martedì 30 aprile 2013
33a giornata: Athletic 2-2 Barcellona.
I biancorossi esultano sotto la Norte dopo il gol del pari di Herrera (foto Athletic-club.net).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José (69' Ramalho), Ekiza, Aurtenetxe (73' Ibai); Gurpegui, De Marcos, Herrera; Susaeta, Aduriz (73' Llorente), Muniain.
FC Barcelona: Valdés; Dani Alves, Piqué, Abidal (46' Adriano), Jordi Alba; Song, Thiago, Xavi (58' Messi); Pedro, Cesc, Alexis (78' Iniesta).
Reti: 27' Susaeta, 66' Messi, 68' Alexis, 89' Herrera.
Arbitro: Iglesias Villanueva (Comité Gallego).
È tornato l'Atheltic di Bielsa? A giudicare dal gioco espresso nelle ultime partite la risposta è affermativa, anche se i risultati non hanno accompagnato in modo adeguato le ottime prestazioni fornite dai biancorossi nell'ultimo mese. Contro il Barcellona (rimaneggiato, ma pur sempre il Barcellona) i Leoni hanno sfoderato una prova molto simile a quella della partita dell'anno scorso al San Mamés contro i catalani, guarda caso finita ugualmente 2-2: grande ritmo, pressing altissimo e combinazioni veloci palla a terra sono state, finché il fiato ha retto, gli ingredienti di un cocktail più che indigesto per gli uomini di Vilanova. Nel secondo tempo le energie sono calate e i culé sono usciti fuori, soprattutto grazie all'ingresso di un Messi divino, ma il gol a tempo quasi scaduto di Ander Herrera ha ristabilito la giustizia sul campo. L'anno scorso fu l'argentino a pareggiare in extremis, quindi si può dire che abbiamo reso pan per focaccia ai quasi vincitori della Liga.
Bielsa sceglie Gurpegi per sostituire Iturraspe, piazza San José al fianco di Ekiza e in attacco preferisce Muniain a Llorente, apparso in buone condizioni una settimana fa al Riazor; Tito invece pratica un robusto turnover, inserendo Fabregas "falso nueve" per Messi e schierando varie riserve, tra le quali spicca Abidal, un esempio gigantesco per tutte le persone che devono convivere con una malattia terribile come il cancro. L'Athletic conferma di aver ritrovato la strada giusta dopo quasi un anno di infruttuoso vagare e fin dall'inizio prende il sopravvento sui pur fortissimi avversari, sciorinando un calcio mandato a memoria la scorsa temporada, ma che sembrava purtroppo dimenticato in quella attuale, e mettendo alle corde i blaugrana grazie ad un pressing asfissiante, ottimo per creare problemi a un Song lentissimo e ad uno Xavi poco presente (Thiago invece riesce quasi sempre a eluderlo grazie al dribbling secco e alla buona velocità di base). La miglior occasione per gli zurigorri arriva sull'asse Herrera-Aduriz, con Ander che riceve palla da Muniain (bravissimo a strapparla a Piqué), alza la testa e centra per Aritz, che in scivolata arriva solo con un attimo di ritardo all'appuntamento con l'1-0. Il Barça, pur senza riuscire ad esprimere il solito tiki-taka (e anzi soffrendo parecchio quando deve impostare, fatto più unico che raro), va a sua volta vicinissimo al gol grazie a due iniziative isolate dei suoi assi, nella fattispecie Sanchez (che colpisce il palo) e Xavi, ma in generale dà l'impressione di non avere le idee chiare. I Leoni, invece, hanno ben presente cosa fare e rispolverano gli automatismi che un anno fa avevano permesso loro di battere, per esempio, lo United a Old Trafford, e sulle fasce affondano spesso e volentieri, grazie alle scorribande di un De Marcos mai così pimpante, di un Muniain finalmente in buone condizioni fisiche e di un Aurtenetxe rigenerato dopo la panchina. Il gol è nell'aria e arriva al minuto 27 dopo una palla recuperata a centrocampo: Aduriz riceve, entra in area da sinistra, punta e salta Piqué (inguardabile... ma che fine ha fatto il centrale insuperabile di due stagioni orsono?) e mette in mezzo un cross che Susaeta deve solo spingere in rete. 1-0 e San Mamés in estasi. La festa potrebbe essere ancor più grande se Aduriz non sbagliasse un colpo di testa da due passi su assist di De Marcos proprio in chiusura, ma Aritz mette alto