giovedì 31 gennaio 2008

Un portiere per l'Athletic.

Se ne parlava già da alcuni giorni, ma è di oggi l'ufficializzazione del passaggio dal Cadiz all'Athletic del 37enne portiere Armando Riveiro De Aguilar Malda, semplicemente Armando. Il suo arrivo a titolo gratuito (il club andaluso, gentilissimo, ha svincolato il giocatore) coprirà l'assenza fino alla prossima stagione di Gorka Iraizoz, visto che il giovane Raul, fin qui secondo di Aranzubia, non è ritenuto ancora pronto per la prima squadra. Armando viene a Bilbao per un tozzo di pane (guadagnerà quanto un ragazzino del Bilbao Athletic che gioca in Prima Squadra) ed è quindi evidente il suo desiderio di giocare nella squadra del cuore, anche se solo fino a giugno; tutto ciò non può che farmelo rimanere subito simpatico, ma non cancella le perplessità riguardo a questa operazione. Niente da obiettare sulla bontà del portiere biscaglino, momumento vivente del Cadiz e capace di passare con gli andalusi dalla Segunda B alla Primera, però c'è molto da dire sulla gestione del mercato da parte della giunta Macua. Avevamo infatti un terzo portiere, Unai Alba, che è stato praticamente regalato all'Hercules senza nemmeno pretendere una clausola che permettesse di riprenderselo entro due anni pagando una cifra minima, clausola che peraltro è prassi comune in Spagna (grazie a questa, per esempio, è stato ri-acquistato Unai Exposito dall'Osasuna). Ora Alba, diventato tiolare inamovibile ad Alicante, è richiesto da diverse squadre di Prima Divisione, su tutte il Valencia, e l'Athletic non ha potuto riprenderselo...il club in realtà ci ha provato, ma si è visto giustamente sbattere la porta in faccia dall'Hercules e dal giocatore, bellamente scaricato dopo una mezza stagione in cui non ha mai esordito. La vicenda si commenta da sola. Se a tutto ciò si aggiunge che Raul, da tutti presentato come una grandissima promessa, non viene ritenuto neppure in grado di fare il secondo ad Aranzubia, il quadro è completo. Vabbè, meglio non pensarci troppo. Dò il mio personale benvenuto ad Armando e gli auguro di poter coronare il suo sogno di bambino, quello di difendere almeno una volta la porta che fu di Iribar al San Mamés.

Ecco la scheda del giocatore:
ARMANDO Riveiro De Aguilar Malda
Sopelana (Bizkaia)
España
Nacido el 16 de enero de 1971 (37)
180 cm
79 kg
0 veces internacional

Caparros ha diramato oggi le convocazioni per la partita di ritorno dei quarti di finale di Coppa del Re con il Racing Santander, in programma domani alle 20 a Bilbao. Spicca l'assenza per scelta tecnica di Del Horno, autore di una temporada fin qui indecente, mentre Javi Martinez, Orbaiz e Iraola restano fuori per gli infortuni sofferti domenica contro il Barça. Murillo e Tiko, titolare negli ultimi incontri coperi, sono anch'essi esclusi per scelta tecnica, Etxeberria ha recuperato dopo il lungo stop ma Caparros non vuole rischiarlo in vista della prossima partita di Liga con il Saragozza. Questa la lista completa dei convocati: Aranzubia, Raúl, Expósito, Ustaritz, Amorebieta, Koikili, Aitor Ocio, Garmendia, Gabilondo, Muñoz, Yeste, David López, Susaeta, Llorente, Aduriz e Aitor Ramos.

martedì 29 gennaio 2008

21a giornata: Athletic 1-1 Barcelona.


Llorente esulta col pubblico dopo il gol del pareggio (foto Gara).

Athletic Club: Aranzubia; Iraola, Ocio, Ustaritz, Koikili; Orbaiz, Javi Martínez (69' Llorente); Susaeta (46' Garmendia), Yeste, David López; Aduriz (46' Aitor Ramos).
FC Barcelona: Valdés; Zambrotta, Thuram, Puyol, Sylvinho; Iniesta, Xavi (63' Edmilson), Deco; Messi, Bojan (77' Gudjohnsen), Henry.
Reti: 34' Bojan, 78' Llorente.
Arbitro: Undiano Mallenco (Comité Navarro).

