 18 o addirittura 16). L'Athletic ha faticato tanto, è innegabile, ma la rosa è quella che è e la Champion's ha fatto disastri a livello di energie psicofisiche spese dai giocatori; credo che la reazione nell'ultima parte della stagione sia stata encomiabile, a febbraio avrei firmato per una finale di Copa e un settimo posto (c'era chi parlava apertamente di retrocessione).
      Valverde mi è parso meno convinto dell'anno scorso, ma ritengo che si sia meritato la conferma (soprattutto se è vero che ha rinunciato al Madrid per restare con noi). Il futuro si chiama Ziganda e credo che potremo vederlo presto all'opera con la prima squadra, dopo l'eccellente lavoro nel Bilbao Athletic.
      De Marcos terzino mi ha sempre convinto poco, mentre Sanjo mediano non mi dispiace (per fare legna, certo, non per impostare). In attacco non vedo cosa avrebbe potuto inventarsi Valverde con i giocatori a disposizione.

      Un saluto!

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  3. Condivido in pieno le tue parole. Non voglio spendere una parola di più circa lo sbarbatello brasiliano del Barcellona che qualche calcione lo avrebbe meritato, mi spiace dover dire una cosa del genere. Purtroppo è mancata la cattiveria agonistica, come confermano i pochi falli commessi. Questo l'unico rimpianto che mi porto dietro. I tifosi, le lacrime di Iturraspe a fine partita le immagini più belle

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    1. A me non spaice doverlo dire. Se quel gesto lo fai sullo 0-0, a metà partita o in un contesto diverso non ci sono problemi. Ma se lo fai a dieci minuti dal termine, sul 3-0 per la tua squadra e contro l'avversario più in difficoltà, non puoi lamentarti se qualcuno prova a fartela pagare. Non è una mentalità mafiosa (tipo Nedved su Moreno: non si chi sia più imbecille tra i due), ma una regola che gli uomini di sport conoscono. Il rispetto prima di tutto. E il fatto che Neymar sia stato rimbrottato da Piqué e Luis Enrique (l'allenatore, senza mezzi termini, ha detto che lui avrebbe fatto molto di peggio dei due calcioni dati al brasiliano) la dice lunga.

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    2. Sono totalmente d'accordo anche perché i calci fanno parte del calcio e ho sempre amato quei giocatori che non tirano mai indietro la gamba

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  4. Il Barça è più forte, molto più forte dell'Athletic, e quindi c'è poco da dire. Ci sarebbe molto da dire su Neymar e su coloro che, nel mondo dei media, hanno presentato la sua "prodezza" come un colpo di genio calcistico. Il genio calcistico è funzionale alla partita ed al risultato quindi giù il cappello davanti all'1-0 di Messi quanto al bimbominkia brasiliano sarà un piacere vederlo piangere. Di Zuniga è pieno il mondo. Ps: posso chiedere cosa è accaduto con i tifosi Culè allo stadio?

    Ah dimenticavo, il video con Mikel Rico e Toquero dal barbiere è fantastico. Aupa Athletic.

    Charlie

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    1. Il Barcellona è più forte ma avrei voluto vedere più tigna da parte dei nostri. Neymar si commenta da solo, hai pienamente ragione.
      Allo stadio nulla, nell'area riservata ai tifosi dell'Athletic col maxischermo (dov'ero io) c'erano dei fenomeni che prendevano in giro; scherzosamente, certo, ma anche con molto poco rispetto. I tifosi dell'Athletic sono dei signori, in Italia li avrebbero mandati via a calci nel culo (a dir poco).

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