il cabezazo e per poco i bilbaini non pagano subito dazio su un'incursione di Fabregas, conclusa per fortuna con un tiro-cross largo. C'è comunque la sensazione che l'Athletic nella ripresa pagherà il non aver chiuso il match, sensazione acuita dalla traversa colpita da uno scatenato Susaeta su punizione in apertura di secondo tempo. La pressione dei biancorossi fatalmente diminuisce con lo scorrere del cronometro, e a complicare le cose c'è la mossa di Vilanova di togliere Xavi, invero spento, per inserire Messi. L'argentino viene dato ancora per malconcio, ma dimostra subito di essere in condizioni molto migliori rispetto a Monaco con uno scatto+assist a Pedro di gran livello. Al 66', poi, il più forte giocatore del mondo decide di salutare la Catedral a modo suo: slalom in mezzo alla difesa, tre avversari saltati come birilli e piatto sinistro chirurgico che batte Iraizoz. Grandissimo gol di Messi, uno dei più belli visti negli ultimi anni a Bilbao. Ma non è finita qui, perché dopo due minuti la Pulga si inventa una torre (!) in area e serve a Sanchez il comodo pallone dell'1-2. Sembra fatta per i catalani e in effetti ai Leoni, ormai con poca birra in corpo, non riesce più di creare problemi alla difesa avversaria, nonostante gli ingressi di Ibai e Llorente in luogo di Muniain e Aduriz. Quando tutto sembra perduto, tuttavia, proprio da una combinazione dei due nuovi entrati nasce il gol del 2-2: Ibai crossa da sinistra, Llorente stacca a centro area e il suo tocco diventa buono per Herrera, che di prima intenzione calcia al volo di sinistro trovando l'unico pertugio possibile tra Valdes e il palo.
Finisce dunque con un buon pareggio l'ultimo grande Clasico di scena al vecchio San Mamés. L'Athletic ha meritato il punto, ma più del risultato conta aver dato continuità al gioco dopo le prestazioni contro Madrid (nel primo tempo) e Depor; la salvezza matematica dovrà essere conquistata nei due prossimi impegni al Balaidos contro il Celta e in casa contro il Maiorca, e sapere di poter contare su una delle migliori versioni stagionali della squadra è senza dubbio confortante.
martedì 23 aprile 2013
32a giornata: Deportivo 1-1 Athletic.
Llorente esulta dopo aver siglato il gol del pari (foto Deia.com).
Deportivo La Coruña: Aranzubia; Manuel Pablo, Kaká, Aythami, Sílvio; Álex Bergantiños, Juan Domínguez; Bruno Gama, Valerón (71' Assunçao), Pizzi; Riki (87' Nélson Oliveira).
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Gurpegui, Aurtenetxe; Iturraspe, De Marcos, Herrera; Susaeta, Llorente (76' Aduriz; 88' San José), Muniain (76' Ibai).
Reti: 38' Bruno Gama, 44' Llorente.
Arbitro: Pérez Montero (colegio andaluz).
Note: espulso all'81' Iturraspe (A) per doppia ammonizione.
La narrazione calcistica, come ben sanno i lettori di giornali e blog sportivi, è troppo spesso preda dei luoghi comuni. Tra i tanti, uno dei più celebri è senza dubbio quello della "partita stregata", che per estensione diventa "stagione stregata" quando la sfiga sembra non voler abbandonare neppure per un istante una determinata squadra nel corso dell'anno futbolistico. A me i luoghi comuni non piacciono, però non riesco davvero a trovare un'espressione diversa da "stagione stregata" per descrivere la temporada 2012/13, ben rappresentata dalla partita di domenica al Riazor; una partita dominata per 80 minuti, caratterizzata da una grande sicurezza difensiva e da ottime trame in avanti, e pareggiata a causa dell'unico tiro in porta avversario e di almeno 4 o 5 occasioni gigantesche fallite di fronte al grande ex Aranzubia. Resta dunque l'amaro in bocca per un risultato che non corrisponde a quanto mostrato dai Leoni sul campo, anche se i risultati delle altre squadre della metà bassa della classifica hanno reso il punto molto positivo: il vantaggio sulla terzultima è ancora di 8 lunghezze e per la salvezza sembra ormai fatta, pur con tutte le cautele scaramantiche del caso (certo, con una vittoria ora la certezza sarebbe quasi matematica).