Grande, grandissimo Athletic. Uno dei limiti più evidenti di questa squadra è sempre stato il non riuscire a reagire una volta andata in svantaggio (mentre troppe volte si è fatta recuperare dopo aver segnato), ma proprio contro il fantastico Barcellona la "garra" dei Leoni emerge di prepotenza e li conduce al pareggio, giunto quasi in chiusura di gara. Splendido il pubblico, che per 90 minuti incita incessantemente i biancorossi, coraggioso Caparros con le sue mosse a partita in corso e davvero encomiabili i giocatori, che non mollano anche quando tutto sembra perduto e riescono a mettere in cascina un punto che vale oro.
Il Barcellona sale a Bilbao forte di una difesa che non incassa gol da quattro partite, e nonostante assenze pesanti (Eto'o e Touré impegnati in Coppa d'Africa, Ronaldinho e Marquez infortunati) può gioire per la presenza di Messi, che va a dar manforte a Henry e Bojan in avanti. Caparros si affida ancora al 4-2-3-1, schema che sembra aver scelto in pianta stabile, e schiera la formazione-tipo delle ultime domeniche; spazio dunque ad Aduriz e Susaeta, Koikili riprende il suo posto a sinistra e Ustaritz sostituisce lo squalificato Amorebieta. Il Barça deve vincere per mettere pressione al Real Madrid, impegnato nel posticipo serale, ma è l'Athletic che dopo 2 minuti si fa vedere con una gran staffilata di Orbaiz su cui Valdes è pronto alla deviazione in angolo. I Leoni giocano più convinti e dimostrano che il loro allenatore è un vero mago quando deve preparare partite in cui bisogna soprattutto difendersi; visto che il Barcellona gioca molto in orizzontale, stavolta la squadra basca non pressa altissimo come contro il Siviglia, ma aspetta nella propria metà campo i balugrana lasciando nella trequarti avversaria Aduriz e, a turno, qualche centrocampista offensivo. Gli spazi risultano perciò più che intasati e molte volte Thuram e Puyol, dai piedi dei quali iniziano le azioni palla a terra dei catalani, sono costretti al lancio lungo o a sterili scambi tra di loro. Risultato: nel primo quarto d'ora il Barça non tira nemmeno una volta. L'Athletic, splendido quando deve difendere, mostra le solite lacune quando deve passare alla fase offensiva; a dir la verità i Leoni paiono più volenterosi e ispirati rispetto ad altre occasioni, ma tirando le somme riescono a collezionare solo un cabezazo fuori di molto di Aduriz e un paio di percussioni interessanti disinnescate al limite dell'area, anche perchè Yeste, incaricato come sempre dell'ultimo passaggio, sembra girare a vuoto. Al 17' si vedono finalmente gli ospiti, che si fanno vivi dalle parti di Aranzubia con un sinistro da fuori di Messi, controllato in due tempi, e non senza patemi, dall'estremo difensore riojano. E' solo un fuoco di paglia, perchè l'Athletic continua a giocare una partita esemplare in fase di non possesso, coprendo alla perfezione i tagli degli esterni avversari (Henry e Messi, non proprio Paperino e Paperoga) e costringendo gli uomini di Rijkaard a far girare la sfera solo per vie orizzontali, senza mai prestare il fianco alle verticalizzazioni dei centrocampisti culé. Il tecnico olandese decide che così non va e sposta Bojan a destra e Messi centrale, sottraendo l'argentino alla marcatura impeccabile di Koikili e lasciandolo libero di svariare, arretrare a prendere palla per servire i compagni di reparto o tentare lo sfondamento centrale. Intorno alla mezzora, però, sono i Leoni che ruggiscono nei pressi di Valdes, e se la prima occasione è poco pericolosa (tiro floscio di Javi Martinez dopo una bella azione sull'asse Susaeta-Yeste), la seconda è la più ghiotta della partita. Al 33', infatti, David Lopez scappa sulla sinistra e mette al centro, Aduriz tira una prima volta su Puyol, vince il rimpallo e ha sul destro una palla che chiede solo di essere messa in porta...purtroppo per i biancorossi, Aritz la colpisce in scivolata, troppo sotto, e la sfera malvagia si alza sopra la traversa col portiere del Barça immobile e già battuto. Nemmeno il tempo di mangiarsi le mani che i catalani, seguendo l'immutabile adagio del "gol sbagliato, gol subito", ci castigano al primo ribaltamento di fronte. Iniesta vede non si sa come (che giocatore Andrés) il taglio di Messi, Aranzubia esce alla disperata e riesce a respingere, Deco però è più lesto dei difensori rojiblancos e serve a destra Bojan, il cui sinistro è una rasoiata imprendibile per Dani. 1-0 culé, risultato invero poco meritato. I baschi accusano il colpo e non riescono a reagire, il Barcellona controlla e pertanto il tempo si chiude col vantaggio propiziato dal giovane fenomeno serbo-catalano. Al rientro in campo tutti si aspettano un Athletic a due punte, invece Caparros è di un altro avviso e decide di non toccare il modulo, cambiando però due dei suoi interpreti. Fuori Susaeta e Aduriz, entrano Garmendia e il canterano Aitor Ramos, al suo esordio in Liga con la maglia zurigorri; Yeste va a sinistra e David Lopez a destra, mentre Joseba si sistema dietro il numero 45. Una mossa a sorpresa che nei primi minuti non sembra azzeccata. I Leoni rischiano infatti di beccare il secondo gol per due volte in un minuto, prima al 46', con un contropiede sviluppato da Messi e chiuso da Henry con un destro fuori di un niente, e quindi al 47', sempre in virtù di un'azione dell'argentino, che penetra in area da destra, salta un paio di uomini e centra per Deco che conclude clamorosamente alto dal dischetto. Passato il pericolo, l'Athletic ci mette un po' ad organizzarsi e se Garmendia appare in palla, Aitor Ramos non riesce a compensare con la generosità il gap di esperienza e forza fisica che lo separa dalla coppia Thuram-Puyol, troppo grande per fare di lui l'unico riferimento offensivo della squadra. I Leoni si fanno vedere con un destro da fuori di Javi Martinez, maestoso in mediana, agguantato senza troppi problemi da Valdes, però non danno mai l'impressione di poter veramente rendersi pericolosi. La buona volontà e l'impegno non mancano, ma il Barcellona non deve patire troppo per fermare sul nascere le iniziative dei padroni di casa e prova ad addormentare il match, rinunciando quasi ad attaccare per non rischiare di subire il contropiede dei baschi. Caparros decide così di giocarsi, finalmente, le due punte e butta dentro Llorente per l'infortunato Javi Martinez, preda (a quanto ho potuto vedere) di forti crampi. Garmendia si sistema accanto ad Orbaiz in mediana e anche Yeste e David Lopez arretrano il loro raggio d'azione, con Nando come boa centrale e Aitor Ramos nel ruolo di guastatore su tutto il fronte d'attacco. Chi rischia di segnare è però Puyol, che si sgancia con un tempismo perfetto e si trova libero di concludere col sinistro su un invito da destra: Ustaritz si immola e riesce a deviare in corner. Quando tutto sembra perduto e anche i giocatori paiono aver perso le motivazioni (emblematico un cross di Yeste direttamente nella Norte 30 secondi prima del gol), i Leoni riescono a pareggiare grazie all'azione di due giocatori che nel Bilbao Athletic formavano un tandem prolifico, Garmendia e Llorente. Joseba vince un duello di testa con Sylvinho e scappa a destra, mette al centro eludendo l'intervento di Puyol e trova Nando pronto all'appuntamento con il gol del pari. Non è chiaro se il nostro numero 9 tocchi il pallone spedendolo su Thuram o se faccia tutto il francese nel tentativo di anticiparlo, ma il tabellino ufficiale della LFP assegna il gol a Llorente e sono ben felice di adeguarmi. Il pubblico del San Mamés invita i suoi beniamini a cercare il raddoppio, l'Athletic ci crede ed è il Barça che deve difendersi nel concitato finale. Thuram si riscatta per essersi fatto bruciare da Llorente in occasione del gol e mette due pezze davvero provvidenziali, prima anticipando proprio Nando sul servizio di Aitor Ramos e quindi murando in corner una conclusione da dentro l'area di Garmendia, eccezionale nel dribblare nello stretto due difensori catalani prima di andare al tiro. Dopo un break di Messi, che semina il panico in area per poi crossare forte senza trovare la deviazione giusta, al minuto 85' ci prova anche Aitor Ramos, che con un puntero al fianco riesce a mostrare qualità interessanti, ma il suo diagonale non è difficile per un portiere del calibro di Valdes. L'ultimissima occasione è per Yeste, il cui sinistro dal limite al 90' è deviato da Thuram fuori di un metro. Undiano Mallenco fischia la conclusione dopo 3' di recupero e sancisce il pareggio nel classico tra Athletic e Barcellona, risultato giusto per quanto visto in campo ma che non può non lasciare l'amaro in bocca agli uomini di Rijkaard, peraltro finiti a -9 dopo la vittoria del Real Madrid con il Villarreal. Ai blaugrana l'amarezza per non essere riusciti a chiudere la contesa quando potevano, a noi biancorossi la soddisfazione di aver ottenuto un risultato prestigioso grazie ad un ottimo primo tempo e ad una ripresa bruttina sì, ma nella quale c'è stata più convinzione del solito. Non era facile rimontare contro una squadra di palleggiatori come quella catalana, i Leoni ce l'hanno fatta e gliene rendiamo merito. Peccato per il solito calo nel secondo tempo, anche se stavolta va detto che il gol di Bojan ha tagliato le gambe ai nostri e ha permesso al Barça di rientrare giocando quasi sul velluto. Il punto ottenuto è davvero importante, perchè ci permette di distaccarci (seppur di una sola lunghezza) dalla zona retrocessione e di affrontare con più serenità la trasferta di domenica prossima a Saragozza. Prima, però, c'è il ritorno di Coppa col Racing; servirà un'impresa, ma soprattutto servirà la convinzione vista con il Barcellona.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: partita "monstre", a parer mio, quella di Javi Martinez, che fa intravedere quale sia il suo potenziale proprio di fronte ad una delle squadre più forti d'Europa. Furibondo nel suo pressing sui centrocampisti blaugrana, il navarro è ovunque si apra una falla, sulla mediana come al limite dell'area, e stavolta si fa anche vedere in avanti con un paio di tentativi da fuori. Instancabile, sempre lucido nel cercare l'appoggio sui compagni smarcati, interrompe l'azione avversaria anche con le cattive ed è sempre pronto a far ripartire quella biancorossa. Stremato, si arrende alla fatica a 20 minuti dal termine, ma dimostra di poter diventare davvero uno dei migliori centrali di centrocampo della Liga (se solo Caparros gli lasciasse un po' di libertà in impostazione...). Mi è piaciuto molto Garmendia, giocatore che mi sta entrando nel cuore per il suo attaccamento alla maglia e per il modo in cui "sente" le partita; il suo ingresso, poi, è decisivo, visto che il pareggio nasce da una sua bella azione personale. Joseba ha grinta, generosità e anche una tecnica non indifferente, come dimostra con una discesa da slalomista in area avversaria, e merita la fiducia che gli sta concedendo ultimamente Caparros. Prova maiuscola di tutta la difesa: Koikili, umiliato da Messi nell'andata al Nou Camp, stavolta lo limita alla grande, Iraola annulla Henry, Aitor Ocio è il comandante ideale del reparto e Ustaritz compie almeno un paio di interventi risolutori. Un plauso a Llorente, che si fa male dopo un minuto dal suo ingresso, resta stoicamente a lottare in campo e segna il suo terzo gol stagionale. Susaeta, sostituito dopo 45', non mi era dispiaciuto nonostante qualche errore di troppo, e mi sento anche di promuovere Aitor Ramos: manca di malizia e mi sembra troppo leggerino per fare l'unica punta, ma è vivace, disturba sempre il portatore di palla nella trequarti avversaria e non mostra grandi timori reverenziali.
Yeste incappa in una di quelle giornate in cui l'indolenza sopravanza la sua grande classe: sbaglia moltissimo, rallenta troppo l'azione e spreca due ghiotte occasioni nel primo tempo, traccheggiando col pallone invece di tirare. Capita, ma quando gioca così andrebbe tolto all'intervallo, anche se quel mancino è sempre in grado di regalare qualcosa... David Lopez continua a sembrarmi un produttore di fumo più che un venditore di arrosto, Aduriz si batte come un leone ma si mangia un gol grande come una casa.

domenica 27 gennaio 2008

Andata dei quarti di Copa del Rey: Racing 2-0 Athletic.

Racing Santander: Coltorti; Pinillos, Oriol, Garay, Ayoze; Jorge López, Jordi Felpeto (64' Duscher), Colsa, Serrano (72' Pablo Álvarez); Iván Bolado (64' Smolarek), Tchité.
Athletic Club Bilbao: Aranzubia; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Del Horno; Susaeta, Orbaiz, Iñaki Muñoz (81' Tiko), Gabilondo; Aduriz, Llorente (58' Garmendia).
Reti: 75' Tchité, 78' Smolarek.
Arbitro: Fernández Borbalán (comité andaluz).

Avevo scritto un pezzo sulla partita, poi è saltata la corrente e ho perso tutto. Perdonatemi ma non ho voglia di riscriverlo da capo, dunque vi propongo un brevissimo riassunto.

Solita partita dell'Athletic: primo tempo discreto, ripresa in calando ed ecco che arrivano i gol degli avversari. Dopo un buon inizio del Racing (occasioni per Jorge Lopez e Bolado), i Leoni si organizzano e giocano alla pari con i cantabri, costruendo però pochissimo dalle parti di Coltorti; l'unica vera occasione è per Aduriz che, imbeccato da uno splendido lancio di 50 metri di Del Horno, non riesce a giungere sul pallone prima del portiere di casa. La ripresa vede un dominio territoriale netto del Racing e una contemporanea perdita di mordente dell'Athletic, che arretra il baricentro, subisce troppo e non riesce più a reagire. Dopo varie occasioni mancate, gli uomini di Marcelino vanno in gol al 75' con Tchité e raddoppiano dopo appena tre minuti con Smolarek, rete questa viziata da un evidente fuorigioco del polacco. I Leoni accusano il colpo e rischiano di beccare anche la terza rete, tuttavia si rianimano in chiusura di partita e sfiorano tre volte il 2-1, anche se alla fine non riescono a siglare una rete che sarebbe importantissima in vista del ritorno. Al San Mamés servirà un miracolo per ottenere una qualificazione che adesso sembra davvero compromessa.

venerdì 25 gennaio 2008

Un primo bilancio dopo il girone d'andata.

Il mercato: c’era grande attesa dopo la campagna acquisti estivi di Macua, la più imponente del nuovo millennio sia per numero di giocatori comprati (sette) che per entità dei costi. Tirando le somme, si può senza dubbio affermare che il mercato del neo-presidente è stato un mezzo fallimento. Escludendo i promossi Iraizoz, che purtroppo resterà fuori fino al termine della stagione, e il cavallo di ritorno Aitor Ocio, artefici principali della ritrovata sicurezza difensiva, bisogna a malincuore prendere atto che i due veri “colpi” dell’estate biancorossa, David Lopez e Del Horno, hanno avuto una resa lontana anni-luce dalle aspettative che si erano create su di loro. Il centrocampista riojano è finora lontano parente del buon giocatore visto l’anno scorso nelle fila dell’Osasuna: raramente crea superiorità sulla fascia, non rifornisce adeguatamente le punte di cross decenti ed è latitante pure nelle conclusioni da fuori, una delle sue specialità. Insomma, una delusione totale che un paio di buone prestazioni nelle ultime uscite non riescono ancora a riscattare. Asier, altro figliol prodigo, è tornato in prestito alla casa madre dopo le sfortunate esperienze di Londra e Valencia; annunciato come il pezzo forte del mercato e atteso da tutti a far risplendere la fascia sinistra come ai bei tempi, è partito titolare ma ha finito per perdere il posto nel giro di poche partite, travolto dai pettegolezzi sulle sue uscite notturne e soprattutto da delle prestazioni non all’altezza del proprio valore. Il beneficiario delle magre figure di Asier è stato Koikili Lertxundi, che a inizio stagione segnalavo come possibile rivelazione (ancora Del Horno non era stato preso) e che, tra lo stupore degli addetti ai lavori, si è ritagliato un ruolo sempre più importante all’interno della squadra, finendo per far sua con pieno merito la maglia di titolare. Piccolo, sgraziato, Koi non ha nemmeno un terzo della classe di Asier, tuttavia sopperisce alla mancanza di tecnica con una grinta e una capacità di applicazione strepitose, caratteristiche che lo portano spesso ad essere tra i migliori in campo per l’Athletic. Koi è sicuramente il miglior acquisto dell’anno per il rapporto qualità/prezzo, visto che è stato preso per pochi spiccioli dal Sestao River (squadra di Segunda B) ed è adesso un punto fermo nell’undici di Caparros. Un discorso a parte meritano gli ultimi due nuovi biancorossi, Muñoz e Cuellar. Il primo, arrivato a parametro zero dall’Osasuna, è un rincalzo che può tornare utile di tanto in tanto e il suo acquisto è inquadrabile nell’ottica di dare un’alternativa alla coppia di mediani Orbaiz-Javi Martinez; il secondo, invece, è stato impiegato col contagocce da Jokin nelle prime uscite, poi si è infortunato ed è sparito dal giro dei convocati, almeno finora. L’utilità dell’incorporazione dell’ex giocatore del Nastic resta un mistero, visto che il suo ruolo (esterno destro) era già coperto nella rosa e la qualità del giocatore non è tale da giustificare un investimento di denaro da parte di un club perennemente sull’orlo della crisi economica. Riassumendo, abbiamo due giocatori pagati fior di quattrini che hanno reso secondo le aspettative (Iraizoz e Ocio), un “colpo di mercato” rivelatosi più che deludente (David Lopez), una sorpresa pagata due lire (Koi), un parametro zero visto poco o nulla (Muñoz), un desaparecido (Cuellar) e un prestito ai limiti dell’inutilità (Del Horno). Direi che è abbastanza per bocciare la campagna di rafforzamento voluta dal presidente, che peraltro ha mancato di sopperire al “buco” più evidente della rosa biancorossa, ovvero una punta. L’addio a giugno di Urzaiz ha lasciato un vuoto importante nella squadra, che ha perso uno dei pochi giocatori capaci di portare gol alla causa dell’Athletic; nomi in giro c’erano (Ezquerro, Joseba Llorente, Diaz de Cerio) ma evidentemente non sono stati presi troppo in considerazione. Risultato: i Leoni sono copertissimi in alcuni ruoli (ci sono, ad esempio, tre terzini destri e altrettanti trequartisti destri) e piuttosto poveri di giocatori in altri, cosa tanto più grave quanto più si considera che le squadre della Liga possono essere formate tassativamente da 25 giocatori (con la possibile integrazione di alcuni elementi della seconda squadra) e che quindi bisogna programmare ogni acquisto con la massima accortezza.

Caparros e il gioco dell’Athletic – una disamina tattica:
non c’è dubbio che la new entry più attesa fosse lui, Joaquin Caparros da Utrera, il tecnico che, nei sogni e nelle speranze di ogni tifoso, doveva riportare l’Athletic nelle zone nobili del calcio spagnolo. L’euforia iniziale era molta, così come le aspettative createsi intorno alla squadra anche a seguito di precise dichiarazioni del mister (“Non siamo inferiori a Espanyol o Villarreal”, ebbe a dire dopo qualche giornata di Liga), ma tutto ciò sta lentamente svanendo man mano che le settimane passano e il nome del nostro club continua a ristagnare nei bassifondi della classifica, in virtù di un attacco asfittico e di un gioco, diciamola tutta, spesso ai limiti dell’inguardabilità. Che Caparros non fosse un fan della scuola offensivista si sapeva, così come era ben nota la propensione delle sue squadre a dare il massimo contro avversari che attaccano molto e tengono in mano il pallino del gioco; non ci siamo infatti stupiti più di tanto, dopo averle analizzate a mente fredda, di fronte alle affermazioni ottenute ai danni di Valencia e Siviglia, squadre di qualità superiore che hanno però affrontato l’Athletic nel modo più congeniale per i biancorossi, ovvero facendo possesso palla sin dalla loro trequarti e scoprendosi non poco quando venivano in avanti. Ai Leoni è bastato pressare alto, chiudere gli spazi e condurre in porto un paio di contropiedi per portarsi a casa due successi belli e meritati, che hanno rappresentato il punto più alto della Liga fin qui disputata; troppa gente, però non ha tenuto conto di alcuni fattori, quali ad esempio la crisi spaventosa di cui sono tuttora preda i levantini – che, by the way, hanno perso praticamente con tutti negli ultimi mesi -, le moltissime assenze con cui il Siviglia si è presentato a Bilbao, che hanno costretto gli andalusi a giocare praticamente senza attacco, e il succitato atteggiamento tattico con cui le due squadre ci hanno affrontato. Se il giochino è riuscito solo con loro, un motivo ci sarà. Il Real Madrid, ad esempio, ha sì rischiato di capitolare, affidandosi più volte a San Iker, ma non ha mai concesso ripartenze agevoli ai biancorossi, né si è messo a giochicchiare nella propria trequarti senza costrutto; quando acceleravano, gli uomini di Schuster andavano dritti in porta, e non a caso sono usciti dalla Catedral con i tre punti. Insomma, anche il gioco prediletto da Caparros (spazi chiusi, pressing alto e contropiede) in fin dei conti non ha poi portato tutti i punti che ci aspettavamo. E questa è la parte positiva. Le note dolenti, ahimè, iniziano quando l’Athletic deve fare ciò che la gente, pagando il biglietto, vorrebbe vedere: giocare a calcio. La squadra basca si è resa fin qui protagonista di prove a volte patetiche, a volte inguardabili, più spesso semplicemente confuse, e questo è accaduto ogni volta che si è trovata ad affrontare squadre organizzate e che non le hanno mostrato il fianco. Basta una difesa organizzata e un’intelligente occupazione degli spazi per mandare in crisi i Leoni, che giocano pochissimo con la palla a terra e ancora si affidano ai lanci dalle retrovie verso l’attaccante-boa. La colpa dei pochi gol segnati viene arbitrariamente data alle punte, ma la triste realtà è che gli attaccanti possono contare su un numero davvero esiguo di palloni puliti, su cui peraltro arrivano spesso annebbiati a causa dello sfiancante lavoro spalle alla porta che sono costretti a sobbarcarsi; non credo che Joseba Llorente o Diaz de Cerio segnerebbero di più in queste condizioni. Isma era un’altra cosa, lui riusciva a metterci una pezza anche con un solo cabezazo, ma Urzaiz è un fuoriclasse e quelli di cui si parla, con tutto il rispetto, non gli legano nemmeno una scarpa. Discorsi sulle punte a parte, il vero problema è un altro, ovvero che quello dell’Athletic è un non-gioco caratterizzato dall’assenza quasi totale dei movimenti senza palla e dalle difficoltà enormi nel fraseggio basso. Guardare una partita dei biancorossi è come assistere ad un match di Subbuteo: i giocatori sono bloccati nelle loro posizioni, statici come se avessero una base tondeggiante al posto delle gambe, e la cosa migliore che sanno fare è quella di sparare palloni in avanti a casaccio. I terzini si sovrappongono pochissimo, i centrocampisti centrali non si inseriscono mai, nemmeno per tentare la conclusione da fuori (qualcuno si ricorda un gol dell’Athletic segnato quest’anno con un tiro da lontano?), le ali raramente si scambiano o tentano l’entrata e gli attaccanti sembrano incollati al limite dell’area avversaria. Logico, quindi, che i pochissimi gol segnati contro difese schierate arrivino per qualche iniziativa dei singoli o su situazioni di palla inattiva; altri modi non ci sono, questa squadra semplicemente non è in grado di trovarli. Iraola, da anni il miglior laterale spagnolo, quest’anno avrà crossato una decina di volte in tutto e finora non ha segnato nemmeno una rete in Liga, lui che con Valverde ne metteva 5-6 a stagione giocando da fluidificante. Altro caso eclatante quello di Javi Martinez, potenzialmente un centrocampista completo, un tuttofare capace di spezzare il gioco altrui come di finalizzare quello della propria squadra, che quest’anno ha compiti esclusivamente di rottura e che si inserisce una volta ogni 10 gare. Più in generale, si può dire che questo modo di giocare non sfrutti nemmeno il 50% delle potenzialità dei calciatori biancorossi e in particolar modo dei centrocampisti, che pure avrebbero grandissime qualità e che formano un reparto di gran lunga superiore a quelli di squadre che ci precedono in classifica. Una linea mediana che può mettere insieme un regista di qualità assoluta (Orbaiz), una grande promessa del calcio iberico (Javi Martinez), due ali di buon livello (David Lopez e Susaeta) e un fantasista dalla classe purissima (Yeste) è più da squadra medio-grande che da candidata alla lotta per non retrocedere…se, però, il centrocampo viene saltato sistematicamente o non si fa movimento senza palla, la bontà di questi elementi resta tale solo sulla carta. Nel contesto di un calcio come quello iberico, le alternative principali per il gioco offensivo sono due: il possesso palla prolungato in attesa del taglio giusto o la verticalizzazione rapida, sugli esterni o per vie centrali, in grado di portare il pallone in area avversaria nel giro di pochi passaggi. L’Athletic non fa niente di tutto ciò. La squadra di Caparros tiene pochissimo la palla, giocandola peraltro solo in orizzontale – una goduria per chi difende -, e non sa effettuare quelle transizioni veloci in grado di ribaltare il fronte del gioco in pochi secondi. I Leoni si affidano al contropiede se attaccati e al lancio lungo se devono attaccare, ed il loro unico schema veramente efficace è la pressione sulle respinte della difesa altrui, le cosiddette “seconde palle”, la cui conquista può sempre originare qualcosa di pericoloso vista la distanza ridotta dalla porta avversaria; di più non riescono a mettere in mostra. In mancanza di sovrapposizioni, il gioco sulle fasce significa uno contro uno tra il nostro esterno e il terzino avversario, fatto che riduce drasticamente il numero dei cross che si vedono nel corso di un match. Il dialogo palla a terra, poi, sembra vietato per legge, e la mancanza di movimento rende le distanze tra reparti abissali. Catastrofismo? Può darsi. I risultati, però, non mentono: delle cinque vittorie stagionali, l’Athletic ne ha ottenute una contro una squadra di zombie, il già retrocesso Levante, due contro avversarie che hanno fatto il nostro gioco (Valencia e Siviglia), una contro il Recreativo, che fa fatica a segnare persino a porta vuota, ed una immeritata a Valladolid, andando subito in vantaggio e potendo perciò giocare di rimessa. Contro squadre come Almeria, Racing, Getafe, Maiorca, Osasuna e Murcia, che a parer mio hanno tutte un organico inferiore al nostro, abbiamo al massimo ottenuto un pareggio. In casa abbiamo vinto appena due volte, uno dei peggiori score nella storia del club, e abbiamo segnato col contagocce. Abbiamo conquistato un solo rigore e pochissime punizioni dal limite in 20 partite, segno che arriviamo raramente nei pressi dell’area avversaria col pallone a terra. Un caso? Non credo. L’idea che Caparros non sia il tecnico giusto per la rifondazione biancorossa inizia a serpeggiare con sempre maggior intensità tra i tifosi, corroborata da un inizio di girone di ritorno davvero pessimo; a Jokin il compito di smentirci, sia attraverso i risultati che, cosa altrettanto importante, con l’espressione di un gioco finalmente all’altezza del passato glorioso della nostra squadra.