Come detto, il match è stato a senso unico: gli zurigorri sono tornati ad esprimere un calcio frizzante e piacevole, fatto di triangolazioni veloci a centrocampo e di una spinta continua sulla destra grazie all'asse Iraola-De Marcos-Susaeta; Llorente, senza dubbio autore della miglior prestazione fornita quest'anno, per una volta è tornato ad essere il riferimento indiscutibile della scorsa stagione, catalizzando ogni pallone e risultando pericolosissimo nell'area avversaria. In tutto questo il Deportivo si è dimostrato praticamente nullo in attacco e ha sofferto da matti quando si è trovato a difendere, ma a sorpresa è passato in vantaggio alla prima (e unica) occasione costruita in tutto l'incontro: al 38' Bruno Gama ha raccolto una respinta della difesa biancorossa, ha controllato e senza pensarci troppo ha piazzato un destro a giro proprio sotto l'incrocio dei pali, con Iraizoz stavolta del tutto incolpevole. Per fortuna l'Athletic ha mostrato carattere reagendo subito e trovando il pari in chiusura di tempo con Llorente, bravo a deviare di testa un pallone servitogli con un delizioso cucchiaio dal piede sempre caldo di Iraola. Nella ripresa il copione della partita non è mutato: bilbaini a fare la partita e galiziani chiusi nella loro metà campo. Molte le palle-gol create dai Leoni (Herrera, ad esempio, ha sbagliato due volte il tiro da buona posizione), la più clamorosa delle quali è capitata sui piedi del numero 9, servito involontariamente da una rovesciata a liberare l'are di un difensore avversario: il riojano ha prima centrato il palo col sinistro, quindi ha recuperato la respinta del legno, ha saltato un avversario nello stretto e ha sparato a botta sicura, colpendo però un altro difensore intervenuto alla disperata. L'offensiva basca si è arrestata al minuto 81, quando Iturraspe si è visto sventolare il secondo giallo dal direttore di gara per un fallo inesistente (il numero 8 ha toccato chiaramente il pallone) ma originato da una scivolata a dir poco ingenua, considerando il cartellino rimediato nel primo tempo. Bielsa (che in precedenza aveva tolto, a parer mio sbagliando, Muniain e soprattutto Llorente per inserire Ibai e Aduriz) ha deciso di proteggere il pareggio e ha messo dentro San José per Aritz, rimasto in campo poco più di 10 minuti; la mossa ultra-conservativa dell'argentino ha dato i suoi frutti e, tolti un paio di cross pericolosi, il Depor non è mai riuscito a costruire azioni pericolose. Gli zurigorri sono così riusciti a portare a casa almeno un punto, assolutamente prezioso per come si era messa la partita.
L'Athletic al Riazor poteva senza dubbio ottenere di più, ma come detto questa è una "stagione stregata" e come tale dobbiamo vederla. Il margine rispetto alla zona retrocessione resta discretamente ampio, ora servirebbe un risultato positivo sabato contro il Barcellona (la cui testa sarà senza dubbio al ritorno col Bayern) per fare un passo decisivo verso la zona tranquilla della classifica. Per chiudere, vorrei dire che non capisco chi ha evitato di esultare al gol di Llorente. Se ne andrà alla Juventus, è vero, ma fino a giugno è un giocatore dell'Athletic e io, ai gol dell'Athletic, esulto a prescindere da chi li segna. Sono il primo a dire che non condivido la scelta del giocatore e che non nutro più l'ammirazione che provavo prima nei suoi confronti, però da qui a boicottare il club intero ce ne corre. I giocatori passano, la maglia resta. Ed è solo per quella che noi tifiamo.
martedì 16 aprile 2013
31a giornata: Athletic 0-3 Real Madrid.
Ramalho contro Ronaldo: il giovanissimo terzino è stato una delle note liete della serata (foto Athletic-club.net).
Athletic Club: Iraizoz; Ramalho (70' Iraola), Ekiza, San José, Aurtenetxe; Iturraspe, Ander Herrera, Muniain (82' Morán); Susaeta, Llorente, Ibai (70' Toquero).