I più e i meno:
in un club che fa dei giovani della cantera il proprio vanto, non poteva che essere un prodotto di Lezama la maggior sorpresa di questo girone d’andata. Markel Susaeta Laskurain, detto “la perla”, è il nome completo di questo ragazzino terribile che con i suoi dribbling e i suoi gol ha divertito i tifosi biancorossi molto più di certi compagni già affermati. Nel Bilbao Athletic giostrava spesso da trequartista centrale, mentre Caparros l’ha proposto con continuità sulla fascia destra, dove il suo gioco elettrico, fatto di accelerazioni improvvise e costante ricerca dell’uno contro uno, ha dato una ventata d’aria fresca alla manovra banale e stantia dei Leoni. Il tecnico di Utrera ne ha saggiamente dosato l’utilizzo, anche perché Susaeta ha attraversato un fisiologico periodo di appannamento, tuttavia adesso è tornato ad inserirlo stabilmente nell’undici titolare, riconoscendone l’importanza per l’Athletic; era molto tempo che un cachorro non aveva questo impatto sulla prima squadra e, pur senza scomodare paragoni con Julen Guerrero, si può affermare di avere un bel gioiellino tra le mani. Un gradino sotto a Markel nel ruolo di sorpresa stagionale, ecco Koikili, di cui ho già parlato in apertura. Detto anche di Iraizoz e Aitor Ocio, bisogna segnalare la grande stagione che sta facendo fin qui Amorebieta, insuperabile di testa, molto bravo in marcatura e capace finalmente di limitare il numero delle entrate violente e scomposte (ogni tanto, però, ci ricasca). Iraola è affidabile e positivo come sempre, nonostante le consegne di attraversare la metà campo solo in casi eccezionali. Con Yeste sembra sempre di essere sulle Montagne Russe: a volte ci fa volare altissimi, altre ci fa precipitare nella disperazione, ma è innegabile che senza di lui l’Athletic perda un buon 50% del suo potenziale offensivo, nonché le poche risorse di imprevedibilità e fantasia su cui può contare. Era partito col botto Etxebe, efficace sotto porta e atleticamente brillante, poi è andato progressivamente calando prima di finire fuori a causa di un infortunio. Ritengo sempre Gabilondo un anonimo operaio del pallone e nulla più, tuttavia il calcio sparagnino di Caparros, fatto di poche proiezioni e molti ripiegamenti, si adatta perfettamente alle sue caratteristiche e le sue prestazioni discrete lo testimoniano.
Sono molte le note dolenti, a cominciare da Del Horno e David Lopez di cui ho già parlato. Male Aduriz, 4 gol nelle prime giornate e poi il nulla; il gioco lo penalizza, però anche lui ci mette del suo, sbagliando talvolta gol elementari. Malino Llorente, che ha abbagliato tutti con la doppietta di Valencia per poi tornare a deprimere con prestazioni deficitarie dal punto di vista realizzativo, nonostante alcuni progressi incoraggianti rispetto alle scorse stagioni. Non mi sta piacendo la coppia di mediani Orbaiz-Javi Martinez, spesso fuori dal gioco e capace di fare la voce grossa solo nel recupero della palla, mai però nell’impostazione del gioco. Deludente Aranzubia, insicuro e spesso fischiato dal pubblico: che sia giunta al termine con questa stagione la sua avventura in Biscaglia?
Giudizio in sospeso per tutti gli altri, utilizzati molto poco da Caparros. Da notare solo una ritrovata fiducia del tecnico verso Garmendia, uno degli elementi tecnicamente più interessanti dell’intera rosa dell’Athletic.

martedì 22 gennaio 2008

20a giornata: Osasuna 2-0 Athletic.

Osasuna: Ricardo; Azpilicueta, Cruchaga, Miguel Flaño, Monreal; Puñal (60' Héctor Font), Javi García; Juanfran, Margairaz (55' Kike Sola), Vela (89' Jokin Esparza); Dady.
Athletic: Aranzubia; Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; Orbaiz, Javi Martínez (74' Del Horno); Susaeta, Yeste, David López (54' Garmendia); Aduriz (78' Llorente).
Reti: 66' Dady, 68' Vela.
Arbitro: Manuel Enrique Mejuto González (Comité Asturiano).
Note: espulso al 61' Yeste (A) per gioco scorretto.

Partita orribile e sconfitta meritata per l'Athletic, che riesce nell'impresa di giocare peggio di un Osasuna inguardabile nel contesto di un derby ai limiti della denuncia penale da parte dei poveri spettatori (me compreso). Veramente ridicola la proposta calcistica della squadra di Caparros, e le parole di Ziganda nel dopo-partita ("L'Athletic ha sicuramente risentito dei supplementari del Montjuic") sono sicuramente una testimonianza d'affetto per quella maglia che Kuko ha onorato per anni, ma non costituiscono una motivazione sufficiente per spiegare la pena suscitata ieri dai Leoni. Pallonate, pallonate e ancora pallonate dalla difesa verso Aduriz, saltando sistematicamente un centrocampo che pure ha nelle sue fila elementi di caratura tecnica sopra la media (Orbaiz, Javi Martinez, Yeste, Susaeta e David Lopez non sono e non possono essere la linea mediana di una squadra che lotta per non retrocedere); disarmante la continua ricerca del lancio lungo, sempre preda dei difensori avversari, e commovente, nel suo ineluttabile destino di sconfitta, la lotta contro i mulini a vento di Aduriz, solo e abbandonato contro quattro difensori e sempre costretto a dannarsi l'anima snaturandosi in un gioco che non gli appartiene, quello di boa offensiva, la cosa forse più distante dalle sue caratteristiche di predatore d'area e di contropiedista sopraffino. Analizzerò meglio le caratteristiche del non gioco biancorosso nel post riassuntivo del girone d'andata, online (spero) tra qualche giorno.
La cronaca è scarna e davvero avara di episodi da raccontare. L'Athletic scende in campo con la stessa formazione che ha battuto il Siviglia, segno che Caparros sembra aver scelto il 4-2-3-1 in pianta stabile; ancora panchina per Llorente, positivo a Barcellona ma col solito problema del gol, e anche per Garmendia, molto convincente da quando Jokin si è deciso ad utilizzarlo. Schieramento speculare per i cugini dell'Osasuna, che si affidano ad una pattuglia di giovani promesse (Azpilicueta, Monreal, Juanfran, Margairaz, Javi Garcia, Vela) guidate dalle vecchie volpi Krutxaga e Puñal. Partono forte i padroni di casa, pressing e ritmo molto alti, ma si capisce che davanti mancano di idee; l'Athletic si difende da subito con grande affanno, sparacchia via ogni pallone che transita sulla trequarti e più di questo non fa: gioco palla a terra e calcio ragionato sono un'utopia e il derby si rivela presto di una bruttezza inenarrabile. A parte qualche tiro dalla lunga distanza (Vela per i navarri e Javi Martinez per l'Athletic vanno anche vicini al gol) non succede nulla di nulla, e allora ci si mette Mejuto Gonzalez a ravvivare un po' la partita. Il fischietto asturiano prima sorvola su una trattenuta in area ai danni di Aduriz, quindi la combina ancor più grossa negando un rigore solare all'Osasuna per un intervento di Amorebieta su Juanfran, abbattuto senza che il basco-venezualano sfiori nemmeno il pallone. In più, il direttore di gara ammonisce solo al 34' Miguel Flaño, a cui manca solo il grembiule sporco di sangue per essere un vero macellaio, e anche nel resto del match Mejuto sorvolerà parecchio sui falli del rude centrale navarro. Al 39' ecco la prima vera parata dell'incontro, protagonista Aranzubia che concede molto alla platea volando per bloccare un tiro di Vela; risponde subito dopo l'Athletic con una grande azione di Yeste, difensore saltato con uno stop di tacco e tiro-cross col destro, peccato però che nessun compagno sia appostato sul secondo palo per la deviazione vincente. Il primo tempo finisce tra gli sbadigli del pubblico, ma la ripresa inizia peggio. Ci si mette anche la nebbia, infatti, a complicare la vita ai giocatori, che in alcune fasi della partita sembrano non sapere neppure dove stanno buttando il pallone. Insomma, una tragedia. I due tecnici provano a dare un senso al match con alcuni cambi (nell'Athletic esce un impresentabile David Lopez, peraltro fischiatissimo dai suoi ex tifosi, ed entra Garmendia), ma la vera svolta la dà Fran Yeste, che decide di farsi giustizia da solo dopo l'ennesimo fallo di Miguel Flaño e colpisce il difensore rojillo con una testata modello Zidane. Rosso diretto e sentiti ringraziamenti da parte dell'Osasuna. Passano appena cinque minuti e la frittata di Fran dà i suoi frutti: punizione dal limite di Dady, tocco di un difensore e Aranzubia è fuori causa. Il vantaggio gasa i locali e fa sbandare paurosamente i Leoni, e infatti dopo due minuti ecco il raddoppio di Vela, che scatta a difesa biancorossa immobile e fulmina Dani con un sinistro imprendibile. Meritato il gol del messicano, uno dei pochissimi in campo a cercare di giocare a calcio. Ottenuto il gol della sicurezza, la squadra di Ziganda tira i remi in barca e la partita perde completamente d'interesse, nonostante l'Athletic in qualche modo provi a cercare il gol che riaprirebbe la contesa. Purtroppo, però, la pochezza offensiva basca è ovviamente amplificata dalla mancanza di Yeste e negli ultimi 20 minuti c'è da segnalare solo un tentativo di Llorente ben contenuto da Ricardo. Il gol annullato per fuorigioco a Ocio al 92' è solo la fotografia di un derby tutto da dimenticare per l'Athletic, che la sconfitta al Reyno de Navarra fa precipitare al terzultimo posto, in piena zona retrocessione, seppur in coabitazione con altre tre squadre.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: davvero difficile trovare qualcuno che si salvi. Decente la difesa, senza comunque far nulla di trascendentale (e con i due esterni nulli in fase offensiva), Aranzubia abbastanza sicuro, Llorente entra e sfiora il gol. Tutto il resto è noia, per dirla con Califano.
Yeste croce e delizia per eccellenza: quando tocca la palla può sempre creare qualcosa, però la combina davvero grossa con quell'espulsione che più sciocca non si può. Centrocampo bocciato in blocco, ma non è colpa di Orbaiz e co. se l'Athletic usa il monoschema del lancio lungo; lo stesso discorso vale anche per Aduriz, incapace comunque di produrre uno straccio di tiro in porta in quasi 80 minuti. Se dovessi prendere la prestazione di un singolo per illustrare quella dell'Athletic, sceglierei senza dubbio David Lopez: il riojano ha l'attenuante della brutta accoglienza riservatagli dai tifosi navarri, però sbaglia di tutto e di più, compiendo un deciso passo indietro dopo le buone prove contro Siviglia ed Espanyol.

venerdì 18 gennaio 2008

Ritorno degli ottavi di Copa del Rey: Espanyol 1-1 Athletic (4-5 d.c.r.).

RCD Espanyol: Lafuente; Zabaleta (21' Torrejón), Serrán, Lacruz, Clemente Rodríguez; Valdo, Lola, Moisés Hurtado, Riera (75' Moha); Luis García, Jonathan Soriano (74' Tamudo).
Athletic Club de Bilbao: Aranzubia; Iraola, Ustaritz (76' Prieto), Amorebieta, Del Horno; Muñoz (46' Garmendia), Tiko (68' Aitor Ramos); Susaeta, Yeste, David López; Llorente.
Reti: 10' Luis García, 82' Iraola.
Arbitro: Rodríguez Santiago (Colegio Castellano-Leonés).
Note:
espulsi al 33' Luis García (E) per gioco scorretto e al 98' Luis Prieto (A) per doppia ammonizione.
Sequenza rigori: Garmendia gol, Tamudo gol, David López palo, Valdo gol, Yeste gol, Moha gol, Susaeta gol, Lola alto, Iraola gol, Torrejón palo.

Tre anni dopo l'ultima cavalcata di un certo rilievo in Coppa, conclusasi con la semifinale persa ai rigori contro il Betis, l'Athletic torna a riaffacciarsi ai quarti di finale del trofeo di cui è primatista di successi insieme al Barcellona, e lo fa dopo l'ottavo più combattuto del tabellone. 1-1 a Bilbao, 1-1 ieri al Montjuic dopo due tempi supplementari: quella tra Athletic ed Espanyol è l'unica sfida che necessita dei rigori per stabilire il passaggio dei turni. Al termine della crudele lotteria dagli 11 metri i Leoni festeggiano, mentre i catalani tornano a rivivere l'incubo della sconfitta dal dischetto dopo la finale UEFA persa l'anno scorso contro il Siviglia (anche in quell'occasione l'errore decisivo fu di Torrejon).
Caparros conferma a grandi linee la squadra che aveva schierato una settimana fa nella gara di andata, cambiando gli acciaccati Aduriz e Gabilondo con Llorente e Yeste; Valverde fa altrettanto, confermando Jonathan Soriano al posto di Tamudo e dando un po' di riposo a De la Peña, anche se stavolta Riera non resta a guardare ed è regolarmente in campo nella sua posizione prediletta di esterno sinistro. Pronti via e l'Espanyol è già in vantaggio: Aranzubia non trattiene un tiro centrale di Moisés, Jonathan ne approfitta, vince un rimpallo con Dani e serve a Luis Garcia, appostato sulla linea di porta, un pallone impossibile da sbagliare. 1-0 per i padroni di casa al 10'. La reazione dei Leoni è sterile e sembra che la formazione di Txingurri abbia la qualificazione in tasca, tuttavia al 33' l'arbitro decide di dare una mano ai biancorossi espellendo proprio Luis Garcia per una manata innocua a Tiko. In 11 contro 10 la situazione cambia e l'Athletic prende decisamente il comando delle operazioni, palesando però la solita difficoltà nel creare limpide occasioni da rete; i Leoni si affidano perciò al sinistro di Del Horno, apparso in netto miglioramento, che spaventa Lafuente con due sassate da fuori area che sibilano vicino al palo. L'Espanyol si difende con ordine e si fa vedere con pungenti azioni di contropiede, ed è proprio con una rapida ripartenza in chiusura di tempo che i padroni di casa sfiorano il raddoppio con Valdo, il cui diagonale destro viene disinnescato da una pronta uscita di Aranzubia.
Caparros capisce che l'Athletic ha bisogno di maggior preso offensivo e nell'intervallo ridisegna la squadra: fuori Muñoz per Garmendia, Yeste viene arretrato accanto a Tiko sulla linea mediana e Joseba va a fare la mezzapunta alle spalle di Llorente. La pressione basca aumenta ma ancora una volta è l'Espanyol a sfiorare il 2-0: Riera ruba palla a centrocampo, si invola verso la porta avversaria e da 25 metri lascia partire una sventola di sinistro che esce di un soffio ad Aranzubia battuto. La sterilità biancorossa permane nonostante la superiorità numerica e Jokin decide di giocarsi il tutto per tutto: fuori Tiko, centrocampista, e dentro Aitor Ramos, ventiduenne attaccante del Bilbao Athletic che fa il suo esordio assoluto in prima squadra. L'assetto dell'Athletic diventa ultra-offensivo: due punte, due esterni d'attacco e una coppia di centrocampisti centrali formata da due trequartisti di ruolo. La mossa della disperazione del tecnico di Utrera sembra dare subito i suoi frutti, visto che nel giro di 10 minuti i Leoni sfiorano il pari prima con Del Horno (diagonale ravvicinato deviato di piede da Lafuente) e quindi proprio con Ramos (colpo di testa ancora sventato dal portiere). L'occasione più grande, però, capita al 73' alla coppia Ustaritz-Iraola, con il centrale che spedisce un poderoso cabezazo sul palo e il terzino che spara alto da due passi sulla ribattuta del legno. La dea Eupalla, tanto cara a Brera, decide di essere generosa con Andoni e, simile ad Atena che riporta ad Achille la lancia, consegna al nostro numero 15 un pallone del tutto simile al minuto 82: il colpo di testa di Llorente trova la respinta del portiere, Iraola è lì e stavolta non può proprio fallire l'appuntamento con l'1-1. Sembra fatta per l'Athletic, psicologicamente esaltato dal gol e col vantaggio della superiorità numerica, e Aitor Ramos avrebbe anche il pallone del 2-1, ma spedisce fuori di pochissimo un colpo di testa dall'interno dell'area. Quando ormai ci si avvia verso i supplementari, capitan Tamudo, entrato al posto di Soriano poco prima del gol basco, mostra tutta la sua classe dribblando mezza difesa e concludendo d'esterno sull'uscita di Aranzubia: la palla fa la barba al palo, brividi infiniti per i tifosi biancorossi.
I due tempi extra sembrerebbero favorevoli ai Leoni, ma due stupidi falli in serie di Prieto ristabiliscono al 98' la parità numerica. L'altra parità, quella del punteggio, rischia di essere modificata da un colpo di testa di Moisés due minuti più tardi, cabezazo che per nostra fortuna accarezza la parte superiore della traversa a Dani battuto. La stanchezza inizia a farsi sentire, le occasioni si diradano da ambo le parti e in pratica non succede più nulla, con le due squadre che si trascinano sfinite verso la lotteria dei rigori. L'errore di David Lopez viene pareggiato da quello di Lola e si va all'ultimo penalty sul risultato di 3-3. Iraola spiazza Lafuente, Torrejon fa altrettanto con Aranzubia ma trova il palo che respinge la sua conclusione e fa volare ai quarti l'Athletic. Una qualificazione sofferta quella dei Leoni, forse nemmeno troppo meritata (anche alla luce dell'espulsione ingiusta di Luis Garcia, il momento chiave della sfida), ma dopo due stagioni deludenti anche in Coppa siamo ben lieti di accettare questo inatteso regalo. Il prossimo avversario sulla via della finale sarà il Racing di Marcelino, mai giunto così in alto in questo torneo in tutta la sua storia.