Real Madrid: Diego López; Sergio Ramos, Pepe, Albiol, Marcelo; Khedira, Xabi Alonso, Modric; Cristiano Ronaldo (80' Morata), Benzema (71' Higuaín), Di María (61' Callejón).
Reti: 2' e 69' Cristiano Ronaldo, 76' Higuaín.
Arbitro: Teixeira Vitienes (C. Cántabro).
Un ottimo Athletic, forse il migliore del 2013, perde ingiustamente contro un Real Madrid cinico ma surclassato per almeno un tempo dai baschi sul piano del gioco, tornato a livelli più che accettabili dopo un periodo non troppo brillante. I Leoni hanno disputato una partita gagliarda, non si sono abbattuti quando Ronaldo ha insaccato il primo gol al minuto numero 2 e hanno messo in difficoltà per lunghi tratti del match un Madrid con la testa ampiamente alla "Decima" più che alla Liga; purtroppo la squadra di Bielsa ha pagato la mancanza di freddezza davanti a Diego Lopez (autore comunque di due parate strepitose) e la solita fragilità difensiva, palese ogni volta che le merengues decidevano di accelerare. In ogni caso, la giornata è passata in modo quasi indenne, visto che dietro ha vinto solo il Depor e che la distanza dal terzultimo posto resta dunque di otto punti.
C'è grande curiosità per vedere con quale schema giocherà l'Athletic, e Bielsa chiarisce ciò che si era capito già lunedì scorso: difesa a 3 contro due punte, mentre contro attacchi dotati di un solo centravanti (nel 4-2-3-1 che va per la maggiore in Liga o nel 4-3-3 utilizzato dallo stesso rosarino) la difesa sarà a 4. Ecco dunque che, per fronteggiare il triangolo Di Maria (ala sinistra)-Ronaldo (ala destra)-Benzema (punta), il Loco sceglie una linea composta da Ramalho (in sostituzione di Iraola, ancora non al meglio), Ekiza, San José ed Aurtenetxe, coprendo poi il buco lasciato dallo squalificato con De Marcos con l'inserimento a centrocampo di Muniain. La formazione è senza dubbio la migliore possibile, purtroppo però i biancorossi vanno subito sotto e compromettono fortemente il mach, visto che il Madrid di Mourinho è senza dubbio la squadra più solida e più pericolosa in contropiede della Liga. Il gol lo segna Cristiano Ronaldo con un calcio di punizione perfetto, anche se il fallo da cui ha origine è più che dubbio (un grande classico delle partite con i blancos) e il posizionamento di Iraizoz non è ottimale. Gli zurigorri non si deprimono dopo lo svantaggio a freddo e iniziano a macinare gioco in maniera lenta ma costante, occupando una fetta sempre maggiore di campo e imponendo agli avversari la legge del possesso palla (a fine primo tempo sarà 60 a 40 per i padroni di casa!); la splendida organizzazione difensiva del Madrid permette però solo saltuariamente ai bilbaini di andare al tiro, anche perché Llorente, pur tenendo occupati con la sua sola presenza entrambi i centrali, appare abulico e francamente lontano anni luce da una forma decente. Per un Llorente impalpabile ci sono comunque altri giocatori in grande spolvero, Herrera su tutti, e Diego Lopez si guadagna la pagnotta con due interventi prodigiosi su Susaeta (diagonale da destra deviato con la punta delle dita) e sullo stesso numero 21, al quale riesce a sporcare un tiro da fuori area che sembrava già dentro. Gli ospiti tuttavia non stanno a guardare e in contropiede sfiorano a loro volta il raddoppio in due occasioni, prima con un colpo di coscia di Benzema da pochi passi toccato in angolo da San José, quindi con un'imbucata centrale di Di Maria (colossale la dormita della difesa rojiblanca) conclusa con un sinistro sulla traversa. La ripresa è purtroppo meno equilibrata e divertente, perché l'Athletic inizia ad accusare lo sforzo e perde fatalmente metri, lasciando spazi liberi che i campioni merengues non possono non sfruttare; il numero dei falli commessi dai biancorossi aumenta, mentre le azioni d'attacco latitano (il solo Ibai, come al solito molto attivo, ci prova senza fortuna da lontano). L'esempio del calo dei Leoni è rappresentato da Jonas Ramalho: autore di una grande prestazione nel primo tempo, il difensore classe '93 va progressivamente sempre più in difficoltà nel secondo, finché non si perde CR7 in area, viene sovrastato dal portoghese sullo stacco e diventa così responsabile dello 0-2 che sancisce la fine anticipata del match. Gli ultimi 20 minuti sono infatti un lungo monologo blanco, col punto esclamativo del terzo gol firmato da un Higuain apparso molto più in palla di Benzema (senza contare il fatto che l'argentino segna sempre contro di noi...) e con gli applausi per l'ingresso di Toquero, autore di un paio di buoni cross e, soprattutto, di un intervento da denuncia ai danni di Albiol. Da sottolineare anche l'esordio in Primera di Erik Moran, centrocampista di quasi 22 anni che sta realizzando una gran temporada nel Bilbao Athletic e per il quale si spalancheranno a breve le porte della prima squadra.