Risultati degli altri ottavi di finale (in neretto le squadre promosse):
Valladolid-Atletico 1-1 (andata 0-0): 48' Agüero (A), 70' Joseba Llorente
Real Madrid-Mallorca 0-1 (1-2): 83' Ibagaza
Levante-Getafe 0-1 (0-3): 65' Gavilan
Villarreal-Recreativo 2-0 (0-1): 9' Senna, 101' Rossi
Barcelona-Sevilla 0-0 (1-1)
Racing-Zaragoza 4-2 (1-1): 6' Oliveira (Z), 24' Tchité, 33' Oriol, 67' Serrano, 80' Milito (Z), 90' Garay (rig.)
Valencia-Betis 2-1 (2-0): 9' Zigic, 68' Vicente, 78' Juanito (B)

Quarti di finale (andata 23/1, ritorno 30/1):
Villarreal-Barcelona
Valencia-Atletico
Getafe-Mallorca
Racing-Athletic

mercoledì 16 gennaio 2008

Arrivederci, Gorka...

E' più grave del previsto l'infortunio occorso a Gorka Iraizoz durante la partita di domenica tra Athletic e Siviglia: il portiere navarro dovrà essere operato per la rottura del tendine del retto anteriore del quadricipite destro e rischia seriamente di saltare tutto il resto della stagione. Le prime previsioni, che parlavano di 2 mesi di assenza al massimo, si sono rivelate troppo ottimistiche e non prendevano in considerazione l'ipotesi di un intervento, resosi invece necessario dopo la constatazione che la lesione è molto più seria di quanto stimato dopo l'uscita dal terreno di gioco di Gorka. Che dire, c'è grande amarezza per la perdita di uno dei cardini di questa squadra e c'è anche tanta rabbia per come Iraizoz si è procurato il nuovo infortunio, peraltro lo stesso che gli era capitato nell'incontro di Coppa con l'Hercules e che l'aveva costretto a un mese di stop. Il portiere di Pamplona s'è fatto male rinviando un pallone nei minuti iniziali, circostanza che fa nascere nella mia trestolina una domanda ben precisa: Gorka era davvero pronto oppure è stato fatto rientrare troppo in fretta? Qualunque sia la risposta, la cosa certa è che non potremo contare su di lui per molto tempo.

Copa del Rey. Alle 20 di stasera sfida cruciale tra Athletic ed Espanyol: dopo l'1-1 di Bilbao, al Montjuic di Barcellona le due squadre si contendono l'accesso ai quarti di finale di coppa, risultato che i biancorossi non raggiungono da tre anni. Le speranze di passaggio del turno per i Leoni sono scarse, tuttavia è un dovere crederci, nella speranza che l'effetto-trasferta si faccia sentire anche su un campo ostico come quello dei catalani. Molte le assenze per Caparros, che dovrà fare a meno degli infortunati Iraizoz, Etxeberria, Gabilondo, Cuellar e Zubiaurre e degli acciaccati Aitor Ocio, Koikili e Aduriz; il tecnico di Utrera ha lasciato a casa Murillo per scelta tecnica e ha inserito nella lista l'attaccante Aitor Ramos del Bilbao Athletic, già presente in prima squadra nell'amichevole col Milan di qualche tempo fa. Ecco la lista dei convocati: Aranzubia, Raul, Iraola, Exposito, Ustaritz, Amorebieta, Prieto, Del Horno, Tiko, Muñoz, Garmendia, David Lopez, Yeste, Susaeta, Ramos e Llorente.

martedì 15 gennaio 2008

19a giornata: Athletic 2-0 Sevilla.

Athletic Club: Iraizoz (42' Aranzubia); Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; Orbaiz (55' Muñoz), Javi Martínez; Susaeta, Yeste, David López; Aduriz (84' Llorente).
Sevilla: De Sanctis; Alves, Fazio, Escudé, Crespo (46' Adriano); Navas, Poulsen, Maresca, Capel (63' Duda); Renato; Chevantón (57' Juanjo).
Reti: 28' Yeste, 68' Susaeta.
Arbitro: Ontanaya López (Colegio Castellano-manchego).
Note: espulso al 52' Escudé (S) per gioco scorretto.

La partita perfetta, la partita che voleva il pubblico del San Mamés, la partita che stavamo aspettando dall'inizio della stagione. Il 2-0 rifilato dall'Athletic ad un Siviglia rimaneggiato ma sempre pericolosissimo è senza dubbio il punto più alto raggiunto finora in casa dai Leoni, che conquistano tre punti fondamentali per respirare un po' prima del derby con l'Osasuna di domenica prossima, una gara già importantissima in chiave salvezza.
Caparros conferma il 4-2-3-1 con cui ha schierato ultimamente la squadra, opta per Aduriz in luogo di Llorente e torna a dare una chance da titolare a Susaeta, migliore in campo mercoledì contro l'Espanyol; David Lopez cambia fascia, accomodandosi a sinistra, mentre Yeste riprende la posizione che gli compete, quella del trequartista centrale, lasciando nel "doble pivote" Orbaiz e Javi Martinez. Manolo Jimenez, tecnico del Siviglia, deve far fronte alle numerose assenze che falcidiano in particolar modo difesa e attacco (assenti, tra gli altri, Luis Fabiano, Kanouté, Kherzakhov, Koné, Dragutinovic e Palop) e propone una formazione con un solo attaccante, Chevanton, supportato da Renato e dalle progressioni sulle fasce di Jesus Navas e Diego Capel. L'Athletic entra in campo molto convinto e da subito mette alla frusta gli avversari, schiacciandoli con un pressing asfissiante e con un'intelligente occupazione degli spazi, soprattutto da parte di ali e terzini il cui lavoro instancabile costringe sulla difensiva i formidabili esterni sivigliani. In particolare, Susaeta a destra si conferma giocatore elettrico e frizzante, capace con i suoi spunti di tenere sempre impegnati almeno due avversari, e non mostra mai timori reverenziali di sorta; non è un caso che sia proprio il giovanissimo Markel a portare al 10' il primo pericolo alla porta di De Sanctis, bravo a respingere il diagonale del numero 27 basco presentatosi davanti a lui dopo aver soffiato il pallone ad un distratto Fazio. Il primo quarto d'ora passa senza che il Siviglia riesca una sola volta a portarsi dalle parti di Iraizoz e il pubblico sembra entusiasta per la gara "vecchio stile" giocata dall'Athletic: gran ritmo, frequenti iniziative sulle fasce, cross, pressione continua nella trequarti avversaria...peccato che a tutto ciò non corrisponda un adeguato numero di occasioni da rete. Al 18' gli andalusi si riscuotono e serve tutta la bravura di Iraizoz, tornato a difendere la porta basca dopo l'infortunio, per sventare la conclusione potente di Jesus Navas. Il Siviglia sembra aver passato il momento più difficile e si riorganizza, mostrando il suo futbol fatto di transizioni velocissime e gioco assai arioso; fortuna che davanti non vi siano i titolari, ma solo uno spento e abulico Chevanton, e che anche un mostro di bravura come Alves sprechi incredibilmente al 25' un contropiede 4 contro 2, sbagliando il passaggio e consentendo il recupero ad Amorebieta. Proprio nel momento migliore del Siviglia, ecco l'acuto dell'Athletic: Koikil porta palla e la cede sulla trequarti a David Lopez, l'ex osasunista controlla e trova un corridoio splendido per l'accorrente Yeste, il cui splendido sinistro di prima intenzione scavalca De Sanctis e si infila dolcemente in porta. Trovato il vantaggio, i biancorossi non si accontentano e sfiorano il raddoppio con Susaeta e soprattutto con Aduriz, che al 32' spedisce fuori la conclusione su assist di un ispirato David Lopez. Il Siviglia si fa vedere al 36' ma solo perchè Chevanton anticipa Iraizoz con un tocco di mano alla Maradona: ammonizione e fischi meritati per l'uruguagio. Il tempo si chiude con il cambio di Aranzubia per Gorka, infortunatosi mentre calciava il pallone e per cui purtroppo si parla di sei settimane di assenza.
Il timore di tutti per la ripresa è il solito calo, fisico e mentale, solitamente mostrato dai Leoni nei secondi tempi; stavolta, però, Escudé decide di dare una mano ai baschi e non trova di meglio che rifilare una gomitata in faccia ad Aduriz, peraltro a poca distanza dall'arbitro. Rosso diretto e partita in discesa per i padroni di casa, che infatti controllano il gioco a loro piacimento e si portano sovente dalle parti di De Sanctis nonostante l'uscita di Orbaiz, infortunatosi alla caviglia e sostituito al 55' da Muñoz. Al 61' Aduriz fa le prove generali del raddoppio con un diagonale che attraversa tutto lo specchio della porta ed esce di poco, quindi al 68' Susaeta trova il meritato 2-0 che chiude la contesa. Molto bella l'azione biancorossa: Yeste serve Aduriz in area con un cucchiaio, Aritz subisce fallo da Alves ma riesce a tirare in caduta trovando De Sanctis, Susaeta è appostato nei pressi e mette dentro a porta sguarnita. L'Athletic si rilassa dopo il gol e il Siviglia mette insieme un paio di buone occasioni con Duda e Maresca, però stavolta la porta di Dani resta inviolata e il pubblico della Cattedrale evita di vivere un finale al cardiopalma.
I Leoni si guadagnano così la seconda vittoria casalinga della temporada, risultato ottenuto con una "garra" che non si vedeva da tempo al San Mamés. Speriamo che questo atteggiamento non si smarrisca da qui a mercoledì, quando i biancorossi torneranno in campo per contendere all'Espanyol il passaggio del turno in Copa del Rey.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: Yeste man of the match. Riportato nel ruolo che predilige, Fran non entra di prepotenza nel vivo del gioco, ma quando lo fa lascia sempre il segno: gol, delizioso assist per Aduriz in occasione del 2-0, giocate semplici ma sempre efficaci. L'esperimento di inserirlo nel dobel pivote è interessante, ma per il bene dell'Athletic Yeste deve giocare più avanzato. Susaeta si conferma ad ottimi livelli dopo l'Espanyol e pare aver smaltito il calo fisiologico dopo l'esordio-boom, mentre David Lopez a sinistra dà segnali incoraggianti di ripresa (splendida la palla per l'1-0 di Yeste). Ottima la coppia difensiva Amorebieta-Ocio, Javi Martinez al centro gioca una partita esemplare per corsa e dedizione. Aduriz non segna, tuttavia lotta con grandissimo agonismo, provoca l'espulsione di Escudé e consegna a Susaeta il 2-0 su un piatto d'argento.
Nessuno sotto la sufficienza nei Leoni.

venerdì 11 gennaio 2008

Andata degli ottavi di Copa del Rey: Athletic 1-1 Espanyol.

Athletic Club: Aranzubia; Iraola, Ustaritz, Amorebieta (80' Luis Prieto), Del Horno; Muñoz, Tiko (58' Javi Martínez); Susaeta, Yeste, Gabilondo (38' Garmendia); Aduriz.
Espanyol: Lafuente; Zabaleta, Lacruz, Torrejón, David García; Valdo, Ángel (77' Moisés), Lola, Moha; Luis García (81' De la Peña), Jonathan (83' Tamudo).
Reti: 69' Jonathan, 78' Susaeta.
Arbitro:
Teixeira Vitienes (Colegio Cántabro).

Solito Athletic, e ormai mi sono stancato di ripetere queste due parole. Buon primo tempo dei Leoni, frustrato però dall'immutata sterilità offensiva, e ripresa in calando nella quale, come quasi sempre accade, gli avversari prendono il comando delle operazioni, si rendono pericolosi e arrivano, loro sì, al gol. Per fortuna ci pensa la "perla" Susaeta, che con un bel sinistro regala ai biancorossi almeno un pari, anche se le speranze di passare ai quarti sono notevolmente ridotte.
Caparros e Valverde operano un robusto turnover in vista di domenica e danno spazio alle seconde linee, tuttavia lascia piuttosto perplessi la decisione di Jokin di mettere in mediana la coppia Tiko-Muñoz, assolutamente inedita in questa stagione; per il resto scende in campo la formazione annunciata, con la sola variazione di Yeste titolare in luogo di Garmendia. Txingurri, dal canto suo, fa riposare in panchina Tamudo e De la Peña, presenta un centrocampo imbottito di riserve e si affida soprattutto alla verve di Luis Garcia, supporto rapidissimo e imprevedibile dell'unica punta Jonathan Soriano. La prima frazione, come detto, è tutta dell'Athletic, che rischia solo per un colpo di testa di Angel su corner e per il resto la fa da padrone sul terreno del San Mamés, ristretto in settimana su ordine di Caparros ma fatto tornare alle dimensioni originali dall'arbitro pochi minuti prima dell'inizio del match, grazie alla "soffiata" di Valverde che ben conosce il prato bilbaino. Al 24' primo brivido per Lafuente, altro ex insieme a Txingurri e Lacruz, che vede sfilare a pochi centimetri dall'incrocio dei pali una pregevole volee di Susaeta. Il portiere di Retuerto è bravo ad opporsi ad una successiva staffilata da 25 metri di Muñoz, ma nulla potrebbe al 42' sul pallonetto di Yeste che si perde però sopra la traversa. La ripresa si apre con un altro intervento di Lafuente, la cui uscita tempestiva evita il tiro a botta sicura di Garmendia (entrato al posto di Gabilondo, infortunato), poi l'Athletic progressivamente si sgonfia e lascia campo e iniziativa all'Espanyol. I "pericos" ringraziano e passano alla prima occasione utile: sventagliata di Luis Garcia da destra a sinistra, Aranzubia resta a metà strada e Jonathan lo beffa con un tocco di punta dopo un buon aggancio. Scoppia la contestazione al San Mamés, che individua in un Del Horno fuori forma e in Dani i principali responsabili del risultato, fischiandoli ogni volta che toccano il pallone. Aranzubia si riscatta parzialmente per l'errore precedente e sventa due conclusioni ravvicinate di Jonathan e Torrejon che, nel caso fossero entrate, avrebbero di fatto chiuso il discorso qualificazione, ed è proprio nel momento peggiore del match che i Leoni trovano la forza per reagire e per piazzare la loro zampata. Al 79', infatti, un pallone calciato da Yeste trova l'opposizione dei difensori e rimbalza verso Susaeta, che senza pensarci troppo conclude di rabbia col sinistro e buca un Lafuente fin lì impeccabile, regalando ai bilbaini il gol del pari. E' il giusto coronamento alla bella prova di Markel, migliore in campo per l'Athletic e di cui invoco un maggior impiego al posto del deludentissimo David Lopez. La rete dà la forza ai biancorossi per un ultimo assalto, risoltosi però con un nulla di fatto. L'obiettivo di non incassare gol è svanito, adesso per passare servirà una grandissima prova fra una settimana al Montjuic, una prova che, tanto per parlare chiari, difficilmente un Athletic del genere potrà fornire.

giovedì 10 gennaio 2008

Stasera Athletic-Espanyol.


Urla, Jokin, e speriamo che i Leoni ti sentano...

La Copa del Rey da oggi entra nel vivo con le gare di andata degli ottavi di finale e per l'Athletic la strada si fa subito in salita, visto che al San Mamés arriva l'Espanyol di Valverde, la squadra senza dubbio più in forma della Liga. Tanto per rendere l'idea, gli uomini allenati da Txingurri sono in serie positiva da 14 incontri e hanno mietuto vittime eccellenti nel loro cammino, quali ad esempio Valencia, Siviglia e Real Madrid; la speranza è che l'ex attaccante ed ex allentore dell'Athletic (nostalgia canaglia...) faccia un bel po' di turnover, lui che ha traguardi più ambiziosi della salvezza da raggiungere. Sicuramente sarà fuori Riera, probabile la panchina per Tamudo e De la Peña, in porta dovrebbe esserci il "nostro" Lafuente, che peraltro dovrà sostituire Kameni durante la Coppa d'Africa (e lì saranno cavoli amari): insomma, assenze di un certo peso.
In casa Athletic si rivede dopo 3 mesi di latitanza Tiko, giocatore a cui voglio sempre un gran bene, e in generale anche Caparros sembra deciso a far rifiatare un po' di titolari in vista della grande sfida con il Siviglia, il derby del cuore per il tecnico di Utrera. Jokin concede un turno di riposo a David Lopez, Koikili e Orbaiz, mentre Zubiaurre, Iraizoz, Ocio, Etxeberria e Cuellar sono infortunati; restano fuori per scelta tecnica Murillo ed Exposito. Ecco i 16 convocati: Aranzubia, Raul, Del Horno, Ustaritz, Amorebieta, Prieto, Iraola, Tiko, Garmendia, Yeste, Javi Martinez, Susaeta, Gabilondo, Muñoz, Llorente e Aduriz. La presenza di sole due punte di ruolo lascia presagire l'utilizzo del 4-2-3-1, con Aranzubia in porta, Del Horno, Amorebieta, Ustaritz e Iraola in difesa, Javi Martinez e Tiko (o Muñoz) in mediana e la linea di trequartisti Gabilondo-Garmendia-Susaeta dietro Aduriz. Obiettivo numero 1: non prendere gol e tentare di giocarsi il passaggio del turno al Montjuic, affidandosi ai santi protettori del contropiede. Personalmente, spero in una buona prova di Susaeta che convica Caparros a mettere da parte l'impresentabile David Lopez visto fin qui, in favore del più fresco e imprevedibile Markel.

Mercato: alla fine dell'allenamento di ieri, Caparros ha rivelato di stare seguendo con attenzione Gaizka Toquero, attaccante 23enne del Sestao River (Segunda B), la stessa squadra in cui fino allo scorso anno militava Koikili. Sarà lui l'elemento chiave per risollevare le sorti dell'attacco biancorosso? Scettici, ma fiduciosi, noi tifosi restiamo in attesa di sviluppi.

mercoledì 9 gennaio 2008

18a giornata: Racing 1-0 Athletic.

Racing: Toño; Pinillos, Oriol, César Navas, Ayoze; Jorge López, Duscher, Colsa (66' Jordi), Serrano (63' Pablo Álvarez); Munitis (16' Tchité), Smolarek.
Athletic: Aranzubia; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili (74' Del Horno); Orbaiz, Javi Martínez; David López (61' Susaeta), Garmendia (52' Aduriz), Yeste; Llorente.
Reti: 43' Tchité.
Arbitro: Velasco Carballo (Colegio Madrileño).