Finisce dunque con un pesante 0-3 a favore del Madrid l'ultimo clasico disputato al San Mamés; la Catedral si sarebbe meritata un altro risultato, ma ormai quest'anno va così. Per lo meno la squadra è sembrata viva e ha mostrato un buon calcio, cosa importante in vista della delicatissima e decisiva sfida di domenica contro il Deportivo La Coruña, rientrato prepotentemente in corsa per la salvezza grazie ad un incredibile filotto di quattro vittorie nelle ultime quattro giornate di Liga.
Le pagelle dell'Athletic.
Iraizoz 5: viene impegnato poco, però nei momenti topici della partita non offre risposte adeguate, al contrario del dirimpettaio Diego Lopez. Il primo gol di Ronaldo è stilisticamente impeccabile, tuttavia il pallone entra a un metro buono dal palo alla destra di Gorka, che parte con un attimo di ritardo e si fa infilare; idem per il terzo gol, con Higuain che lo batte da posizione defilata con un tiro identico a quello di Susaeta nel primo tempo (tiro parato da Diego Lopez, correttamente fermo al centro della porta e non spostato tutto sul primo palo). Insomma, non convince.
Ramalho 6: media perfetta tra il 7 della prima frazione e il 5 della ripresa. Alla prima da titolare quest'anno, in difesa gioca con grande sicurezza e annulla Di Maria, che lo supera solo una volta in 45 minuti, mentre in fase offensiva è protagonista di discese abbastanza puntuali; nel secondo tempo perde brillantezza e contro Cristiano Ronaldo fatica moltissimo, come mostrato chiaramente dal gol di testa del portoghese. Bielsa lo sostituisce ma non sembra un provvedimento punitivo. Di certo con la sua esuberanza fisica e la garra che sembra animarlo si configura come una risorsa importante per l'Athletic del prossimo anno (dal 70' Iraola s.v.).
Ekiza 6,5: dalla sua parte non si passa, e anche se gli impresentabili commentatori di Telelombardia (tra i quali Nesti... voto 0 per loro) sembrano considerarlo, chissà perché, una vera pippa, mette a referto l'ennesima prova convincente. Cancella Benzema e della coppia centrale è senza dubbio la colonna portante, anche se come sempre si defila in fase d'impostazione. Più di così non poteva fare.
San José 5: Bielsa lo preferisce mediano e quando è costretto a rimetterlo dietro si capisce bene il perché. Poco aggressivo, sembra sempre in affanno e non legge bene lo sviluppo delle azioni altrui, come esemplificato dall'entrata centrale di Di Maria che lo sorprende senza veri motivi e si conclude con la traversa dell'argentino. Arriva sempre con un attimo di ritardo ed è dalla sua parte che Higuain sfrutta il buco per segnare il terzo gol. Leggero.
Aurtenetxe 6-: senza infamia e senza lode, si fa notare più per alcuni interventi molto duri che per il reale apporto dato alla causa. Tiene bene la posizione ma spinge poco, un po' il leit-motiv della sua stagione. Non è brillante ma il riposo forzato sembra avergli giovato, quasi sicuramente però tornerà in panchina col rientro di Laporte e Gurpegi.
Iturraspe 5,5: dopo un inizio incoraggiante, fatto di giocate semplici ma efficaci, si perde un po', tra errori banali e un ritmo partita parecchio lontano da quello dei giocatori avversari. Non attraversa un gran momento e lo conferma nella ripresa, durante la quale sparisce senza dare grandi notizie di sé. Le sue doti non si discutono, ma come tanti compagni ha bisogno di resettare questa stagione e ricaricare le pile. Esaurito.