Si apre con una sconfitta dal sapore amarissimo il 2008 dell'Athletic: i Leoni cadono sul campo del Racing, un tempo spesso e volentieri terra di conquista, al termine di un match giocato sostanzialmente alla pari e nel quale la differenza la fa la mancanza di freddezza delle punte biancorosse. Questo degli attaccanti è un problema che ci perseguita dall'inizio della stagione e i freddi numeri ne rendono bene le dimensioni: Aduriz 4 gol (due doppiette a Levante e Valladolid), Etxebe 3 gol (doppietta al Recreativo e gol all'Almeria), Llorente 2 gol (doppietta al Valencia), Velez, peraltro ceduto, 0 gol. Con queste cifre si va poco lontano e se a tutto ciò si aggiunge l'assenza di incursori a centrocampo capaci di garantire almeno 5-6 reti il quadro si fa preoccupante. Soluzioni? Poche, pochissime a dir la verità. Il mercato non offre granché, come più volte ho sottolineato, e comunque è improbabile che la società rimetta mano al portafoglio dopo le notevoli spese estive. Nel Bilbao Athletic ci sono giovani promettenti, ma pensare che un paio di cachorros risolvano il mal di gol dei Leoni è quasi un'utopia. Una mossa deve darsela Caparros, chiamato a luglio per dare una fisionomia di gioco alla squadra dopo due anni di nulla e capace finora di ottenere buone risposte solo dalla difesa. Di tutto ciò parlerò più diffusamente nel bilancio di fine girone d'andata.
Passiamo alla cronaca. Jokin spiazza tutti e schiera i suoi uomini con il mai troppo amato 4-2-3-1, piazzando dietro Llorente David Lopez a destra, Yeste a sinistra e Garmendia, sorpresa delle sorprese, al centro; ancora panchina per Aduriz, apparso in grande spolvero in Euskal Herria-Catalunya e nel ritorno copero, mentre c'è grande curiosità per il debutto in Liga da titolare di Joseba, che gode tra l'altro della mia grandissima simpatia perchè è, a detta dei compagni, il più tifoso nello spogliatoio biancorosso. Marcelino risponde proponendo il suo classico 4-4-2 blindatissimo, anche se non può disporre per squalifica del leader difensivo Garay. E' forse l'assenza dell'interessante centrale argentino a disorientare il reparto arretrato dei cantabri, che nei primi 10 minuti rischiano di andare sotto in due occasioni; buon per loro che Llorente abbia una di quelle giornate in cui non riuscirebbe a centrare la porta nemmeno da un paio di centimetri...dopo appena un minuto, il numero 9 spedisce alto a due passi da Toño, mentre al 10' non arriva su un pallone semplicissimo recapitatogli da Yeste sul secondo palo. Dopo lo sbandamento iniziale, il Racing prende decisamente il comando delle operazioni e va anche in gol al 12', tuttavia l'arbitro annulla per un fuorigioco inesistente la rete del polacco Smolarek. L'Athletic ora si limita a difendere la propria trequarti e sembra aver esaurito la verve mostrata all'inizio, mentre la formazione di Marcelino fa molto possesso palla ma pecca come sempre nella finalizzazione. Al 26', però, ecco una nuova fiammata basca, con Llorente che grazia ancora i padroni di casa spedendo incredibilmente fuori un cabezazo dall'altezza del dischetto. No comment. Succede poco o niente fino al minuto 43, quando Jorge Lopez batte una punizione dalla destra, in pratica un corner corto, e Tchité, entrato in sostituzione dell'infortunato Munitis, impatta a centro area mandando il pallone proprio su Llorente, sceso per difendere; il tocco del centravanti biancorosso mette fuori causa Aranzubia e consegna l'1-0 ai cantabri. Marcelino non poteva chiedere di meglio, visto che il suo Racing è la squadra della Liga che più capitalizza i pochi gol segnati (vedere per credere il rapporto reti fatte/punti); in pratica, i cantabri segnano col contagocce, ma subiscono talmente poco che riescono a far fruttare al massimo le loro magre realizzazioni. La ripresa vede perciò un Athletic all'arrembaggio e un Racing costantemente in contropiede, ragion per cui le occasioni si susseguono senza soluzione di continuità. 53': miracolo di Toño su colpo di testa di Amorebieta. 54': Tchité spedisce alto a porta vuota. 55': ancora Tchité, conclusione debole e parata di Aranzubia. 57': palo clamoroso di Aduriz, entrato al posto di Garmendia per far coppia in avanti con Llorente. 59': conclusione da fuori di Jorge Lopez fuori di poco. La partita è completamente loca, come dicono i commentatori in Spagna, ma dopo questi 10 minuti giocati ad una velocità da flipper le squadre devono per forza di cose calmarsi; la gara resta comunque accesa e molto godibile, con rapidissimi cambi di fronte, e le occasioni non mancano. Tchité potrebbe chiudere il match al 78' ma non riesce a ribadire in gol una respinta di Aranzubia, e per poco il Racing non paga dazio...4 minuti più tardi, infatti, Aduriz scappa sulla destra, entra in area e a tu per tu con Toño sceglie la soluzione di potenza, trovando però la risposta del portiere di casa. E' l'ultima occasione per i Leoni, mentre i cantabri potrebbero segnare il 2-0 con un paio di contropiedi ben orchestrati, tuttavia falliscono sempre al momento della verità. Il "derbi del Norte" sorride comunque alla squadra di Marcelino, cui basta il solito golletto per restare aggrappata alla zona UEFA; l'Athletic, dal canto suo, pare essersi smarrito dopo l'impresa del Mestalla e la buona gara contro il Real, e adesso torna a vedere pericolosamente da vicino la zona retrocessione. Bando ai sogni e alle speranze, anche quest'anno la parte di classifica in cui dovremo guardare sarà, ahimè, quella destra.

venerdì 4 gennaio 2008

Sorteggio degli ottavi di Copa del Rey.

Dopo che ieri sera sono state disputate le ultime due partite dei sedicesimi (passano Levante e Saragozza), stamattina è stato effettuato il sorteggio degli ottavi. Ecco il tabellone completo:

Recreativo - Villarreal
Sevilla - Barcelona
Zaragoza - Racing
Mallorca - Real Madrid
Athletic - Espanyol
Betis - Valencia
Atlético - Valladolid
Getafe - Levante

Impegno complicato per i Leoni, che si troveranno ad affrontare una delle squadre più in forma della Liga e con lo svantaggio del primo incontro in casa. Curiosamente, dopo l'Hercules di Goikoetxea i biancorossi hanno pescato un'altra squadra allenata da un loro ex giocatore, Ernesto Valverde, che peraltro è stato anche l'ultimo tecnico capace di dare un bel gioco al club basco e di portarlo per due volte in Europa.
La vincente di Athletic-Espanyol incontrerà nei quarti quella di Saragozza-Racing. Partita di andata il 9 gennaio, ritorno il 16 gennaio.

giovedì 3 gennaio 2008

Anteprima Athletic-Hercules.

Si gioca alle 22 di stasera il ritorno di Copa del Rey tra Athletic Bilbao ed Hercules di Alicante, incontro molto più importante di quanto non dicano il blasone dell'avversario, assai modesto in verità, e il turno che i baschi si trovano ad affrontare, ben lontano dalle fasi che contano. Passare lo scoglio dell'eliminatoria, tuttavia, rappresenterebbe un'iniezione di fiducia fondamentale per il morale dei biancorossi, amleticamente sospesi nella Liga tra l'essere o il non essere una squadra in grado di dire la propria, soprattutto tra le mura amiche del San Mamés. Caparros ha scelto 17 giocatori per l'impegno copero: Aranzubia, Raul, Del Horno, Ustaritz, Amorebieta, Prieto, Iraola, Koikili, Garmendia, Gabilondo, Orbaiz, Murillo, Muñoz, David López, Susaeta, Aduriz e Llorente. Non convocati Yeste, Tiko, Zubiaurre ed Exposito per scelta tecnica, mentre Etxeberria, Aitor Ocio, Cuellar, Iraizoz e Javi Martinez restano fuori per infortunio. Pesano in particolar modo gli stop del Gallo, infortunatosi nella partita Euskal Herria-Catalunya, e di Ocio, entrambi costretti ai box per almeno un mese, mentre Javi Martinez viene tenuto precauzionalmente a riposo dopo che si è fratturato il setto nasale alla ripresa degli allenamenti. Il tecnico dell'Athletic sembra intenzionato a schierare parecchi titolari, dunque è probabile che l'undici di partenza sia costituito da Aranzubia in porta, Iraola, Ustaritz, Amorebieta e Del Horno in difesa, Orbaiz e Murillo in mediana, David Lopez, Garmendia e Gabilondo sulla linea di trequartisti e Aduriz, apparso in buona forma nell'amichevole della selezione basca, unica punta. In casa Hercules, il tecnico Andoni Goikoetxea (sospiro...) terrà fuori diversi titolari, ma quasi sicuramente schiererà tutti e tre gli ex biancorossi ai suoi ordini, ovvero Unai Alba, Sendoa Agirre e Javi Gonzalez (ri-sospiro...), per quello che sicuramente sarà per lui ben più di un semplice incontro di Coppa.

Mercato. Fermi tutti, nessun acquisto in casa Athletic. Il mercato biancorosso si è mosso per ora solo in uscita: Ion Velez, terzo attaccante, è stato ceduto proprio all'Hercules, cui si aggregherà dopo la partita di questa sera. Il canterano non ha convinto nelle molte apparizioni che Caparros gli ha riservato e se ne va senza lasciare grossi rimpianti; per lui, 9 presenze in prima squadra, di cui 2 da titolare, e zero reti. Piuttosto lento, non è esattamente un granatiere (1,82 m x 75 kg) e non è dotato della tecnica necessaria per sopperire alle proprie lacune fisiche, duque a parer mio non ha i mezzi necessari per giocare in Primera. A meno di un'improbabile esplosione, credo che la società non abbia perso un gran giocatore. E' innegabile, però, che la partenza di Velez lasci un buco notevole nel reparto offensivo, già di per sé non proprio ricchissimo; a questo punto, credo che Caparros porterà in prima squadra un elemento del Bilbao Athletic (Aitor Ramos e Libano sono i principali indiziati), visto che il mercato offre poco o nulla. A me non dispiacerebbe Diaz de Cerio della Real Sociedad, 4 gol l'anno scorso e 5 in questa stagione partendo spesso e volentieri dalla panchina, ma mi sembra improbabile un ritorno della società sul mercato dopo gli ingenti investimenti estivi, che giudico peraltro assolutamente sproporzionati rispetto alla caratura degli elementi acquistati (e il minutaggio riservato dal tecnico di Utrera ai nuovi arrivati mi pare in tal senso eloquente). Mi riservo comunque di aspettare il termine del girone di andata per tirare le somme anche del mercato di agosto.