Herrera 7: gioca un primo tempo sontuoso, davvero da leccarsi i baffi. Non perde un pallone quando viene pressato, è sempre lucido in cabina di regia e, oltre a pescare i compagni con suggerimenti precisi e talvolta "visionari", sfiora pure il gol con un tiro miracolosamente sventato da Diego Lopez. Nella ripresa ha un calo fisiologico, anche perché deve correre più del solito a causa dell'assenza di De Marcos, e viene pian piano soverchiato dallo strapotere del trivote Khedira-Xabi Alonso-Modric. Resta comunque il migliore dei suoi e aggiunge un'altra perla alla sua stagione, fin qui in netta controtendenza rispetto alla quasi totalità dei Leoni.
Muniain 6: si impegna, corre molto e prova in ogni modo a creare superiorità in avanti con dribbling e triangolazioni, tuttavia non riesce quasi mai a superare l'attenta retroguardia del Real Madrid. A vederlo giocare sembra (lui come altri biancorossi) quasi legato, bloccato mentalmente dalla paura di sbagliare. Speriamo che questa stagione finisca presto e che dalla prossima Iker torni ai livelli che più gli competono (dall'82' Moran 6: per l'esordio. In bocca al lupo a lui per il prosieguo della carriera).
Susaeta 6,5: Markel invece sta chiudendo la temporada meglio di come l'aveva iniziata, tra gol pesanti (tipo quello nel derby con l'Osasuna) e prestazioni in crescendo. Anche col Madrid si segnala per alcune buone iniziative e per quel tiro che, senza il grande intervento di Diego Lopez, avrebbe regalato il pareggio all'Athletic. Niente di straordinario, intendiamoci, ma in questo momento basta poco per spiccare nel grigiore generale.
Llorente 5: capitano per anzianità di servizio date le assenze di Gurpegi e Iraola, non mette sul terreno di gioco quella voglia che ci si aspetterebbe da chi è rimasto ai margini per mesi. Nonostante i fischi e le critiche, decide di non dimostrare niente al pubblico (quantomeno per suscitare un minimo di rimpianto) e si limita a bivaccare per 90 minuti senza metterci mai il minimo sindacale di cattiveria agonistica richiesto da una partita contro le merengues. Tiene occupati entrambi i centrali, è vero, ma senza tutto il resto risulta inutile. Una cosa è certa: questa versione 2012/13 del riojano non mancherà a nessuno.
Ibai 6,5: conferma di essere uno dei migliori elementi della prima squadra (forse il migliore) a livello di rendimento. La sua presenza in campo si nota sempre, sia grazie alle frequenti sgroppate, sia con i numerosi cross che piovono in area da sinistra; gli manca un po' di misura nei passaggi e nelle conclusioni, però ha di fronte Sergio Ramos e non sfigura per niente. Quando inverte la fascia con Susaeta non abbassa il livello, anche se il calo generale della squadra lo penalizza. Al momento è un paio di gradini sopra a Muniain pur essendo molto meno dotato del navarro, un merito non da poco (dal 70' Toquero s.v.).
Bielsa 6: la squadra gioca bene e lo segue, purtroppo a mancare sono la cattiveria sotto porta e la condizione fisica. Il Madrid di questa parte di stagione è quasi ingiocabile per tutti, quindi aver tenuto testa agli uomini di Mourinho per 70 minuti non è cosa da poco. Adesso sta a lui incanalare quanto di positivo trasmesso dal match e utilizzarlo al meglio in vista del cruciale appuntamento del Riazor, perché sbagliare la partita col Depor vorrebbe dire avviarsi ad un finale di stagione terribilmente rischioso.
martedì 9 aprile 2013
30a giornata: Siviglia 2-1 Athletic.
Non ho visto la partita di ieri, ma a leggere le cronache sembra proprio che non mi sia perso nulla. Due squadre in crisi, di gioco e di risultati (anche se il Siviglia sta risalendo) non possono che dar vita a match dimenticabili, e quello di ieri non ha fatto eccezione. Hanno vinto gli andalusi, più cinici e più efficaci negli ultimi 20 metri, e l'Athletic ha perso un'ottima occasione per lasciarsi ancora più indietro la zona retrocessione. I due grandi rientri nella formazione titolare non hanno inciso: Llorente è stato sostituito dopo 45' minuti scialbi e senza grinta, mentre Muniain non è mai riuscito a lasciare il segno con un'azione delle sue. Bene invece Gurpegi, al primo gol stagionale, e Laporte, espulso (secondo rosso in 15 partite in Primera) ma autore di una prestazione davvero convincente. La partita del Pizjuan non è stata poi indolore in chiave-Madrid: per il prossimo match contro le merengues, infatti, mancheranno per squalifica Laporte, Gurpegi, De Marcos e Aduriz, inoltre Iraola è uscito malconcio e al momento è in forse. Presentarsi senza cinque titolari non è certo il miglior viatico per la sfida con la squadra di Mourinho.
lunedì 8 aprile 2013
Juvenil de Honor campione!
(Foto Athletic-club.net).
Lo Juvenil A dell'Athletic si è laureato campione regionale con due giornate di anticipo grazie al pareggio a reti inviolate in casa dell'Anitguoko e alla contemporanea sconfitta dell'Osasuna con l'Alaves. I ragazzi allenati da Gontzal Suances disputeranno la Coppa con gli altri campioni regionali che deciderà il vincitore di categoria a livello nazionale. Complimenti a tutti i leoncini, in particolar modo a Iñaki Williams, pitxitxi della squadra con 29 gol in 28 partite (!). Zorionak campeones!
giovedì 4 aprile 2013
29a giornata: Athletic 1-0 Granada.
L'esultanza dopo il gol liberatorio di Aduriz (foto Athletic-club.net).
Athletic: Iraizoz; Gurpegui, Ekiza, Laporte; Iraola, San José, De Marcos; Herrera; Susaeta, Aduriz (78' Llorente), Ibai Gómez (67' Muniain; 89' Toquero).
Granada: Toño; Nyom (67' Buonanotte), Íñigo López, Mainz, Bryan Angulo; Juanma Ortiz, Brahimi, Mikel Rico, Nolito; El Arabi (67' Aranda), Ighalo.
Reti: 67' Aduriz.
Arbitro: Del Cerro Grande (Comité madrileño).
Note: espulso all'80' Susaeta (A) per doppia ammonizione.
Con il terzo successo per 1-0 nelle ultime 4 partite, una vera rarità per questa squadra, l'Athletic ha incamerato altri tre punti preziosissimi in chiave salvezza, con la zona retrocessione che ora dista 11 lunghezze; guai però a rilassasi, perché da qui alla fine di aprile dovremo affrontare, nell'ordine, Siviglia in trasferta, Madrid in casa, Depor al Riazor e Barcellona alla Catedral... facile quindi che fra un mesetto la situazione di classifica sia meno rosea di quella attuale. Sia come sia, l'importante è aver ottenuto il successo nella delicata partita con il Granada; un successo meritato, checché ne dicano gli anti-Bielsa e anti-Urrutia di professione, perché è vero che i Leoni non sono stati brillanti e hanno sbagliato molto in transizione, soprattutto nei passaggi per uscire dalla propria metà campo, tuttavia sono riusciti a contenere bene il Granada (solo due tiri per gli ospiti, anche se pericolosissimi: uno ha colpito la traversa dopo il tocco di Iraizoz e l'altro si è stampato sul palo al 90') e hanno costruito diverse occasioni da gol, pur riuscendo a trasformarne solo una. La novità della serata, in ogni caso, è stata rappresentata dal passaggio dal 4-3-3 al 3-3-1-3, l'avveniristico modulo che ha fatto del Loco un guru venerato dagli allenatori e dagli appassionati di tattica di mezzo mondo; purtroppo l'adozione dello schema pensato, costruito e migliorato da Bielsa nel corso degli anni è stata mal interpretata da molti tra giornalisti e blogger, cosa che a parer mio rivela l'assoluta parzialità (per non dire malafede) con la quale il nostro allenatore viene trattato, come vado ormai ripetendo da diverso tempo. In pratica, il rosarino è stato accusato di aver rinnegato il proprio calcio e di essere diventato difensivista per il fatto di aver messo un centrale in più. Ai soloni del giorno dopo è importato ben poco che Iraola e De Marcos di partenza stazionassero sulla linea mediana o che San José non fosse un difensore aggiunto (Bielsa lo considera un centrocampista, difensivo ma pur sempre centrocampista), e viene quasi il sospetto che certa gente, più che guardare le partite, elabori i suoi commenti solo leggendo le formazioni. Invece di indagare i motivi che hanno portato il nostro allenatore ad adottare il suo schema prediletto solo dopo una stagione e mezzo, tema secondo me più che interessante, molti addetti ai lavori si sono concentrati sul tentativo di dimostrare una presunta"caparrossizzazione", se mi passate il termine, del mister, che avrebbe rinnegato il suo credo calcistico per puntare ad una più solida filosofia "prima i punti del gioco". Ora, è chiaro che la situazione preoccupante venutasi a creare in classifica avrà sicuramente spinto il Loco a qualche riflessione di natura pragmatica, ma non può comunque spiegare totalmente le motivazioni di questo cambio di rotta; in primis perché tale cambio è avvenuto ora e non tre settimane fa, quando la distanza dal baratro era risicatissima, e in secondo luogo perché non trovo verosimile che un allenatore come Bielsa prenda delle decisioni di pancia, lasciandosi influenzare dalle contingenze più che dalle sue convinzioni tattiche. Per me il rosarino stava pensando da un po' al passaggio al 3-3-1-3, ne sono convinto. Dopo aver scelto il 4-3-3 all'inizio della sua avventura bilbaina per venire incontro alle caratteristiche della rosa, era logico che lo mantenesse anche a fronte di quanto accaduto in estate, visti i risultati ottenuti e la perfetta interiorizzazione del sistema di gioco da parte dei calciatori; purtroppo sul lungo periodo la perdita di Javi Martinez, il congelamento di Llorente e Amorebieta (tre colonne della passata stagione) e l'obiettivo calo di rendimento di alcuni elementi hanno finito per pesare in maniera insostenibile sul percorso della squadra, cosa che ha portato Martxelo a ripensare la disposizione tattica dei suoi. Personalmente sono convinto (è solo una mia ipotesi, quindi prendetela per quel che vale) che la chiave decisiva per il cambio di modulo sia stata l'impossibilità di trovare un interprete adeguato nel ruolo di terzino sinistro: impresentabile Castillo e calato verticalmente Aurtenetxe, sulla fascia si è creato un vuoto che non è stato possibile riempire né con De Marcos, troppo offensivo, né con Laporte, poco a suo agio lontano dalla zona centrale della difesa. A prescindere dalla molla che lo ha fatto scattare, Bielsa ha capito che il 4-3-3 non gli dava più garanzie e ha optato per proporre il "suo" schema, forte dell'esperienza maturata nella sua applicazione e consapevole di avere i giocatori per tentare l'esperimento. Gurpegi, per esempio, è il mediano arretrato in difesa per lui imprescindibile, mentre il De Marcos esterno non può non ricordare il jolly tuttofare che nel Cile ricopriva esattamente quella posizione, Vidal; per maggiori informazioni sul Cile del Loco vi rimando a questo articolo di Zonal Marking, mentre in questo post del luglio 2011 trovate una mia riflessione sul 3-3-1-3 e la sua adattabilità ai giocatori zurigorri. Insomma, non mi sembra che la partita col Granada, aldilà della scarsa spettacolarità e dei molti errori, abbia contraddetto (come sostenuto da qualcuno) le frasi di un mese fa con le quali Bielsa spiegava, col solito acume, come inserire un uomo in più dietro in più non serva per difendere meglio; il rosarino gioca da sempre con una difesa a 3+2 esterni che partono da centrocampo ed aiutano in fase di non possesso, ad essere un'eccezione alla regola semmai era il 4-3-3 usato proprio a Bilbao. Con un po' di obiettività in più e una maggiore conoscenza dell'allenatore argentino si sarebbero potute spiegare ragioni e conseguenze di una scelta intrigante, invece si è preferito (purtroppo) polemizzare ancora una volta e andare a cercare il pelo nell'uovo. Bah. Intanto altri 3 punti sono stati ottenuti, e tanto basta. Io, da parte mia, sono davvero curioso di vedere se il 3-3-1-3 verrà riproposto stabilmente da qui al termine del campionato e, in questo caso, quale impatto potrà avere contro squadre più toste del pur generoso Granada.
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